N.05
Settembre/Ottobre 2005

Un mondo universitario, una cappella universitaria, una comunità religiosa e… tante vocazioni

Comunità delle suore Figlie della Chiesa 

Da secoli Siena è una città ricca di arte e di cultura. Basti pensare a tutti gli edifici che ruotano attorno al complesso della chiesa di San Vigilio fin dal 1500, quando era il cuore di uno dei primi collegi fondati dai Padri Gesuiti, per gli studenti poveri. Si sono poi succeduti vari Ordini Religiosi, sin quando nel 1816 il Granduca Ferdinando III donò il collegio all’Università Senese che lo trasformò in Rettorato, Economato e Segreteria delle molteplici Facoltà qui esistenti, compresa quella per gli stranieri. 

Sono circa 20.000 gli universitari che, volenti o nolenti, devono passare davanti a San Vigilio, sede dal 1956 dell’Adorazione Eucaristica, animata dalle Figlie della Chiesa. Dal 1991 è stata eretta anche Cappella Universitaria, con intuito profetico, da S.E. Mons. Gaetano Bonicelli, che provvide pure alla nomina di due Rettori, don Mauro Solbiati prima e don Roberto Donadoni poi. Molto deve, la Cappella, all’entusiasmo, preparazione, passione e amicizia di questi due giovani Sacerdoti. 

Tutto era affidato al soffio dello Spirito e alla preziosa collaborazione di altri Sacerdoti e giovani appartenenti a varie Associazioni e Movimenti ecclesiali, che costantemente si riunivano per programmare e verificare. Questo stile dura ancora oggi. 

Nello Statuto della Cappella è detto chiaramente che questa deve essere a servizio prima dei giovani senesi, poi di tutti gli altri, affinché giungano ad una Fede adulta, motivata e coerente. La Cappella inoltre non deve essere di intralcio agli altri cammini, ma momento di sintesi e di unità; questo accade ad esempio nella S.Messa di inaugurazione e chiusura dell’Anno Accademico, di Pasqua e Natale, quasi sempre celebrata da S.E. Mons. G. Bonicelli prima, e da S.E. Mons. Antonio Buoncristiani ora; oppure negli appuntamenti ad alto livello culturale, come “I Dialoghi a San Vigilio”, o “I Giovedì di Filosofia”. Si sono infatti avvicendati fin dagli inizi Professori di fama nazionale e internazionale, credenti e non, per confrontarsi, dialogare tra loro e con gli studenti. Ecco alcuni nomi. 

Dal 1991 al 1996, periodo in cui è stato Rettore don Mauro Solbiati, Mons. M. Chappin, S.E. Mons. Poupard, S.E. Card. Laghi, S.E. Card. Casaroli.  Dal 1996 ad oggi, con l’arrivo di don Roberto Donadoni, ci hanno arricchito della loro presenza Mazzone–Jannini, Vitiello–Forte, Cacciari–Scola, Zichichi–Hack, Recuperati, Pazzaglia, Cantalamessa, Zanchi, Salvoldi, Zanottelli, Natoli, Frisina, Bodei, Ales Bello e altri. 

Gli interrogativi che si pongono i giovani sulla verità e sul senso della vita sono ben evidenti nelle testimonianze scritte, raccolte nell’ “Album dei Dottori”, che molti lasciano quando si allontanano da Siena. 

Nel documento Nuove vocazioni per una nuova Europa leggiamo testualmente: “Nulla e nessuno può soffocare nell’uomo la domanda di senso e il desiderio di verità. Per molti è questo il terreno sul quale si pone la ricerca vocazionale”. 

Benedetto XVI il 30 maggio, parlando ai Vescovi italiani, pone la sua riflessione dicendo: “I giovani sono, come ha ripetuto Giovanni Paolo II, la speranza della Chiesa, ma sono anche nel mondo di oggi, particolarmente esposti al pericolo di essere “sballottati” dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina… Sappiamo bene che molti di loro non sono in grado di accogliere subito tutto l’insegnamento della Chiesa, ma proprio per questo è importante risvegliare in loro l’intenzione di credere alla Chiesa, la fiducia che questa Chiesa, animata e guidata dallo Spirito Santo, è il vero soggetto della fede, inserendoci nel quale entriamo e partecipiamo nella comunione della fede. Affinché ciò possa avvenire i giovani devono sentirsi amati dalla Chiesa, amati in concreto”. 

Evidentemente queste sono le domande che tormentano chi approda alla Cappella Universitaria. Desiderano amicizia sincera, clima di festa e di famiglia, affetto, accoglienza, ascolto, conoscenza amorosa della Parola di Dio e della Sua Volontà su di loro. Questo si sforzano di offrire i Sacerdoti e le Suore, mediante la Liturgia Eucaristica curata, il coro composto da circa quaranta giovani, gli Esercizi Spirituali, i Ritiri, la Direzione Spirituale, la preghiera di Adorazione diurna, serale e notturna durante gli esercizi, la Lectio divina, un gruppo missionario impegnato nel volontariato anche all’estero, insieme a… tanta pazienza, sperando e pregando affinché la spiga granisca. 

Forse dimentichiamo come sia poca la conoscenza della Verità che viene offerta ai giovani nelle famiglie, nella scuola e a volte anche nelle parrocchie per la mancanza di sacerdoti e laici preparati. Si deduce dalle domande quanta confusione sia nella loro mente, alimentata dalla subdola propaganda televisiva e giornalistica. Eppure i frutti non si sono fatti aspettare mol-to: si sono formate famiglie autenticamente cristiane, altri sono impegnati nel volontariato missionario cattolico e non, altri ancora hanno avuto il coraggio di dire: “Eccomi… Manda me!”, hanno scelto di “stare con Lui” per sempre. I nomi di questi giovani, tutti studenti universitari  o già laureati, sono: don Michele Quaranta, di Massafra (Taranto); don Domenico Santangelo, di Polla (Salerno); don Elvio Nocera, di Gioia Tauro (Reggio Calabria); don Vincenzo Basiricò, di Paceco (Trapani); don Fabio di Grosseto; don Alessandro Gallotti, di Salerno; seminarista Emmanuele Gigliotti, di Lamezia Terme (Catanzaro); seminarista Enrico Grassini, di Staggia (Siena), presto Diacono; Daniele Marcato, di Venezia, oggi Fra’Lazzaro-Daniele, a Corleone (Palermo). 

Le consacrate sono in numero minore (non è certo questa l’occasione per approfondire l’argomento), alcune hanno scelto la vita monastica, di una riportiamo la testimonianza. Forse altre, ritornando nei luoghi natii hanno scelto di consacrarsi al Signore, ma non ci è stato comunicato. Alla testimonianza di sr. Paola seguono quelle di alcuni sacerdoti.

Eccole. 

 

 

Sr Maria Paola De Filippis, Fraternità Monastica di Gerusalemme

Carissimi, mentre scrivo queste righe passano dinanzi ai miei occhi tanti volti e altrettanti ricordi. Il periodo trascorso a Siena, prima per gli studi universitari, poi per i primi anni di lavoro, ha segnato profondamente il mio cammino. 

È stato indubbiamente un tempo particolarmente privilegiato, caratterizzato da copiosi incontri con uomini e donne diversi per età e stile di vita, attraverso i quali la luce del Signore, che aveva già illuminato la mia vita con la Sua Parola e il mistero della Sua Presenza nella Santissima Eucaristia, ha rischiarato ogni giorno di più la mia strada, sino a farmi desiderare di “portare in me lo splendore della luce eterna e il riflesso della maestà di Dio” (Guglielmo di Saint Thierry). L’Amore di Dio e la Sua Bellezza, che trasparivano dai volti, sorridenti e spesso segnati dal tempo, di alcune persone che il Signore aveva posto sul mio cammino, mi hanno attirata nella via dell’ascolto della Parola, della preghiera, hanno reso il mio cuore disponibile alla sorpresa di Dio per me: la mia vocazione! La “mia” perché proprio “unica”, solo per me e perché “personale”, in quanto interpella la mia libertà e solo io posso rispondere! 

Tutte le persone che ho conosciuto nella mia vita hanno contribuito, con la loro preghiera o con il loro semplice e puntuale “esserci”, al progetto di Dio su di me e sicuramente la Cappella Universitaria, subito adiacente al Rettorato, il luogo che ho frequentato maggiormente per i miei studi, mi è stata di grande aiuto. Nei momenti quotidiani di pausa o al termine del giorno, la chiesa di S. Vigilio era sempre aperta! 

Spesso trovavo una delle sorelle della comunità delle Figlie della Chiesa raccolta in preghiera e Gesù Eucaristia era sempre lì, disponibile per ogni necessità: tutto mi parlava di “accoglienza”! 

Così i tempi di adorazione eucaristica, la S. Messa quotidiana, il cordiale dialogo con le suore di S. Vigilio hanno sostenuto il mio cammino, come quello di tanti giovani in cerca della vera felicità! Rendo grazie di tutto ciò a Dio, il solo capace di compiere meraviglie e a chi legge dò un piccolo suggerimento: anche se non sai nuotare… tuffati nella gioia di Dio!!!

 

 

Don Michele Quaranta, sacerdote della diocesi di Castellaneta

Il settembre 1990 segna nella mia memoria personale non solo la data d’immatricolazione alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Siena, ma anche uno snodo cruciale in quel processo di maturazione integrale che, in quegli anni delicati post-adolescenziali, andava gradualmente profilandosi. 

Con il tempo, all’entusiasmo e allo slancio emotivo iniziale per la novità dell’esperienza e per quella prospettiva progettuale – gravida di attese e di idealità – che vedevo finalmente dischiudersi innanzi, si accompagnò la progressiva e malinconica constatazione del lento dissolversi di gran parte di quelle certezze e riferimenti che fino ad allora avevano garantito ed arricchito la mia giovane esistenza: la convivenza familiare con la sua unicità di lealtà e gratuità, la conoscenza e la confidenza tipiche delle comprovate amicizie di lunga data, la sicurezza che deriva dal senso di appartenenza ad una data comunità parrocchiale, scolastica o semplicemente locale, la tranquillità propria del conoscere e del sentirsi conosciuti. Inoltre, emergevano evidenti le differenze culturali, ideologiche e sociologiche tra il mio comune di provenienza, dai tipici caratteri del Sud Italia, dalle modeste proporzioni e potenzialità, e la bella città toscana del Centro-Nord, ricca e fiera della sua antica e prestigiosa tradizione storica, in grado di offrire alla popolazione studentesca innumerevoli opportunità. Tutto ciò, se per un verso ampliava l’esercizio della libertà, per molti aspetti potenziata, dall’altro accresceva il senso di responsabilità a fronte dell’autonomia. 

Così l’esigenza di individuare ed elaborare una serena sintesi tra “ieri” ed “oggi”, tra “Massafra” e “Siena”, tra formazione e progettazione, che fosse capace di coniugare anziché disgiungere, di completare anziché decurtare, di integrare piuttosto che selezionare, mi mise in costante stato di discernimento e di ricerca di un significato profondo e trasversale che mi aiutasse a cogliere e a decifrare il senso comune delle cose e che desse pienezza di valore alla mia esistenza. 

Su questa strada e per questa direzione, dopo circa un anno e mezzo, finii per varcare la soglia di S. Vigilio, ossia la Cappellania Universitaria Senese. Da ragazzo avevo assiduamente frequentato la parrocchia che avevo imparato ad amare e di cui credevo di conoscere le dinamiche ad intra e ad extra; in essa avevo frequentato gruppi e movimenti ecclesiali che mi avevano aiutato ad approfondire la vita di fede in una visione scevra di eccessi devozionistici, ma non avevo alcuna conoscenza di cosa fosse, di cosa si occupasse una chiesa per universitari; eppure, per qualche ignota ragione mi sentivo perfettamente a “casa”! 

Negli anni che ho avuto la grazia di frequentarla, ho compreso che quello della “cappellania” era il modo più incisivo ed adeguato con il quale la Chiesa mi stava accanto condividendo la mia condizione, rispondendo alle mie domande, intercettando le mie esigenze e, soprattutto, ricongiungendo le singole verità emergenti dalle ricerche scientifiche universitarie, a quella Verità superiore che ogni uomo – per dirla con Edith Stein – quando si interroga con onestà, consapevolmente o inconsapevolmente finisce per incontrare. Inoltre mi colpiva positivamente vedere in quella chiesa l’uno accanto all’altro, studenti e docenti universitari, gente di diversa provenienza, italiani e stranieri accomunati dal medesimo spirito. Oggi saprei dire che quello della cappella universitaria è un modo di essere sic et nunc della Chiesa accanto all’uomo. 

Lo scopo specifico di quel luogo era quello di formare, attraverso la presenza e l’impegno nell’ambiente universitario e culturale, persone di valore, mature nella fede, che avessero non solo la coscienza dei problemi, ma che fossero anche in grado di valutarli per assumersi la responsabilità della loro soluzione, nella prospettiva di una visione cristiana dell’uomo e della storia. Gli operatori della pastorale universitaria perseguivano con encomiabile passione, in modo precipuo, l’obiettivo di aiutare i giovani ad individuare e a sostenere la propria vocazione specifica nella ricerca di risposte efficaci alle domande fondamentali riguardanti la propria condizione umana, professionale e cristiana. 

Conservo tutt’oggi, con accresciuta consapevolezza, il senso di riconoscenza e di profonda stima per l’azione intelligente e sinergica dei responsabili della Cappella, del direttore don Roberto Donadoni coadiuvato dalla comunità delle suore Figlie della Chiesa e quella dei padri Domenicani, costantemente tesi a promuovere e coordinare tutte quelle iniziative nelle quali far convergere gli universitari di diversa provenienza geografica, favorendo, assieme ad un autentico senso ecclesiale e ad una solida formazione spirituale, anche un sereno clima di comunione umana e uno stile di vita evangelicamente conformato. 

In questo contesto mi sono sentito accolto, integrato, sostenuto ed accompagnato con una cura, non generica o superficiale, ma oculatamente personalizzata. La diligente direzione spirituale fatta con don Roberto, oltre che cappellano anche animatore vocazionale della diocesi e vice rettore del Seminario diocesano, ha altresì contribuito ad una maggiore maturazione e comprensione della mia vocazione specifica, mediante proposte ed iniziative di approfondimento critico di temi relativi alla fede cristiana e alla ricerca religiosa e vocazionale, attraverso momenti di preghiera e di riflessione, nel pieno rispetto della mia libertà, della mia storia e dei ritmi della mia crescita. Si è fatta così gradualmente luce sul mio rapporto con Dio, sul Suo progetto per la mia vita, sulla mia appartenenza alla Chiesa. Si è trattato di esperienze individuali e comunitarie, nelle quali ho potuto cogliere e valorizzare le risorse provenienti dalle diverse dimensioni della mia personalità, dalle peculiarità e dalle differenze di ciascuna persona, in un clima di corretta comunicazione mediante una rigorosa educazione all’ascolto, al dono, alla preghiera, al rispetto reciproco, alla laboriosità e, non da ultimo, alla partecipazione settimanale dell’Eucaristia. 

La cappella universitaria senese mi ha altresì aiutato ad entrare con stupore e passione nel terreno fertile della ricerca umana, della cultura e della scienza, evidenziando che lo studio ben organizzato e vissuto con impegno, prima ancora che essere fatica umana, è principalmente esperienza dello spirito, è vita spirituale, è ingresso continuo nella luce, è incontro con la bellezza della Verità. 

La veloce stesura di questo articolo mi ha offerto l’occasione di rileggere sinteticamente quegli anni meravigliosi e critici della mia vita, riproponendomi volti e nomi di persone, la ricchezza di umanità sperimentata, il tratto di strada percorso assieme. A fronte di ciò, comprendo di essere stato costantemente accompagnato e sostenuto dalla Provvidenza divina che ha saputo farsi a me prossima mediante persone, percorsi educativi, situazioni e strutture ecclesiali, aiutandomi a realizzare in pienezza la mia vocazione alla “felicità”; e di questa Felicità, che una volta messa a fuoco assume i contorni della Persona di Cristo, ho voluto dare testimonianza. 

Partendo per Siena in quel settembre del ’90, non avrei mai potuto immaginare che a distanza di dieci anni, un altro settembre, il 2000, mi avrebbe visto diventare sacerdote. Attualmente esercito il mio ministero presbiterale prevalentemente nella Scuola secondaria dove insegno da cinque anni Religione Cattolica, e, ancora una volta, all’Università di Lecce, dove sto conseguendo la laurea in Filosofia. 

 

 

Elvio Nocera

[lettera scritta a sr. Gabriella il 3 maggio 2001]

Cara sr. Gabriella, ho gradito molto ricevere l’invito alla festa per i dieci anni della “nostra” cappella universitaria. Sono contento delle parole che personalmente hai voluto esprimermi. Trovandomi nell’impossibilità di essere presente mi sento di doverti scrivere queste righe, poche ma significative, per continuare a esprimervi, alla cappella universitaria e a tutte le suore, la mia sincera gratitudine. La chiesa di S. Vigilio è stata per me un punto di ristoro nel deserto fitto di quel mio periodo buio, della mia vita e del mio discernimento. 

Quando arrivai a Siena, dopo che i miei genitori mi avevano negato l’ingresso in seminario, tutto sembrava finito. La curiosità mi portò a entrare in questa chiesetta dove ad accogliermi c’era proprio Gesù, divinamente presente nel pane eucaristico. Era lì a dirmi: ovunque sei… io ci sono. E poi… le suore Figlie della Chiesa, stupenda continuità con la mia parrocchia, dove la loro presenza arricchisce di spiritualità e di amore per la divina liturgia quella comunità parrocchiale. Tutto mi diceva: “Ego sum, nolite timere”. 

È lì che ho cominciato il mio cammino di ripresa, grazie all’aiuto di tanti giovani universitari che con me condividevano il cammino arduo della fede e della sequela Christi. Tante e tante volte grazie, perché se tra qualche mese consacrerò la mia vita al Signore nel diaconato e poi nel presbiterato, lo devo a questa esperienza che mi ha dato forza e sostenuto nelle difficoltà. Molte volte con il pensiero vengo a trovarvi e vi immagino operanti, davanti al SS. Sacramento e nella pastorale universitaria. 

Vi invito a pregare per me, per questo periodo di preparazione al diaconato. Pregate per me, per la mia perseveranza, per vincere la solitudine nella quale spesso mi sento, ma dalla quale ricevo frutti di continuità. 

Nell’immaginetta dell’ordinazione abbiamo scelto la frase di Mt 10,8: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente dò. Vi dono la mia preghiera, la mia vicinanza, il sacrificio spirituale della mia castità celibataria. Dono a voi, perché il Signore mandi nella vostra congregazione nuove e sante vocazioni. Alla cappella universitaria un grazie di cuore! 

Vi affido tutti, sacerdoti, suore e universitari, alla protezione di Maria, che qui invochiamo come Mater mea, fiducia mea. Vi consoli lei e vi accompagni a Cristo, salvatore e pasqua nostra. Per ciò che mi riguarda, vi affido il mio futuro ministero nella mia diocesi di Oppido M. – Palmi, perché io possa “resonare Christum corde romano”. 

Grazie sr. Gabriella e preghiamo, preghiamo, per amore di Cristo Gesù e della sua amata sposa, la Chiesa, che si è acquistata con il suo prezioso sangue. Vi voglio bene e dev.mo vi saluto In Domino. 

Elvio 

 

 

Don Vincenzo Basificò 

Cristo Gesù passa nella nostra vita e bussa alla nostra porta per entrare e fare festa con noi. Non sempre però siamo pronti. A volte non lo si sente bussare, a volte non si ha il coraggio di aprire. Anche a me, che oggi sono presbitero della Chiesa di Trapani dal 26 aprile 2003, è capitato così. 

Da piccolo avevo percepito che il Signore mi chiamava ad una vita di speciale consacrazione a Lui, ma, nonostante il cammino ecclesiale intrapreso in parrocchia, il coraggio di aprirgli la porta del cuore per dirgli il mio “eccomi” incondizionato mancava. Terminato il Liceo a Trapani, decisi di iscrivermi a Giurisprudenza a Siena e per cercare casa mi rivolsi alle suore della Cappella Universitaria di S. Vigilio. 

Come per la Samaritana al pozzo di Giacobbe, il Signore parte sempre da un nostro bisogno materiale per offrirci di più. In Cappella, infatti, trovai un gruppo di amici con cui passare le ore libere dallo studio e vivere momenti di preghiera, le suore Figlie della Chiesa sempre disponibili all’ascolto e don Mauro e don Roberto per il mio cammino spirituale. 

È stato nell’ordinaria vita universitaria vissuta in una comunità ecclesiale, quale è quella della Cappella Universitaria, che il Signore è tornato a far sentire nuovamente la sua voce. E questa volta, anche grazie alla testimonianza di due preti giovani e motivati, ho risposto al Signore con il “sì” che mi ha portato ad entrare in Seminario e all’ordinazione. 

Sarò sempre grato agli amici della Cappella perché mi hanno permesso di fare un discernimento sereno proprio in un momento della vita particolarmente delicato per prendere decisioni sul mio futuro. 

Il Signore chiama. È importante avere gli “Eli” di turno che ti aiutino in ogni momento della vita a metterti in ascolto e dirgli di sì. 

 

 

Fra’ Daniele Marcato 

[lettera alla Cappella Universitaria – 30 IV 2001]

Carissimi fratelli e sorelle, tanto conosciuti quanto da conoscere, il Signore vi riempia di pace dalla testa ai piedi passando per il cuore. Che cosa ha significato, sta significando e significherà per me la CU? 

Innanzitutto, una seria risposta ad alcuni desideri che da qualche anno mi portavo nel cuore. Ovvero, che all’interno della realtà universitaria senese ci fosse un visibile cammino cristiano unitario nel quale i vari itinerari, sia personali che comunitari, già presenti, convergessero all’insegna del principio vitale “un solo pastore, un solo gregge”… 

Cammino unitario che però rispettasse e valorizzasse, facendoli propri, quei preziosissimi itinerari personali e comunitari già presenti, insieme ai nuovi che ad essa molto probabilmente si sarebbero accompagnati. E ciò proprio perché questa benedetta parrocchia universitaria fosse di tutte le persone, professori e personale ausiliare compresi, e di tutte le comunità di ieri, oggi e domani. Parimenti, nel mio cuore portavo il desiderio di un cammino unitario a servizio di tutto l’uomo universitario e, quindi, non soltanto liturgico. 

Altro desiderio fondamentale che accompagnava questa esperienza, era quello di una significativa mediazione tra la Chiesa Universitaria e la Chiesa Locale in Siena… Quante incomprensioni, quanta indifferenza ho sperimentato nella mia carriera universitaria! Quanto ho sofferto nel vedere due giganti che avevano bisogno l’uno dell’altro, ma che poi praticamente facevano ognuno per conto proprio, dimenticando così che Dio li aveva messi insieme proprio perché si aiutassero reciprocamente. Quanto le parrocchie di Siena, specie i giovani senesi, hanno bisogno della presenza degli universitari per allargare i loro orizzonti di fede e di vita… e quanto, a loro volta, gli universitari hanno bisogno di una costruttiva accoglienza di questo meraviglioso ambiente per esprimere al massimo le loro notevoli potenzialità umane! Ebbene, nei miei cinque/sei anni di cammino nella CU questi desideri, per tanto tempo forzatamente repressi, hanno cominciato a rivivere. La benefica aria della CU li ha riaccesi, incrementati, anzi dilatati… così che ad essi ne sono seguiti degli altri. 

Fratelli e sorelle, quant’è buono il profumo della CU! Com’è stato bello e utile, seppur nella fatica quotidiana, annusare questo profumo partecipando più o meno direttamente a molte delle esperienze unitarie ivi proposte. Ne è valsa proprio la pena. Per me il ricordo della CU è senz’altro una Buona Notizia fatta di tante persone e di tanti momenti. Come non ricordare così il tanto simpatico quanto competente don Mauro, l’essenzialità del padre domenicano Ottavio (?), l’intraprendenza di Gabriella, la passionalità di Cornelia, l’attraente coro… il tenace ed irriducibile fratello Vescovo… le varie catechesi, i vespri, le tante Eucaristie Unitarie, la missione diocesana, il Congresso Eucaristico Nazionale, il pellegrinaggio ad Assisi, i Ritiri romani… gli incontri per strada… 

Grazie anche alla CU oggi, tra la mia esperienza di studio e la mia scelta vocazionale c’è una continuità sempre più marcata. La frequentazione economico-bancaria, di fatti, mi ha portato a fare il più grosso affare della mia vita… quello che Dio ha stabilito per me. Proprio perché voglio diventare eternamente ed infinitamente ricco, fecondo e libero, mi sto facendo sempre più povero, vergine ed obbediente. 

È grazie anche alla CU che sto sempre più passando dalle “esperienze di vita” ad una “vita di esperienze”. 

È grazie anche alla CU che, giorno dopo giorno, mi sto rendendo conto che non c’è niente di più ragionevole della Fede e niente di più credibile della Ragione, di quella Ragione che aspira unicamente alla Verità…; che non c’è niente di più ragionevole del Bene e niente di più irragionevole del Male; che non c’è niente di più divino dell’umano e niente di più umano del divino. 

È grazie anche alla CU che oggi la mia fede è sempre più in discussione, in una discussione costruttiva che mette in crisi il tuo vecchio modo di vedere Dio, te stesso ed il tuo prossimo, per aprirti ad una visione senz’altro più credibile e vivificante. 

Insomma, è anche grazie alla vita vissuta nella CU che oggi sempre più necessito, desidero e voglio essere un fratello minore del Cristo Totale, a servizio cioè di tutte le persone e di tutte le comunità, nonché di tutta la creazione, compresi i due gatti che abbiamo qui in convento. Per cui carissime sorelle e fratelli, proprio per sperimentare sempre più sulla nostra pelle che Gesù morto e Risorto è il Signore della nostra mente e del nostro cuore, diamoci sotto con lo studio, con lo sport ed i divertimenti edificanti; lavoriamo a più non posso sul fronte delle relazioni umane; buttiamoci a capofitto nel nostro cammino di fede personale e comunitario… il tutto vissuto in sintonia con sorella CU che ha tanto bisogno di noi perché noi abbiamo tanto bisogno di lei. 

Nel frattempo, non abbiate paura delle vostre paure vocazionali, non spaventatevi dei vostri spaventi vocazionali, di qualunque tipo essi siano. Ricordatevi bene questa cosa, fissatela bene nella memoria del vostro cuore: una volta, in generale, le vocazioni, familiari e consacrate che fossero, nascevano nel fervore per poi finire spesso nella tiepidezza; oggi, invece, sta accadendo il contrario, le maggiori difficoltà sono all’inizio. Per cui forza e coraggio perché tanto è il fervore e la facilità che ci attendiamo che di questa difficile tiepidezza ben volentieri ci dilettiamo. 

In bocca alla Grazia! Con fraterno affetto, Daniele… studente di ieri, oggi e domani…