N.01
Gennaio/Febbraio 2012

Film: Miracolo a Le Havre

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2011, dove ha ottenuto il Premio Fipresci e la Menzione speciale della Giuria Ecumenica.

Miracolo a Le Havre (trailer)

 

Il regista finlandese Aki Kaurismäki prosegue nella sua poetica fatta di personaggi marginali e reietti, semplici e candidi, ricchi di speranza e solidali tra di loro nell’opporsi ad un sistema sociale squallido e deteriorato; e di un linguaggio cinematografico smaccatamente antirealistico, ingenuo e straniante, favolistico e antispettacolare, ma ricco di ironia e di surreale ilarità.

Il film, il cui titolo originale è semplicemente Le Havre, è stato ribattezzato dalla distribuzione italiana Miracolo a Le Havre. Ma una volta tanto la modifica del titolo non stravolge il significato del film; anzi, ne facilita la comprensione attraverso un richiamo al famoso Miracolo a Milano (di Vittorio De Sica, 1951), col quale quest’opera ha più di qualche punto in comune.

L’opera, inoltre, rappresenta un’ideale continuazione di un altro film di Kaurismäki, Vita da Bohème (1992), presentando lo stesso personaggio, Marcel Marx, interpretato dallo stesso attore, André Wilms.

 La vicenda – L’ex bohèmien Marcel Marx fa il lustrascarpe a Le Havre. È sposato con Arletty, una donna buona e servizievole che lo ama e si prende cura di lui, e ha una cagnetta, Laika, che parte-cipa alle vicende familiari. Un giorno Marcel incontra un ragazzo di colore, Idrissa, un immigrato clandestino che è riuscito a sfuggire alla polizia e che cerca di raggiungere Londra dove vive sua madre. Marcel lo difende, lo protegge, lo aiuta. Nel frattempo Arletty viene ricoverata in ospedale dove le viene diagnosticato un tumore che non le lascia scampo. Arletty, che vuole proteggere il suo uomo, prega il medico di non rivelare la cosa a Marcel, che continua nel suo tentativo di salvare il ragazzo dalla polizia per permettergli di ricongiungersi con la madre. Con la solidarietà di tutti gli abitanti del quartiere e con la complicità di un commissario di polizia dall’aria truce ma dal cuore tenero, Marcel riesce nel suo intento. Quando va in ospedale a trovare Arletty, i medici gli dicono che, miracolosamente, la malattia è sparita. Marcel può così riportare la moglie a casa, dove l’attende la fedele Laika e dove nel frattempo il ciliegio è fiorito. Marito e moglie si guardano negli occhi e riprendono la loro vita di tutti i giorni. Il racconto è caratterizzato da una struttura lineare e procede per blocchi narrativi che danno vita ad un’introduzione, una prima grossa parte e una seconda parte, molto più breve, ma che, giustapponendosi alla prima, fa scaturire il significato dell’opera.

Nell’ introduzione vengono subito presentati il protagonista del film, Marcel, e l’ambiente in cui questi vive.

Il protagonista – Le prime immagini mostrano Marcel alla stazione, dove, con il suo amico Chang, guarda le scarpe dei passanti con la speranza che qualcuno si fermi per farsele lustrare. Ad un certo punto si ferma un personaggio poco rassicurante che porta una valigetta legata al braccio con delle manette. Mentre Marcel gli pulisce le scarpe appaiono due tipi con le facce da killer che poco dopo, fuori campo, sparano al losco figuro. Marcel commenta: «Aveva pagato, per fortuna». E poi: «Sarà meglio filare; tanto è a me che daranno la colpa». C’è già un’anticipazione di quell’ ilarità surreale che permea il film e anche di quell’aria di sospetto che grava di solito sulle persone povere o marginali. Trapela anche una nota di ottimismo nelle parole di Marcel che dice: «Treno della sera, bel tempo si spera». Poco dopo Marcel, che sta pulendo le scarpe ad un tizio davanti ad un negozio di calzature, viene cacciato in malo modo dal proprietario del negozio che gli dà del terrorista. Lo si vede poi al bar mentre mangia tre olive e beve un bicchier d’acqua: un dettaglio mette in risalto le sue scarpe rovinate e sporche. In seguito l’autore lo mostra all’angolo di una strada mentre aspetta ansiosamente dei clienti e poi in giro per la città con la sua attrezzatura da lustrascarpe.

L’ambiente – Dopo aver mostrato il porto di Le Havre, l’immagine inquadra alcuni negozietti del quartiere dove vive Marcel che sembrano usciti da un film degli anni ‘30. Il primo è il panificio di Yvette dal quale Marcel “preleva” una baguette. Alla donna che gli fa notare quanto è lungo il suo debito e che gli domanda quando pagherà, Marcel, con il solito serioso umorismo risponde: «Non appena avrò l’eredità che sto aspettando; ma non parlare dei miei debiti a mia moglie: sono ancora io che porto i pantaloni». C’è poi il negozio di un fruttivendolo, che si affretta a tirare giù la serranda appena vede Marcel avvicinarsi per scroccare un po’ di verdura. Marcel arriva poi a casa dove trova Arletty, alla quale consegna la baguette e i soldi guadagnati, e Laika, la fedele cagnetta. Al bar di Claire, popolato da una fauna umana stralunata e variopinta, si viene a sapere che Marcel era un uomo che dormiva per la strada dalla quale è stato strappato da Arletty, una straniera ex moglie di un uomo violento. Claire fa notare a Marcel che non si merita una moglie come quella e osserva: «Le forestiere vedono i clochard sotto una luce più romantica di noi qui a casa nostra». Infine vediamo Marcel a casa accudito da una moglie che si prodiga in mille modi per amore del suo uomo.

 Prima PARTE

– Viene introdotto il tema degli immigrati clandestini: in un container parcheggiato al porto la polizia scopre un gruppo di migranti che vengono subito arrestati. Ma un ragazzo, Idrissa, riesce a fuggire. L’autore sottolinea la dignità di queste persone, che compostamente si lasciano arrestare, l’intervento umanitario della Croce rossa e lo spiegamento dei militari che, secondo le direttive del Ministero degli interni, sono armati di tutto punto. Uno di questi sta quasi per sparare a Idrissa in fuga, ma per fortuna viene trattenuto dal commissario Monet. L’autore sottolinea il ruolo dei mass media in questa vicenda: i giornali annunciano la fuga di uno degli extracomunitari e parlano di legami con Al Qaeda e di individuo «armato e pericoloso». La televisione manda in onda un servizio sull’irruzione della polizia nella jungle di Calais che si conclude con le parole: «…Ma se questa sera i migranti sono spariti dalle strade di Calais, la distruzione della jungle non risolve il problema. Molti dei migranti fermati saranno rilasciati nei prossimi giorni. Cercheranno altri campi dove vivere… e la storia si ripete». Dopo aver ascoltato tale servizio, l’amico e collega di Marcel, Chang, racconta la sua storia: Chang non è il suo vero nome; non è un cinese, ma un vietnamita; per otto anni ha pagato per avere questa identità, che gli consente di vivere e di mantenere la sua famiglia, ma che non corrisponde al vero.

Inizia il rapporto tra Marcel e Idrissa. Mentre sta mangiando un panino vicino al mare, Marcel vede apparire dall’acqua il ragazzo affamato e spaurito. La prima domanda che l’uomo fa al ragazzo è: «Hai fame?». Ma nel frattempo arriva il commissario alla ricerca del fuggitivo e Marcel se ne deve andare. Ma più tardi è significativo il fatto che l’uomo comperi un panino col formaggio, una bottiglia d’acqua e li lasci in un sacchetto (con l’aggiunta di dieci euro) nel posto dove aveva incontrato il ragazzo. Si sente un rumore nell’acqua, segno che Idrissa è ancora lì in attesa di qualcuno che lo possa aiutare.

-Quando Marcel fa ritorno a casa, trova la moglie che sta male e deve essere ricoverata. Viene chiesto aiuto a Yvette che si presta a portare la donna in ospedale. Marcel vorrebbe aspettare per conoscere la diagnosi, ma il medico lo manda a casa dopo avergli dato, per rassicurarlo, il suo biglietto da visita.

– Tornato a casa, Marcel vi trova, inaspettatamente, Idrissa in compagnia di Laika. Il ragazzo gli restituisce i dieci euro e Marcel gli dà da mangiare. Idrissa dice che vorrebbe andare a Londra, ma non sa dov’è e come arrivarci. Per il momento Marcel decide di ospitarlo, raccomandandogli di non aprire a nessuno.

– Nel frattempo Arletty riceve dal medico la cattiva notizia: si tratta di un tumore maligno. «Nessuna speranza?», chiede la donna; e, al dottore che afferma: «Esistono anche i miracoli», la donna rispon-de: «Non nel mio quartiere». Poi raccomanda al dottore di non dire nulla al marito («Lui non è che un bambino cresciuto»); «Allora vedrò di parlare come un ministro», dice il dottore, e aggiunge: «Sono stato troppo categorico. C’è sempre una speranza». Arriva Marcel con dei garofani rossi per la sua Arletty. Poi va al bar a festeggiare perché gli è stato detto che si tratta di un tumore benigno.

-Quando esce dal bar Marcel trova Idrissa che lo sta aspettando. L’uomo lo rimprovera per la sua imprudenza: «Ti voglio aiutare, ma tu devi darmi tempo». Il ragazzo lo aiuta a portare la sua attrezzatura. A casa c’è il tempo per qualche confidenza. Marcel gli racconta di quando faceva lo scrittore: «Ho scritto un po’, ma il successo è stato solo artistico… Ci capitava di bere parecchio; ogni scusa era buona per fare festa». Ma intanto un vicino malvagio fa il delatore e avvisa la polizia.

-Scatta l’operazione solidarietà. Yvette, che porta da mangiare a Marcel, viene a conoscere Idrissa e più tardi regala a Marcel tre baguette; il fruttivendolo non si fa superare in generosità e gli riempie una cassetta di prodotti freschi che stanno per scadere; il commissario Monet lo va a trovare al bar e lo mette in guardia dal vicino spione. Quando Marcel ritorna a casa e vede che il ragazzo sta pulendo le scarpe gli dà dei suggerimenti; poi fa un’osservazione molto significativa: «Il mestiere di pastore e quello di lustrascarpe, sono i più vicino al popolo: sono i soli che rispettano i precetti del “Discorso della montagna”.

– Marcel non si accontenta di accogliere e aiutare Idrissa, ma vuole anche risolvere il suo problema permettendogli di raggiungere Londra. Gli chiede la sua storia; fa ricerche sulla sua famiglia e si dà da fare. Si mette il vestito nuovo, affida Idrissa a Evelyne, telefona alla moglie per dirle che non può andarla a trovare e parte con il pullman per Calais. Da qui (importante l’immagine della chiesa e il suono delle campane) si fa portare con un taxi nel campo dei rifugiati di Dunkerque dove familiarizza con i rifugiati e mangia con loro. Viene a sapere che il nonno del ragazzo è stato portato in un centro per clandestini a Calais. Vi si reca e riesce ad avere un colloquio con lui. Va sottolineata questa sequenza per l’ironia surrealistica che la caratterizza: di fronte al direttore del centro che oppone resistenza Marcel si spaccia per il fratello del vecchio: «Sono l’albino della famiglia e, per sua sfortuna, non sono solo un giornalista ma anche un avvocato. Sa cosa dice la legge sulla discriminazione basata sul colore della pelle?». Poi lo ricatta, fingendo di aver registrato tutto e invitandolo a non aggravare la sua posizione. Dal vecchio Marcel viene a sapere che la madre del ragazzo è a Londra senza permesso di soggiorno: «Mio figlio doveva raggiungerla subito dopo con Idrissa, ma è morto». Il vecchio lo prega di non permettere che il ragazzo venga espulso. Marcel promette di aiutarlo: «Non sono solo. Ho degli amici».

– Intanto Idrissa, che sostituisce Marcel alla stazione, sta per essere arrestato a causa del solito spione. Ma interviene Chang che lo aiuta a fuggire. Quando Marcel ritorna, trova il ragazzo nascosto nell’armadio; gli racconta del nonno e gli dice che deve obbedirgli.

– Va poi a trovare la moglie in ospedale portandole un garofano rosso e dei cioccolatini. Arletty deve iniziare una nuova terapia e lo prega di non andarla a trovare per due settimane. Ma lo rassicura sulla sua guarigione: «Non ti ingannerei mai, lo sai… e non solo te lo dico, te lo prometto». È importante sottolineare che subito dopo Marcel va in chiesa a pregare (importante il suono dell’organo) e poi lo vediamo pulire le scarpe a due preti un po’ originali: dalle loro disquisizioni emergono chiaramente alcune parole particolarmente significative: «Però, come dice Luca, è gaudio nel Regno dei cieli: le sue porte spalanca agli innocenti».

-Il commissario viene convocato dal prefetto (che l’immagine non mostra mai: segno di un potere anonimo e disumano) che fa pressioni perché si risolva il caso del ragazzo scomparso. Monet allora si mette in moto, ma, nonostante gli ordini ricevuti, dimostra grande umanità. Interroga il fruttivendolo che dice solo cose buone su Marcel. Va poi da Claire e, in un clima di grande confidenza, le fa le condoglianze per la morte del marito che lui stesso aveva messo dietro alle sbarre. Poi le chiede: «Marcel Marx: ci tieni molto?». La donna risponde: «Oh sì, molto».

– Mentre Yvette e Claire vanno a trovare Arletty in ospedale (Yvette le legge un brano delle Novelle di Kafka), Marcel si accorda con un pescatore per far arrivare il ragazzo in Inghilterra. Ma occorrono 3.000 euro. Claire e Chang gli offrono aiuto, ma Marcel vuole cavarsela da solo. L’idea è quella di organizzare un concerto con Little Bob (al secolo Roberto Piazza) un cantante rockabilly una volta famoso, ma che non intende suonare finché sua moglie Mimì, con la quale ha litigato «a causa di un melo», non tornerà da lui. Marcel va da Mimì e cerca di convincerla a tornare. Lei accetta a patto che Bob le chieda scusa. Va allora da Bob e riesce a combinare la riconciliazione: il concerto si farà.

-Ma proprio il giorno del concerto Marcel dovrebbe andare in ospedale (le due settimane sono trascorse) per portare ad Arletty quel vestito giallo che la donna gli aveva chiesto. Non potendoci andare, Marcel consegna il pacchetto a Idrissa e gli spiega come arrivare in ospedale. È una sequenza molto importante dal punto di vista tematico perché fa incontrare il ragazzo con la donna che ancora non sapeva della sua esistenza. Il ragazzo le raccomanda: «Signora, sia gentile, cerchi di guarire in fretta. Il signor Marcel non credo ce la faccia senza di lei». Poi la saluta e le augura buona fortuna.

– Il concerto va a gonfie vele e Marcel fa appena in tempo a scappare coi soldi prima dell’arrivo della polizia. A casa arriva il commissario che, nonostante le apparenze, cerca di aiutarlo suggerendogli di sbarazzarsi del “pacco” il più in fretta possibile. E ammette: «C’è un punto sensibile nel mio cuore. I veri malfattori mi lasciano perfettamente indifferente; di contro non mi piace che gli innocenti soffrano».

-Arriva la polizia a perquisire la casa, ma Idrissa ha appena fatto in tempo a scappare. I poliziotti cercano anche nel quartiere, nel negozio di Yvette e del fruttivendolo. Ma intanto Idrissa, nascosto nel carrettino del fruttivendolo riesce, grazie a questi e a Chang, a raggiungere la barca e a nascondersi. C’è un ultimo pericolo: arriva la polizia e vuole perquisire la barca, ma il commissario, con la sua autorità, dice di avere già controllato e permette così alla barca di partire. Poco prima Idrissa si era accomiatato da Marcel: «Grazie, signor Marcel, non la dimenticherò mai… saluti sua moglie per me». Marcel e il commissario possono andare insieme al bar a bere un bicchiere di Calvados. 

Seconda PARTE

Marcel, dopo aver pulito la casa, va in ospedale, ma la stanza di Arletty è vuota. Si potrebbe pensare al peggio. Ma il medico, con rammarico, gli dice: «Sono desolato, signor Marx, non capisco come sia possibile. La medicina non conosce casi del genere: la diagnosi sembrava indicare il contrario. Un collega di Shangai mi parlò una volta di un paziente che si era ristabilito in pochi secondi, ma qui, in Francia!». Evidentemente si tratta di una guarigione miracolosa. Appare Arletty con il suo vestito giallo che, con aria disarmante, gli dice: «Sì, sono guarita. La malattia mi ha completamente lasciata. Vieni, torniamo a casa, Marcel». I due fanno ritorno a casa, accolti da Laika, e s’accorgono che il ciliegio è fiorito. Entrano in casa. L’ultima immagine è su quel ciliegio fiorito sullo sfondo del cielo. Inizia una musica extradiegetica. Le ultime parole che si sentono sono quelle di Arletty che dice: «Preparo da mangiare».

La significazione nasce, come s’è detto, dalla giustapposizione tra la prima e la seconda parte del film. Nella prima parte Marcel incontra Idrissa, un ragazzo “innocente” e indifeso in cerca della madre. Marcel lo accoglie e lo difende. Nel frattempo Arletty si ammala incurabilmente. Marcel si prodiga in tutti i modi per aiutare il ragazzo e, grazie alla solidarietà di persone buone e generose, riesce a salvarlo. Nella seconda parte Arletty guarisce miracolosamente. La struttura filmica stabilisce chiaramente un rapporto di causa ed effetto tra le due cose: la guarigione miracolosa avviene grazie alla dedizione, alla generosità e alla solidarietà delle persone buone.

 L’idea centrale, pertanto, potrebbe essere così formulata: prendersi cura di chi è più debole e bisognoso, con spirito di carità e di solidarietà, produce misteriosamente effetti altamente positivi o addirittura miracolosi.

Spiazzante per la sua semplicità e ingenuità, l’opera, che si avvale di una recitazione volutamente antirealistica e stilizzata e di una narrazione smaccatamente anacronistica, è una favola tenera e delicata, ricca di valori umani e cristiani (i riferimenti religiosi sono evidenti) e decisamente edificante. Un vero gioiello di cinema.