N.05
Settembre/Ottobre 2010

An Education

Il film –Diretto dalla regista danese Lone Scherfig (Italiano per principianti), il film è stato premiato dal pubblico al Sundance e ap­prezzato in vari festival, da Berlino a Toronto e Londra. Si avvale della prima sceneggiatura del brillante scrittore Nick Hornby, che ha trovato fonte ispirativa nell’autobiografia originale e autoironica della giornalista Lynn Barber, pubblicata inizialmente su una rivista e ora in un libro edito da Guanda.

 

La vicenda è ambientata a Twickenham, un sobborgo di Lon­dra, nel 1961. La sedicenne Jenny è una ragazza carina, disinvolta e simpatica che frequenta senza troppo entusiasmo la scuola supe­riore per poter realizzare il sogno di essere ammessa ad Oxford. Le lezioni sono monotone e ripetitive; l’educazione è quella rigida e intransigente dell’Inghilterra di quegli anni. Ma Jenny continua ad essere una studentessa diligente ed eccelle in tutte le materie, ad eccezione del latino. I genitori sono assillanti, soprattutto il padre, Jack, che segue la figlia con i suoi consigli pedanti e maniacali, che non lasciano alla ragazza grandi libertà di scelta.

Un giorno irrompe nella vita di Jenny il trentenne David, un corteggiatore arguto e di buone maniere, che conduce una vita bril­lante e mondana. Poco alla volta David riesce a far breccia nel cuore della ragazza e, inaspettatamente, anche nella considerazione dei suoi genitori, che vedono in lui un “buon partito”, capace di pren­dersi cura della figlia. David, assieme al suo attraente amico Danny con la fidanzata Helen, introduce Jenny nel bel mondo dei concer­ti, dei ristoranti di lusso e delle aste di opere d’arte. Riesce anche a portarla per un weekend ad Oxford ed infine a Parigi, il mito di Jenny, amante delle canzoni di Juliette Greco e di tutto ciò che è francese. Al ritorno le chiede di sposarlo. I due si fidanzano e Jen­ny abbandona la scuola, con grande delusione della sua insegnan­te d’inglese, Miss Stubbs, che non si rassegna a vedere la ragazza buttare via il suo talento e la prospettiva dell’Università. Ma ad un certo punto Jenny viene a scoprire che David – oltre ad essere un imbroglione, come già aveva avuto modo di constatare – è un uomo sposato. Jenny si trova ora in una situazione drammatica: le due strade, quella della scuola e quella del matrimonio, le si sono chiuse entrambe dinnanzi. Solo grazie alla sensibilità di Miss Stubbs, che crede in lei, Jenny riuscirà, con impegno e sacrificio, a raggiungere il primo agognato obiettivo, quello di essere ammessa ad Oxford.

 

Il racconto –Il titolo del film suggerisce fin dall’inizio l’ambi­to tematico che caratterizza l’opera della regista danese: si tratta dell’educazione, sia in riferimento a quella che viene dalla fami­glia e dalla scuola, sia a quella – in senso più lato – che proviene dalla vita stessa nei suoi vari aspetti e dimensioni.

 

La struttura del film è semplice e lineare e pone subito al cen­tro dell’attenzione il personaggio della protagonista, Jenny.

Narrativamente la vicenda può essere suddivisa in tre grosse par­ti, precedute da un’introduzione e seguite da un epilogo.

 

L’introduzione ha la funzione di presentare l’ambiente sto­rico e culturale all’interno del quale si sviluppa la vicenda. Le prime immagini, con uno stile un po’ leggero e sbarazzino (la musichetta allegra e spensierata e i disegni in sovrimpressione che richiama­no le varie materie scolastiche in modo ironico), rappresentano il mondo della scuola. Si tratta di un mondo pieno di regole da ri­spettare e di interventi piuttosto pressanti da parte delle insegnanti. Si vedono le varie ragazze (la scuola è chiaramente solo femminile) che camminano con un libro sulla testa, che ballano tra di loro, che cucinano, che giocano, che rispondono alle domande dell’in­segnante, ecc.

Subito dopo vediamo la protagonista alle prese coi genitori: la madre, Marjorie, resta un po’ sullo sfondo, mentre il padre, Jack, è prodigo di “consigli” che hanno tutto il sapore di imposizioni det­tate dalla preoccupazione che la figlia possa in qualche modo asso­migliare ad una “ribelle”, cosa che le impedirebbe di accedere ad Oxford.

Viene poi presentata la situazione sentimentale di Jenny, che ha una simpatia per Graham, un ragazzo della sua età che suona assieme a lei nell’orchestra della scuola e che fa di tutto per non apparire agli occhi di Jack come un teddy-boy.

Un ambiente che si potrebbe definire formale, freddo, grigio, monotono e autoritario e che contrasta con i gusti e le aspirazioni di Jenny, che ama ascoltare la musica francese, leggere autori come Camus e fumare sigarette Gauloise.

 

Prima parteL’incontro con David è decisamente casuale. Jenny sta tornando a casa dopo aver fatto delle prove a scuola con il suo violoncello. Piove a dirotto. Una macchina (una Bristol piuttosto rara) le si avvicina e David, che è al volante, le offre con molto tatto un passaggio. Tra i due inizia un dialogo: Jenny, provocata, dice che il padre non la lascia andare ai concerti tranne che a «quelli della scuola che non sono divertenti: gli altri non ti fanno progredire»; esprime inoltre il suo desiderio di andare all’Università: «Se vado all’Università potrò leggere quello che voglio e ascoltare quello che voglio e potrò andare ai musei, guardare i film francesi e parlare con persone che sanno tutto di tutto». David, che dice di essere ebreo, afferma di essere andato «all’università della vita». Già a questo punto è possibile intravedere le due strade che Jenny si troverà davanti e tra le quali dovrà operare una scelta: la strada di Oxford, che comporta sopportazione e sacrificio, e quella di una vita che si preannuncia piacevole e divertente (è importante notare quante volte, nel film, si parla di divertimento in contrapposizione alla monotonia della vita quotidiana).

Nei successivi incontri, David dimostra di essere una persona amabile e rispettosa, ma, nel contempo, rivela anche una certa furbizia e una buona dose di ambiguità. Invita Jenny ad un con­certo di Ravel e, inaspettatamente, riesce ad ottenere il permesso dei genitori, blandendo la madre con complimenti galanti e usando una tattica suadente nei confronti del padre. Jenny ha così modo di scoprire e di assaporare un’altra vita, per lei completamente nuova ed entusiasmante. Significativa la frase che rivolge alla ma­dre quando ritorna dalla prima serata passata assieme a David e ai suoi amici: «È stata la serata migliore della mia vita». Per contro la madre, mostrata di spalle, sta mestamente tentando di pulire una casseruola che forse si è bruciata.

Nei giorni successivi David la va a prendere a scuola, le fa prova­re l’ebbrezza di partecipare attivamente ad un’asta di opere d’arte, la porta a casa di Danny, piena di oggetti di valore, le promette di portarla ad Oxford per il week-end. Nel frattempo Jenny non ottie­ne buoni risultati in latino, provocando la reazione del padre, che recrimina per i soldi necessari per eventuali lezioni private, dimo­strando la sua grettezza e manifestando il suo modo di conce­pire l’Università: «Ma che cosa se ne fa di una laurea in lettere? Se deve passare tre anni a suonare quel maledetto violoncello e parlare in francese con un mucchio di capelloni, allora sto davvero buttando i soldi al vento. Magari là può conoscere un avvocato, ma questo le può succedere anche domani, a una festa». Al che Jenny ribatte, stizzita: «Già, è questo lo scopo di studiare a Oxford, non è vero? So­lamente un’alternativa costosa ad una festa». Ha quindi buon gioco David, che s’inventa un’amicizia nientemeno che con il professor C.S. Lewis, nel proporre a Jack di portare la figlia ad Oxford. Jack, infatti, pensa che si tratti di un’occasione troppo ghiotta, convinto com’è che conoscere qualcuno che conti all’interno sia più impor­tante di quello che si sa, in quanto dimostra che si è ben introdotti.

A Oxford Jenny vorrebbe vedere l’Università, dove intende stu­diare lettere “sui libri”, ma subisce lo stile di vita di David e dei suoi amici che definiscono le ragazze che frequentano l’Università «grasse, foruncolose e con gli occhiali». Ed è proprio qui che, dopo un primo romantico approccio amoroso, Jenny viene a scoprire la vera professione di David e di Danny: sono dei truffatori e dei ladri che si approfittano di vecchie signore per arricchirsi e fare la bella vita. Jenny inizialmente è indignata e vorrebbe andarsene, ma poi si lascia irretire e lusingare dalle suadenti parole di David: «Non fare la borghesuccia, Jenny, non mi pare da te (…) i weekend, i ristoranti, i concerti non crescono sugli alberi». Con una certa riluttanza Jenny si lascia convincere e di fatto accetta questa secon­da strada, per superare la monotonia che caratterizza la sua vita: «Tu non sai quanto fosse tutto odioso prima di incontrarti… L’azione è carattere, dice la nostra insegnante. Credo significhi che se non facciamo niente non saremo mai nessuno. E io non avevo mai fatto niente prima di incontrare te. E a volte penso che nessuno abbia mai fatto niente in questo stupido paese, a parte te».

 

Seconda parteAncora una volta David, con i suoi bei modi e con le sue bugie, riesce a convincere Jack a lasciar partire Jenny per Parigi. Qui le immagini indugiano sulla bella vita, la serenità e la piena libertà di cui Jenny può finalmente godere. Anche se la perdita di verginità non è così entusiasmante («È buffo, però. Tutta quella poesia, tutte quelle canzoni su qualcosa che dura meno di niente»). È una prima piccola delusione che Jenny riceve dalla vita e da una visione tutto sommato mitizzata della realtà.

Al ritorno dalla capitale francese Jenny si scontra con Miss Stubbs, alla quale ha portato in regalo un profumo. Anche qui si scontrano i due modi di intendere la vita. Miss Stubbs non accetta il rega­lo: «So da dove viene questo e se lo accettassi tradirei sia te che me stessa… Tu puoi fare tutto quello che vuoi, lo sai. Sei intelligente, sei graziosa… Ti sto dicendo di andare a Oxford, a qualunque co­sto, perché se no mi spezzi il cuore». Jenny ribatte contrapponendo l’apparente insignificanza della vita dell’insegnante, che se ne sta lì a correggere i compiti, con le cose meravigliose che lei ha potuto gustare. Quando David le chiede di sposarlo, Jenny si consulta con i genitori e resta sorpresa di fronte alla disponibilità del padre. Si rende così definitivamente conto che per Jack il discorso di Oxford è pu­ramente funzionale: quello che al padre interessa è che lei si possa “sistemare”; ora che ha trovato un buon partito non occorre più che continui a studiare.

Qualcosa di analogo avviene anche nello scontro che Jenny ha con la preside, che non è capace di motivare la ragazza facendole capire il valore che l’istruzione ha in se stessa, indipendente­mente dallo sbocco professionale e dall’uomo che eventualmente sposerà. In altre parole Jenny capisce che se studiare serve solo per trovare un marito o per arrivare a fare un lavoro monotono, tanto vale approfittare dell’occasione che le è capitata: «Studiare è duro e noioso; insegnare è duro e noioso; non c’è vita, né colore, né divertimento. La mia scelta è tra studiare e annoiarmi e sposare il mio ebreo e divertirmi». Jenny decide pertanto di abbandonare la scuola e di annunciare il proprio fidanzamento con David.

 

Terza parteIl colpo di scena consiste nella scoperta da parte di Jenny che David è sposato (più tardi scoprirà che ha anche un figlio e che lei non è stata la prima a cascarci). Per di più l’uomo non ha neanche il coraggio di affrontare la situazione e se ne va lasciando Jenny in preda alla disperazione: «Che cosa faccio adesso?». Va da Danny ed Helen, ma non trova comprensione in quanto – le viene fatto notare – anche lei non ha fatto niente quando li ha visti rubare e quindi è diventata un po’ loro complice.

Jenny incomincia a rendersi conto degli errori che ha com­messo e rimprovera i genitori – in particolar modo il padre – per non averle impedito di compiere delle sciocchezze: «Adesso sei mio padre… e che cos’eri quando mi incoraggiavi a buttare via la mia vita? Le ragazzine sciocche sono sempre state sedotte da uomini più vecchi, ma voi due…». Anche il padre ora capisce e cerca di giustifi­carsi parlando della paura che lui ha sempre avuto e che non voleva che Jenny avesse.

Jenny decide di tornare sui suoi passi: va dalla preside e le chiede di ripetere l’ultimo anno di scuola e fare gli esami. Significa­tiva la motivazione che la ragazza porta: «Lo so, sono stata stupida; per la vita che voglio non esistono scorciatoie; adesso so che devo andare all’Università». Ma la preside non dimostra di essere una buona educatrice e fa prevalere le ragioni della ripicca per­sonale: riammetterla a scuola sarebbe un «vero spreco». L’ultimo tentativo da parte di Jenny è quello di rivolgersi a Miss Stubbs, che ha sempre creduto in lei e nelle sue capacità. Anche con lei Jenny fa autocritica: «Mi dispiace, ho detto tante sciocchezze; non avevo capito niente… Miss Stubbs, mi serve il suo aiuto». Con grande sen­sibilità e disponibilità, l’insegnante risponde semplicemente: «Era quello che speravo che dicessi».

Dopo alcuni mesi di intenso studio (nel film c’è una grossa el­lissi che va dall’inverno al fiorire della primavera), Jenny riceverà una lettera con la notizia dell’ammissione alla Facoltà di Lettere dell’Università di Oxford.

 

EpilogoÈ caratterizzato dalle immagini di Oxford e dalla voce fuori campo di Jenny: «E così sono andata a studiare sui libri e ho fatto del mio meglio per evitare il destino maculato e foruncoloso che Helen mi aveva predetto…Uno dei ragazzi con cui uscivo mi chiese di andare a Parigi con lui. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto, che morivo dalla voglia di vedere Parigi. Come se non ci fossi mai stata».

 

SignificazioneGli snodi tematici (o perni strutturali) del film sono rappresentati da:

-una situazione socio-culturale caratterizzata da formalismo, grettezza, monotonia;

-il desiderio da parte di Jenny di vivere una vita piena e ricca di soddisfazioni;

-il tentativo di “prendere la scorciatoia”, cioè di raggiungere quella vita evitando la fatica e il sacrificio;

-la delusione di questa soluzione e la presa di coscienza di aver intrapreso la strada sbagliata;

-il raggiungimento di quella vita attraverso l’impegno e lo stu­dio, grazie anche a educatori cui sta a cuore il bene delle persone loro affidate.

Pur partendo da una storia individuale (e autobiografica), emer­ge chiaramente l’intenzione universalizzante della regista.

L’idea centrale potrebbe pertanto essere formulata in questi termini: il legittimo desiderio di sviluppare le proprie potenzialità per poter vivere una vita piena e felice passa necessariamente at­traverso un’educazione (si veda in proposito il titolo del film) che comporta impegno, tenacia e sacrificio.

 

Valutazione tematicaNonostante l’idea di fondo sia senza dubbio valida e interessante, è necessario rimarcare una certa fra­gilità tematica del film, proprio per il modo con cui tale idea viene espressa. È necessario sottolineare innanzitutto una certa spetta­colarità dell’opera che rischia in qualche momento di offuscarne la tematicità. C’è poi da dire che le prime due parti del film sono troppo “pesanti” dal punto di vista strutturale rispetto alla terza, che risulta un po’ posticcia e non sufficientemente sviluppata (oltre a segnare un cambio di stile che contrasta con il tono da commedia delle prime parti). Si può notare ancora una certa approssimazione (ed eccessiva semplificazione) nel delineare le figure dei genitori e nel descriverne il cambiamento. Infine, una perplessità: la scelta finale di Jenny non sembra tanto nascere dall’interno, cioè da una presa di coscienza della vacuità e della disonestà di un certo stile di vita, ma piuttosto dalla scoperta del matrimonio di David, che impedisce alla protagonista di realizzare il suo progetto. Viene spontanea una domanda: se David non fosse stato sposato, Jenny avrebbe ugualmente cambiato strada o non avrebbe piuttosto continuato a vivere in un mondo gaudente ma inautentico?

 

Utilizzazione. Il film, pur con i limiti rilevati, può essere proficuamente utilizzato per un discorso sull’educazione e sulla formazione della personalità. Gli spunti ci sono e l’opera risulta facilmente fruibile da parte di un pubblico di giovani. L’importante è, come al solito, analizzare bene e mettere in risalto sia gli aspetti positivi, sia le carenze e le debolezze. Anche questo è un modo per educare e per far maturare.