N.02
Marzo/Aprile 2010

Testimoni… “forever”

Questo numero di «Vocazioni», per tradizione oramai consolidata, propone in maniera completa gli Atti del Convegno Nazionale del 3-5 gennaio u.s. È un’esperienza che ha lasciato in tutti noi un senso di profondo “stupore e gratitudine” per quanto ci è stato raccontato e per come siamo ritornati a ripercorrere i sentieri quotidiani della nostra vita, con una carica rinnovata di energia e con un cuore riscaldato da una scintilla di profonda speranza.

Quello che abbiamo vissuto e celebrato è stato un appuntamento nel quale, forse, abbiamo elaborato meno strategie operative, ma ci siamo convinti che è necessario essere noi, prima di tutto, i portatori di una “buona notizia”… Ci sono molte risorse umane e spirituali che rimangono ancora inespresse e gli stessi animatori vocazionali, per primi, non ne hanno piena consapevolezza; ma tutto ciò richiede di fare scorta di una buona riserva di fiducia. Certo, come ha ricordato il Card. Bagnasco, i problemi in campo vocazionale non mancano. In un mondo spesso segnato dalle enfatizzazioni o mistificazioni mediatiche, siamo chiamati a narrare ai giovani la parte più significativa e profonda della nostra esperienza di vita e di incontro con il Signore. E la nostra testimonianza sarà davvero persuasiva se, con gioia e verità, saprà raccontare la bellezza, lo stupore della vita e la meraviglia donata a quanti sono innamorati di Dio. San Paolo, nel suo incipit della Lettera ai Romani (1,1; 6) afferma: «Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio… a tutti coloro che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!».

Paolo designa i cristiani di Roma con tre titoli che si raccordano, in maniera immediata ed esistenziale, con le stesse tonalità che egli usa per presentarsi. Infatti, essi sono così descritti: «…chiamati da Gesù Cristo… amati da Dio e santi per chiamata».

Ecco la buona notizia da vivere e annunciare: ci ritroviamo tutti riuniti nella “tenda della vocazione”, in maniera semplice e profondamente fraterna; ognuno con il suo dono, ognuno nella sua comunità ecclesiale; ognuno con la bellezza e lo stupore delle proprie risorse e delle proprie proposte.

«L’iniziativa libera e gratuita di Dio incontra e interpella la responsabilità umana di quanti accolgono il suo invito a diventare strumenti, con la propria testimonianza, della chiamata divina. Questo accade anche oggi nella Chiesa: Iddio si serve della testimonianza di sacerdoti, fedeli alla loro missione, per suscitare nuove vocazioni sacerdotali e religiose al servizio del Popolo di Dio». (dal Messaggio di Benedetto XVI per la GMPV 2010).

Da qui nasce la piccola provocazione di questo editoriale e di questo numero di Vocazioni. Il tema dell’essere testimoni non può esaurirsi con la GMPV 2010; non può essere una “toccata e fuga” per passare rapidamente a qualche altro aspetto, pur importante, della tematica vocazionale. Esso diviene necessariamente il fil rouge di ogni progettualità vocazionale, di ogni proposta ed itinerario che possiamo elaborare. Così, mi è tornato alla memoria il titolo della canzone di Chris Brown, Forever: per sempre!

Testimoni e narratori della vocazione, per sempre, perché questa dimensione fa parte del DNA di un animatore e di una animatrice vocazionale.

Nell’accompagnamento e nella testimonianza vocazionale è essenziale riscoprire la forza e la grazia del dono della “consolazione”, rimanendo accanto all’altro per donare un po’ di speranza. Per fare ciò non basta essere testimoni gioiosi: ci vuole un cuore riconciliato, in pace con se stesso e meno frammentato. E non è sempre facile riannodare i mille fili spezzati che a volte ci ritroviamo tra le mani.

Siamo chiamati – per usare le espressioni incisive e toccanti di P. Ermes Ronchi – ad essere «i martiri della gioia e della fatica». Diceva don Lorenzo Milani: «Tutto è speranza, perché tutto è fatica». Solo allora il cuore saprà narrare il suo stupore e la sua meraviglia non per un miracolo donato, ma per i mille giorni senza miracoli in cui il Signore, rimanendoci accanto, ci ripete… “forever”, il suo “non temere, perché io sono con te!”.