N.05
Settembre/Ottobre 2023

Barbiana ’65 – per tornare a Don Milani – Attività Laboratoriali

 

Introduzione

Più che un laboratorio questa volta desidero proporvi di creare un gruppo di studio sulla figura di Don Lorenzo Milani (1923-1967) per riflettere sul ruolo dell’educazione nella creazione di modelli di riflessione critica sui fenomeni storici che viviamo e, soprattutto, sulle categorie che utilizziamo per leggere gli eventi. A un centenario della sua nascita, chi come me si occupa a vario titolo di educazione, scuola, formazione ecc., ha assistito sui social network a un proliferare di post con lo slogan “I care / Mi sta a cuore”, messaggio che campeggiava sulla porta della scuola di Barbiana da lui fondata alla fine degli anni Cinquanta e pensato come l’opposto del “Me ne frego” fascista. Se il “Mi sta a cuore” di quegli anni era una proposta sovversiva, mi pare che il nostro uso leggero e ampliamente condiviso ne abbia bonificato, o forse addolcito – la mia prima sensazione mentre sfogliavo i post è stato avvertire nella bocca un senso di dolceamaro – la potenza della riflessione e degli interrogativi che la sua figura ha introdotto nella storia dell’educazione italiana. Per fortuna, non tutti hanno fatto di Don Milani una bandiera da sventolare per inneggiare alla cura in educazione e nella scuola, ma tanti (comunque una minoranza) riescono ancora a riconoscerne e a interrogarsi per assumere la portata radicale della funzione sociale della sua testimonianza. 

La testimonianza di Don Milani è aspra e serve comprenderla nella sua capacità di prendere posizione dalla parte dei figli e delle figlie degli operai e dei contadini non tanto come posizione individuale, ma come opera di una comunità (Lorenzoni, 2017), quella di Barbiana appunto. La proposta sarà quella di partire dal documentario con immagini inedite Barbiana ’65 per osservare la dimensione collettiva di quell’esperienza e lasciarsi ispirare per riflettere su temi ancora attuali proposti dalla scuola di Barbiana di quegli anni primi tra tutti la guerra e la giustizia sociale.

 

Prendersi del tempo per guardare il documentario

Le attività del laboratorio consiste nel costruire un piccolo gruppo di giovani e di adulti che hanno voglia di incontrarsi per tre volte e riflettere insieme guardando video e leggendo dei testi tra un incontro e l’altro. 

Dunque, individuato il gruppo e costruito con loro il calendario – spesso la cosa più difficile è individuare le date in cui tutti sono liberi – suggerisco tre incontri di 2 ore e mezza; condividere il link del documentario da vedere individualmente o in piccolo gruppo (se autonomamente il gruppo decidesse di auto-organizzarsi in sottogruppo). 

Il documentario “Barbiana ’65” è disponibile su RAI play.

Per chi desiderasse approfondire l’esperienza di Barbiana suggerisco anche la visione di un altro documentario “Don Milani: il dovere di non obbedire”, firmato dalla storica Vanessa Roghi studiosa molto esperta sul tema.

 

Dialogare in gruppo – primo incontro

Nel primo appuntamento in presenza i/le partecipanti saranno invitati dalle/dai facilitatrici e/o facilitatori a individuare usando se serve anche il proprio smartphone un’immagine che possa rappresentare dal loro punto di vista l’esperienza di guardare il documentario. Per esempio, io guardandolo ho ripensato alle origini contadine della mia famiglia quindi se fosse chiesto a me andrei a cercare online una foto del Polesine degli anni ’60/’70 dove mia madre tornava ogni estate rientrando a casa come tanti migranti economici trasferitosi dalle aree arretrate del Veneto ai grandi centri urbani, in primis Torino e Milano. 

Dalle immagini condivise una dopo l’altra spontaneamente e senza ricercare una finalità se non quello fondamentale di imparare ad ascoltare gli/le altri potrà nascere una conversazione sui contenuti del documentario o dei documentari (nel caso che alcuni partecipanti li avessero visti entrambi). 

 

Le cinque regole della comunicazione biografico-solidale

Per tutti e tre gli incontri dialogici da creare insieme ai/alle partecipanti può essere utile condividere alcune regole che possano orientare la comunicazione verso uno scambio solidale a partire dalla propria biografia, senza però appiattirsi nel bisogno di arrivare a condividere una visione comune. Propongo di utilizzare le regole pensate all’interno dell’esperienza delle pratiche filosofiche di Philo che frequento da tempo.

Le regole che promuovono l’ascolto e non la contrapposizione di idee sono le seguenti: 

1) Il riferimento all’esperienza biografica è sempre presente, indipendentemente dal tipo di discorso.
2) Le affermazioni dell’altro vengono accolte come espressione del suo sé e delle sue credenze. Ciò significa che la comunicazione si discosta dall’opposizione di tesi in competizione per una verità che escluda la verità dell’altro.
3) L’ascolto dell’altro è aperto, il che significa che tende a sospendere ogni interpretazione sostitutiva del tipo “Quel che ho sentito è solo una copertura di qualcos’altro”.
4) Il contributo e la restituzione di chi ascolta tendono a esprimersi come un’offerta anamorfica, il che significa la possibilità che il diverso punto di vista scopra altri aspetti di ciò che si è detto, e che questi altri aspetti possano essere liberamente presi in considerazione, o trascurati, da chi guida l’incontro.
5) La tentazione della distruttività nella contrapposizione confutativa deve essere sospesa e riesaminata auto analiticamente e in silenzio.

 

Per un approfondimento sulle cinque regole e il modello dialogico è possibile scaricare gratuitamente il libro “Philo. Una nuova formazione alla cura”.

 

Prendere il tempo per leggere – in autonomia

Il terzo passaggio di questo percorso laboratoriale conduce di nuovo i/le partecipanti a trovare il tempo in autonomia di leggere i seguenti articoli in autonomia per poi ritrovarsi nel secondo incontro di gruppo a parlarne.

Gli articoli scaricabili gratuitamente online sono i seguenti:

  1. Don Milani e “la scuola come un ottavo sacramento”, 2023, Il Post, https://www.ilpost.it/2023/05/27/don-lorenzo-milani/
  2. Cinque ragioni per tornare a Don Milani, 2017, Internazionale.
  3. La scuola buona, a cinquant’anni da Lettera a una professoressa, 2017, Internazionale.

Inoltre, propongo per chi desidera approfondire la lettura del libro di Vanessa Roghi (2017) “La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole” che mette a tema il ruolo del linguaggio nella costruzione dei modelli educativi e più in generale sociali.

 

Ancora con le sedie in cerchio

Il secondo incontro in presenza sarà dedicato alla condivisione delle riflessioni a partire dagli articoli (+ eventualmente il libro) letti individualmente. Per rompere il ghiaccio iniziale i/le facilitatori/trici proporranno ai presenti di leggere ad alta voce la frase più significativa individuata negli articoli dopo aver naturalmente dato loro un po’ di tempo per trovarla. La lettura ad alta voce in cerchio delle frasi significative una dietro l’altra creerà un clima partecipativo che favorirà la condivisione, secondo le regole della comunicazione biografica-solidale. L’obiettivo dell’incontro è mettere a tema la dimensione collettiva dell’esperienza di Barbiana per riflettere su temi ancora attuali proposti dalla scuola di Don Milani di quegli anni, primi tra tutti, la guerra e la giustizia sociale.

 

Divagare un pochino

Tra il secondo e il terzo incontro in presenza è interessante suggerire ai/alle partecipanti di mettersi alla ricerca in autonomia di altre esperienze nel mondo, del presente o del passato, che possano inspirare il gruppo e continuare la riflessione per promuovere la cultura democratica e la partecipazione di tutti in una società più inclusiva.

 

Organizzarsi per agire insieme

Nel terzo incontro i/le presenti saranno ingaggiati a presentare al resto del gruppo i materiali individuati e insieme poi si ragionerà su come lasciarsi ispirare dalle esperienze raccontate per organizzare una azione collettiva all’interno della propria realtà. Tutto può essere, basta che sia concreto e che venga veramente realizzato. Se mancassero le idee, suggerirei di andare a ripescare i LABS scritti da me nel corso dello scorso anno che forniscono esempio di azioni partecipate e collettive. Ecco il link per andare a curiosare tra le proposte.

Forse i/le facilitatori/trici possono valutare se ha senso arrivare all’incontro con delle proposte concrete per poi riprogettarle in gruppo… anche stravolgendole completamente! Anzi, più vengono cambiate, più diventano l’esito di un progetto di co-creazione e non qualcosa di noiosamente calato dall’alto.

 

 

Se hai trovato interessanti queste attività, leggi anche l’articolo Barbiana ’65 – per tornare a Don Milani a cura della stessa autrice.