N.01
Gennaio/Febbraio 2008

«News» dai CRV e CDV

Proposte, itinerari, progetti...

DAL CRV DEL PIEMONTE

a cura di Dino Negro

DINO NEGRO

Il CRV del Piemonte e della Valle d’Aosta in questi ultimi anni ha trovato i suoi motivi ispiratori di riflessione e di azione nell’inchiesta fatta nell’anno pastorale 2002/2003 ai semi-naristi, alle postulanti, novizie e juniores.

A tutti era stato chiesto di indicare quali erano state, nel cammino di discernimento vocazionale, le esperienze che maggiormente avevano determinato la scelta definitiva.

Dall’indagine è emersa l’importanza decisiva degli incontri con testimoni significativi” dell’accompagnamento spirituale (direzione spirituale) e della vita parrocchiale.

In seguito all’inchiesta, in alcuni incontri tra gli operatori pastorali, educatori e vescovi della CEP, abbiamo preso atto delle indicazioni emerse e ci siamo messi in ascolto dei problemi che emergono ancora oggi all’interno della pastorale vocazionale:

– la crisi di cui la pastorale giovanile sta soffrendo, specialmente nella fascia tra i 15 e i 18 anni, per le esperienze trasgressive e precoci che i giovani fanno, con evidenti ricadute a livello vocazionale;

– la tendenza alla “delega” ad alcune figure, senza assunzione di corresponsabilità da parte della parrocchia e della diocesi (aspetto evidenziato soprattutto dai direttori dei CDV e dai rettori);

– la difficoltà da parte dei sacerdoti nel costruire una “relazione personale” con i giovani (fatica dell’accompagnamento spirituale), sottolineato in modo particolare dai vescovi;

– la mancanza, nelle comunità parrocchiali, di una pastorale vocazionale al femminile;

– la latitanza, quasi totale, della famiglia come soggetto della pastorale vocazionale.

Nonostante questi ed altri problemi, ci è parso di notare che la pastorale vocazionale, nelle regioni del Piemonte e della Valle d’Aosta, sia abbastanza articolata e ricca di esperienze.

Quasi tutte le diocesi hanno avviato una “scuola di preghiera” o incontri mensili di adorazione a sfondo vocazionale, oltre ad incontri di “lectio divina” con i loro vescovi. In altre si stanno sperimentando le “settimane comunitarie o “weekend vocazionali”

Alcune diocesi hanno creato dei “centri di ascolto” con intonazione vocazionale e annualmente programmano due corsi di esercizi spirituali guidati dal Vescovo.

Per gli adolescenti del post cresima vengono organizzati incontri mensili, dando la possibilità di trascorrere un pomeriggio alla settimana con la comunità del Seminario.

E l’elenco potrebbe continuare…

Come Centro Regionale Vocazioni, ci siamo interrogati su alcune priorità che ci sembrano emergere con maggiore insistenza dall’indagine svolta.

Ci è parso fondamentale privilegiare il filone della “formazione degli animatori vocazionali”: sacerdoti, religiosi/e e laici, attraverso i corsi sull’accompagnamento spirituale. Si sono tenuti, infatti, corsi di ben cinque anni, con una scadenza di due incontri mensili. Biblisti, teologi, pedagogisti, psicologi e sociologi si sono alternati per trasmettere contenuti e metodologie, che puntavano prima di tutto alla formazione integrale della persona, per renderla idonea all’ascolto e all’accompagnamento. Ci sembra di constatare, oggi, un maggiore coinvolgimento e soprattutto di trovare persone più preparate e motivate ad esercitare questo ministero.

La casa editrice di Casale “Portalupi” ha pubblicato, da poco, gli Atti di questi incontri. Il libro che li raccoglie è intitolato: Corso di avvio all’accompagnamento spirituale. È un testo di studio, ricco di annotazioni pastorali; un sussidio prezioso, vista la preparazione e la competenza di coloro che hanno tenuto le lezioni.

Per aiutare gli animatori vocazionali “di prima esperienza”, è stato ricavato dai vari interventi dei relatori, un vademecum sulla direzione spirituale: una sintesi rapida ed efficace sui contenuti e sugli atteggiamenti pastorali che deve assumere colui o colei che, per la prima volta, inizia questo ministero. Sarà presentato al primo incontro dei direttori, non come stesura definitiva, ma come griglia da elaborare e completare attraverso le esperienze dirette di coloro che da anni prestano questo servizio.

 

Una seconda attenzione del CRV è stata quella di porsi in ascolto e di confrontarsi con alcune esperienze d’oltralpe, in particolare con l’esperienza della pastorale vocazionale in Francia.

Abbiamo preso in considerazione un’iniziativa che ci pareva interessante, perché coinvolge tutte le categorie che la pastorale abbraccia: dai giovani ai presbiteri, alle religiose/i, alla famiglia, agli anziani.

Si tratta di una serie di schede sintetiche che hanno come obiettivo quello di proporre il tema vocazionale in modo profondo e divulgativo insieme.

Per il momento le schede sono allo studio della segreteria, per essere riviste e adattate alla situazione locale. Un primo tentativo è stato fatto: la scheda per i presbiteri, che sarà consegnata ai Consigli Presbiterali e Pastorali delle diverse diocesi.

L’obiettivo del CRV è quello di creare una mentalità, di far circolare una sensibilità vocazionale aperta a tutte le vocazioni; una mentalità che, a volte, non è del tutto scontata, com’è emerso dall’analisi sui problemi relativi alla pastorale.

Per il futuro si pensa di continuare con alcune proposte che interessano i gruppi famiglia e le comunità religiose.

Poiché siamo coscienti della fine che rischiano di fare i documenti cartacei, accettiamo di muoverci, come CRV, nei Centri Diocesani che lo richiedono, per presentare la scheda, dialogare, confrontarci e condividere le esperienze.

Per dare al nostro lavoro pastorale una connotazione concreta, e soprattutto per venire incontro ai nuovi direttori eletti all’interno dei Centri Diocesani Vocazioni, abbiamo previsto, per l’anno in corso, degli incontri a livello esperienziale.

A dicembre ci verificheremo sulle esperienze in atto in alcuni CDV del Piemonte. Due diocesi estese: Novara e Torino; una diocesi più piccola: Cuneo.

I direttori sono invitati a rilevare i percorsi che si sono dimostrati vincenti e significativi a livello vocazionale, a cogliere le costanti emerse dalla loro proposta, l’atteggiamento dei giovani e soprattutto i loro cammini di maturazione. Non escludiamo la possibilità di allargare i nostri incontri ad alcuni giovani più sensibili al discorso vocazionale, per aggiornarci sulle loro domande e soprattutto per realizzare con loro degli itinerari che rispondano alle loro attese.

Per quanto riguarda i giovani, continua l’esperienza degli Esercizi Spirituali a Pella (Lago d’Orta) per le ragazze. Quest’anno la proposta è stata fatta anche ai ragazzi, in luogo (Sampeyre) e tempi diversi (ultimi giorni di agosto).

L’esperienza con le ragazze è arrivata al 28° anno, con dei risultati che ci hanno incoraggiato a continuare. Agli Esercizi vengono ragazze da tutto il Piemonte… e non solo! Alcune sono approdate da Palermo, dopo aver trovato per caso un depliant sul treno.

Siamo incoraggiati in questa esperienza per diversi motivi:

– Il primo: le ragazze (ed ora anche i ragazzi) possono confrontarsi ad ampio raggio con tutte le vocazioni. Partecipano agli Esercizi giovani in ricerca, altri che si preparano al matrimonio, altri che, in età ormai “fuori quota”, non hanno ancora scelto nulla per la propria vita.

L’esperienza è vissuta insieme alle suore di diverse congregazioni, che accompagnano le ragazze (sono rappresentate circa 10 congregazioni) e da alcuni sacerdoti che fanno parte del CRV e dei CDV. Questo permette un arricchimento di contenuti e di metodi che vanno a vantaggio dei giovani e permettono a noi di vivere concretamente un’esperienza forte di comunione, nella diversità dei carismi.

– All’interno degli Esercizi proponiamo la “guida personalizzata”, con la quale i giovani si relazionano sulla loro preghiera. Da quest’esperienza di confronto sono nate tante opportunità di accompagnamento personalizzato, che continuano nel tempo.

– Da quest’anno, grazie ad alcuni Parroci che si sono resi disponibili, abbiamo organizzato degli incontri nelle Parrocchie di provenienza dei giovani. Un’opportunità preziosa per incontrare altri giovani e soprattutto per vivere l’esperienza insieme ad una comunità parrocchiale impegnata a sostenere e a pregare per l’iniziativa.

Siamo tuttavia consapevoli che l’anima della pastorale vocazionale non sia il “fare”: i doni dello Spirito non sbocciano dai documenti né dalle organizzazioni pastorali, “ma dai solchi arati delle comunità vive, all’ombra di testimoni pasquali e contagiosi, capaci di evocare, anche nel solleone del secolarismo, la bellezza umanizzante di seguire il Signore”

(Dal doc. del CRV del Piemonte e Valle d’Aosta – intr. Mons. E. Masseroni).

 

 

 

DAL CRV DELLA TOSCANA

a cura di Franco Brogi

FRANCO BROGI

Con l’intento di valorizzare  l’orientamento “vocazionale” della pastorale delle Chiese di Toscana e per incrementare le iniziative in tal senso, è stato inviato recentemente a tutti i Direttori dei CDV (17 in totale) un questionario per condividere le esperienze significative in atto e le prospettive allo studio per gli anni a venire.

 

Il “foglio di lavoro” propone tre piste di approfondimento e di verifica.

1- Una prima questione è articolata intorno al servizio offerto dal Centro Diocesano Vocazioni nella Chiesa particolare. Si domanda quali siano le proposte e gli itinerari vocazionali in atto:

a- verso la Diocesi e le parrocchie;

b- in collaborazione con la pastorale giovanile diocesana o zonale;

c- in collaborazione con la pastorale familiare diocesana o zonale;

d- in collaborazione con il Seminario e con gli Istituti religiosi.

 

2- Un secondo interrogativo chiedeva ad ogni CDV di presentare qualche esperienza significativa che si è venuta affermando in Diocesi e di descrivere nel dettaglio:

– come fosse nata;

– come è strutturata;

– con quali contenuti;

– con quale cadenza;

– con quali finalità e metodo;

– quali ne sono i destinatari;

– come si sta realizzando.

 

3- L’ultima domanda riguardava le “prospettive” allo studio o in programma per la pastorale vocazionale dei prossimi anni.

Le risposte pervenute al Centro Regionale sono state organizzate intorno alle quattro parole-chiave suggerite da Mons. Italo Castellani: “pregate”, “evangelizzate”, “annunciate”, “testimoniate”, così come segue.

 

 – Pregate

In molte Diocesi della Toscana si svolgono le seguenti iniziative di preghiera a carattere vocazionale.

a) Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose, nella vigilia della GMPV, presieduta dal Vescovo.

b) Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni nelle Parrocchie.

c) Monastero Invisibile: foglio di collegamento per la preghiera di coloro che offrono almeno un’ora al mese per le vocazioni di speciale consacrazione.

d) Incontro mensile per gruppi di giovani, suddivisi per parrocchie o zone pastorali, che s’incontrano per pregare sulla Parola di Dio.

 

– Evangelizzate

Proposte dei CDV verso la Diocesi e le parrocchie, in collaborazione con la pastorale giovanile e con la pastorale familiare diocesana.

a) Ciclo di “fine settimana” di preghiera e condivisione per giovani (ragazzi e ragazze), in collaborazione con l’Azione Cattolica e la pastorale giovanile diocesana.

b) Esercizi spirituali, annuali o semestrali, per giovanissimi, per giovani, per famiglie.

c) Campo scuola estivo per giovani e per famiglie.

d) Festa diocesana dei giovani e professione di fede dei diciottenni nella Veglia di Pentecoste, presieduta dal Vescovo.

 

– Annunciate

Percorsi di formazione, discernimento, annuncio vocazionale.

a) Giornate vocazionali nelle parrocchie, animate dai membri dei CDV.

b) Giornate del Seminario nelle comunità parrocchiali, con incontri con giovani, catechisti e famiglie e testimonianza vocazionale dei seminaristi.

c) Giornata diocesana per il Seminario, con visita alle comunità e incontri con i giovani.

d) Incontro dei superiori del Seminario o dei seminaristi con i ragazzi delle scuole superiori, in collaborazione con gli insegnanti di religione.

e) Esperienza vocazionale estiva animata dai seminaristi.

 

– Testimoniate

Nelle Diocesi esistono e sono all’opera alcuni “luoghi segno” di pastorale vocazionale che hanno attività specifiche.

a) Il Seminario Maggiore Diocesano è stato eletto come luogo per incontri di pastorale vocazionale, sia per il significato simbolico che esso assume nella vita diocesana quale luogo primario di discernimento, ma anche perché la collaborazione con gli educatori del seminario e con i seminaristi stessi è risultata estremamente importante e concreta nella realizzazione e nella proposta di itinerari vocazionali a livello diocesano.

Tra questi si segnalano:

Scuola di preghiera – adorazione mensile.

– Incontri dei giovani con la comunità del Seminario.

– “Gruppo vocazionale” per giovani.

– Campo vocazionale.

– Cammino per i giovanissimi, animato dai seminaristi.

– Ritiro mensile in Seminario.

b) Centri Pastorali o di Spiritualità: luoghi adatti a vivere il silenzio, la contemplazione, la preghiera, il servizio. La proposta è di incontri mensili per i giovani desiderosi di mettersi in ascolto di Gesù come discepoli.

c) Parrocchie “modello”, dove il CDV può incontrare mensilmente i giovani dei gruppi parrocchiali.

  • Incontri e ritiri ai ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima, in Seminario oppure nelle singole parrocchie.
  • Incontro con i ragazzi dell’anno della Cresima in occasione della Giornata di Preghiera per le Vocazioni. La giornata si conclude con un dialogo con il Vescovo.

d) Monasteri di vita contemplativa.

Collaborazione a livello di preghiera e di testimonianza per le vocazioni e i giovani in ricerca.

 

– Nuovi itinerari vocazionali

I CDV si propongono di sviluppare le iniziative intraprese e soprattutto:

a) organizzare con diligenza la rete di preghiera per le vocazioni, sia a livello parrocchiale che diocesano (monastero invisibile). Favorire ed incrementare la pastorale unitaria delle diocesi, specialmente a livello vicariale, con nuove sinergie con la Commissione Catechesi, la pastorale giovanile e familiare e i religiosi/e, in prospettiva vocazionale;

b) visitare i Vicariati organizzando veglie di preghiera vocazionali per i giovani;

c) partecipare con più incisività all’animazione della pastorale giovanile diocesana inserendosi nelle iniziative programmate;

d) caratterizzare ancor più vocazionalmente le iniziative della pastorale giovanile ordinaria, come gli esercizi spirituali, i fine settimana e i campi-scuola per giovani e giovanissimi;

e) accompagnare la formazione dei catechisti e la catechesi sacramentale (soprattutto in vista della Cresima) con la prospettiva della vita come vocazione e della vocazione personale come compimento della grazia del Battesimo;

f) favorire la riflessione, la cultura vocazionale, l’impegno nell’animazione e nella guida spirituale da parte dei preti giovani.

 

– Il Monastero Invisibile “regionale”

Il Centro Regionale Vocazioni intende proporre alle Diocesi di Toscana, alle persone, ai gruppi, alle associazioni e alle comunità parrocchiali uno strumento per incrementare e diffondere la “cultura vocazionale”, a cominciare dall’impegno di una continua preghiera rivolta al “padrone della messe”, secondo l’indicazione di Gesù che chiede di “Pregare il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38).

In tal modo si vuole, inoltre, fattivamente esprimere la comunione di preghiera delle Chiese della Toscana in ordine alle vocazioni di speciale consacrazione.

Il sussidio dovrebbe uscire ogni 2 mesi ed offrire concretamente una proposta di meditazione (lectio divina), di riflessione su un tema appropriato ed informazioni sulla pastorale vocazionale a livello regionale.

Lo stesso sussidio ospiterebbe una pagina diocesana (a discrezione di ogni Chiesa locale) per ulteriori approfondimenti, indicazione di appuntamenti, esigenze di collegamento tra coloro che pregano per le vocazioni all’interno delle Parrocchie e della Diocesi stessa.

Vi è contenuto anche un tagliando per la raccolta dei dati dei partecipanti al Monastero Invisibile, da riconsegnare al CDV, affinché in ogni diocesi si possano mantenere rapporti, intraprendere iniziative e coltivare i gruppi di coloro che pregano per le vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie.

La pagina interna del sussidio funge anche da poster. Con una frase ed un’immagine s’intende ricordare immediatamente il tema proposto ed il senso dell’impegno di preghiera per le vocazioni e, dove richiesto, le principali iniziative diocesane di pastorale giovanile e vocazionale.

Questo piccolo manifesto può essere affisso nella bacheca parrocchiale per ricordare i vari appuntamenti. La proposta chiede un piccolo impegno, ma serio e costante, di preghiera; offre spunti di riflessione sul tema vocazionale; fa conoscere esperienze significative del nostro territorio; mantiene i ponti con il Centro Diocesano Vocazioni e informa delle sue iniziative. 

 

 

 

DAL CDV DI NOVARA

a cura di Vincenzo Barone

VINCENZO BARONE

In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12, 24).

In questi quattro anni, in cui la nostra Diocesi ha fatto lo sforzo di comprendere meglio la complessa realtà giovanile del proprio territorio, anche la pastorale vocazionale si è interrogata su chi sono i giovani che quotidianamente incontra e quali sono le loro richieste profonde, al di là di quanto sanno manifestare in modo esplicito.

Dal cap. 5 del testo “Chi ama i giovani” emerge una realtà complessa.

Innanzi tutto si nota una mancanza di progettualità, un generale “non senso” della vita, per cui va bene vivere alla giornata, cercando di trarne più soddisfazione possibile, senza obiettivi da raggiungere, senza pensare troppo al domani che segue.

In secondo luogo si percepisce una certa rassegnazione alla precarietà della vita: viviamo in un mondo che cambia velocemente, che offre poche certezze circa il lavoro, la casa, le relazioni.

Contro questa precarietà s’infrange spesso anche il sogno dei giovani di costruire una famiglia, o di trovare un lavoro stabile che consenta di mettere radici in qualche posto.

Il dato più sconcertante è che, per una parte dei giovani, credere o non credere è lo stesso.

L’elemento “fede” non sembra qualificare la loro vita: il criterio che utilizzano per definire la bontà della loro vita è “non fare del male a nessuno”.

Concepiscono la fede come adesione ad un codice, che comporta punizioni e premi, di cui faticano ad accettare l’autorità. Non riescono invece a concepire la fede come un rapporto d’amore con una persona, il Cristo.

Per questo, quando pensano alla parola “vocazione”, immaginano unicamente una serie di rinunce e di sacrifici che “bisogna” fare, aspetti che “bisogna” abbandonare, come l’utilizzo della propria genitalità, nel caso della vocazione religiosa o sacerdotale, oppure la realizzazione personale, attraverso il successo, la gestione della propria libertà senza dover rendere conto a nessuno[1].

Questo panorama ha i suoi lati oscuri, ma porta con sé anche germi di speranza e offre un terreno su cui lavorare.

Nel testo di Garelli “Chiamati a scegliere. I giovani italiani di fronte alla vocazione” troviamo un dato interessante: l’11% dei giovani dichiara di aver pensato, nel corso della propria vita, alla possibilità di diventare prete o di abbracciare la vita religiosa[2], e di essi quasi il 20% afferma di aver pensato a questa prospettiva per più di tre anni.

La crisi sembra dunque legata più alla realizzazione di questa chiamata che alla sua nascita, soprattutto perché, sebbene gli ambienti e le figure religiose continuano ad esercitare un certo fascino su una quota non irrilevante di ragazzi e di adolescenti, sono molto forti le difficoltà che gli adulti incontrano nell’accompagnarli nel loro percorso di crescita e di maturazione[3].

Per questo, accanto ad obiettivi più specifici per i giovani, ci sembra indispensabile proporre un serio cammino di crescita per gli educatori.

Molto spesso, nell’esperienza quotidiana di chi lavora più direttamente nell’ambito della pastorale vocazionale, si riscontra una forte domanda di accompagnamento spirituale alla quale non si riesce a dare risposta, soprattutto per mancanza di personale adeguatamente formato.

Nel VI Forum del Centro Nazionale Vocazioni, che si è tenuto a Sassone-Ciampino il 26-27 ottobre 2006, è stato ribadito lo stesso concetto: mancano operatori di pastorale vocazionale in grado di rispondere alla domanda di ascolto dei giovani.

È importante accogliere la sollecitazione del CNV ad un lavoro unitario nella Chiesa locale, per non disperdere inutilmente le forze e quindi disattendere le domande dei giovani, ma principalmente per testimoniare una Chiesa viva e fraterna, che fa dell’annuncio la sua principale missione.

In questi anni vorremmo dunque impegnarci a formare operatori che siano espressione della comunità pastorale/parrocchiale, in quanto la responsabilità di una chiamata vocazionale (sia alla vita consacrata che alla vita matrimoniale) è propria della comunità.

Questo progetto nasce, quindi, con il fine di coinvolgere religiose, religiosi e comunità parrocchiali in una pastorale più unitaria, in accordo con quanto espresso nel documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”: “In una Chiesa tutta vocazionale, tutti sono animatori vocazionali”[4].

Accogliamo per questo la sollecitazione del nostro Vescovo, Monsignor Corti, che ci chiede di riscoprire la vita cristiana (tutta la vita) come vocazione: ogni vocazione “è la storia di un ineffabile dialogo tra Dio e l’uomo, tra l’amore di Dio che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore risponde a Dio” (Pastores dabo vobis, 36).

La finalità ultima del Progetto è, quindi, quella di sostenere i giovani nella formazione di una libertà e di un’umanità in grado di dialogare con Dio e di accogliere la sua chiamata.

Ci proponiamo, infatti, di educare alla conoscenza di sé, all’apertura al mistero, alla lettura serena della vita, alla capacità di invocare[5], senza tralasciare l’aspetto puramente umano di quest’educazione.

Come afferma Monsignor Monari, «la prima, fondamentale vocazione comune a tutti gli uomini è quella di “diventare uomini”, e caratteristica della natura umana è quella di essere un progetto aperto, incompleto, che si costruisce progressivamente, attraverso molteplici scelte e comportamenti».

Ci piace anche ricordare quello che diceva Monsignor Del Monte: la Chiesa non la si “organizza” ma la si genera. Per questo desideriamo sottolineare, in modo particolare, l’importanza della preghiera, attraverso cui tutti i battezzati sono chiamati a generare, nella fede, la Chiesa.

 

Finalità generali

La pastorale vocazionale, in quanto prospettiva unificante della pastorale giovanile, si pone in atteggiamento di feconda collaborazione con essa, pur nella distinzione dei due ambiti: la pastorale giovanile, infatti, si occupa di altre problematiche oltre a quella vocazionale, mentre la pastorale vocazionale non riguarda solo il mondo giovanile, bensì ha un orizzonte più ampio e con problematiche specifiche[6].

Tenendo conto di ciò, in questo arco di tempo ci focalizziamo su un obiettivo specifico, che raccolga le diverse dimensioni elencate nelle premesse.

La proposta si articola quindi su due livelli, che si differenziano in base ai destinatari:

-un primo livello vede come destinatari i giovani che si accostano per la prima volta ad un cammino di pastorale voca-zionale;

-il secondo livello si rivolge a giovani che hanno già compreso l’importanza di dare un senso alla loro vita e che quindi desiderano percorrere un cammino di approfondimento della fede.

 

 

Soggetti e destinatari

Soggetti:

– Il vescovo, in quanto è chiamato ad essere padre di tutte le vocazioni.

– I sacerdoti, che in virtù del loro stesso ministero partecipano della sollecitudine della Chiesa intera affinché nel popolo di Dio non manchino mai gli operai.

– Le religiose e i religiosi, in quanto la loro stessa presenza è segno di una chiamata-risposta ad un’esistenza radicalmente evangelica.

– I laici consacrati degli istituti secolari, testimoni di un’incarnazione possibile dell’ideale evangelico nelle attività e nelle preoccupazioni della vita quotidiana.

– La famiglia, in quanto luogo privilegiato per la trasmissione dei valori e la crescita umana e cristiana dei figli.

– La scuola e in particolare la scuola cattolica, in quanto comunità educante, in cui i fanciulli, gli adolescenti e i giovani passano gran parte della loro giornata, confrontandosi con i contenuti della cultura e con modelli educativi significativi.

– La comunità parrocchiale e vicariale (operatori di pastorale, catechisti, educatori, animatori vocazionali, monastero invisibile…), in quanto sostiene ciascun fedele nel cammino della sua vocazione specifica e aiuta continuamente a discernere i rispettivi doni di Dio, per il servizio della comunità stessa.

– Il Centro Diocesano Vocazioni, che si pone a servizio dei diversi soggetti, affinché tutti s’impegnino a far cogliere la voce di Colui che anche oggi continua a chiamare.

 

Destinatari:

– Bambini, ragazzi e giovani che si accostano per la prima volta ad un cammino di pastorale vocazionale: è importante che, sin dalla fanciullezza, Cristo venga percepito come compagno di cammino, che interpella la vita verso scelte concrete e coraggiose. All’interno di questo gruppo di destinatari, un’attenzione particolare va dedicata ai ministranti, che si accostano in modo più profondo all’esperienza liturgica e sacramentale.

– Giovani che hanno già compreso l’importanza di dare un senso alla loro vita e che quindi desiderano percorrere un cammino di approfondimento della fede. In questa età, infatti, si rende possibile la graduale, e poi definitiva, scoperta e scelta di una particolare chiamata.

– Adulti che sperimentano la bellezza e la difficoltà di un cammino di fedeltà alla propria scelta vocazionale.

Per quanto riguarda i destinatari, desideriamo anche interrogarci circa i ragazzi più giovani, nell’età che va dai 6 ai 13 anni, che spesso vengono posti in secondo piano, perché si pensa che la catechesi sia sufficiente al loro cammino di formazione cristiana.

In molti casi si riscontra invece l’opposto: la catechesi è vissuta come un obbligo finalizzato al sacramento (la Comunione o la Cresima), e viene abbandonata una volta “espletato” l’obbligo.

Ci sembra importante, inoltre, sottolineare che ogni persona è contemporaneamente destinatario e soggetto del progetto di pastorale vocazionale, in quanto ciascuno, curando la crescita spirituale e vocazionale di chi lo circonda, riscopre la propria.

 

 

OBIETTIVI E METODOLOGIE SPECIFICHE

         

 

AZIONI

Gli obiettivi specifici si traducono in 5 azioni.

Le azioni raggruppano le esperienze che vorremmo proporre o “rinforzare” in questi anni.

 

Raccogliendo in modo consapevole la richiesta dei giovani di ricevere un ascolto individuale e personalizzato, nello svolgere le diverse attività non ci proponiamo di raggiungere grandi numeri di destinatari, quanto piuttosto di mantenere una proposta di alto profilo qualitativo, che porti la persona ad interrogarsi profondamente, nel confronto con la persona di Cristo, e a considerare con maggiore attenzione l’opportunità concreta di un accompagnamento spirituale personale.

 

 

Il Centro Diocesano Vocazioni

a) Natura

Il Centro Diocesano Vocazioni (CDV) esprime l’impegno della Chiesa particolare per l’animazione vocazionale, promuovendo e coordinando le attività di orientamento vocazionale nelle parrocchie e nelle comunità cristiane della Diocesi, sotto la guida e la responsabilità del Vescovo.

Accoglie in sé e sollecita la presenza e l’apporto di tutte le categorie vocazionali (sacerdoti diocesani, diaconi, religiosi, religiose, missionari, consacrati secolari, laici) e dei rappresentanti dei diversi organismi pastorali, sia nella struttura sia per il suo funzionamento.

Ne è responsabile un direttore, nominato dal Vescovo ed aiutato da un ufficio “unitario”, di cui fanno parte tutte le categorie vocazionali.

Il CDV è un organismo di comunione, dove le varie categorie vocazionali presenti nella Chiesa particolare sperimentano l’unità della missione, la gioia e la fatica di lavorare insieme per le vocazioni; è un organismo di servizio, strumento pastorale perché tutta la Chiesa particolare abbia coscienza di essere chiamata. Il suo servizio si configura dunque nella Chiesa particolare per la specifica cura delle vocazioni di speciale consacrazione.

In sintesi, sotto la guida del Vescovo:

– Il CDV, luogo di comunione vocazionale, si costituisce ad immagine della Chiesa particolare; riflette la sua natura teologica (diversità di vocazione, doni e ministeri); si offre per tutte le categorie vocazionali presenti nella Chiesa particolare come luogo di comunione.

– Il CDV, luogo di animazione e promozione vocazionale, attento a tutto ciò che già concretamente esiste nella vita della Chiesa locale, si offre come luogo di studio e di approfondimento della teologia della vocazione, degli specifici documenti del Magistero e degli sviluppi della pastorale delle vocazioni; cura i rapporti e offre il suo servizio specifico a tutti gli uffici diocesani e organismi pastorali presenti nella Chiesa locale; è attento a tutti gli ambiti o luoghi pastorali (in particolare la parrocchia) in cui si esprime l’operatività pastorale.

– Il CDV è luogo di coordinamento, nella Chiesa particolare, di quanto esiste e cresce nel campo della pastorale vocazionale.

– Possono quindi essere considerati orientamenti e urgenze qualificanti per il CDV:

* diffondere una forte ispirazione di fede, alimentare la spiritualità e la preghiera;

* innestare l’animazione vocazionale nella pastorale d’insieme delle Chiese particolari;

* portare l’animazione vocazionale nella pastorale delle comunità parrocchiali, coinvolgendo movimenti, gruppi, servizi e altre comunità in esse operanti;

* inserire l’animazione vocazionale nella pastorale giovanile;

* creare e diffondere pubblicazioni adatte alle diverse necessità della pastorale vocazionale;

* curare la preparazione delle persone che hanno ricevuto dai Vescovi, dai Superiori o da altri responsabili della vita consacrata, il mandato specifico della cura e dell’accompagnamento dei chiamati.

 

b) Compiti

In questa ottica il CDV deve:

– prevedere annualmente la stesura di una programmazione pastorale, tenendo conto del cammino concreto della Diocesi e degli altri organismi di partecipazione pastorale; prevedere momenti di verifica e soprattutto provvedere per un’efficace capillarizzazione del cammino vocazionale;

– qualificare la propria azione nel senso della comunione ecclesiale, con la consapevolezza che è più importante creare il senso di Chiesa attraverso le varie iniziative che promuovere le iniziative stesse;

– essere presenti nei luoghi dove “si pensano e si progettano” itinerari pastorali, perché la dimensione vocazionale non manchi mai: quindi deve inserirsi umilmente e discretamente negli spazi diocesani (dal Consiglio Pastorale Diocesano alle iniziative dei vari uffici pastorali; in particolare l’ufficio catechistico, liturgico, pastorale giovanile, Caritas, missionario e vari cammini di fede in atto…) in cui è possibile portare una sottolineatura vocazionale specifica, anziché portare avanti solo iniziative in proprio;

– nell’ambito del suo servizio specifico di cura delle vocazioni di speciale consacrazione, organizzare e qualificare sempre di più le proposte di spiritualità (preghiera, esercizi spirituali…), le proposte di servizio a livello diocesano ed i vari momenti di orientamento vocazionale rivolti ai fanciulli, adolescenti e giovani, se possibile in stretta collaborazione con i sacerdoti delle parrocchie e con gli educatori in genere;

– curare con adeguate iniziative la formazione sia degli “animatori vocazionali nativi” della comunità cristiana (genitori, educatori, catechisti, animatori di gruppi giovanili, ), sia degli “animatori vocazionali” propriamente detti (sacerdoti, religiosi, religiose…) e sostenere gli animatori vocazionali parrocchiali là dove già esistono;

– offrire la propria competenza alle comunità parrocchiali – senza volersi mai sostituire alle loro normali attività – promovendo itinerari di preghiera per le vocazioni e, soprattutto, offrendo sussidi e presenza;

– collaborare con il Centro Diocesano Vocazioni delle altre diocesi, il Centro Regionale Vocazioni e il Centro Nazionale Vocazioni.

Riguardo al Centro Diocesano Vocazioni ricordiamo quanto afferma il documento conclusivo del II Congresso Internazionale per le Vocazioni: “Ogni ritardo nel costituire quest’organismo e nel renderlo efficiente si traduce in un danno alla Chiesa”. (“Vocazioni nella Chiesa Italiana. Piano Pastorale per le Vocazioni”, CEI 1985, Ed. EDB).

 

Il Centro Diocesano Vocazioni di Novara

Il Centro diocesano per la pastorale vocazionale, in quanto organismo di animazione e coordinamento all’interno della Diocesi, è chiamato ad elaborare e proporre una prospettiva unitaria e sintetica della pastorale in genere[7].

Per fare ciò, deve esprimere al suo interno la sintesi e la comunione di diverse competenze (teologiche e spirituali, pedagogiche e psicologiche), dei carismi e dei ministeri.

L’équipe del Centro è così composta:

– il direttore;

– una rappresentanza degli Istituti religiosi presenti sul territorio;

– una rappresentanza delle diverse vocazioni (matrimoniale, consacrata e sacerdotale);

– una rappresentanza delle associazioni e dei movimenti laicali;

– una rappresentanza dei catechisti e degli insegnanti;

– un sacerdote che rappresenti il proprio vicariato;

– una rappresentanza dei seminaristi.

 

 

Strumenti di lavoro

PONTIFICIA OPERA PER LE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, Nuove vocazioni per una nuova Europa, Roma, Libreria Editrice Vaticana 1997.

DIOCESI DI NOVARA, Chi ama i giovani. Ascolto, discernimento, scelte, in nove ambiti di vita giovanile, Atti del cammino pastorale 2002-2004.

SAVAGNONE GIUSEPPE, Evangelizzare nella post modernità. Istruzioni brevi per una navigazione a vista, Torino, Elledici 1996.

PAGANI SEVERINO, L’accompagnamento spirituale dei giovani, Cinisello Balsamo, San Paolo 1997.

BAUMAN ZYGMUND, Amore Liquido, Roma – Bari, Laterza 2004. GARELLI FRANCO (a cura di), Chiamati a scegliere. I giovani italiani di fronte alla vocazione, Cinisello Balsamo, San Paolo 2006.

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000. Progetto del Centro Diocesano Vocazioni (1995) Strumenti della comunicazione mediatica (quotidiani, riviste, notiziari…)

 

Note

[1] Cf DIOCESI DI NOVARA, Chi ama i giovani. Ascolto, discernimento, scelte, in nove ambiti di vita giovanile. Atti del Cammino Pastorale 2002-2004, p. 49.

[2] Cf GARELLI FRANCO (a cura di), Chiamati a scegliere. I giovani italiani di fronte alla vocazione, Cinisello Balsamo, San Paolo 2006, p. 83.

[3] Cf ibidem, pp. 10-11.

[4] PONTIFICIA OPERA PER LE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, Nuove vocazioni per una nuova Europa, Documento finale del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, Roma, Libreria Editrice Vaticana 1997, 8.

[5] Cf ibidem 88-91.

[6] Cf ibidem 62.

[7] Cf ibidem 74.