N.02
Marzo/Aprile

Cosa devo fare?

Briciole di apprendistato per il direttore del CDV

 

 

 

 

 

1. Il mosaico della cultura vocazionale

Facciamo memoria: 200 anni fa nasceva Charles Darwin (1809-2009). Mi piace partire da lui per questa 2a puntata. Il tanto venerato e criticato scienziato britannico aveva una tecnica speciale di lavoro, con cui poté poi arrivare al suo capolavoro: L’ori­gine delle specie. Le sue teorie hanno preso forma molto lentamente, in modo laborioso, quasi erratico. La sua non fu mai un’illumina­zione improvvisa, magari un colpo di genio, con cui tutti i problemi esplodono all’improvviso per convergere di colpo in una sorta di eureka risolutiva; al contrario, fu un paziente mosaico, che si com­pose di mille osservazioni minute e svariate, un puzzle che via via ha creato l’immagine.

Si tratta di un sistema che può tornare utile anche per il nostro lavoro di pastorale e di animazione vocazionale nel CDV.

Sfatiamo subito un mito: essere Direttore del CDV non equivale ad avere tre intuizioni luminose e speciali da superman, con le quali riempire il Seminario della tua diocesi. Se così fosse, di sicuro ti fa­rebbero vescovo nel giro di poco tempo! Ma questo è fuori di ogni realtà; è solo un miraggio allucinante, che può trasformarsi addirit­tura in un incubo e in un insieme di sensi di colpa. Si tratta, invece, a mio avviso, di costruire il paziente mosaico della cultura vocazio­nale nel territorio della tua diocesi, perché la Pastorale Vocazionale non sia più un francobollo da mettere nell’angolo di tutto l’impegno ecclesiale, ma la spina dorsale che attraversa tutta la missione della Chiesa. E questo non con dichiarazioni solenni che ci sono già belle stampate, ma con mille tessere di osservazioni minute, di relazioni intessute con oculatezza, tatto e progressività, con tanta formazione per te e per i tuoi collaboratori, con un bel po’ di iniziative possibili, nonostante i tempi grami della sfiducia e i tanti “ladri” di speranza, che si aggirano anche nel territorio della tua chiesa.

 

2. Andiamo con ordine

Sei stato nominato Direttore del CDV. Bene! Bravo! Congratu­lazioni! La prima cosa che magari ti viene in mente è di avere un bell’ufficio in curia, possibilmente ammobiliato degnamente, con quattro bei poster vocazionali appesi alle pareti, computer e stam­pante ultimo modello, comoda sedia girevole da manager, scrivania decisamente extra-large, da architetto… No! È necessario, utile ed opportuno che ci sia un tuo ufficio ad hoc in curia o in seminario, ma questa sarà soltanto la 4a cosa di cui ti devi preoccupare.

1) La scaletta delle cose che devi fare annovera invece, al primo posto, la tua formazione. Se leggi con attenzione il Piano Pastorale per le vocazioni (marzo 1985) puoi subito farti un’idea degli orizzonti formativi richiesti dal tuo servizio. Gli studi teologici e l’esperienza pastorale fatta finora costituiscono una buona base per avviare i vari approfondimenti dei temi vocazionali, sia da un punto di vista teologico, spirituale e liturgico, che pastorale, sociologico e psico­pedagogico. Non ti chiedo troppo, se ti invito a dedicare per questo un’oretta di studio al giorno o mezza giornata alla settimana. Se sarai solo un pragmatista delle iniziative, ma non rifletterai ade­guatamente e in modo sistematico, ti ridurrai a fare qualche fuoco di artificio vocazionale, che durerà un momento, ma poi tutto si spegnerà in fretta e, soprattutto, non ci saranno frutti. Ci vuole una formazione di base, ma dovrai anche aggiornarti continuamente, perché la pastorale esige fedeltà al Dio di sempre, ma anche fedeltà alla missione della Chiesa nella contemporaneità e contestualità. Il CNV sta pensando a come rispondere ed attrezzare adeguatamente la formazione dei Direttori dei CDV e dei CRV, ma intanto prova a mettere già subito in calendario la partecipazione a due appunta­menti annuali fondamentali: il Convegno Vocazionale di gennaio ed il Seminario sulla Direzione Spirituale nella settimana di Pasqua. La formazione di pensiero, che avrai acquisito ed assimilato, sarà poi facile trasmetterla ai tuoi collaboratori e agli altri organismi pa­storali.

2) Tuttavia, insieme con queste linee indispensabili c’è una cosa ancor più indispensabile, che è davvero l’elemento “numero uno” di tutta l’animazione vocazionale: la preghiera. Qui c’è davvero il se­greto della tua riuscita. Incomincia a caratterizzare vocazionalmen­te la tua preghiera quotidiana, dall’Eucaristia alla Liturgia delle Ore, al Rosario, ai momenti personali di adorazione. Quando la liturgia lo consente, abituati ad utilizzare i diversi formulari del messale per le vocazioni. Fai almeno un’ora di adorazione alla settimana per le vocazioni, invitando anche altri a pregare insieme con te. Tutta la tua vita, la mente ed il cuore s’impregneranno della dimensione vocazionale, con cui seminare quella cultura vocazionale che tutti ci aspettiamo e che tanto tribola a germogliare.

3) Al terzo posto occorre avviare un osservatorio, che dovrà di­ventare permanente, sul termometro vocazionale della tua diocesi, in termini di convinzione vocazionale ed in termini di azione/inizia­tive concrete. Così potrai monitorare continuamente il movimento vocazionale della tua chiesa. Poi stendi un resoconto annuale per le varie vicarie ed i settori della tua diocesi, per far emergere e consta­tare le zone vive e vivaci e le “zone letargo”, che hanno urgenza di essere risvegliate1. Spesso nelle diocesi e negli istituti religiosi ci si riduce a piagnistei sterili, deprecando contro la sterilità vocazionale in genere, con parole al vento, ma senza alcuna concretezza. Le in­dagini, se sono ben condotte, servono a far prendere coscienza delle situazioni, senza scappatoie o giustificazioni illusorie, per poter così proporre interventi programmati ed efficaci.

4) A questo punto, puoi anche pensare sul serio all’ufficio: bel­lo, ben attrezzato, soprattutto accogliente. Deve diventare il “punto zenit” del dialogo vocazionale: con i tuoi collaboratori, con gli altri organismi ed animatori pastorali, soprattutto con i giovani. Tutti sappiano che ci sei quasi tutti i giorni e almeno per qualche ora,

1 costruire la mappa vocazionale della diocesi.con la porta sempre aperta e con un grande sorriso di benvenuto, perché il progetto di Dio è una delle cose più belle e più forti che egli continua a lanciare su questo nostro pianeta.

5) Per il resto ci si attrezzerà a poco a poco e lo vedremo in se­guito.

 

Per riflettere ed approfondire: compito a casa. Leggi attentamente:

Piano Pastorale per le Vocazioni in Italia (1985), nn. 26-29.

Vocazioni 5 (2007), pp. 15-18.