N.01
Gennaio/Febbraio 2009
/News

Il Sinodo dei Vescovi sulla “Parola di Dio” nella vita e nella missione della Chiesa

 

 

  1. Il Sinodo: tema e metodologia

La XII Assemblea sinodale, svoltasi a Roma nei giorni 5-26 ottobre 2008, ha affrontato il tema: «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Questo tema va letto in continuità con il precedente Sinodo sulla «Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa» (2005), frutto del quale è stata l’Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis (2007), di Benedetto XVI, che tutti conosciamo. Concretamente l’Assemblea sinodale, come si legge nell’Instrumentum Laboris, si è proposta di richiamare e stimolare l’amore per la Sacra Scrittura, affinché «i fedeli abbiano largo accesso» ad essa (cf DV 22); di rilevare l’unità tra il pane della Parola e il corpo di Cristo, per nutrire pienamente la vita dei cristiani; di richiamare l’indissolubile circolarità tra Parola di Dio e liturgia; di sollecitare ovunque l’esercizio della lectio divina, debitamente adattata alle diverse circostanze; di offrire al mondo dei poveri la parola di consolazione e di speranza del Vangelo. Il Sinodo, che ha avuto uno scopo eminentemente pastorale e missionario, ha inteso anche approfondire i fondamenti dottrinali della Scrittura e i suoi intrinseci legami con la Tradizione e il Magistero (cf Instrumentum Laboris, n. 4). I lavori, che si sono protratti per tre intere settimane con Congregazioni Generali (assemblea) e Circoli Minori linguistici (commissioni), hanno avuto un proprio ordinamento procedurale dove nulla è stato lasciato al caso. La metodologia di discussione, di intervento, di proposta e di votazione, ampiamente collaudata nelle 22 assemblee sinodali che si sono fino ad ora succedute (12 ordinarie e 10 speciali), rivela un’organizzazione efficace, capace di esprimere l’ecclesialità dell’evento. Il Santo Padre ha preso parte direttamente ai lavori e ha presieduto personalmente diverse congregazioni generali.

 

  1. I lavori del Sinodo

I lavori del Sinodo sono stati introdotti dalla relazione iniziale (relatio ante disceptationem) del Relatore Generale, il Card. Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo di Québec, che ha riassunto in maniera complessiva il tema e le relative problematiche trattate organicamente nell’Instrumentum Laboris; ad essa hanno fatto seguito cinque relazioni sull’accoglienza della Parola di Dio nei cinque Continenti da parte di altrettanti Padri sinodali. Subito dopo hanno avuto luogo, per diverse sessioni successive, gli interventi dei Padri che prendevano spunto, generalmente, da numeri specifici dell’Instrumentum Laboris. Si è realizzato così un proficuo e ricco scambio di approfondimenti, esperienze, testimonianze di fede, riflessioni e proposte sulla Parola, dalle quali è emersa un’articolata immagine della Chiesa nelle sue diverse realtà locali in ordine alla Parola di Dio con le attuali sfide e attese. Particolarmente toccanti gli interventi di alcuni Padri che hanno raccontato come l’annuncio e la testimonianza della Parola comportino ancora oggi, nelle loro Chiese, persecuzioni e, a volte, anche il martirio. In una seconda fase, alla luce degli interventi in aula, il Relatore Generale ha presentato una relazione riassuntiva (relatio post disceptationem) con una serie di questioni e accentuazioni che sono state poi riprese e dibattute nei circoli minori linguistici e riportate in assemblea. In una terza fase, i circoli minori si sono dedicati a formulare suggerimenti e osservazioni elaborando una serie di proposizioni concrete che, sottoposte al Relatore Generale e al Segretario Speciale, sono state riunite in una «Lista unificata delle Proposizioni», che è stata presentata, poi, alla discussione definitiva per possibili emendamenti. La «Lista finale delle Proposizioni», con gli emendamenti apportati ed approvati, è stata quindi presentata in sessione plenaria e sottoposta al voto finale dell’assemblea. Importante è stato il ruolo degli esperti per la preparazione della relazione post disceptationem, per la discussione e l’elaborazione delle Proposizioni. L’attenzione specifica alla dimensione vocazionale della Parola di Dio è stata posta dall’intervento di p. Giorgio Nalin, superiore generale della Congregazione dei Rogazionisti. In essa si faceva riferimento alla prima parte dell’Instrumentum Laboris che tratta del Mistero di Dio che ci parla [nn. 23-26] e del conseguente atteggiamento di ascolto del credente, nell’obbedienza della fede. Nalin ha evidenziato la dimensione vocazionale della Parola che è “appellante” per se stessa, in quanto agisce in modo efficace nel cuore di coloro che la accolgono, e perché contiene figure, storie e riflessioni che raccontano le chiamate di Dio nei riguardi di personaggi biblici in vista di una missione: tutte le chiamate hanno come modello l’unica e definitiva vocazione e missione di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che porta a compimento il progetto salvifico del Padre. Nella prospettiva biblica, pertanto, l’uomo si definisce come “identità responsoriale”, soggetto continuamente chiamato a rispondere nella libertà agli appelli della Parola. La Sacra Scrittura, pertanto, nella vita di ogni persona assume innanzitutto un ruolo teologico, perché apre alla trascendenza, e uno pedagogico, perché educa all’ascolto, al confronto con il messaggio della Parola, e a discernere la proposta per prendere posizione di fronte a se stesso e alla propria storia. La relazione tra Parola e vocazione assume quindi una valenza spirituale che investe il tema della “preghiera per le vocazioni“. Tale preghiera, comandata da Gesù nel Vangelo, mentre è domanda degli operai per la messe, diventa luogo di ascolto, di proposta, di disponibilità e di risposta vocazionale. Una “spiritualità biblica“ fondata sulla preghiera per le vocazioni (cf Mt 9,37-38; Lc 10,2), e specificamente per le vocazioni di speciale consacrazione, fa sì che la Parola ascoltata ed accolta nel cuore possa trasformarsi in discernimento e itinerario vocazionale.

Due momenti significativi, e per certi aspetti storici, hanno contrassegnato il Sinodo sulla Parola. Il primo è stato certamente l’intervento dell’Invitato Speciale Shear-Yashuv Cohen, Rabbino Capo di Haifa (Israele), il giorno 6 ottobre. Per la prima volta un autorevole rappresentante dell’ebraismo è intervenuto in un Sinodo della Chiesa cattolica per parlare dell’uso ebraico della Bibbia. L’incontro con i “fratelli maggiori” ha ribadito che noi cristiani siamo loro debitori della Scrittura (l’Antico Testamento) e che è possibile cogliere fruttuosi insegnamenti dalla venerazione, dall’esegesi e dall’uso giudaico dei testi sacri. Altro momento storico è stato il discorso del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il giorno 18 ottobre. Il Santo Padre ha voluto dare all’incontro una particolare rilevanza facendo intervenire il Patriarca nella Cappella Sistina dopo la solenne preghiera dei Vespri. Attingendo alla tradizione patristica orientale, Bartolomeo I ha parlato dei «cinque sensi dell’anima», quali «facoltà del cuore e della mente», necessari per accostarsi alla Parola: «ascoltare e proclamare» la Parola attraverso le sacre Scritture, «vedere» la Parola nella natura e soprattutto nella bellezza delle icone, infine, «toccare e condividere» la Parola nella comunione dei santi. Il discorso del Patriarca, che il Santo Padre ha brevemente commentato nelle sue parole di ringraziamento, è stato una testimonianza, nutrita dello spirito dei Padri e della sacra liturgia, sul valore della Parola di Dio nella Chiesa ortodossa:

«Espressione – ha detto il Papa – di una profonda gioia spirituale e di un’esperienza viva della nostra comunione, un’esperienza gioiosa, un’esperienza di unità forse non perfetta, ma vera e profonda».

 

  1. Le 55 Proposizioni finali del Sinodo

Le conclusioni sono state raccolte nelle 55 Proposizioni finali, frutto dei lavori sinodali. Divise in tre sezioni, in corrispondenza delle parti dell’Istrumentum Laboris, le Proposizioni riassumono la ricchezza della discussione sul tema della Parola di Dio. Le Proposizioni, insieme ai Lineamenta, all’Istrumentum Laboris, alle Relazioni ante e post disceptationem, ai testi degli interventi, sia quelli presentati in aula sia quelli in scriptis, al messaggio finale (nuntius) al Popolo di Dio, sono state sottoposte infine alla considerazione del Santo Padre perché valutasse l’opportunità di offrire alla Chiesa, come è consuetudine, una Esortazione Apostolica sul tema sinodale.

Anzitutto è utile evidenziare che il Sinodo, avendo come tema la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, non ha trattato semplicemente della Sacra Scrittura. Si è evidenziato che l’espressioneParola di Dio è analogica. Si riferisce innanzitutto alla Parola di Dio in persona, che è il Figlio Unigenito di Dio, Verbo del Padre fatto carne (cf Gv 1,14). La Parola trascende la Sacra Scrittura, anche se essa la contiene in modo del tutto singolare; sotto la guida dello Spirito, è custodita e conservata dalla Chiesa nella sua Tradizione viva (cf DV 10) e viene offerta all’umanità attraverso la predicazione, i sacramenti e la testimonianza di vita. Con questa ricchezza di significati essa va intesa e proposta (prop. 3). Il tema della Parola di Dio, come era nei propositi, è stato affrontato prevalentemente nella prospettiva pastorale, ma sono state evidenziate anche le problematiche teologiche ed esegetiche relative ai generi letterari, ai metodi e ai livelli d’interpretazione e dell’ermeneutica odierne della Scrittura nei rapporti con la Tradizione e il Magistero. Ampio spazio hanno avuto nelle Proposizioni questi temi, che stanno particolarmente a cuore al Santo Padre, e sui quali ha proposto in aula un suo specifico contributo (cf prop. 5.6.12.25-29). Nella riflessione sulla Parola di Dio è stato basilare il riferimento continuo alla Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum del Concilio Ecumenico Vaticano II, per il grande contributo che essa ha dato a livello esegetico, teologico, spirituale, pastorale ed ecumenico. Credo che nell’attenzione che in quest’anno intendiamo dare alla Parola, potremmo fare nelle nostre comunità una rilettura di questo importante testo conciliare (prop. 2).

 

Parola di Dio e liturgia. Diverse sono le Proposizioni che affrontano il rapporto tra Parola di Dio e liturgia. La liturgia, difatti, costituisce «il luogo privilegiato in cui la Parola di Dio si esprime pienamente, sia nella celebrazione dei sacramenti, sia soprattutto nell’Eucaristia, nella Liturgia delle Ore e nell’anno liturgico. Il mistero della salvezza, narrato nella Sacra Scrittura, trova nella liturgia il proprio luogo di annuncio, di ascolto e di attuazione» (prop. 14). Nell’Eucaristia, apice della liturgia, «la Parola di Dio si fa carne sacramentale e porta al suo compimento la Sacra Scrittura, sicché senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia – ha affermato il Sinodo – l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta» (prop. 7). L’importanza della Parola emerge anche negli altri sacramenti: nella Penitenza e nell’Unzione dei malati (prop. 8, 35), nel Matrimonio (prop. 20), nell’Ordine (prop. 31) e nell’Iniziazione cristiana. Il Sinodo ha offerto indicazioni pastorali perché la proclamazione della Parola nella liturgia sia manifesta nella celebrazione.

Una particolare attenzione è stata data all’importanza delle celebrazioni della Parola di Dio (soprattutto in comunità che non hanno la possibilità dell’Eucaristia domenicale). In esse l’accoglienza della Parola, la preghiera di lode, il rendimento di grazie e la domanda sono manifestazioni dello Spirito nel cuore dei fedeli e nell’assemblea cristiana radunata intorno alla Parola di Dio. Lo Spirito Santo, infatti, fa sì che la Parola proclamata e celebrata fruttifichi nel cuore e nella vita di chi la riceve (prop. 18). Un cenno, poi, alla Liturgia delle Ore come forma privilegiata di ascolto della Parola di Dio che appartiene alla Tradizione viva della Chiesa: il Sinodo, oltre ad auspicare un più ampio coinvolgimento dei fedeli, richiama gli ordinati, i religiosi e quanti sono a ciò deputati dalla Chiesa, al loro sacro dovere di pregare la Liturgia delle Ore (prop. 19). Rimanendo nel contesto liturgico, evidenzio un altro elemento che è stato per altro particolarmente presente in numerosi interventi dei Padri in assemblea. Esso riguarda la predicazione e, più in particolare, l’omelia domenicale che per gran parte dei cristiani è l’unico momento di confronto con la Parola. Rilevando come l’omelia non venga spesso valorizzata e risulti, talora, non all’altezza della sua funzione, ne sono stati evidenziati la natura e gli obiettivi. È stato auspicato anche un direttorio omiletico che dovrebbe esporre, insieme ai principi dell’omiletica e dell’arte della comunicazione, il contenuto dei temi biblici che ricorrono nei lezionari in uso nella liturgia. L’omelia, finalizzata ad attualizzare per la comunità la Parola proclamata, deve condurre al mistero che si celebra, trasmettere l’insegnamento della Chiesa, chiamare alla conversione, invitare alla missione, condividere le gioie, i dolori e le speranze dei fedeli. La preoccupazione che maggiormente è stata espressa, tuttavia, riguarda la necessità che il sacerdote annunci anzitutto con la vita ciò che propone con la parola, ed esprima con la parola effettive convinzioni del cuore. «Il primo destinatario della parola – ha detto un Vescovo – è l’omileta stesso, che deve lasciarsi interpellare per primo dalla Parola di Dio, essere discepolo per essere pastore e maestro» (prop. 15).

 

Parola di Dio e vita consacrata. Di singolare interesse per noi religiosi è quanto il Sinodo ha detto sulla Parola e la vita consacrata. È stato evidenziato anzitutto lo stretto rapporto che esiste tra Parola di Dio e vita consacrata, richiamando un’espressione di Benedetto XVI che l’aveva definita “esegesi” vivente della Parola di Dio (2 febbraio 2008), in quanto essa nasce dall’ascolto della Parola di Dio e accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Si aggiunge, anzi, che la vita consacrata stessa è una “parola” con cui Dio continua a parlare alla Chiesa e al mondo. Viene, inoltre, riconosciuto il suo prezioso contributo alla testimonianza del Vangelo e, in particolare, alla tradizione della lettura orante della Parola attraverso la lectio divina. Vengono, pertanto, esortati i consacrati a mantenere viva questa preziosa tradizione di attenzione prioritaria alla Parola, avendo cura di garantire degli spazi personali e comunitari di ascolto della Parola di Dio e a promuovere scuole di preghiera biblica aperte ai laici, soprattutto ai giovani. Sappiano, si aggiunge, ascoltare la Parola di Dio con cuore di poveri ed esprimano la loro risposta nell’impegno per la giustizia, la pace e l’integrità del creato (prop. 24).

 

Parola di Dio e formazione dei candidati all’Ordine sacro. Va ottolineato quanto il Sinodo ha ribadito circa il rapporto tra la Parola, la vita sacerdotale e la formazione. È stato anzitutto ripreso l’insegnamento dell’Esortazione Apostolica postsinodale Pastores dabo vobis, dove si afferma che «il sacerdote deve essere il primo “credente” alla Parola, nella piena consapevolezza che le parole del suo ministero non sono “sue”, ma di colui che lo ha mandato. Di questa Parola egli non è padrone: è servo. Di questa Parola egli non è unico possessore: è debitore nei riguardi del Popolo di Dio» (PDV 26) (prop. 31). In ordine alla formazione sacerdotale, si ribadisce che «la Scrittura deve essere l’anima della formazione teologica, sottolineando l’indispensabile circolarità tra esegesi, teologia, spiritualità e missione». L’accostamento alla Parola nel tempo della formazione iniziale e permanente deve comprendere molteplici approcci: la liturgia, la Lectio Divina, lo studio esegetico ed ermeneutico, la spiritualità (prop. 32).

 

Parola di Dio e lettura orante. Numerosi sono stati gli interventi dei Padri su questo tema. È emerso come in molte comunità cristiane si assiste, anche tra i laici, ad una fioritura di esperienze di lettura orante della Parola. Consapevoli che questa lettura della Scrittura, attraverso la Lectio Divina e altri metodi analoghi, risulta particolarmente fruttuosa per la vita cristiana, i Padri sinodali vi vedono un vero segno di speranza e incoraggiano tutti i responsabili ecclesiali a moltiplicare gli sforzi in questo senso, perché il dialogo con Dio divenga realtà quotidiana. Fra le indicazioni che vengono offerte nell’apposita proposizione e che sono certamente utili anche per noi, vi è l’esortazione che si diffonda una dovuta iniziazione a questa pratica, che la prassi della lettura orante sia fatta con i testi liturgici che la Chiesa propone con la celebrazione eucaristica domenicale e quotidiana e che abbia il suo sbocco in un impegno di carità. Si esprime per questo la preoccupazione che sia assicurata ai Pastori e, in modo del tutto particolare, ai futuri presbiteri, una formazione adeguata perché possano a loro volta formare il Popolo di Dio in questa dinamica spirituale (prop. 22). Il riferimento alla dimensione vocazionale della Parola viene ripreso nella proposizione relativa all’animazione biblica rivolta ai giovani, dove, oltre al richiamo evangelico della chiamata del giovane ricco (Mt 19,16-22), si auspica che la Scrittura venga presentata nelle sue implicazioni vocazionali, così da aiutare e orientare molti giovani nelle loro scelte vocazionali, anche fino alla consacrazione totale (prop. 34). Indicativa la proposizione sulla Parola di Dio e la carità verso i poveri, per alcune accentuazioni che sono proprie anche della nostra spiritualità. Si afferma che, come insegna l’Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI, «i primi ad aver diritto all’annuncio del Vangelo sono proprio i poveri, bisognosi non solo di pane ma anche di parole di vita. Tuttavia, i poveri non sono soltanto i destinatari della carità, ma anche agenti di evangelizzazione, in quanto sono aperti a Dio e generosi nel condividere con gli altri. I pastori sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia» (prop. 11).

 

Parola e i mezzi della comunicazione. Il Sinodo evidenzia la grande importanza dei mezzi, dei linguaggi e della nuova cultura della comunicazione per l’evangelizzazione. «L’annuncio della Buona Notizia – si afferma – trova nuova ampiezza nella comunicazione odierna caratterizzata dall’intermedialità». È necessario pertanto «conoscere bene i mezzi di comunicazione, accompagnare il loro veloce cambiamento e investire di più nella comunicazione attraverso i differenti strumenti che sono offerti, quali la televisione, la radio, i giornali, internet» (prop. 44). Il Sinodo, mentre impegna tutti i battezzati all’annuncio della Parola Dio (prop. 38), guarda ai diversi campi della missione quali: l’impegno nel mondo (prop. 39), l’inculturazione (prop. 48), l’arte e la cultura (prop. 40, 41), la custodia del creato (prop. 54), il fenomeno delle sette (prop. 47), l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (prop. 37.50.52.53). Riaffermando l’urgenza della missione ad gentes nel tempo presente, sull’esempio di san Paolo, degli apostoli e dei tanti missionari che, lungo la storia della Chiesa, hanno portato il Vangelo ai popoli, il Sinodo asserisce che «l’annuncio deve essere esplicito, fatto non solo all’interno delle nostre chiese, ma dovunque, e deve essere accompagnato dalla testimonianza coerente di vita, la quale rende evidente il contenuto e lo rafforza» (prop. 49).

L’ultima Proposizione del Sinodo invita a guardare a Maria, «la Vergine Madre del Verbo Incarnato, che con il suo sì alla Parola d’Alleanza e alla sua missione, compie perfettamente la vocazione divina dell’umanità». Pertanto, si afferma che «l’attenzione devota e amorosa alla figura di Maria come modello e archetipo della fede della Chiesa, è d’importanza capitale per operare anche oggi un concreto cambiamento di paradigma nel rapporto della Chiesa con la Parola, tanto nell’atteggiamento di ascolto orante quanto nella generosità dell’impegno per la missione e l’annuncio». Questo è l’auspicio e la preghiera finale perché il Sinodo «possa portare frutti di autentico rinnovamento in ogni comunità cristiana» (Benedetto XVI, Angelus a Pompei, 19 ottobre 2008).

Un’ultima sottolineatura va riservata al Messaggio al Popolo di Dio (Nuntius) che il Sinodo ha voluto inviare alla Chiesa universale al termine dei lavori: il testo procede secondo una dimensione simbolica, attraverso quattro declinazioni della Parola, quasi come quattro tappe di un viaggio per guidare ad un ascolto e a una lettura amorosa della Bibbia. La Parola è «voce» che emerge già nella creazione e che si materializza nelle pagine della Scrittura letta alla luce dello Spirito; è «volto», Parola fatta carne in Gesù di Nazaret, è lui che svela il senso delle Scritture; è «casa», cioè la Chiesa come luogo della Parola, sorretta da quattro colonne (At 2,42): l’insegnamento (catechesi, omelia, proclamazione), la frazione del pane (l’Eucaristia, culmine e fonte dalla vita della Chiesa), le preghiere (i salmi, la lectio), la comunione fraterna (perché per essere cristiani non basta ascoltare la Parola, ma occorre metterla in pratica); è, infine, «strada» cioè missione, le strade del mondo dove la Parola cammina (famiglia, scuola, arte, comunicazione, religioni, i poveri, ecc. ).

L’evento sinodale ha sicuramente segnato un “momento forte e qualificante“ per riaffermare autorevolmente la centralità della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. In attesa dell’“esortazione“ che il Santo Padre proporrà alla lettura dei credenti, siamo persuasi che il messaggio del Sinodo possa aiutare le comunità locali a riscoprire la responsabilità di annunciare la Parola di Dio e di accogliere con maggiore consapevolezza il suo dinamismo spirituale.