N.01
Gennaio/Febbraio 2010

Ricordati del tuo primo Amore

Questo primo numero di «Vocazioni» 2010 coincide con il raggiun­gimento del 27° anno di pubblicazione. Non è un anniversario particolare che richiede qualche celebrazione speciale; pur tutta­via credo che 27 anni di proposta, per una rivista, non siano pochi e pen­sando ad un semplice parallelismo cronologico con le fasi della vita, essi corrispondono al momento dell’età giovane adulta, quando “le scelte” cominciano ad essere non solo un miraggio, ma una concreta possibilità.

È questa una piccola ma intrigante metafora: l’età della nostra rivista significa entrare con pienezza nella fase delle scelte mature; significa che tutta la pastorale vocazionale ha messo a fuoco me­glio i propri sentieri da percorrere e soprattutto i propri obiettivi da raggiungere; significa, come ci ricorda in maniera esplosivamen­te colorata la nostra nuova copertina, con lo scorcio sul porto di Hammamet (1914) nel quadro di August Macke, pensare al momento in cui Gesù, sul lago di Tiberiade, chiama i suoi primi discepoli, invitandoli a lasciare la sicurezza delle proprie reti, delle proprie barche e del mestiere di pescatori, per affronta­re la grande sfida di andare verso l’ignoto, sapendo di poter contare solo su di Lui, vivendo la gioia di decidersi per Lui, nell’intravedere un orizzonte ampio e infinito che si spalancava davanti ai loro occhi e al loro cuore (Mt 4,18-22).

Quali obiettivi ci proponiamo?

In questi mesi, nel riscontro con gli amici direttori dei CRV e CDV, nell’incontro con tanti animatori e animatrici vocazionali, impegnati in un servizio di totale disponibilità e gratuità nelle chie­se locali, sono emerse tre suggestioni, che sono altrettante stelle luminose per orientare il nostro cammino.

Ci siamo resi tutti più consapevoli di quanto sia importante vivere, personalmente e all’interno delle équipes dei CDV e degli Istituti di Vita Consacrata, una dimensione seria, profonda e continuativa di “formazione”. Per essere testimoni luminosi e trasparenti della gioia della nostra chiamata, abbiamo bisogno di ritrovare il senso profon­do delle motivazioni della nostra scelta spirituale e vocazionale e insieme recuperare la nitidezza e la bellezza del nostro primo “Sì” d’Amore, per non cadere nel rammarico del richiamo che ci suggeri­sce il testo di Apocalisse 2,4:

«All’angelo della Chiesa di Efeso scrivi:

… Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo primo amore».

 

Siamo insieme convinti di quanto sia importante ricreare una “sen­sibilità vocazionale” che sia presente e pervasiva nel tessuto vivo delle nostre comunità cristiane, perché solo la loro vitalità diventa il grembo fecondo e creativo per la nascita di nuove Vocazioni e per andare oltre la sindrome della sfiducia e la paura della scelta. Lo ricordava con deli­catezza e con forza il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, nella sua prolusione di apertura al Convegno nazionale vocazionale del 3-5 gennaio u.s.

 

Crediamo ad un lavoro comune di intensa comunione e sinergia con le altre aree della pastorale, per essere seme e lievito presente in maniera trasversale ad esse. Ciò comporta una comunione ad extra, che tocchi tutta la pastorale; ma significa anche una comunione ad intra, che ci aiuta a raccordarci meglio tra noi, nei nostri CDV, trovando sintonia di progettualità e di cammini esperienziali condivisi.

Alla base di tutto ciò sta una consapevolezza antica e sempre nuo­va: una pastorale vocazionale feconda nasce solo da una profonda esperienza spirituale. A conferma di una verità spesso sperimentata e condivisa tra noi: “più che una crisi di vocazioni, noi viviamo una crisi di… spiritualità”.

Per questo siamo chiamati a ritrovare il coraggio di una fede pro­fetica, capaci di guardare in alto per ritrovare il gusto di guardare in avanti; per essere testimoni che indicano la via della semplificazione, in un mondo sempre più complesso e tremendamente complicato.