N.06
Novembre/Dicembre 2005

I consacrati: testimoni del Risorto nella pastorale vocazionale della Chiesa locale

La celebrazione del V Forum di Sassone ha riunito, anche quest’anno, Membri del Consiglio del CNV; Direttori dei Centri Diocesani Vocazioni; Responsabili Generali degli Istituti maschili e femminili di Vita Consacrata; équipes responsabili dell’animazione vocazionale negli Istituti di Vita Consacrata in un confronto aperto sulle istanze fondamentali del 4°Convegno ecclesiale, previsto a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006, sul tema: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”

La partecipazione ha permesso ai convenuti di dare un contributo insostituibile, attraverso la parola, la riflessione, la condivisione e la programmazione degli impegni e mete pastorali per costruire un futuro pieno di speranza. Questa iniziativa, giunta alla sua quinta edizione, è divenuta un appuntamento irrinunciabile: la convergenza a Sassone, infatti, punta su un osservatorio completo del territorio che individua, in tempo reale, quelle strategie che nella Chiesa italiana favoriranno sempre meglio l’avvento della tanto auspicata pastorale vocazionale unitaria. 

 

Urgenza di una pastorale organica e d’insieme 

“Avviare un dialogo ancora più diretto tra il Centro Nazionale Vocazioni (CNV) e i Responsabili vocazionali degli Istituti di Vita Consacrata, sia per esprimere meglio la comunione ecclesiale nella pastorale vocazionale, sia per favorire la vicendevole conoscenza di iniziative ed esperienze”: questo l’obiettivo principale del Forum organizzato dal CNV. 

La pastorale d’insieme deve, per così dire, tessere una rete, sempre più fitta di contatti personali e istituzionali, in cui le vocazioni possano essere scoperte, incoraggiate, coltivate. È nelle funzioni del CNV far maturare la convinzione che la pastorale delle vocazioni di una Chiesa particolare non si può esprimere in modo occasionale, sporadico e frammentario, ma in forma permanente, sistematica e programmata. 

La Chiesa locale costituisce lo spazio dove la vita consacrata “dedita al bene di tutta la Chiesa” si può esprimere pienamente e creativamente, nel quadro della pastorale d’insieme guidata dal Vescovo e nella prospettiva del bene generale della Chiesa. Il primo contributo che i consacrati offrono alla comunità credente deriva dal loro essere consacrati. La loro presenza è segno di una chiamata-risposta ad un’esistenza radicalmente evangelica, che per ciascun consacrato costituisce la ragione di vivere.

  

I Consacrati nella Pastorale vocazionale: una testimonianza adulta di vocazione all’amore 

Una Chiesa comunità di testimoni è l’habitat necessario per la fecondità vocazionale. La “qualità testimoniale” della vita dei consacrati, il fascino della sequela Christi, vissuta nella speranza e nella gioia, è per i giovani il più convincente annuncio vocazionale. Oggi, in modo particolare, ad attirare i giovani non è lo status o il ruolo di una vocazione di speciale consacrazione: essi seguono e scelgono ciò che è significativo per la loro esistenza personale. Hanno un sesto senso nel riconoscere i profeti e i testimoni, che siano punto di riferimento per una vita spesa tutta per Dio. Pertanto, la fondamentale testimonianza da trasmettere ai giovani si annida nella convinzione che “ogni vita è vocazione e ogni uomo e ogni donna sono un dono di Dio al mondo”. I quattro giovani, intervenuti alla tavola rotonda che ha dato il “la” al Forum, hanno chiesto proprio questo. Più che ascoltare parole hanno bisogno di vedere, nei consacrati, testimoni innamorati di Cristo che generano e rigenerano la speranza. “Non c’è nulla di più esaltante d’una testimonianza appassionata della propria vocazione da saperla rendere contagiosa” (NVNE 6). 

Dio, in via normale, ci raggiunge e ci interpella attraverso i suoi messaggeri. Sono coloro, nella cui vita è facile vedere la presenza di Dio come spiegazione più vera e profonda di tutto ciò che dicono e fanno. Se la grazia di Dio va riconosciuta come la prima risorsa per le vocazioni di oggi e di domani, questi testimoni sono grazia di Dio in veste umana. 

Fra i valori della vita consacrata che sembrano più saldamente acquisiti e che sono considerati segno di testimonianza significativa tra i giovani sono da annoverarsi a grandi linee: una coscienza più lucida dei fondamenti evangelici e teologici della vita consacrata, espressa in povertà, castità e obbedienza; il suo radicamento in Cristo, nello Spirito e nella Chiesa; una più qualificata comprensione della Parola di Dio, della Liturgia; una più grande apertura al senso della comunione che si esprime nel servizio ai fratelli più bisognosi, fino alla testimonianza suprema del martirio. 

La testimonianza della speranza data dai consacrati ha l’insostituibile funzione di dare consistenza e stabilità all’identità consapevole dei fedeli, rendendoli capaci di essere protagonisti maturi della fede, testimoni per i fratelli e nel mondo. Sono le persone consacrate che devono riscoprire l’arte pedagogica di suscitare e liberare le domande profonde, troppo spesso nascoste nel cuore della persona, dei giovani in particolare. Esse, accompagnando il cammino di discernimento vocazionale, saranno provocate a mostrare la sorgente della loro identità. Comunicare la propria esperienza di vita è sempre un farne memoria ed un rivedere quella luce che ha guidato la personale scelta vocazionale. 

 

Quale pastorale vocazionale perché la Chiesa locale sia la comunità della testimonianza? 

Il consacrato diventa testimone del Signore vivendo e comunicando il Vangelo con gioia e con coraggio, sapendo che la verità del Vangelo viene incontro ai desideri più autentici dell’uomo. Egli deve tenere congiunti i due aspetti della testimonianza, quello personale e quello comunitario, quello che si esprime nell’investimento personale e quello che manifesta il rilievo pubblico della fede. 

La pastorale vocazionale più efficace, perché la Chiesa locale sia la comunità della testimonianza, è la pastorale della fiducia e della stima, della corresponsabilità, della speranza, della bellezza, del possibile e della creatività. 

L’essenza della vocazione rimane il mistero di Dio che chiama e dell’uomo che risponde: è un patto di alleanza offerto, una proposta di sequela che fa appello alla libera responsabilità. Questo mistero di chiamata, che trae origine dall’Alto, deve trovare contemporaneamente nel contesto ecclesiale stimoli e condizioni che gli permettano di essere percepito, accolto e vissuto. Il contesto in cui nasce una vocazione è, dunque, sociale e culturale, religioso ed ecclesiale. 

Soprattutto la comunità locale è chiamata ad offrire ai giovani un ambiente di speranza, volgendo gli occhi sulla messe che già biondeggia, riconoscendo i segni dei tempi che manifestano il continuo avvento di Dio nella storia e nella vita personale di ciascun giovane.