N.02
Marzo/Aprile 2006

Come la pastorale vocazionale testimonia Cristo risorto speranza del mondo?

Sia il tema del Convegno quanto quello della GMPV – come pure quello del Forum celebrato in ottobre e quello del seminario sulla direzione spirituale che si celebrerà nell’ottava di Pasqua – si inscrivono nel contesto del cammino triennale che abbiamo delineato, a partire dagli orientamenti pastorali della CEI per il primo decennio del terzo millennio, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia

Nel 2004 abbiamo avuto modo di ribadire che la parrocchia non è solo l’ambito naturale dell’annuncio, della proposta e dell’accompagnamento vocazionale, ma che suo impegno peculiare è quello di farsi grembo materno che nutre la crescita di ogni battezzato perché possa scoprire, accogliere e vivere con serenità la propria personale vocazione all’amore, negli stati di vita ai quali il Signore chiama ciascuno di noi. Ciò vale in modo particolare per i chiamati al ministero ordinato e alla vita consacrata. 

Lo scorso anno, innervati al tema del Congresso Eucaristico Nazionale di Bari, nel contesto dell’anno consacrato dal Papa all’Eucaristia, abbiamo posto l’attenzione sul cuore dell’annuncio vocazionale: Gesù Cristo, morto e risorto; e sul dinamismo vocazionale presente nella celebrazione eucaristica domenicale, sorgente e progetto di ogni vocazione. 

In questo 2006, vogliamo porre l’accento sulla missione, intesa innanzitutto come testimonianza, caratteristica peculiare inscritta nella oblatività propria di ogni vocazione all’amore. Non sfugge il collegamento esistente tra il tema di quest’anno e quello dello scorso anno: «L’Eucaristia genera al fine la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”. Si passa dall’incontro con  Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare, ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla chiamata incontra la storia della missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia e si misura nella Eucaristia della vita» (NVNE, 17/d). 

Il Convegno di Verona (dal 16 al 20 ottobre 2006) e il suo tema Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, con la traccia di riflessione che intende prepararlo, ma anche il documento sul primo annuncio: Questa è la nostra fede (15 maggio 2005) pongono a fuoco il tema dell’annuncio-testimonianza. 

Il nostro Convegno di questi giorni si prefigge allora di esplicitare e approfondire la dimensione vocazionale, sia come elemento presente nei contenuti del Convegno di Verona, sia come occasione per farci promotori, all’interno di questo cammino, di una riflessione profonda sulla cultura vocazionale e l’annuncio delle vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata come necessità assoluta che il nostro servizio alle vocazioni domanda a tutta la comunità cristiana. 

Il documento di Verona si articola, come sappiamo, in quattro capitoli. All’interno di tali capitoli cercheremo di collocarci con questo convegno offrendo e chiedendo appunto attenzione alla tematica vocazionale. Su quali orizzonti? 

 

La sorgente della testimonianza 

«La speranza è un bene fragile e raro – ci ricorda la traccia per Verona in un suggestivo passaggio ormai diventato noto a tutti – e il suo fuoco è sovente tenue anche nel cuore dei credenti. Lo aveva già intuito Charles Péguy: “La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi [la fede e la carità] e non si nota neanche”. Quasi invisibile, la “piccola” sorella sembra condotta per mano dalle due più grandi, ma col suo cuore di bimba vede ciò che le altre non vedono. E trascina con la sua gioia fresca e innocente la fede e l’amore nel mattino di Pasqua. “È lei, quella piccina, che trascina tutto” (da Il portico del mistero della seconda virtù). Se la speranza è presente nel cuore di ogni uomo e donna, il Crocifisso Risorto è il nome della speranza cristiana. Vedere, incontrare e comunicare il Risorto è il compito del testimone cristiano» (n. 2). 

Anche la pastorale vocazionale è chiamata a testimoniare, con il suo modo di essere e di agire, la speranza. Afferma in proposito Nuove Vocazioni per una nuova Europa: «La speranza è il segreto della vita cristiana. Essa è il respiro assolutamente necessario sul fronte della missione della Chiesa e in particolare della pastorale vocazionale (…). Occorre quindi rigenerarla nei presbiteri, negli educatori, nelle famiglie cristiane, nelle famiglie religiose, negli Istituti Secolari. Insomma in tutti coloro che devono servire la vita accanto alle nuove generazioni» (n. 3). Ed ancora: «Se prima l’attività vocazionale nasceva in buona parte dalla paura (dell’estinzione o di contare di meno) e dalla pretesa di mantenere determinati livelli di presenze o di opere, ora la paura, che è sempre pessima consigliera, cede il posto alla speranza cristiana, che nasce dalla fede ed è proiettata verso la novità e il futuro di Dio» (n. 13/c).

 

La radice della testimonianza 

La traccia di Verona apre il secondo momento di riflessione con una domanda: Come la fede in Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto, ci rende testimoni di speranza? E risponde al n. 6: «La testimonianza da rendere a Cristo Risorto è pure oggi soggetta alla fatica e alla prova. Essa rischia, infatti, di essere percepita come un fatto privato senza rilievo pubblico, limitata ai rapporti corti e gratificanti all’interno di un gruppo; oppure di essere ridotta a una proclamazione di valori senza mostrare come la fede trasformi la vita concreta». Il cristiano «deve tenere congiunti i due aspetti della testimonianza, quello personale e quello comunitario, quello che si esprime nell’investimento personale e quello che manifesta il rilievo pubblico della fede. …È opportuno allora rimettere in luce gli elementi di fondo della testimonianza cristiana: il suo aspetto esistenziale (“pietre vive”), il suo carattere ecclesiale (“edificio spirituale”), la sua qualità testimoniale (“sacerdozio santo”)». 

Con il battesimo il cristiano riceve il dono e l’appello a conformarsi in tutto al Cristo. “Diventa ciò che sei!”: è la consegna che un tempo i Padri della Chiesa facevano al battezzato; deve essere oggi una costante provocazione per la comunità cristiana. «Occorre – prosegue la traccia al n. 7 – rendere vitale la coscienza battesimale del cristiano, a partire da un’attenzione speciale ai cammini di iniziazione di adulti, ragazzi e giovani, come i Vescovi hanno sovente richiamato in questi ultimi anni. Il Battesimo è già presente in modo reale come dono nel cuore e nella vita del credente e attende che la promessa che porta con sé sia portata a compimento nella trama della storia» (n. 7). 

Solo la quotidiana risposta al dono e all’impegno battesimale può condurre, attraverso un cammino graduale e progressivo, ad una fede adulta, capace di giungere anche al martirio. Al n. 8 leggiamo: «Sono infatti messe alla prova le esperienze umane fondamentali: il rapporto uomo-donna, la sessualità e la generazione, l’amicizia e la solidarietà, la vocazione personale, la partecipazione alle vicende della società. Sottoposti alla tentazione radicale di pensare la vita come una ricerca di possesso di beni, si rischia di dimenticare che i beni sono solo strumenti per far crescere relazioni buone, con il Signore che ce li dona e con gli altri con cui condividerli. Ne va della possibilità stessa di un progetto di vita personale responsabile, vissuta come risposta a una chiamata. Non a caso ogni forma di vocazione appare in crisi: quella al matrimonio e quelle di speciale consacrazione, come pure il rapporto con il lavoro e la professione. Le comunità cristiane dovranno essere attente a coltivare cristiani adulti, consapevoli e responsabili, capaci di dedizione e di fedeltà. Ce n’è urgente bisogno». Ed ancora al n. 9: «Il testimone si fa da parte perché appaia il volto di Cristo in lui. Questa trasparenza lo rende capace di dedizione e gratuità, di libertà interiore e disponibilità ecclesiale, di creatività umana e intelligenza sociale». Sembra opportuno sottolineare in proposito la lettura vocazionale che ne fa il documento europeo: «L’atteggiamento tipicamente vocazionale è espressione della virtù della prudenza, più che di ostentata capacità personale. Proprio per questo la sicurezza di questa lettura del proprio futuro è quella della speranza e dell’affidamento che nasce dalla fiducia riposta in un Altro, di cui ci si può fidare; non è dedotta dalla garanzia delle proprie capacità percepite come rispondenti alle esigenze del ruolo scelto» (NVNE, 37/b).  

 

Il racconto della testimonianza 

«Come essere uomini e donne che testimoniano nella storia la speranza?…Il testimone è una sorta di “narratore della speranza”», sottolinea la traccia al n. 10. E prosegue: «Questo è il “racconto della speranza”: proclamare i mirabilia Dei, le “opere eccellenti di Dio”». Più avanti: «Il racconto della speranza ha un duplice scopo: narrare l’incontro del testimone con il Risorto e far sorgere il desiderio di Gesù in chi vede e ascolta e a sua volta decide di farsi discepolo». Bella e singolarmente sintonizzata a questo proposito la pagina del documento Nuove Vocazioni per una Nuova Europa: «Chi fa accompagnamento vocazionale testimonia la propria scelta o, meglio, il proprio essere stato scelto da Dio, racconta – non necessariamente a parole – il suo cammino vocazionale e la scoperta continua della propria identità nel carisma vocazionale, e dunque racconta anche o lascia capire la fatica, la novità, il rischio, la sorpresa, la bellezza. Ne viene una catechesi vocazionale da persona a persona, da cuore a cuore, ricca d’umanità e originalità, di passione e forza convincente, un’animazione vocazionale sapienziale ed esperienziale. Un po’ come l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, che “andarono e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui” (Gv 1, 39); e fu esperienza profondamente toccante se Giovanni, dopo molti anni, ricorda ancora che “erano circa la quattro del pomeriggio”. Si fa animazione vocazionale solo per contagio, per contatto diretto, perché il cuore è pieno e l’esperienza della bellezza continua ad avvincere. 

I giovani sono molto interessati alla testimonianza di vita delle persone che sono già in un cammino spirituale. Sacerdoti e religiosi devono avere il coraggio di offrire segni concreti nel loro cammino spirituale. Per questo è importante spendere tempo coi giovani, camminare al loro livello, laddove essi si trovano, ascoltarli e rispondere alle questioni che sorgono nell’incontro. Proprio per questo l’accompagnatore vocazionale è anche un entusiasta della sua vocazione e della possibilità di trasmetterla ad altri; è testimone non solo convinto, ma contento, e dunque convincente e credibile. 

Solo così il messaggio raggiunge la totalità spirituale della persona, cuore-mente-volontà, proponendo qualcosa che è vero-bello-buono» (NVNE, 34/c). 

 

L’esercizio della testimonianza 

Come la speranza aiuta a comprendere e vivere le situazioni che maggiormente interpellano l’esistenza contemporanea? A tale domanda la traccia offre questa risposta: «Il protagonista dell’assimilazione a Cristo è lo Spirito Santo, che abita nel cuore dei credenti e li guida sul cammino di una vita nuova. L’esistenza cristiana diventa così vita secondo lo Spirito, se accoglie la sua presenza, si apre alla sua azione silenziosa e permanente, produce i suoi frutti di comunione, matura i suoi carismi di servizio alla Chiesa e al mondo. Questo è il cammino di santità a cui ogni credente è chiamato. Questa è l’autentica vita spirituale capace di rispondere alla domanda di interiorità che, seppure talora formulata in modo confuso, emerge nel nostro tempo» (n. 13). Assomiglia molto a quanto dicevamo al congresso europeo: «Soprattutto lo Spirito abilita i chiamati alla “testimonianza”: “Egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza” (Gv 15, 26-27). Questo modo di essere di ogni chiamato costituisce la parola convincente, il contenuto stesso della missione. La testimonianza non consiste solo nel suggerire le parole dell’an-nuncio come nel Vangelo di Matteo (Mt 10, 20); bensì nel custodire Gesù nel cuore e nell’annunciare Lui come vita del mondo» (NVNE, 18/b). 

Potrà derivarne un nuovo impulso a quanto affermava il documento europeo a proposito dell’esercizio della testimonianza come fatto ecclesiale: «La Chiesa particolare scopre la propria dimensione esistenziale e terrena nella vocazione di tutti i suoi membri alla comunione, alla testimonianza, alla missione, al servizio di Dio e dei fratelli… Perciò essa rispetterà e promuoverà la varietà dei carismi e dei ministeri, quindi delle diverse vocazioni, tutte manifestazioni dell’unico Spirito» (NVNE, 25/d). 

Andando verso la conclusione mi è sembrato molto interessante quello che abbiamo realizzato al Forum dell’ottobre scorso circa la lettura vocazionale di quelle che la traccia definisce alcune grandi aree dell’esperienza personale e sociale: vita affettiva; lavoro e festa; forme e condizioni in cui emerge la fragilità umana; la tradizione intesa come esercizio del trasmettere il patrimonio vitale e culturale; la cittadinanza. L’ultimo numero del 2005 della rivista Vocazioni mette fra le vostre mani tutto il lavoro realizzato al Forum e ad esso rimando per ulteriori approfondimenti.  

 

Ecco dunque il nostro Convegno! 

– Vivremo queste giornate innanzi tutto come giornate di preghiera, resa viva dai nostri animatori della liturgia (le Apostoline sr. Marina e sr. Tosca, le Francescane Minori dell’Immacolata, sr. Serena, sr. Antonella, sr. Gisella e sr Francesca, gli studenti di teologia dei padri rogazionisti); dal contributo degli eminentissimi cardinali Grocholewski e Ruini; del nostro Presidente, mons. Italo Castellani, Arcivescovo di Lucca e Presidente della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata; di mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina; 

– Ascolteremo alcune relazioni destinate da una parte ad immergerci pro-fondamente nel tema e, dall’altra, a coglierne gli spunti pastorali e pedagogici preziosi per il nostro servizio: Paola Bignardi, già Presidente nazionale dell’AC Italiana e da sempre sensibile alle tematiche vocazionali; sr. Elena Bosetti, biblista ben nota, valido sostegno da tanti anni del CNV; mons. Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli, per tanti anni prezioso animatore del Centro Nazionale oltre che del Centro Regionale Vocazioni del Piemonte; padre Amedeo Cencini, che non ha bisogno di presentazioni 

– La tavola rotonda – moderata dal Vicedirettore del CNV, don Lorenzo Ghizzoni – ci permetterà di metterci in un dialogo esperienziale con alcuni testimoni. 

– Il dopo cena di stasera – guidato dall’altro Vicedirettore del CNV, don Antonio Ladisa, recentemente chiamato a servire come Rettore il Seminario maggiore della Puglia a Molfetta – permetterà alla direzione del CNV di incontrare i seminaristi, i novizi, le novizie e gli aspiranti presenti, in numero ancora maggiore, certamente per l’aiuto economico offerto dagli amici del Serra Club ai quali va il loro e il nostro ringraziamento, per aver voluto generosamente sponsorizzare, anche quest’anno, il manifesto della giornata; 

– Il dopo cena di domani sera permetterà al nostro Presidente di incontrare, con i Vescovi presenti al Convegno, i membri del Consiglio nazionale, della Direzione nazionale e tutti i direttori regionali e diocesani, per un momento di riflessione e d’orientamento pastorale sull’anno che ci sta davanti. Un momento davvero importante nel comune servizio chiesto a tutti noi dai nostri Vescovi. 

Per concludere affido con gioia fraterna la conduzione del lavoro di questi giorni agli amici della Direzione nazionale che si sono ancora una volta distribuiti amorevolmente il lavoro: moderatore sarà don Roberto Bizzarri, rappresentante del clero secolare, coadiuvato da P. Raffaele Sacco, rappresentante dei religiosi; sr. Antonia Castellucci, rappresentante delle religiose; Caterina Brunetto, rappresentante dei laici consacrati, P. Giovanni Gargano, rappresentante dei missionari. 

L’ultimo grazie affettuoso va ovviamente da parte di tutti noi alla Segreteria, rinforzata ancora una volta dall’aiuto di alcuni amici preziosi. Mi si consenta di approfittare dell’occasione per dire un grazie grande e affettuoso ai nostri segretari, Salvatore e Teresa. 

Grazie infine di cuore a tutti voi, veri protagonisti di questo nostro annuale convenire: direttori ed équipes dei Centri Regionali e Diocesani per le Vocazioni; animatori e animatrici vocazionali dei vostri Istituti; Rettori, educatori e seminaristi; formatori e novizi: siete voi la ragione del nostro servizio e se il Centro Nazionale Vocazioni esiste ed il suo lavoro è da tanti anni apprezzato è per voi e grazie a voi. Un grazie particolare ai Direttori dei CRV che anche quest’anno hanno collaborato alla realizzazione dei Sussidi della Giornata, che sono già tutti presenti sui tavoli delle apostoline per essere visti, acquistati e ordinati. Con essi troveremo anche il n. 1 della rivista Vocazioni con la nuova, accattivante copertina. L’invito ad abbonarsi è scontato e sarà certamente ripetuto durante il Convegno.