N.04
Luglio/Agosto 2005

Con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze

Sono stato ordinato troppo giovane, non sapevo che cosa vuol dire celibato, o lo sapevo solo intellettualmente; alcune simpatie non mi avevano permesso di sperimentare veramente l’amore… 

I problemi affettivi erano tutt’altro che risolti ma, per l’impostazione della formazione seminaristica erano come accantonati o sublimati. Ognuno era portato a collocare questi problemi nella sfera del proprio mondo privato, da risolvere con l’impegno e con la preghiera… 

Troveremo, insieme ad altre, queste due testimonianze nella bella riflessione proposta all’ultimo Consiglio Nazionale dal vicario generale di Verona, Mons. F. Fiorio. E credo che sia importante per tutti, nell’affrontare un tema così delicato, metterci con grande umiltà in ascolto di coloro che, a costo di enormi sofferenze, hanno deciso di “lasciare” il ministero ordinato. 

C’è stato del resto un clima di grande partecipazione in tutti quando abbiamo passato quasi due giornate a riflettere su questo tema, aiutati da alcuni esperti, da alcune testimonianze, da alcune indagini. 

Forse con un certo sollievo si è preso atto che il fenomeno degli “abbandoni” è largamente più circoscritto rispetto a quanto si potrebbe pensare a causa della grande risonanza con la quale, comunque, viene accolto il fenomeno quando si manifesta. 

Non sono grandi numeri come invece è accaduto nei primi anni del periodo postconciliare. 

Tuttavia il fenomeno va guardato attentamente da coloro che, nella comunità cristiana, hanno il compito di annunciare, accompagnare e aiutare nel discernimento le nuove vocazioni. La consapevolezza su cosa determina tali fenomeni dovrà aiutarci tutti a migliorare radicalmente l’offerta formativa. E questa è la ragione, l’unica, che ci spinge a voler guardare dentro alle storie di alcuni fratelli e sorelle che abbandonano ministero ordinato o vita consacrata. 

Mi permetto solamente – nel presentare questo numero – di evidenziare qualcosa che è emerso come dato costante in tutti gli interventi che troveremo nelle pagine che seguono. 

L’antidoto sicuro, possibile, necessario contro il rischio degli abbandoni – fermo restando che, finché vivremo nella carne, la fedeltà esige un’autentica “lotta” risiede nella profondità della storia d’amore che si è stabilita tra colui che è chiamato alla verginità e la persona di Gesù. E secondo Gesù non basta ancora. In Gesù il vergine per il Regno è chiamato ad aderire con tutto se stesso al Padre, nello Spirito. 

Davvero: o la verginità è un tempio abitato dalla presenza di Dio – mistero di comunione trinitaria – che ama il vergine e attraverso il vergine, a modo suo, o diventa un vuoto incolmabile che prima o dopo grida tutta la sua fame di amore e di vita. 

Con tutto il cuore, magari come Maria: eccomi! 

Con tutta la mente, forse come Paolo: sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me! 

Con tutte le forze, perché non come Pietro, condotto dalla Pentecoste ad andare oltre le incertezze e i tradimenti e reso capace di tirare fuori dalla sua generosità anche la necessaria costanza e fedeltà. 

Certamente ci aspetta un grande lavoro – reso difficile e controcorrente da una cultura secolarizzata ed edonista – perché appartenga al modo normale di crescere dei nostri fanciulli, ragazzi e giovani questa entusiasmante qualità dell’amore. Lo ricordava Giovanni Paolo II nell’ultimo Messaggio per la scorsa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: Cari adolescenti e giovani, è a voi che, in modo particolare, rinnovo l’invito di Cristo a “prendere il largo”. Voi vi trovate a dover assumere decisioni importanti per il vostro futuro. Conservo nel cuore il ricordo delle numerose occasioni d’incontro che negli anni passati ho avuto con i giovani… Li ho visti allegri come devono essere i ragazzi, ma anche pensosi, perché presi dal desiderio di dare ‘senso’ pieno alla loro esistenza. Ho capito sempre più che è forte nell’animo delle nuove generazioni l’attrazione verso i valori dello spirito, è sincero il loro desiderio di santità. I giovani hanno bisogno di Cristo, ma sanno anche che Cristo ha voluto aver bisogno di loro. Carissimi ragazzi e ragazze! Fidatevi di Lui, mettetevi in ascolto dei suoi insegnamenti, fissate lo sguardo sul suo volto, perseverate nell’ascolto della sua Parola. Lasciate che sia Lui ad orientare ogni vostra ricerca e aspirazione, ogni vostro ideale e desiderio del cuore. 

Basterà? Certamente no. Occorrerà un impegno serio, personale, costante da parte di coloro che sono chiamati e da parte dei loro educatori. Ma di una cosa mi sembra che possiamo stare certi: se questa visione della vita e dell’amore legati al celibato per il Regno, non matura normalmente nel cuore dei nostri giovani, in una normale comunità cristiana e all’interno dei normali percorsi di crescita della fede (che proprio questa prospettiva di radicalità evangelica e di santità in realtà rende “normali”), le sofferenze degli abbandoni saranno destinate inesorabilmente, con tutta la buona volontà, ad aumentare…