Primi e immediati apostoli della vocazione in mezzo ad altri giovani
Ai seminaristi presenti al Convegno è stato consegnato fin dall’inizio un foglio di lavoro – con alcune considerazioni e domande – destinato a preparare l’incontro che si sarebbe vissuto, la sera del 4 gennaio, con la Direzione del CNV. Questi i passaggi salienti di questo “foglio”.
Un ruolo importante
La chiamata oggi nella Chiesa ha bisogno di nuovi “precursori” che, come Giovanni, sappiano indicare chi è Colui che si deve seguire. Il Centro Nazionale Vocazioni con tutti gli animatori, gli educatori, i catechisti; i sacerdoti, i consacrati, i laici… dei Centri Diocesani Vocazioni, sono mandati dai Vescovi delle nostre Chiese locali a “seminare”, accompagnare, educare, i giovani alle vocazioni di speciale consacrazione. Crediamo che i seminaristi abbiano un ruolo importante in questa “semina”, per la grazia particolare che stanno sperimentando; per il passaggio esistenziale che stanno vivendo; per la condivisione naturale delle fatiche e dei desideri dei coetanei.
In questo senso ci sembra importante accogliere insieme alcune indicazioni che provengono rispettivamente: dal Documento Conclusivo del Congresso Europeo; dall’Assemblea dell’episcopato italiano e, finalmente, dalla recente giornata mondiale della gioventù. Scrive il documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa” (6 Gennaio 1998, n. 29b): Segno particolare della vocazionalità della vita è la comunità del seminario diocesano o interdiocesano. Esso vive una singolare vicenda all’interno delle nostre Chiese. Da una parte è un segno forte perché costituisce una promessa di futuro. I giovani che vi approdano, figli di questa generazione, saranno i preti del domani. Non solo, ma il seminario sta a richiamare concretamente la vocazionalità della vita e l’urgenza del ministero ordinato per l’esistenza della comunità cristiana. Dall’altra il seminario è un segno debole, perché chiede una costante attenzione della Chiesa particolare, sollecita una seria pastorale vocazionale per ripartire ogni anno con nuovi candidati.
Scrivono i nostri Vescovi – al termine di un’Assemblea quasi tutta dedicata all’argomento – nel documento “Le vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata nella comunità cristiana” (27 Dicembre 1999, n. 22): Ai seminaristi, novizi e novizie e a tutti i giovani incamminati verso il sacerdozio o la vita di speciale consacrazione vogliamo ricordare una consolidata verità pastorale: Nessuno è più adatto dei giovani per evangelizzare i giovani. I giovani studenti che si preparano al presbiterato, i giovani e le giovani in via di formazione religiosa e missionaria, a titolo personale e come comunità sono i primi e immediati apostoli della vocazione in mezzo ad altri giovani.
Ci e vi chiediamo
Come possono essere coinvolti, in modo saggio, i seminaristi nella pastorale vocazionale? Come un “gruppo teologi” può inserirsi nella pastorale vocazionale del CDV (e in quella giovanile, familiare, catechetica, ecc)? Sappiamo che molte esperienze sono state fatte nelle diocesi italiane, altre sono in atto (di testimonianza, di annuncio, di catechesi vocazionale e soprattutto di preghiera): quali valutazioni si possono fare?
Quali proposte avete circa la pastorale vocazionale del futuro, vista l’evoluzione della realtà giovanile e tenendo conto delle trasformazioni in atto nel tessuto ecclesiale italiano? Cosa vi aspettate dal CNV, cosa vorreste per voi e per i seminaristi italiani? Quali contributi potrebbero dare i seminaristi italiani al CNV? Conoscete il Seminario sulla “Direzione spirituale a servizio dell’orientamento vocazionale”? Non sarebbe utile per gli studenti di teologia del 6° anno?
Conoscete la rivista Vocazioni? Il Seminario è abbonato? Vi sembra più utile una partecipazione al Convegno annuale con tutti gli animatori vocazionali o preferireste un’iniziativa specifica per voi seminaristi?
In dialogo
Nell’incontro molti hanno avuto la possibilità di rispondere a voce, durante il dialogo con la direzione del CNV; alcuni, per mancanza di tempo, hanno fatto pervenire per iscritto alla Direzione le loro osservazioni. Mi limito a sintetizzare e riproporvi quanto ci hanno detto.
Come i seminaristi sono coinvolti nella pastorale vocazionale?
La maggior parte dei Seminari ha fatto la scelta di coinvolgere direttamente nella pastorale vocazionale i seminaristi del V anno di teologia (in qualche seminario fin dal biennio), anche se il loro campo di azione è estremamente variegato: si va dagli incontri vocazionali e dalle missioni per i giovani proposti dal Seminario, a volte in collaborazione con il CDV, nelle parrocchie o nelle zone pastorali, ai week- end, ritiri, Incontri di discernimento vocazionale, esercizi spirituali, campi scuola organizzati per i ragazzi e i giovani nel seminario.
In questi incontri ai seminaristi viene chiesto di offrire la loro testimonianza vocazionale. Qualcuno, a tale proposito, ha fatto notare che anziché parlare di “testimonianza vocazionale”, sarebbe più opportuno parlare di “testimonianza di ricerca vocazionale”. Non è un gioco di parole; si vuole, invece, porre l’accento sul fatto che i seminaristi non hanno ancora vissuto una vita vocazionale, che può autorizzarli ad offrire una testimonianza; possono, però, comunicare ai loro coetanei il loro desiderio e impegno nello scoprire la propria vocazione, con le gioie e le difficoltà che incontrano sul loro cammino.
Non è mancato chi ha fatto notare che, al di là delle diverse attività pastorali in cui i seminaristi sono coinvolti, la loro è comunque sempre una presenza “vocazionale”, capace, cioè, di “provocare” nel cuore di altri giovani il sorgere delle domande importanti circa il proprio futuro. Pertanto, è stato chiesto che questa loro presenza nelle parrocchie sia valorizzata maggiormente dal CNV, dal CRV e dal CDV.
In alcuni seminari, vi è un “gruppo di animazione vocazionale” che ha il compito di aiutare gli altri seminaristi nelle attività vocazionali in cui sono coinvolti.
In qualche seminario è chiesta ai seminaristi una fattiva collaborazione nella preparazione della Rivista vocazionale del seminario. Infine, pur dimostrandosi tutti entusiasti del contributo che essi offrono all’animazione vocazionale delle loro Chiese locali, alcuni hanno fatto notare le difficoltà presenti nella pastorale vocazionale delle loro diocesi: un CDV poco coinvolgente o, addirittura, poco presente nella pastorale ordinaria e una pastorale vocazionale che rischia di essere fagocitata quasi del tutto dalla pastorale giovanile.
Cosa si attendono i seminaristi dal CNV e cosa propongono al CNV?
Innanzitutto al CNV chiedono di non essere solo “utilizzati” nella pastorale vocazionale, ma di essere soprattutto aiutati nel loro cammino vocazionale, organizzando per loro degli incontri specifici di spiritualità o di riflessione e di studio attorno alle problematiche vocazionali. Al CNV propongono di pensare ai seminari come a dei “laboratori stabili”, soprattutto per elaborare nuove forme di linguaggi, perché l’annuncio vocazionale raggiunga e coinvolga maggiormente la realtà giovanile. Un linguaggio che sia sempre più sintonizzato sulla lunghezza d’onda del mondo giovanile sembra essere, a loro avviso, molto importante per superare quello steccato che a volte separa i giovani dagli adulti. Qualcuno propone che nel CRV e nel CDV vi sia sempre la presenza di almeno un seminarista; altri hanno chiesto al CNV di essere maggiormente informati sulle iniziative del CNV, perché, per es., non pochi avrebbero partecipato già in passato al Seminario sulla Direzione spirituale, ma non ne erano a conoscenza.
Come continuare in futuro il dialogo con i seminaristi?
La maggior parte dei seminaristi presenti si è detta favorevole a partecipare ad un incontro specifico del CNV con loro, ma all’interno del Convegno nazionale annuale. Alcuni seminari hanno fatto già da diversi anni la scelta di inviare un gruppo dei loro seminaristi a questo Convegno nazionale, perché la loro partecipazione è risultata per tutto il seminario oltremodo arricchente e, pertanto, non vorrebbero perdere questa opportunità. Quei seminaristi, che partecipavano per la prima volta al Convegno nazionale, hanno osservato che il ritrovarsi insieme con sacerdoti, consacrati e laici impegnati direttamente nella pastorale vocazionale, ha offerto loro la possibilità di conoscere direttamente e, quasi dal di dentro, la pastorale vocazionale delle nostre Chiese locali. Anche per questi ultimi sarebbe auspicabile che questa esperienza fosse continuata in futuro, ma all’interno del Convengo nazionale.
Solo alcuni hanno chiesto di poter avere un Incontro organizzato esclusivamente per loro dal CNV. Infine, diversi hanno espresso il desiderio che il dialogo iniziato con il CNV durante il Convegno nazionale possa proseguire in regione, con il CRV, e in diocesi, con il CDV.
Tutti hanno espresso profonda e sincera gratitudine al CNV per l’attenzione espressa nei confronti dei seminaristi e, soprattutto, per aver offerto loro la possibilità di partecipare al Convegno nazionale.
Noi c’eravamo…
Noi seminaristi abbiamo risposto in tanti all’invito del CNV: in circa 130 da tutta l’Italia abbiamo partecipato all’annuale convegno nazionale che si è tenuto a Roma dal 3 al 5 Gennaio. Per molti di noi è stata la prima esperienza; tanti conoscevano ben poco la realtà del CNV, ma subito abbiamo avvertito il clima familiare con il quale siamo stati accolti, sentendoci così protagonisti, e non solo fruitori, del Convegno. L’incontro “ad hoc” tra la Direzione del CNV e noi seminaristi ha dato subito conferma alle nostre impressioni: non possiamo più considerarci ai margini del lavoro vocazionale delle nostre diocesi, ci è stato detto, ma dobbiamo sentirci chiamati in prima persona ad essere testimoni della nostra vocazione, già da ora e soprattutto tra i nostri coetanei.
Siamo consapevoli delle difficoltà e dei nostri limiti, specialmente quando ci è chiesto di annunciare con la nostra vita la vocazione all’amore verginale (questo era il tema del Convegno), ma sappiamo anche che il nostro contributo può essere determinante: i giovani hanno bisogno di altri giovani che sappiano parlare e comprendere il loro linguaggio, capire le loro aspirazioni più profonde e le loro sconfitte, perché le hanno vissute loro in prima persona, perché cresciuti tra gli stessi banchi di scuola e nelle stesse piazze. Una forte “provocazione” quella che ci è arrivata da questo Convegno, ma anche un grande incoraggiamento: la vocazione all’amore verginale non può essere un argomento da affrontare sporadica mente e timidamente per pudore o per paura di essere fraintesi, va, invece, annunciato a testa alta, senza arrossire, come un amore profondamente umanizzante e totalizzante, capace di dare senso ad un’intera esistenza.
Mai come ora si fanno attuali e necessarie le parole di Paolo VI secondo cui il mondo ha bisogno più di testimoni che di maestri. Oggi, in un mondo in cui regna l’immagine, quale migliore immagine, quale migliore testimonianza di noi giovani chiamati, alle soglie del terzo millennio e nonostante le nostre contraddizioni, ad amare con lo stesso Amore di Dio?