N.06
Novembre/Dicembre 2023
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La chiesa che vive nell’attesa

Poiché Gesù è sempre in procinto di venire, la chiesa deve vegliare incessantemente. Essa è veglia, vigilia. Essa guarda, tutta protesa in avanti, per attendere il suo Signore e Sposo. La vigilanza s’impone, dunque, sempre. Il giorno e la notte, la veglia e il sonno costituiscono un ritmo cosmico che in Gesù riceve un nuovo significato. La notte designa l’assenza di lui, mentre l’alba e il giorno annunciano la sua venuta. La chiesa che vive nell’attesa della venuta di Gesù e nella certezza della sua misteriosa presenza, non può «dormire», ma veglia.

Nella sua veglia, il cristiano porta tutta l’ansia della chiesa che, nello Spirito santo, è in attesa del suo Signore. Vivere nella veglia, vuol dire collocarsi in un punto della frontiera tra le tenebre e la luce, là dove Gesù sta sempre per venire. Vegliare con Gesù è sempre vegliare attorno alla sua Parola. L’unica lampada di cui disponiamo nelle nostre tenebre è la Parola di Dio. In attesa che spunti il Giorno, mediante la sua Parola Gesù risplende già nel più profondo del nostro cuore; la venuta di Gesù alla fine dei tempi è già ora anticipata nei nostri cuori quando vegliamo attorno alla sua Parola. La veglia, dunque, non può cessare mai e la preghiera deve sempre crescere. L’attesa e la veglia ci strappano a noi stessi e ci lasciano nelle mani di Dio, dal quale dipende ogni compimento e che verrà quando vuole lui, allorché il mondo, a forza di vegliare, sarà maturo per la mietitura.

 

(André Louf, Lo Spirito prega in noi, Ed. Qiqajon, Magnano 1995,103-107, passim)

 

 

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