N.03
Maggio/Giugno 2008

Missione che passione…

 

 

 

INCONTRO DIRETTORI CDV DEL NORD ITALIA 

di Nicola Catarin, Direttore del CDV di Mantova 

 

Questo è lo slogan che mi sembra più adeguato a descrivere ciò che in questi mesi si sta muovendo in casa CNV. Mutuato da una relazione tenuta da Padre Cencini all’ultimo convegno, svoltosi a Verona sulla spiritualità e missionarietà in ambito vocazionale, esso sintetizza l’entusiasmo e la fatica che ogni educatore sperimenta soprattutto parlando di pastorale vocazionale. “Missione che passione” è anche lo slogan che ha accompagnato i due grandi incontri che, a distanza di pochi giorni nel mese di aprile, hanno visto protagonisti gran parte degli operatori pastorali dei CRV e dei CDV del Nord Italia. Don Nico aveva promesso, nel convegno di gennaio, una maggior vicinanza del Centro Nazionale a tutti noi che, per vocazione, ci occupiamo del settore vocazionale; vicinanza che si è resa concreta in questi mesi con un’intensa corrispondenza – via mail – fra il CNV e i vari CRV/CDV e che ha trovato un’ideale concretizzazione nei due incontri di Brescia (3 Aprile) e nel santuario di Caravaggio (5 Aprile). Ad aprire le danze di quest’afflato di rinnovamento è stato l’incontro di Brescia: nella cornice del centro pastorale Paolo VI, si sono incontrati con don Nico gran parte dei direttori CRV e CDV del Nord Italia, per un “primo giro di consultazione” e per porre le basi di un rapporto più costante fra centro e periferia. Argomenti di rilievo sono stati posti in agenda in questo primo incontro da parte del “novello” (per nomina, ma non per esperienza) direttore del CNV: don Nico ha auspicato una radicale rivisitazione, non solo operativa, della pastorale vocazionale, sottolineando l’esigenza che, a prassi rinnovate, siano accostate una riconsiderata teologia pastorale ed un’attenta indagine pedagogica, capaci di rileggere ed attualizzare le linee pastorali che la Tradizione ed il Magistero ci affidano nell’ambito vocazionale. Senza queste basi sicure, la prassi pastorale circa le vocazioni rimane laboratorio certo fruttuoso, ma comunque incompleto, un po’ come un atleta che in una corsa trascina con sé una gamba oramai intorpidita. Il punto di partenza della relazione del Direttore del CNV è stato dunque quello di un cambio radicale di prospettive: non una pastorale volta al mantenimento delle nostre prassi diocesane e regionali, ma una pastorale che veda il centro su Cristo e il punto di partenza nei giovani (e meno giovani) destinatari della chiamata. Accanto alle proposte di rinnovamento delle strutture vocazionali (del Vademecum, del legame fra i vari direttori, della rivista “Vocazioni”) si è affermata sempre di più la consapevolezza di doversi porre domande fondamentali quali: di che cosa hanno bisogno, oggi, i giovani? Quali giovani abbiamo davanti? Cosa chiedono? Di cosa è più carente la nostra pastorale vocazionale? Ci troviamo davanti a giovani molto spesso disorientati, smarriti e allo stesso tempo gelosi della propria autonomia, non ancora ben definita. A questi giovani, che non sono solo lo sparuto gruppo dei “bravi ragazzi” che frequentano le nostre realtà parrocchiali, dobbiamo saper dare una risposta chiara, che non si sovrapponga, però, al loro cammino di ricerca. Giovani al centro, dunque, che vengono descritti nelle loro tinte chiaroscurali come dimissionari, ma allo stesso tempo ricchi di potenzialità nascoste; risorse che, se promosse adeguatamente, possono permettere loro non solo di ritrovare la via che conduce a Gerusalemme, ma renderli capaci di condurre altri giovani su questo sentiero. 

Proprio su questi argomenti ci si è interrogati nell’incontro, di carattere più spirituale, tenutosi nel primo santuario lombardo a Caravaggio; incontro al quale erano invitati tutti gli operatori nelle commissioni vocazionali diocesane e religiose. In tale sede, don Nico ha richiamato maggiormente la necessità di avere uno sguardo più riconciliato con la cultura di questo tempo, di non vederla come un’antagonista dalla quale fuggire o contro la quale combattere. I giovani vivono in un contesto di vita liquida (Baumann) ove non ci sono più convenzioni o convinzioni che valga la pena sostenere. La necessità di un cammino spirituale non è dunque sempre percepito o riconosciuto e, spesso, coloro che si accostano a questi giovani devono essere capaci di portare alla luce queste domande profonde con cammini personalizzati, fondati sull’ascolto e su una concezione più dinamica della direzione spirituale. Non si tratta, quindi, di trovare il vestito giusto che, preconfezionato, ti calza a puntino, ma di tessere assieme un vestito nuovo, che nessun’altro ha mai potuto né vedere né indossare. Questo non è possibile se non in una pastorale vocazionale – ribadisce con forza il direttore del CNV – che riscopra un’ottica più ampia; che sappia promuovere ogni ministero all’interno della comunità cristiana; che sappia ripromuovere una corretta “mentalizzazione” del concetto di vocazione; che sappia ritonificare le nostre comunità troppo spesso asfittiche e appesantite, attingendo senza timore anche agli studi antropologici odierni. Solo con una maggiore sinergia ad ogni livello (sia fra la pastorale vocazionale e le altre pastorali, sia all’interno della stessa pastorale vocazionale nelle varie vocazioni) si potrà avere la forza necessaria per poter dare ai giovani gli strumenti adeguati e necessari per una ricerca sincera che faccia luce sulla verità di ogni uomo. 

Per questo la passione per la missione, come elemento di entusiasmo che ci spinge a portare la “parola bella” a tutti gli uomini (quindi come evangelizzazione), diventa passione nel senso di fatica, di un duro lavoro che deve essere portato avanti giorno dopo giorno. “Nell’andare, se ne va e piange portando la semente da gettare” ricorderebbe il salmo 126. È nella costante fatica della collaborazione che si fa ecclesialità, nel rimettersi costantemente in gioco, provocati dalla cultura moderna, nel cercare la sinergia fra i tanti ministeri laicali, religiosi e diocesani a tutto campo, che la missione si fa davvero passione, vissuta e trasmessa nella sua duplice valenza: di entusiasmo, che gioca tutte le sue energie, e di sofferenza, che faticosamente rende significativo ogni sforzo volto ad aiutare i nostri giovani a trovare il cammino che il Signore ha pensato per loro. Da questi incontri, dunque, nel confronto fra i vari operatori pastorali e don Nico, portiamo a casa molteplici linee di arricchimento delle nostre pastorali quotidiane: pastorali che devono – si è detto – essere meno prassi di visibilità e più cammini di quotidianità. Cammini da spendere nell’ascolto reciproco di uomini e donne incamminati verso un’unica meta; percorsi fatti più di coerenza personale che di belle proposte capaci di attrarre, ma spesso incapaci di coinvolgere profondamente il vissuto di coloro che le vivono; pastorali che sanno misurarsi sui nodi fondamentali della nostra cultura e che sappiano interpretare anche le difficoltà senza abbattersi, senza arrendersi agli ostacoli che spesso s’incontrano. 

Da qui l’esigenza di essere in costante formazione non solo teologica, ma anche spirituale, la necessità di partire proprio dalla preghiera e dalla propria vita nel costante tentativo di abbattere le siepi dei propri orticelli (ben curati, ma limitanti) per collaborare a tutto campo, cercando di dare forza a quello che già esiste e di puntare tutto sulla relazione fra gli operatori di pastorale vocazionale e fra chi accompagna e chi è accompagnato: lì, pronti ad accogliere la domanda vocazionale, proprio in quei pozzi che spesso non sono le aule dei nostri oratori parrocchiali, nella certezza che “nell’andare se ne va e piange portando la semente da gettare” ma “nel tornare viene con giubilo portando i suoi covoni”

 

 

INCONTRO DELL’ÉQUIPE DEI CDV DELLA LOMBARDIA 

di Filippo Tomaselli, Direttore del CRV della Lombardia 

 

Sabato 5 aprile le commissioni vocazionali diocesane di tutta la Lombardia si sono ritrovate per vivere insieme una giornata di preghiera, di riflessione e di condivisione. Luogo dell’appuntamento è stato il santuario mariano di Caravaggio. Non poteva essere altrimenti, vista la collocazione centrale di tale santuario e il suo ruolo indiscusso di cuore spirituale di tutta la regione. 

Si è arrivati alla decisione di organizzare per la prima volta un tale ritrovo, per ridare slancio alla collaborazione tra le diverse diocesi e per fare in modo che il prezioso lavoro di riflessione del consiglio regionale non cadesse nel vuoto, ma venisse affidato alle diverse commissioni diocesane, per rimotivare in qualche modo il loro impegno. 

A rendere ancor più significativa la giornata di Caravaggio la presenza di don Nico Dal Molin, nuovo direttore del CNV, che ha animato la riflessione del mattino, e la presenza di mons. Claudio Baggini, vescovo di Vigevano, che ha presieduto la celebrazione eucaristica del pomeriggio. 

Hanno risposto all’appello una settantina di persone, in rappresentanza di otto delle dieci diocesi lombarde. Avremmo certamente potuto essere di più, ma come primo risultato possiamo senza dubbio ritenerci soddisfatti. 

La giornata si è aperta nella cappella del Centro di Spiritualità del Santuario, con un momento di preghiera preparato dai CDV di Como e di Milano, incentrato sul tema della quarantacinquesima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. 

L’invocazione del dono dello Spirito ha preparato il cuore all’ascolto della riflessione di don Nico. È difficile sintetizzare in poche righe la ricchezza di spunti che tale relazione ha offerto. Ci pare utile sottolineare comunque alcune provocazioni che possono essere considerate a tutti gli effetti dei punti di non ritorno della pastorale vocazionale. 

Innanzitutto la necessità di non fermarsi all’organizzazione di alcuni percorsi e di alcune iniziative, ma di elaborare una vera e propria “teologia della vocazione”, passando da una concezione di vocazione statica ad una dinamica. Solo una riflessione teologica seria può aiutare a pensare una pastorale vocazionale seria, che tenga in adeguata considerazione il rapporto tra dinamiche spirituali ed antropologiche, in particolare l’affettività e la corporeità. 

Don Nico ha individuato tre diverse linee su cui dovrebbe lavorare la pastorale vocazionale: 

-un’accresciuta conoscenza del mondo e del contesto in cui viviamo, resa possibile non solo dalla psicologia e dalla sociologia, ma anche dall’approfondimento della letteratura, della cinematografia e dei mass-media in generale; 

-un intenso lavoro di sensibilizzazione volto a creare una mentalità vocazionale, cioè a far percepire l’importanza della vocazione per la vita di ogni uomo; 

-uno sguardo privilegiato ai cammini ordinari di fede, come luoghi in cui la domanda vocazionale può sorgere e trovare risposta. 

Al termine della sua proposta, il nostro Direttore nazionale ha voluto indicarci anche alcune qualità che devono caratterizzare la pastorale vocazionale: lo stile comunionale, il sapore di una testimonianza semplice e credibile, la quotidianità, la capacità di ascolto e la verità come condizione indispensabile per il raggiungimento della libertà. 

Gli spunti offerti da don Nico sono stati ripresi da un breve lavoro di gruppo, che ha aperto la via al dibattito finale. 

A chiudere la mattinata un pranzo che oserei definire “più che degno”. Anche il momento conviviale ha avuto la sua importanza: ha offerto, infatti, la possibilità ai presenti di conoscersi meglio e di sperimentare quel clima di condivisione e di fraternità che dovrebbe fare da sfondo ad ogni singola proposta vocazionale. 

L’incontro del pomeriggio ha avuto il sapore particolare del racconto. Le diverse commissioni diocesane si sono presentate e hanno esposto brevemente lo stile del loro lavoro. Mi è parso di poter cogliere nei diversi contributi una certa omogeneità di fondo, pur nelle inevitabili differenze. 

La ricchezza di quanto la pastorale giovanile già offre nelle nostre diocesi ci ha portato a capire come il compito fondamentale dei CDV della nostra regione non debba probabilmente essere quello di organizzare attività, ma di sensibilizzare le numerose proposte della pastorale ordinaria, perché non manchino di attenzione vocazionale. Si tratta, in fondo, di attuare quella sinergia pastorale più volte richiamata da don Nico come unica possibile strategia vincente oggi. Una sinergia che non guarda solo alla pastorale giovanile come possibile interlocutore, ma anche alla pastorale familiare, a quella scolastica, alla catechesi… 

In alcune diocesi lombarde, la collaborazione tra i diversi uffici di curia è una felice realtà già da tempo consolidata; in altre, la strada da percorrere sembra essere ancora molta. Questo vale in particolare per le diocesi più grandi, dove l’abbondanza di risorse può far correre il rischio di pensare ad una sostanziale autosufficienza dei diversi ambiti della pastorale. Autosufficienza, ovviamente, illusoria… 

Un punto abbastanza delicato che è stato toccato un po’ da tutti gli interventi è il rapporto vitale, ma non sempre chiaro, tra i diversi CDV e i Seminari. In alcune diocesi, di fatto la pastorale vocazionale diocesana viene gestita pressoché in toto dal Seminario, col rischio molto concreto che la cura per le vocazioni venga identificata tout-court con la preoccupazione di individuare nuovi possibili futuri pastori per le comunità. 

Anche se gli aspetti su cui migliorare non mancano, il confronto del pomeriggio ha evidenziato una indiscutibile ricchezza dei nostri CDV. Saremmo tentati di dire – probabilmente non senza un pizzico di presunzione – che, dal punto di vista vocazionale, nelle nostre diocesi si sta davvero facendo molto e che lo stile comunionale del CDV, recentemente riproposto dal direttorio nazionale, stia abbastanza diffusamente prendendo piede. Il lavoro che ci aspetta resta comunque molto… 

A degna conclusione di una giornata complessivamente ben riuscita, la celebrazione presieduta dal vescovo Claudio in Santuario, animata dai rappresentanti degli istituti missionari. L’icona biblica dei discepoli di Emmaus, commentata magistralmente da mons. Baggini, ci pare possa aver aiutato i numerosi fedeli presenti a percepire l’urgenza di quell’annuncio che ha bisogno del contributo di tutte le vocazioni, per poter raggiungere anche le pieghe più nascoste e impenetrabili della società. 

 

 

DAL CDV DI VICENZA 

È la corsa degli apostoli Pietro « e Giovanni verso il sepolcro vuoto per vedere e credere nella risurrezione del Signore. È la corsa di Maria, che, in fretta, va da Elisabetta per portare Cristo e il dono del suo servizio. È la corsa dell’apostolo Paolo, che percorre il mondo intero per predicare il Vangelo…». 

Con queste icone bibliche il vescovo di Vicenza, mons. Cesare Nosiglia, ha iniziato il suo intervento durante la Veglia vocazionale di sabato 12 aprile, in riferimento al tema della 45aGiornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: Corro per la via del tuo amore. Una veglia orante, caratterizzata quest’anno dalla presenza di una trentina di giovani del Sichem (gruppo di ricerca vocazionale diocesano, condotto da un’équipe composta da rappresentanti di diverse vocazioni), che hanno fatto pubblicamente memoria del battesimo come fondamento del loro cammino di ricerca vocazionale. Suggestivo il fatto che vestissero una maglia bianca che li distingueva dagli altri giovani e dall’intera assemblea. Gli stessi giovani sono stati coinvolti nel portare all’altare i segni che hanno caratterizzato i tre momenti della veglia: l’icona di Cristo con la luce, il libro della Parola con l’incenso e l’acqua benedetta con i fiori. Ad attingerla dal fonte battesimale è stata una giovane coppia di sposi con la loro bambina: giovani che avevano frequentato il cammino del Sichem approdando alla loro vocazione matrimoniale! 

La Diocesi, in preparazione alla Giornata, era stata sensibilizzata in vari modi: in tutte le parrocchie e nelle comunità religiose era stato mandato, come ogni anno, il materiale del CNV; tutti hanno potuto usare i sussidi preparati appositamente per la celebrazione di questa Giornata. Il settimanale diocesano, inoltre, aveva dedicato un’intera pagina all’argomento prima della veglia, curata dal CDV. 

In questo contesto una proposta significativa è la preghiera mensile per le vocazioni al Carmelo, che nel mese di aprile si caratterizza per il ricordo particolare della Giornata Mondiale, nelle sue diverse iniziative. 

Una particolare sottolineatura merita il percorso di collaborazione che si sta consolidando in Diocesi tra Pastorale Giovanile e CDV: le iniziative vengono condivise e diventano così proposta reciproca. Nella veglia per la Giornata Mondiale dei Giovani, la sera che precede le Palme, organizzata dalla PG, c’è stato un momento specifico di proposta vocazionale che si è poi concretizzata nell’animazione di un’ora di preghiera da parte del CDV nell’adorazione notturna alla croce, che ha visto coinvolte varie realtà impegnate a lavorare con i giovani. 

Un altro momento comune di collaborazione vedrà coinvolto quest’anno il CDV nel contesto della Quarta edizione del Festival Biblico che si tiene in città. Si tratta di un appuntamento che sta diventando importante per lo sforzo di far conoscere la Scrittura anche fuori dai contesti abituali. In particolare è stata chiesta la collaborazione del CDV per animare, sull’esempio delle fontane di luce di Loreto, la tenda della “ricerca” nella notte biblica, che cercherà di coinvolgere i “giovani della notte” al tema del Festival Biblico. 

Durante l’anno pastorale in corso, il tema vocazionale è stato al centro di un’attenta riflessione, a partire dal Consiglio Presbiterale, dal Consiglio Pastorale Diocesano e dagli altri organi di partecipazione a livello locale. Il tutto ha trovato espressione anche in due lettere del vescovo mons. Nosiglia, una proprio sulla pastorale vocazionale, dal titolo “Che cosa renderò al Signore” ed un’altra scritta in occasione del 2 febbraio, festa della vita consacrata, dal titolo “Vita consacrata, profezia di speranza”. Un augurio che deve diventare sempre più impegno comune nella passione vocazionale.