N.05
Settembre/Ottobre 2019

Per una dualità speculare, umana e divina

«Maschio e femmina li creò» (Gen 1,27b)

  L’antica tradizione ebraica aveva posto sotto tutela alcuni testi sacri, ritenendoli «per adulti», in quanto non comprensibili da tutti, ma solo da coloro che venivano iniziati ad essi e ne acquisivano le chiavi di lettura; si trattava dell’«Opera della Creazione» (Gen 1,1-2,4), dell’«Opera del Carro» (Ez 1), della visione escatologica del Tempio di Ezechiele (Ez 40ss) e, infine, del Cantico dei cantici. Questi sono anche i testi che la mistica dell’ebraismo ha fatto propri, fascinosi e gravidi di ricerca infinita del volto di Dio e, insieme, del mistero dell’uomo e della donna. Pur limitandoci a semplici e brevi accenni, vogliamo «sporcarci le mani» – come la tradizione ebraica definisce l’accostamento con lo scritto sacro e ispirato – con due di questi scritti: l’«Opera della creazione» e il Cantico dei Cantici.   Il volto «duale», maschile e femminile, del Dio creatore e liberatore Per dieci volte Dio parla (wayyōʾmer ʾElōhim,…

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