N.03
Maggio/Giugno 2005

Teresa di Lisieux: una guida spirituale acuta e pura di cuore

Nel preparare il 20° Seminario di formazione sulla Direzione Spirituale a servizio dell’orientamento vocazionale, in questo appuntamento con Teresa appariva essenziale far emergere la valenza vocazionale della sua dottrina spirituale e del suo percorso storico–vocazionale, per additarli a giovani e adulti d’oggi. Un aspetto in particolare ci colpisce: la sua capacità di accompagnamento vocazionale con le giovani.

Dal febbraio 1893 fino alla morte, sarà vicemaestra delle novizie. I criteri di sapienza umana e spirituale che seguì, furono una sintesi straordinaria per quel tempo e per la relativa cultura psico-pedagogica che Teresa possedeva. Essa seppe mettere a frutto il cammino che il Signore le aveva fatto fare perché seppe rileggere la sua storia e scoprire in essa il mistero della misericordia. Aveva così a disposizione una chiave fondamentale di interpretazione per entrare nel “santuario delle anime” (Manoscritto C, 310) e per mettersi in relazione con le sorelle più giovani secondo lo stile dell’amore di Dio che coniuga il massimo dell’amore con il massimo della libertà. Negli studi di questo numero che seguono tali criteri saranno largamente approfonditi. Qui vogliamo solo introdurli.

Teresa riconosce innanzitutto la sua “incapacità” a fare da maestra spirituale per le novizie e si affida, nella preghiera, totalmente a Lui, come un bambino quando si trova di fronte a problemi troppo grandi. Ciò le diede forza nei momenti di scoraggiamento e una ricchezza interiore da distribuire alle più giovani.

E poi Teresa impara dall’esperienza: le persone hanno buone intenzioni, da lontano sembra “tutto rosa fare del bene alle anime”, ma “da vicino è tutto il contrario”!

C’è da fare un lungo lavoro, costante, per correggere le persone e insegnare ad amare Dio più e meglio.

Un terzo criterio che impara è che si deve giocare la propria esperienza personale nella formazione, ma non si devono modellare le persone in formazione su se stesse perché ognuna ha una sua strada: “Si sente che bisogna assolutamente dimenticare i propri gusti, i nostri concetti personali, e guidare le anime sul cammino che Gesù ha tracciato loro, senza tentare di farle camminare sulla nostra via” (Ivi, 311).

Sviluppa inoltre un quarto criterio ancora più prezioso: si forma la persona, soprattutto nella vita consacrata, quando la si ama di un amore particolare, assoluto e libero allo stesso tempo: “Le agnellette possono dire tutto quel che vogliono: in fondo, sentono che le amo di un amor vero, che mai imiterò il mercenario, il quale, vedendo avvicinarsi il lupo, lascia il gregge, e fugge” (Gv 10,12). Sono pronta a dar la vita per loro, ma il mio affetto è così puro, che non desidero che lo conoscano.

Mai, per grazia di Gesù, ho cercato di attirarmi i loro cuori; ho capito che la mia missione era di condurle a Dio”.

Un quinto criterio deriva dalla percezione che tutte le anime hanno più o meno gli stessi combattimenti, ma sono tanto differenti l’una dall’altra, perciò è impossibile agire con tutte allo stesso modo. La guida spirituale deve saper “usare di se stessa” con grande flessibilità, “umiliandosi e facendosi piccola” oppure usando “fermezza e facendo la guerra” secondo la soggettività che ha di fronte, però rimanendo sempre sincera nel fare appello ai vari aspetti della sua personalità secondo le occasioni.

Inoltre le indicazioni che la guida dà o le correzioni, devono rimanere ferme e costanti nel tempo, senza accettare manovre di avvicinamento da parte delle giovani, che tentano con l’offerta di affetto di far cambiare le decisioni!

Così Teresa può formulare un sesto criterio: per resistere, in queste occasioni, ci si deve rivolgere alla preghiera insieme al sacrificio: “Se ho la disavventura di pronunciare qualche sillaba che sembri attenuare ciò che ho detto il giorno avanti, vedo la sorellina che si dà da fare per riattaccarsi ai rami… allora faccio, nell’intimo, una preghiera, e la verità trionfa sempre. Ah, preghiera e sacrificio formano tutta la mia forza, sono le armi invincibili che Gesù mi ha date, toccano le anime ben più che i discorsi, ne ho fatto esperienza spesso” (Ivi, 315)

La Santa della piccola via, la testimone della misericordia e della carità del Signore, la cui vocazione era amare e far amare Dio, era anche una maestra spirituale e una formatrice acuta e combattiva, decisa e pura di cuore, con una chiarezza circa il primato di Dio e con una libertà affettiva da tutti per poter amare ciascuno, che è per le guide di oggi un esempio attualissimo e controcorrente. In ogni caso alla fine il suo segreto di guida spirituale è stata la progressiva crescita nell’unione con il suo amato Signore e Sposo, piccolo e grande, Bambino da imitare nell’abbassamento e Volto Santo da contemplare. La sua preghiera lo testimonia: “Non riesco più a chiedere nulla con ardore tranne il compimento perfetto della volontà di Dio sulla mia anima” (Manoscritto A 235). Alla sua intercessione e alla sua acutezza affidiamo tutte le guide spirituali che accompagnano i giovani nella sequela di Cristo.