N.01
Gennaio/Febbraio 2007

Come celebrare la GMPV e a quali condizioni

Il titolo dello studio che mi è stato proposto riassume certamente la preoccu­pazione di ogni animatore della pastorale vocazionale (PV), che trova nella Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (GMPV) il culmine delle sue attività e la fonte del cammino da proporre alle comunità cristiane e alle famiglie, agli uomini e alle donne, ai giovani e ai ragazzi che il Signore pone sul suo cammino.

Quando si parla di PV si corre il rischio di lasciarsi prendere da un “attivi­smo da panico numerico”! Statistiche, proiezioni, sondaggi e quant’altro cerca­no di fotografare il presente e di anticipare e prevedere il futuro, ma rischiano così di scoraggiare e di far nascere nel cuore dell’animatore sprovveduto, come le vergini stolte del Vangelo (Mt 25,1-12), un senso d’impotenza che inibisce il cuore e la mente. Altra tentazione è quella di lasciarsi influenzare dalla nostalgia del passato, troppo spesso idealizzato e a volte mitizzato, che fa perdere la speranza e la fiducia in Colui che è fedele.

Tenendo conto che la  PV[1] ha gli anni della Chiesa e che da sempre rispecchia il contesto culturale e sociale, nonché le necessità e le istanze della comunità cristiana, ancora oggi l’invito di Gesù: “vieni e seguimi”, rivolto ai primi discepo­li, orienta lo stile appellante che deve distinguere l’annuncio del Vangelo della vocazione. Fin dalla Chiesa dei Padri si va evidenziando la distinzione tra la voca­zione alla sequela battesimale e quella dei presbiteri e dei consacrati. L’adesione alla vita consacrata era, generalmente, conseguenza di conversioni ra­dicali di adulti, che sceglievano di dedicarsi interamente alla preghiera ed alla penitenza; per il clero, invece, l’accettazione e la scelta dei candidati doveva rispondere alla domanda che nasceva dalle necessità pastorali con­crete della comunità ecclesiale.

Il Medioevo ha vissuto una pastorale vocazionale segnata dalle “vocazioni forzate” e da quelle legate ai privilegi goduti dalla classe clericale. In seguito, si è sviluppata una PV di reclutamento con il fenomeno di ordinazione di frati mendicanti, di studenti delle università europee che si andavano sviluppando ed infine di chierici “individuati” dai frati predicatori itineranti o dagli stessi vescovi.

Il Concilio di Trento sancì poi la nascita del Seminario, con una PV che tendeva a privilegiare l’approccio alle fasce giovanili, attraverso il processo educativo, per formare un clero fornito di sufficienti strumenti culturali, capace di pregare, disciplinato, residente in parrocchia, sottomesso al vescovo; un clero educato alla fuga dal mondo e ad una scarsa attenzione alle sue esigenze, dedito soprattutto alla cura d’anime[2].

Nei sec. XVIII-XX la crescita della consapevolezza circa la necessità della preghiera per le vocazioni è il dato costante del cammino[3], che porterà al traguardo dell’istituzione, da parte di Paolo VI, della GMPV, intesa come il momento clou di una PV percepita come azione del Corpo Mistico di Cristo; un’azione in cui tutti i suoi membri, animati dallo Spirito Santo, pur nella diversità dei carismi e dei ministeri, vivono una fattiva collaborazione per l’incremento delle vocazioni. Tutto il popolo di Dio, infatti, pastori, persone consacrate e fedeli laici, sono responsabili della promozione della vita come vocazione.

“La crisi delle vocazioni ha reso necessaria una riflessione e uno sforzo per rinnovare la PV, in relazione alle condizioni dei tempi. Ne risulta una situa­zione ben diversa da quella di un passato anche recente. (…) al vecchio meto­do del “reclutamento”, riconosciuto oramai inefficiente e non di rado contro­producente, si è sostituita l’animazione vocazionale[4]; di questa svolta è segno evidente la GMPV.

 Paolo VI, partendo dalla considerazione-invito di Gesù “la messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe” (Lc 10,2), auspica di vedere riunito in preghiera per le voca­zioni l’intero popolo di Dio[5].

L’obbedienza al comando di Cristo, “pregate”, è la risposta prima e più efficace alla preoccupazione vocazionale. L’imperativo di Gesù sfida la fede ed interpella ogni battezzato, perché la preghiera, nelle sue molteplici forme, deve considerarsi il primo servizio che possiamo offrire alla PV.

I messaggi dei Pontefici per le GMPV, che si sono succeduti in questi 47 anni, hanno delineato e definito la natura e le finalità della giornata, che possia­mo riassumere in tre verbi: pregare, riflettere, impegnarsi[6].

PREGARE: la preghiera è il primo obiettivo della GMPV, aspetto visi­bile della preoccupazione vocazionale delle comunità cristiane. La preghiera, oltre ad elevarsi a Dio come richiesta di “operai per la messe”, favorisce l’atteggiamento di ascolto, di disponibilità e di attenzione alle necessità della vita della Chiesa, riaffermando il primato della fede, nell’affidare la propria vita all’azione dello Spirito, perché si realizzi la risposta alla chiamata del Padre.

RIFLETTERE: la GMPV è l’occasione per riflettere sulla molteplice re­altà delle vocazioni nella Chiesa, favorendo la formazione e la crescita di una mentalità positiva verso le vocazioni ai ministeri ordinati ed alle forme di vita consacrata e di apostolato, all’interno di una pedagogia vocazionale ben orga­nizzata.

IMPEGNARSI: la GMPV si presenta così come un’occasione provvi­denziale per condurre ogni comunità cristiana ed ogni singolo battezzato ad offrire la propria collaborazione, cosciente ed operosa, per l’incremento delle vocazioni. La GMPV non vuole essere un avvenimento isolato o una manifestazione fine a se stessa, ma l’atto significativo e solenne di una PV che attraversa tutto l’anno liturgico. In questa prospettiva, e tenendo in considerazione le finalità della GMPV, il CNV ha proposto in questi anni un cammino ed una serie di sussidi che aiutino a concretizzare il come celebrarla nelle singole Chiese locali.

Manifesto, sussidi di catechesi, sussidi di preghiera e di animazione liturgi­ca, depliants che mediano il messaggio annuale del Papa, sono preparati con il contributo dei CRV, costituendo così un patrimonio che si è andato formando grazie alla lunga esperienza accumulata in questi anni e al cammino delle singole Chiese locali. Ogni animatore vocazionale è chiamato a liberare la fantasia per incarnare queste prospettive che ispirano la GMPV e, siccome la fantasia pastorale non ha limiti, i sussidi vengono utilizzati nei modi più vari: dalla diffusione capillare dei depliants a incontri scanditi a partire dalle singole parti degli stessi.

La rivista Vocazioni del CNV, che  dal 2000 è, esplicitamente con il n. 1, parte integrante dei sussidi, veicolando un approfondimento dei contenuti della GMPV e del tema che la caratterizzano, suggerisce una lettura pastorale dei sussidi e si presenta come valido strumento per un cammino che si sviluppa lungo tutto l’anno liturgico. Da non trascurare un aspetto che caratterizza la celebrazione della GMPV: la testimonianza. Il testimone comunica ciò che ha visto, udito e vissuto (1Gv 1,1-3a) e nel farlo impegna tutto se stesso. La preghiera e la testimonianza sono l’espressione della vita della comunità.

Il Card. Tettamanzi, nella prolusione del Convegno di Verona, appena con­cluso, ci ricordava che “Non si dà testimonianza cristiana al di fuori o contro la comunione ecclesiale!” Una comunione che nel suo spirito interiore e nel suo realizzarsi storico fiorisce e fruttifica sempre e solo come triade indivisa e indivisibile di comunione-collaborazione-corresponsabilità. La comunione ecclesiale conduce alla collaborazione (cf Rm 12,9ss). E, a loro volta, comunio­ne e collaborazione non possono non portare a forme di vera e propria corresponsabilità. È in questo contesto e secondo questo spirito che è più che legittimo, anzi doveroso, il richiamo alla specificità dei vari stati di vita, voca­zioni e missioni nella Chiesa. Infatti, solo nel confronto e nell’incontro, nel riferimento all’unità e universalità, la specificità può essere custodita, promossa ed esaltata: diviene cioè ricchezza per tutta la Chiesa. La GMPV diviene così il segno del cammino unitario della PV.

Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, membri di istituti secolari, missionari, famiglie, ecc., sono chiamati ad essere animatori di una comunità cristiana che, attraverso l’ascolto accogliente della Parola, la celebrazione viva della liturgia e l’esperienza concreta della carità, diventi grembo fecondo di vo­cazioni.

Il tema della GMPV 2007 vuole proprio sottolineare questa necessità di un’armonia vocazionale che accordi criteri e strumenti di azione, per pro-vocare la consapevolezza di una vita donata per la sinfonia del sì!

 

 

Note

[1] Per una breve storia della PV cf V. MAGNO, Pastorale delle Vocazioni. Storia, in AA.VV., “Dizionario di Pastorale Vocazionale”, Editrice Rogate, Roma 2002.

[2] Cf M. GUASCO, Seminari e clero nel  900, EP, 1990, pp. 16-17.

[3] Si possono ricordare le iniziative di preghiera di S.Vincenzo Pallotti (1795-1850), del Beato Annibale M. Di Francia (1851-1927); insieme con le encicliche Haerent animo di S. Pio X (1908), Ad Cattolici Sacerdotii di Pio XI (1935), Sacerdotii nostri primordia di Giovanni XXIII ed altri numerosi interventi pontifici.

[4] I. PERI, I seminari, Editrice Rogate, Roma 1985, p.108.

[5] Cf PAOLO VI, Pregate il padrone della messe…, messaggio GMPV 1964, in “Messaggi pontifici per la GMPV”, Editrice Rogate, Roma 1993.

[6] Cf Messaggi pontifici per la GMPV, Editrice Rogate, Roma 1993, pp. 9-10.