N.03
Maggio/ Giugno 2011

Educare e generare all’ amore

«Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte.

Poi pesante e prezioso e reso forte dal fuoco.

Di sera pervaso da Dio e curvato.

Infine etereo avvolto di blu,

si libra su campi innevati, verso cieli stellati». (Paul Klee – 1918)

Questa breve composizione poetica, che introduce l’attuale numero di Vocazioni, è parte integrante del quadro di Paul Klee, così come viene proposto nella cover.

Al di là della nitidezza di questo puzzle colorato, più vicino all’arte del mosaico che della pittura, le espressioni con cui l’autore accompagna la sua opera sono di una straordinaria efficacia e offrono una scintilla di luce sulla tematica qui proposta: “Educare, generando”.

Le brevi strofe sono scritte in grafia corsiva, nella parte alta del quadro e sono divise tra loro da una striscia di carta argentata, che possiamo cogliere anche nella cover.

Lo spunto per questo dipinto davvero singolare, deriva all’artista da un libro di poesie cinesi che gli venne regalato dalla moglie Lily. A partire da esso, Paul Klee decide di dipingere un ciclo di «quadri-poesia» in  cui, attraverso la creatività dell’artista, emerge una nuova modalità espressiva, in cui parole e colori si fondono insieme: un tipo di ricerca stilistica innovativa, che anticipa esperienze artistiche più recenti come la  «narrative art» o la «poesia visiva».

Il nr. 27 degli Orientamenti Pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo”, così focalizza il nostro tema: “Esiste un nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa s’innesta nell’atto generativo e nell’esperienza di essere figli. L’uomo non si dà la vita, ma la riceve. Allo stesso modo, il bambino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti. Si inizia da una relazione accogliente, in cui si è generati alla vita affettiva, relazionale e intellettuale”.

Nell’ambito vocazionale possiamo ben declinare questa dinamica “educazione – generatività”, coniugando insieme i versi della poesia di Klee con gli input proposti dagli Orientamenti Pastorali.

“Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte…”

Il generare comporta la piena consapevolezza che ciascuno di noi è figlio; figlio accolto, figlio amato, figlio benedetto.Purtroppo, l’esperienza essenziale della figliolanza non sempre è positiva nella vita di ciascuno;  molte persone portano in sé il grigiore e la pesantezza di una ferita spesso mai rimarginata, per non essere state né amate né benvolute, in contesti di famiglie frammentate e sbriciolate. A queste giovani vite, avvolte da un grigiore che diviene torpore e paralisi di ogni risorsa umana, creativa e vitale, siamo inviati per “generarli alla consapevolezza nuova di un amore che guarisce”.

“Poi pesante e prezioso, e reso forte dal fuoco”

Dentro al piombo di una pesantezza esistenziale, che blocca ogni desiderio e sogno di un progetto da vivere e realizzare, possiamo innestare una scossa energica che ogni vita, in quanto chiamata e amata da Dio, è assolutamente preziosa. Il passaggio attraverso il fuoco della sofferenza e della verità sulla propria storia relazionale, rende ogni scelta purificata e libera.

Come non ricordare le straordinarie espressioni di Isaia 49, 14-16:

“Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani…”

Sarebbe bello che il cammino della generatività portasse ciascuno di noi, alla sera della vita, a poter applicare a se stesso le parole conclusive della poesia di Paul Klee:

“Di sera pervaso da Dio e curvato. Infine etereo avvolto di blu, si libra su campi innevati, verso cieli stellati”.

Il cammino della vita, così come il cammino di ogni scelta, porta con sé una fatica che amalgama la dimensione creaturale e fragile della esistenza stessa; una fatica che potrebbe anche curvarci, perché i pesi da portare non sempre sono né facili né leggeri.

 “Il bambino impara a vivere, guardando ai genitori e agli adulti”.

Spesso ci scordiamo di questo impegno: noi siamo gli specchi viventi in cui i bambini, gli adolescenti e i giovani cercano il riflesso di una loro immagine significativa, fatta di una identità e di una stima amabile di se stessi; intrisa di una verità capace di andare oltre le vuote parole del circo mediatico; costruita su gesti di amore nelle piccole cose del quotidiano; consolata da una tenerezza che sa aspettare e rispettare i ritmi di ognuno, soprattutto quando il passo si fa lento e il respiro più ansimante.

“Non possiamo fare grandi cose su questa terra, ma solo piccole cose fatte con grande amore”;   è una perla di saggezza di Madre Teresa di Calcutta. La fecondità della generatività vocazionale, come ci indicano gli OP, si potrebbe allora declinare in una testimonianza viva, fatta di relazione accogliente. E sperimentare tutto ciò significa trovare veramente la via verso la “bellezza della vita e del cuore umano”. 

“La Bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo é vana. Le filosofie si disgregano come castelli di sabbia, le credenze si succedono l’una sull’altra, ma ciò che è bello, è una gioia per tutte le stagioni ed è un possesso per tutta l’eternità. (Oscar Wilde).