N.02
Marzo/Aprile 2007

Perché anche la nostra vita sia animata dal medesimo spirito che ha plasmato l’essere e l’agire di Gesù!

 

 

 

 

 

Liturgia della Parola

1 Gv 2, 29 – 3, 6         Gv 1, 29-34

Giovanni Battista dice di Gesù che è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e la Prima lettera di San Giovanni dice che Gesù è ve­nuto per togliere i peccati. E mi viene da dire: ma è realmente così? Ha ve­ramente tolto i peccati del mondo? Perché, se mi guardo intorno, non vedo quel cambiamento straordinario per cui il peccato sarebbe stato cancellato dalla storia del mondo; perché le vio­lenze continuano, le infedeltà anche e così anche le tentazioni del mondo di essere autosufficiente, di andare avanti senza Dio: anche questa tentazione, il mondo di oggi la conosce molto bene… ma allora, in che senso Gesù ha tolto il peccato del mondo? È solo un misterioso cambiamen­to interiore di cui non si vedono gli effetti? Credo di no. È inevitabile, un messaggio biblico che annunci qualco­sa di questo genere si riferisce alla tra­sformazione concreta della vita degli uo­mini, si riferisce a quella conoscenza di Dio che – secondo Elia – deve avvertire il paese così come le acque ricoprono il mare: è su questo che verte la promes­sa. E allora, in che senso Gesù ha tolto il peccato del mondo?

Facciamo un piccolo percorso, se ce la facciamo, cominciando da quello che dice sempre la Prima Lettera di San Giovanni, che inizia così il suo discor­so: voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non c’è peccato. Questo è interessante: c’è un pic­colo pezzettino di mondo, un piccolo frammento di mondo, dove il peccato non ha posto, non riesce a dominare.

Mentre sembra che il peccato domini l’umanità intera, in tutte le sue gene­razioni, in quel pezzettino di mondo il peccato non ha dominato: è arrivato fin laggiù, il peccato, la violenza, la cattiveria, è arrivata fin laggiù, lo ha colpito e lo ha colpito a morte, ma non è stata capace di renderlo cattivo. Il Gesù della croce subisce oltraggio, ma non restituisce cattiveria e oltraggi; lì il male si spunta e si può dire di Gesù di Nazareth che il suo cammino è sta­to da una parte un cammino di obbe­dienza a Dio, senza sottrarsi ad essa anche quando diventava faticosa, pe­sante ed impegnativa: ha imparato l’obbedienza dalle cose che patì, dice la Lettera agli Ebrei (5,8). Dall’altra parte, impariamo che il cammino di Gesù sulla terra è un cammino d’amo-re verso gli altri: è passato facendo del bene e sanando tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo perché Dio era con lui. Dunque, in quel pezzettino di umanità, che è Gesù, il peccato non ha avuto niente a che fare. Lì c’è stata obbedienza a Dio, lì c’è stato amore agli uomini.

Mi viene da dire: perché? Che cosa c’è di diverso nella umanità di Gesù, perché quella umanità sia sot­tratta al destino comune, segnato dall’egoismo o dalla volontà di afferma­re se stessi nei confronti degli altri? E me lo dice Giovanni Battista con quel­le parole: ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo ma chi mi ha mandato a battezzare con ac­qua mi ha detto: l’uomo sul quale ve­drai scendere e rimanere lo spirito è colui che battezza in Spirito Santo.

Dunque c’è un legame strettissi­mo tra l’uomo, Gesù, l’umanità di Gesù e lo Spirito di Dio, perché non solo lo Spirito di Dio è sceso su di lui ma si è fermato. E si è fermato vuol dire che non c’è stato un istante della vita di Gesù che non fosse plasmato e animato dallo Spirito. Non solo: i giu­dici che ricevevano lo Spirito quando dovevano combattere i madianiti per salvare il re avevano un’energia stra­ordinaria, divina, ma quel fondamento particolare, quello che poteva servire a una battaglia o a una vittoria o la difesa o queste cose… no, in Gesù, lo Spirito diventa permanente; vuol dire che tutti i pensieri di Gesù, tutte le sue parole, tutte le sue decisioni, tutti i suoi com­portamenti, i suoi sogni ed i suoi pro­getti avevano lo stampo dello Spirito di Dio. Tanto era profondo questo stam­po che Giovanni può completare la testi­monianza dicendo: ho visto e ho reso te­stimonianza che questi è il Figlio di Dio.

Uomo, Figlio di Dio, proprio per lo Spirito. È lo Spirito che pone l’umanità di Gesù in una sintonia così pro­fonda con Dio Padre che di Gesù non si può dire altro se non che è Figlio di Dio: è l’unico modo per esprimere questo legame unico e particolare con il Padre. Si capisce allora che se ha questo legame profondo con il Padre, quell’uomo è sottratto al potere del peccato. Lì il peccato non opera: ope­ra solo Dio. Posso dire: intanto questa è già una buona notizia, perché vuol dire che il dominio del peccato non è totale ma c’è una crepa. Quel dominio che sem­brava invincibile, è crepato perché lì c’è stato qualcosa di nuovo e di diver­so. L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che bat­tezza in Spirito santo, viene rivelato a Giovanni il Battista. Quindi, non solo ce l’ha, ma lo dona, lo comunica. Non solo è Figlio di Dio, ma è capace di fare dei figli di Dio; è capace di tra­sformare le persone, toccarle e ritrasfigurare la loro vita, perché an­che la vita delle persone sia animata dal medesimo Spirito, e quindi, sia una vita da figli di Dio.

Lo Spirito produce – l’abbiamo ascoltato nella preghiera iniziale – una serie di frutti che sono molto signifi­cativi: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di sé. Dove ci sono quelle cose lì c’è un figlio di Dio, c’è uno che vive in questo mondo, ha un corpo umano, un’anima umana e una sensibilità umana, ma lì lo Spirito ha prodotto i sentimenti di Dio, il desiderio di Dio. Allora, se capisco bene, tornando al discorso di Giovanni: ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, vuol dire: Gesù Cristo ha operato la sconfitta del peccato, attraverso una vita da Figlio di Dio, plasmata dallo Spirito. Ma non solo: questa operazione è una operazione che Gesù Cristo allarga, che si dilata a partire da lui e coinvolge i cre­denti, che deve coinvolgere voi, non vi esonera dal lottare contro il peccato. Non vuol dire: siete esonerati, perché lui l’ha tolto; no, vuol dire che avete la possibi­lità di lottare e avete già vinto. Scrivo a voi giovani, perché siete voi che avete vinto il maligno, perché lo Spirito, la Parola di Dio, abita in voi.

Quella vittoria sul peccato, allo­ra, non è altro che la nostra vocazione nella storia del mondo: a noi, a voi, è chiesto di togliere il peccato del mon­do e vi è chiesto perché in Cristo vi è data questa possibilità. Gesù l’ha tolto, nella sua vita non è entrato; lo ha tolto con quelle azioni di amore, di fede, di obbedienza, di perdono che ha inseri­to, immesso, nella storia degli uomini. Quella è solo la sorgente creativa, poi viene tutta la storia della Chiesa e tutta la storia dell’umanità, dove quella lot­ta contro il peccato, quindi la lotta per l’amore e per la verità di Dio, si com­pie e siete chiamati a compiere. È la vostra vocazione: togliere il peccato del mondo; rendere il mondo così bello da essere un mondo che risponde al so­gno di Dio, al suo desiderio iniziale.

Carissimi se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia è chiamato da lui e – un pochino più avanti dice – chiun­que ha questa speranza purifica se stesso, come egli è puro. Questo è quello che dovete fare, è la vostra vocazione: operare dentro la vostra vita e la vostra storia, perché lo Spirito di Dio plasmi pensieri e compor­tamenti e perché il peccato sia tolto.

In questo modo l’opera del Signore si di­lata, si dilata in quello che è l’opera del suo corpo, in quello che è l’opera della Chiesa, in quello che è il senso della sto­ria umana dentro il progetto di Dio. Preghiamo perché l’Eucaristia che celebriamo ci inserisca, ci irrobustisca in questa lotta che ci ac­compagnerà per tutta la vita, in que­sto cammino di purificazione, per essere puri come lui è puro, perché sia­mo figli di Dio come Gesù è Figlio di Dio. Lo siamo attraverso di lui, lo sia­mo per grazia, per il dono del suo Spi­rito; che la nostra vita risponda piena­mente a questo dono.