N.05
Settembre/Ottobre 2003

Come la Rivista accompagna e sostiene il Forum dei consacrati

Da un sogno di comunione…

“In un’orchestra è maggiore il tempo impiegato ad accordare gli strumenti tra loro che ad eseguire il brano scelto”.

 

È con grata commozione che ci accingiamo a raccontare, a fare memoria del “tempo impiegato” e dell’“impegno assunto” in questi ultimi anni dal Centro Nazionale Vocazioni per “accordare”, con la propria, distinta, “nota” carismatica, ciascuno degli “strumenti” – vocazioni e ministeri – presenti nella Chiesa italiana, in modo tale da presentare armonicamente, senza stonature, il “tema” portante della pastorale vocazionale, ed eseguire esattamente quella sinfonia e comunione pastorale che, sola, può esprimere la ricchezza del volto di Dio e manifestare al complesso mondo giovanile l’immagine vera della Chiesa, comunità di chiamati.

È stato un grande “sogno” del Direttore di quest’ “orchestra”, don Luca Bonari, che, sin dal primo momento della sua nomina, insieme a tutta la Direzione Nazionale e, in particolare, attraverso la collaborazione dei rappresentati CISM, USMI e CIIS, si è adoperato affinché gli Istituti di Vita Consacrata e i Direttori dei CRV e CDV cominciassero a pensare, per quanto riguarda la pastorale vocazionale, non più isolatamente, all’interno di ogni singola istituzione, ma nella comunione e al servizio di tutti nella Chiesa, perché ciascun giovane possa conoscere il “nome” con cui il Padre sin dall’eternità l’ha chiamato.

Il “ministero della chiamata” in realtà ci appartiene non solo per passione personale, ma per vocazione: la proposta vocazionale è parte integrante della missione di chi è chiamato. È infatti la vita che genera la vita e dunque ogni membro nella Chiesa è al servizio della vocazione di ognuno, in una sinergia che risulta autentica nella misura in cui esprime e testimonia la ricchezza della diversità.

Il principio che ha dato vita a questo sogno di comunione – divenendo il criterio di riferimento costante per una pastorale vocazionale unitaria – è stata l’affermazione del Documento NVNE al n. 13/c: “Tutti lavorino per tutte le vocazioni” perché “nella Chiesa del Signore o si cresce insieme o non cresce nessuno”; e ancora l’espressione della XLVI Assemblea Generale della CEI: “Tutta la comunità per tutte le vocazioni” (n. 9).

La pastorale vocazionale, infatti, avendo come preciso obiettivo quello di servire le persone perché possano realizzare pienamente se stesse, nelle molteplici vie che il Signore ha pensato per esse, comporta questa esperienza di comunione, non semplicemente come strategia, bensì come sorgente vitale e garanzia di fecondità.

…E intorno a questo “sogno” diviene realtà la comunione.

 

la realtà del Forum

Da sempre il CNV, anche attraverso la rivista ‘Vocazioni’, ha rivolto una particolare attenzione alla vita consacrata (citiamo solamente alcuni numeri sul tema: “Le vocazioni alla vita consacrata”: n. 4, 1993; “Una scelta d’amore nella verginità per il regno”: n. 6, 1995; “La vocazione consacrata tra distacco e approdo”: n. 4, 1997; “Vocazioni consacrate e movimenti ecclesiali”: n. 5, 2001); in questi ultimi tempi, grazie anche ad una serie di “conversioni pastorali” poste in atto negli Istituti di Vita Consacrata, si è reso evidente il particolare contributo che i Consacrati possono offrire nella pastorale vocazionale unitaria, quali “esperti di comunione”, ciascuno con il proprio specifico carisma. Il CNV, pronto a cogliere le potenzialità e sfide contenute nella forza della comunione, coinvolgendo in questa opera di “mentalizzazione e sensibilizzazione” tutti i rappresentanti delle diverse categorie vocazionali, ha cominciato a riflettere e interrogarsi su come la peculiarità spirituale della vita consacrata possa essere riscoperta e messa a servizio della pastorale vocazionale unitaria. Nel contempo, anche gli statuti di organismi come la CISM, l’USMI, la CIIS rilevano tra gli obiettivi prioritari la promozione della comunione ecclesiale – attraverso l’incremento della conoscenza e della stima tra le diverse componenti della realtà ecclesiale – e la collaborazione con i diversi Organismi ecclesiali, per una risposta più forte alla vocazione ed alla missione di ciascuno e della Chiesa intera.

Nel corso di questi ultimi anni la rivista ‘Vocazioni’, quale espressione della vita del Centro Nazionale Vocazioni, ha veicolato una serie di riflessioni, esperienze, studi, maturati all’interno della Direzione e del Consiglio, attraverso i quali ha “preso forma” la volontà di costituire “uno spazio”, una proposta che renda esplicito e “visibile” il processo di comunione tra le diverse categorie vocazionali, al fine di “espanderlo” gradualmente ed esprimerlo a livello nazionale, regionale, locale. Così è nata l’idea di un “Forum”: un appuntamento annuale del CNV e degli istituti di Vita Consacrata, a cui far convenire, oltre ai Direttori dei Centri Regionali Vocazioni, anche i Superiori Generali e i responsabili dell’animazione vocazionale degli istituti di Vita Consacrata, per considerare e progettare insieme, sotto il profilo vocazionale, il futuro delle nostre Chiese particolari e dei nostri istituti e, soprattutto, per vivere un’esperienza di comunione ecclesiale.

Il processo di comunione già in atto veniva confermato e consolidato dall’invito del Santo Padre nella NMI al n. 43: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo. Che cosa significa questo in concreto? Anche qui il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare simile impulso. Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. (…) Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un ‘dono per me’, oltre che per il fratello che lo ha ricevuto. Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita. (…) Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa”.

Così, con il sostegno di tale autorevole mandato, nel febbraio del 2001 si è celebrato il I Forum per la vita consacrata, svoltosi a Sassone-Ciampino (Rm), sul tema “La pastorale vocazionale per la vita consacrata oggi in Italia: indicazioni e prospettive”. Il Forum – attualmente alla terza edizione – sta diventando una pietra miliare nel cammino dei consacrati animatori vocazionali nella Chiesa italiana.

L’iniziativa, fortemente segnata dalla presenza dello Spirito, operatore di comunione nella diversità, si propone un obiettivo alquanto ampio e ambizioso: aprire nella Chiesa italiana un preciso varco di riflessione e di comunione in cui far convergere tutti coloro che condividono la funzione materna della Chiesa attraverso il servizio alla persona nella pastorale vocazionale.

La proposta del Forum diviene così, in questo contesto ecclesiale, quasi un’esperienza “profetica” e “trainante”, una sorta di “esperienza madre” (matrice) cui le comunità cristiane possono riferirsi per credere in una comunione, nella prassi vocazionale, non solo possibile, ma indispensabile per la costruzione di una cultura vocazionale autentica.

 

Le conversioni pastorali necessarie…

L’idea del Forum è nata anche dall’urgenza di realizzare nella Chiesa locale quelle condizioni che rendono possibile una pastorale vocazionale unitaria. A livello locale, infatti, permane uno scollamento tra i principi dell’ecclesiologia di comunione e le scelte operative che non sempre sono conse-quenziali. Nonostante i documenti elaborati insieme, come Mutuae relationes, l’avanzamento della riflessione teologica, le molte altre forme di collaborazione, persistono le diffidenze tra consacrati e rappresentanti della Chiesa locale. Di fatto, si riscontrano ancora diverse resistenze ed ostacoli.

 

Da parte dei consacrati si rileva:

– la necessità di accordarsi maggiormente con il cammino della Chiesa italiana e di riferirsi alle indicazioni pastorali di ciascuna Diocesi nel progettare le iniziative di animazione;

– una diffusa difficoltà ad inserirsi in modo significativo negli organismi di partecipazione (CDV; CRV): la presenza dei consacrati non è sempre richiesta né ricercata; qualche volta pare sopportata; altre volte è accolta soltanto in termini funzionali e strumentali per organizzare alcune attività;

– una certa rigidità strutturale degli istituti di Vita Consacrata che ostacola l’inserimento attivo negli organismi di partecipazione;

– una tensione nel conciliare le esigenze della vita dell’istituto e le aspettative della Chiesa locale, per riuscire a coniugare i progetti dei singoli istituti e le proposte pastorali ecclesiali, senza parallelismi;

– l’urgenza di cambiare alcune modalità di conduzione della animazione vocazionale: non più animazione vocazionale di “reclutamento”, ma aperta al piano di Dio, al servizio della vocazione di ogni giovane; non più delegata esclusivamente agli incaricati, ma assunta da tutti i membri dell’istituto; non più fatta solo di iniziative, ma realizzata per progetti che nascono dal cuore stesso del carisma di ciascun Istituto;

– la necessità di ripensare e riproporre il proprio carisma in un linguaggio facilmente decodificabile dai giovani, come risposta alla loro domanda di spiritualità.

 

Da parte della Chiesa locale si rileva ancora:

– l’urgenza di crescere nella conduzione degli organismi di partecipazione in uno stile di missionarietà e di comunionalità;

– un tentativo di monopolizzare le proposte pastorali, trascurando la ricchezza carismatica degli istituti di Vita Consacrata presenti nel territorio;

– una certa fatica ad operare nella comunione a favore di un maggiore inserimento o incisività nel territorio;

– un debole coordinamento delle risorse “vocazionali” presenti nella Chiesa locale, che rimangono inespresse, nascoste, poco condivise;

– una conoscenza stereotipata della vita consacrata che non favorisce la crescita nella stima reciproca.

 

Questi problemi, appena accennati, sono forse i più radicali e i più sofferti, sia sul versante della Chiesa locale, come pure sul versante della vita consacrata. Si richiede da ambedue una conversione a progetti di comunione: se da una parte la vita consacrata dovrà rinunciare a una progettualità che rischia di rimanere autocentrata, dall’altra la Chiesa locale dovrà invece rinunciare a ogni forma di strumentalizzazione della vita consacrata per trovare insieme nuovi equilibri e sinergie, nuovi rapporti di stima e valorizzazione reciproca.

Rimane, come monito alla vita consacrata, l’esplicito invito di Giovanni Paolo II agli inizi del suo pontificato: “Voi siete con la vostra vocazione per la Chiesa universale, attraverso la vostra missione in una determinata Chiesa locale. Quindi la vostra vocazione per la Chiesa universale si realizza entro le strutture della Chiesa locale (…). L’unità con la Chiesa universale attraverso la Chiesa locale: ecco la vostra via”.

Il Forum, oltre a mettere in luce i “nodi” pastorali che rimangono da sciogliere, costituisce un’esperienza autentica di scambio e di condivisione, in un clima di ascolto reciproco, attraverso la quale crescere come Chiesa comunità di chiamati-chiamanti. A partire dall’esperienza del Forum e dalla comunione intensa, vissuta dai rappresentanti delle diverse categorie vocazionali all’interno della Direzione del CNV, diviene sempre più evidente che la comunione è possibile, è “un sogno che diviene realtà” qualora vi siano persone – animatori vocazionali – che, con il proprio impegno personale e grazie alle proprie convinzioni, sono capaci di costruire relazioni significative, attraverso le quali promuovere la collaborazione e sostenere la corresponsabilità. In realtà, la comunione non dipende tanto dagli organismi, quanto dalla disponibilità delle persone a giocarsi per essa fino in fondo.

Credere nella comunione infatti significa sentirsi parte di un unico Corpo, dove la diversità è intesa come ricchezza e diventa risorsa sulla quale poter scommettere.

Credere nella comunione significa avere la convinzione che il tempo, “impiegato” per costruirla e renderla possibile, non solo non è tempo sprecato, ma è assolutamente “fecondo” e “vocazionale”.

Credere e costruire la comunione è generare spazi di fecondità, dove la vita-vocazione può svilupparsi, maturare, portare frutto.

 

per crescere insieme

Concludiamo con alcuni auspici. La comunione dipende dunque dall’impegno di ciascun membro nella Chiesa. Il Centro Nazionale Vocazioni attraverso l’esperienza del Forum e i relativi atti che vengono pubblicati nella rivista ‘Vocazioni’ vuole favorire, per quanto sia possibile, tale cammino nel solco della comunione, strada maestra della Chiesa ancora tutta da percorrere. Conosciamo bene la direzione; si tratta ora di assumersi tutti insieme questo impegno a partire da cammini convergenti e “sinfonici”.

Suggeriamo alcune scelte di fondo. “Ognuno ha tempo per ciò che ama”.

– Quali energie, quali tempi siamo disposti “a sprecare”, per far crescere la comunione dentro i nostri istituti, negli organismi di partecipazione, nel territorio?

– Perché non utilizzare la rivista ‘Vocazioni’ come un “accordatore” attraverso la cui lettura, personale e comunitaria, crescere in un comune impegno a favore di tutte le vocazioni nella Chiesa?

– Perché non attingere direttamente a strumenti formativi proposti dagli organismi ecclesiali, quali il Convegno del CNV, il Forum, il Seminario sulla direzione spirituale, per “sensibilizzare”, “mentalizzare” gli animatori vocazionali della Chiesa locale e degli istituti di Vita Consacrata, perché apprendano a “sentire cum ecclesia” in questo settore della pastorale?

La realizzazione del sogno di Dio sull’umanità – la comunione nella Chiesa e nel mondo – dipende dall’impegno, dalla fantasia e dalla convinzione di tutti; possiamo cominciare a costruirlo insieme, partendo da piccole, ma concrete scelte personali e comunitarie, attraverso le quali trasmetteremo efficacemente ai giovani la Vita stessa di Dio.

“Non è organizzando il mondo che noi saremo innestati sulle nozze della Chiesa, ma col portare in noi ciascuno degli uomini di questo mondo, ciascuno di quelli che incontriamo; dando loro non un’organizzazione di vita, ma il diritto di vivere nella nostra vita; comunicando loro tutto ciò che noi siamo, tutto ciò che è nostro, dal pane alla grazia” (Madeleine Delbrel).