N.05
Settembre /Ottobre 2009

E il piccolo seme diviene un grande albero…

C’è una bellissima parabola, raccontata in Mt 13,31-32, che può ben collegarsi alla pubblicazione degli Atti del Congresso Nazionale Euro­peo (EVS), che si è svolto a Roma dal 2 al 5 luglio u.s.:

«Gesù espose loro un’altra parabola, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami”».

Questa parabola è ben commentata dal dipinto in copertina, realiz­zato dal tedesco August Macke, il quale ci accompagna nelle cover di questo anno 2009, non solo per portare un tocco di colore, ma anche per introdurre i vari argomenti della rivista «Vocazioni»: L’albero nel campo di grano (1907).

C’è anche una piccola novità editoriale: a partire da questa cover abbiamo voluto che, seppur in formato ridotto, il quadro scelto come sfondo per il numero fosse riprodotto nella quarta di copertina, per averne un’idea complessiva e coglierne la bellezza di significati che esso sottende.

Questa è la forza dell’arte: essa può tradurre con un’emozio­ne, in un battito di ciglia, tutta la complessità di un tema che richiederebbe, altrimenti, ben altra articolazione.

Vorrei ricordare che il pittore a cui ci ispiriamo, August Macke, nacque il 3 gennaio 1887 a Meschede (Germania), nei paraggi di Dusseldorf. Nel 1906 iniziò a viaggiare per approfondire le sue cono­scenze artistiche. Visitò l’Italia, l’Olanda, il Belgio, Londra, ma fu a Parigi, nel 1907, che scoprì l’Impressionismo. Questa scoperta modificò il suo approccio alla pittura e la sua sensibilità, che questo quadro mirabilmente rappresenta. Di ritorno a Bonn, scelse di lavorare all’aperto. Influenzato dalla pittura impressionista, ma anche da Seurat, Cézanne e Matisse, nel 1907 realizzò questo schizzo ad olio: L’albero nel campo di grano.

Potremmo così motivare la nostra scelta: di certo esso ricorda diretta­mente l’EVS 2009, il logo del Congresso Europeo era, infatti, l’immagine del Seminatore di Van Gogh, che non era però utilizzabile per la pubbli­cazione sulla rivista.

In realtà, guardando a questa immagine, essa ci ricorda qualcosa che è temporalmente trascorso, ma credo possa accompagnare ciascuno di noi in questo periodo di fine estate, in cui portiamo nel nostro cuore immagini e ricordi di attività, proposte, campi scuola e, magari, anche di un po’ di relax rigenerante a contatto con la natura…

Questo che stiamo vivendo è il tempo della ripresa dei lavori; il tempo delle ferie è già un ricordo e invece, ineluttabili, gli impegni e le respon­sabilità ci richiamano all’ordine. Così, quel contadino che sta raccoglien­do il grano può portarci a pensare che in realtà il nostro “impegno” di annuncio vocazionale non si interrompe mai; e che la semina e il raccol­to non sono gesti da compiere “una volta all’anno”, ma sono un servi­zio quotidiano e richiedono un’operosità da “contadini”, costante e gioiosa, umile e legata alle piccole cose, in cui Dio è lì accanto a noi, solido e rigoglioso di frutti, come un grande albero che fa ombra al nostro sudore e dona ristoro alle nostre fatiche.

Queste stupende riflessioni, che ho avuto modo di scambiare con Se­rena, mi sembrano il modo migliore per invitarvi a gustare la bellezza e anche la robustezza di questo numero di «Vocazioni».

Sono gli Atti di un Congresso Europeo in cui abbiamo cercato di pro­fondere il massimo del nostro impegno, perché chi veniva a trovarci e a condividere questo momento, potesse tornare al proprio lavoro con la convinzione che il piccolo seme della Parola non è un colpo di bacchetta magica alla Harry Potter, non è il Genio “risolvi-tutto” della lampada di Aladino, ma è una bussola per orientare la vita, per non perdere le coordi­nate del nostro viaggio, per sentire che le parole che un giorno Gesù disse a Giairo, capo della sinagoga di Cafarnao, ma soprattutto padre sull’orlo della disperazione, perché la sua piccola figlia stava morendo, quelle paro­le sono vere, forti e sacre per ciascuno di noi: «Non temere, continua solo ad avere fede in me» (Mc 5,36).