N.04
Luglio/Agosto 2010

Oltre la cultura “senza padri né madri…”

“Ignazio di Loyola, testimone e maestro del discernimento vocazionale”: è stato il tema del XXV Seminario di formazione alla Direzione Spirituale. Questo seminario post-pasquale si inserisce nel solco di una lunga tradizione di proposte formative del CNV, che via via si è andata affinando e che, in questi ultimi anni, è andata sempre più valorizzando figure e luoghi della spiritualità, con un interesse mirato all’accompagnamento spirituale e al discernimento.

La scelta della figura di Sant’Ignazio di Loyola è stata dettata da un motivo importante: dare una consistenza specifica all’accompagnamento spirituale nell’ottica dell’Anno Sacerdotale. Ignazio rimane, infatti, uno dei massimi cantori dell’accompagnamento e del discernimento spirituale.

Viviamo in un momento storico in cui i nostri ragazzi, adolescenti e giovani, spesso si trovano senza adulti significativi di confronto, perché l’esperienza che spesso vivono è di non incrociare, nella loro ancora fragile esistenza, padri e madri disposti ad ascoltarli e ad accompagnarli; con i quali potersi confrontare, parlare dei propri problemi e leggere il mondo dei sentimenti, via privilegiata per capire le dinamiche affettive ed interiori anche della vita spirituale.

Con questa esperienza abbiamo cercato di dare entusiasmo e convinzione ai nostri accompagnatori vocazionali, per porsi come compagni di viaggio, testimoni credibili e pazienti in grado di entusiasmarli per volare alto, come le aquile, e non per razzolare per terra come i polli… usando l’ironica metafora di Antony De Mello.

Nel clima culturale e spirituale odierno, nel quale sembra davvero che i padri e le madri siano andati sempre più in dissolvenza, si tratta di passare dalla via della “desolazione”, con le sue passioni tristi, la sua liquidità che si espande nel relativismo e nel nihilismo, alla via della “consolazione”, esperienza di una vita risorta, più positiva e progettuale, con un coinvolgimento passionale fondato sulla purificazione di un corretto vigilare, sentire e capire.

Un famoso teologo dell’epoca di Ignazio aveva accettato un po’ a malincuore di farsi guidare negli esercizi spirituali dal santo. Alla fine, dopo l’esperienza vissuta, si dice che egli esclamò: «Ecco finalmente un maestro del cuore!». Questa è la grazia della spiritualità ignaziana: essa consiste nel fatto che il cuore dell’uomo rimane sempre il medesimo.

Un metodo che guidi, nel confronto con la Parola di Dio, a «togliere da sé gli affetti disordinati per sentire la volontà di Dio nella propria vita» – così sant’Ignazio descrive la finalità dei suoi Esercizi Spirituali – mantiene sempre una straordinaria attualità.

Si va a Gesù attraverso la via degli affetti, come le donne che corrono al Sepolcro, nel mattino di Pasqua, solo… “per amore”. Ciò comporta di chiedere al Signore Gesù di rotolare via la pietra che comprime tutto il mondo di passioni e sentimenti che c’è nel nostro cuore e che spesso viene negato, represso o mistificato.

C’è un ulteriore aspetto presente nella proposta di questo seminario, che tocca un tema di grande attualità: il rapporto con il sacramento della Riconciliazione.

È indubbio che esiste una profonda crisi del sacramento della confessione; pur tuttavia è innegabile che, in maniera spesso inconsapevole, rimane nei giovani una grande sete di vita vera, cioè la ricerca di una sorgente di acqua pura e cristallina, e la ricerca e attesa di persone che sappiano guidare a questa sorgente.

Rileggendo le proposte del seminario mi sgorga spontaneo nel cuore un auspicio: impariamo a liberare il desiderio per desiderare di più Dio!

«Vi auguro il desiderio di avere desideri» – ripeteva Ignazio ai suoi novizi. Il desiderio è fatto di passione e di rispetto, di meraviglia e di stupore, di coinvolgimento e di concretezza. È il cantus firmus che permette di elaborare, attorno ad esso, la polifonia della vita.

Solo così si sperimenta la meta di ogni discernimento: accorgersi che la vera nemica e oppositrice della morte non è la vita, ma è l’Amore!