N.06
Novembre/Dicembre 2015

Musica: ali per il pensiero, luce eterna per l’anima

Lo ha detto Platone: «La musica è una legge morale. Essa dà un’anima all’universo,
le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza, e la vita a tutte le cose».
La musica, infatti, nella perfetta simbiosi tra la forza dirompente delle note e la profondità dei testi, quando accompagnata dal canto, ha in sé la capacità di coinvolgere e accompagnare la vita. Anche quando la fatica segna il passo e riga il volto… perché «la musica è la miglior medicina dell’anima». Ed è proprio vero.

Giorgia nasce a Roma nel 1971. Stupisce tutti quando, nel 1994, presenta a Sanremo E poi con quella sua voce capace di virtuosismi tipici delle grandi star d’Oltreoceano. L’anno successivo vince il Festival di Sanremo con Come saprei (scritta da Eros Ramazzotti), canzone che le regala anche il Premio della Critica Mia Martini.
Nella sua carriera, ha duettato con personaggi di rilievo della musica mondiale come Luciano Pavarotti, Ray Charles (nel 2000 al Summer Festival di Lucca realizza un sogno cantando con lui Georgia on my mind) e Herbie Hancock, che di lei dirà: «È fantastica perché non ha paura di rischiare. Quando canta, ha una luce dentro».
Ha collaborato anche con grandi artisti italiani come Pino Daniele, Zucchero (autore di un’altra super hit Di Sole e d’Azzurro), Mina (duetto in Poche parole, canzone dell’album Stonata uscito nel 2007), Gianna Nannini e registi come Ferzan Ozpetek (Giorgia nel 2003 firma Gocce di memoria, tema principale del film La finestra di fronte). Nel 2010 duetta con Elisa nella ninna ninna Pour que l’amour me quitte contenuta nell’album Ivy. Nel 2008 su iTunes viene pubblicato un documento straordinario: l’EP Giorgia-live alla casa del jazz, con alcuni standard jazz eseguiti nel novembre 2007 in un concerto alla Casa del jazz di Roma. Il cd balza immediatamente al primo posto della chart e vi rimane per diverse settimane.
Il 21 aprile 2009, con Ligabue, Jovanotti, Laura Pausini, Tiziano Ferro e tanti altri, registra la canzone Domani 21.04.09, cover di un brano di Mauro Pagani, realizzata a scopo benefico a seguito del sisma avvenuto in Abruzzo. Il 21 giugno partecipa in veste di madrina al concerto Amiche per l’Abruzzo che ha riunito sul palco dello Stadio Meazza 46 cantanti italiane tra le quali Laura Pausini (organizzatrice dell’evento), Elisa, Gianna Nannini e Fiorella Mannoia. In questa occasione, nasce il sorprendente duetto con Gianna Nannini. La canzone Salvami conquista un meritato Wind Music Awards di platino per le vendite all’Arena di Verona.
Nel 2010 Giorgia affida le sue cure manageriali a Fabrizio Giannini e inizia a collaborare con un grande produttore, Michele Canova, per il nuovo progetto discografico. Il 6 settembre 2011 esce Dietro le apparenze. Il disco vanta collaborazioni importanti tra cui Lorenzo Jovanotti, Eros Ramazzotti e l’autore americano Busbee. Dietro le apparenze è un disco doppio platino con una performance in classifica straordinaria.
Tu mi porti su, brano scritto da Jovanotti per Giorgia, quinto singolo di successo estratto dall’album, si classifica al primo posto dei brani più trasmessi in radio nel 2012. Tutti e cinque i singoli estratti dall’album (Il mio giorno migliore, È l’amore che conta, Inevitabile, Dove sei, Tu mi porti su) sono stati per settimane tra i brani più trasmessi dalle radio.
Giorgia con Dietro le apparenze è ai vertici dell’eccellenza vocale e compositiva: nove delle tredici canzoni dell’album portano la sua firma. I suoi testi sono diretti, pieni di vita vissuta, non sbandierata, ma raccontata e guardata, una vita nella quale ci si domanda il senso delle cose e si cerca la profondità di sé e delle relazioni. Canzoni in cui capita di identificarsi profondamente e di emozionarsi.
Certamente offrono un valore aggiunto le esperienze che la cantante vive in attenzione al sociale e ai diritti che ad ogni persona vanno garantiti.
Tra i vari impegni umanitari di Giorgia vanno ricordati quello, sotto l’egida dell’Unicef, per l’istruzione dei bambini e delle donne nel sud del mondo. Giorgia è stata nominata nel 1999 ambasciatrice dell’Unicef e, dal 2005, è madrina dell’associazione Tartallegra che si propone la formazione alla relazione etica di bambini e famiglie.
La cantautrice è una convinta ambientalista e ha lanciato una linea di abbigliamento eco sostenibile, la Earthache; inoltre si batte per il problema della raccolta differenziata e per la diminuzione dell’uso della plastica: il suo album Spirito libero – Viaggi di Voce 1992- 2008 è stato commercializzato senza il blister protettivo in plastica, come anche una parte delle copie di Dietro le apparenze. Giorgia è inoltre impegnata in prima persona nella lotta contro le emissioni di CO2 (per i suoi tour ha spesso adoperato mezzi ibridi) ed è una convinta animalista.
Nel 2003 è stata la prima testimonial della campagna No excuse contro lo sfruttamento del lavoro minorile, lanciata dalla televisione MTV. Nel 2005 ha organizzato presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma il concerto evento Insolite note il cui ricavato è stato utilizzato per finanziare la costruzione di un asilo in Africa, grazie alla fondazione Tartallegra. Giorgia è anche una delle testimonial della campagna del «Corriere della Sera» Il Respiro.
Il 24 settembre 2013 Sony Music pubblica la compilation Pink Is Good a cui Giorgia partecipa con Vivi Davvero. Il ricavato è stato devoluto alla Fondazione Umberto Veronesi per finanziare la lotta contro il tumore al seno.
Sul palco Giorgia è un’artista eccezionale, per le indiscutibili doti vocali e per il rapporto che riesce ad instaurare con la vita, gli altri e il pubblico. 

Impara anche a dire “no”
Pazienza
Nell’età della tecnica, tutta frenesia e produttività, occorre riscoprire la pazienza come seria e impegnativa alternativa esistenziale, capace di aiutarci a ridisegnare i ritmi e le forme del nostro stile di vita.
Viviamo in un’epoca in cui il valore di una persona è misurato sulla base di grammatiche esistenziali efficientistiche e produttivistiche. Il nostro stare al mondo, in altri termini, dipende dalla celerità, che sovente tracima nella frenesia, nella “vampirizzazione” del tempo, con cui alimentiamo i meccanismi di un attivismo sempre più insaziabile.
In questo contesto, che, accanto a soddisfazioni spesso più quantitative che qualitative, vede attuarsi una progressiva dimenticanza dell’anima e un imbarbarimento della dimensione spirituale, occorre recuperare la virtù della pazienza.
La pazienza è capacità di sopportare gli inevitabili scacchi della vita, dovuti a noi o agli altri, e riconoscere, di conseguenza, la nostra finitudine; la pazienza è la via privilegiata al pensiero prospettico, alla complessità, alla capacità, in altri termini, di non fermarsi a sintesi provvisorie, bensì ad andare in profondità per cogliere le infinite sfumature dell’esistenza e scoprire e confrontare le molteplici alternative che la vita ci offre, troppo spesso ridotte all’oggetto raggiungibile, al ruolo sociale, all’immersione acritica nell’avere e nel possedere.
La pazienza, poi, si declina come contemplazione, che non è fissità dell’anima, astorica dimensione del pensiero, bensì sguardo vigile, profondo su tutta la poliedricità dell’esistenza.

È l’amore che conta
Contemplazione
Solo con lo sguardo contemplativo si possono godere gli essenziali significati della vita. Ma la disposizione a stare e a contemplare non si conquista con immediatezza: è frutto di un lungo e paziente lavoro su se stessi.
Papa Francesco dice che la contemplazione del Vangelo dà la capacità di fissare lo sguardo: cioè di fermarsi sul passo, di guardare con attenzione, di ascoltare con cura, di dare spazio alla parola e non alla chiacchiera, alla conoscenza e non alla superficiale informazione, alla verità e non alla banalità, alla speranza e non alla desolazione. Contemplazione significa capacità di stupore; capacità di ascoltare il silenzio, di sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla.
Contemplare vuol dire andare al di là delle proprie comode sicurezze e oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano per mettersi alla ricerca del vero, del bello e dell’amabile; significa cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede obbediente alle forme, la nostra fedeltà soddisfatta negli adempimenti e la nostra ragione saziata dai sillogismi.
È un esercizio che ha il ritmo del respiro ed è colmo di presenza: è incontro che ci trasforma in persone saldamente radicate e fortemente attratte, pronte a coniugare l’oltre nel qui e ora! 

Nell’attesa che hai
Cammino
«Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c’è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l’orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.
Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l’impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così si continua il cammino in una attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto.
Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell’orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l’una sull’altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire.
Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa tempo a tornare»
(Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari)