N.06
Novembre/Dicembre 2010

Una strategia decisiva: campo da suddividere e verifiche da prevedere

Briciole di apprendistato per il direttore del CDV

 

  1. Perché le organizzazioni non funzionano

VIS: Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, una ONG seria e professionale che, in 25 anni, ha realizzato quasi un migliaio di progetti di promozione sociale in Paesi del sud del Pianeta; ha preparato ed inviato 500 persone che, per uno, due, tre anni hanno condiviso la vita della gente in Paesi Poveri, portando la ric­chezza della loro umanità, della loro professionalità, della loro fede e alcuni di questi hanno poi fatto di questa scelta la motivazione per la loro speciale consacrazione: chi nella vita contemplativa (tre monache), chi nella vita attiva presso congregazioni religiose (sette tra SDB e SJ), chi nel diaconato permanente (due).

Se in Italia il VIS è misurabile con il numero dei collaboratori, con la variegata ricchezza di una agenzia educativa, con l’entità del bilancio, il vero volto dell’Organismo è all’estero, dove si realizza il rapporto umano tra culture; esso è infatti l’indispensabile elemento che può cambiare la qualità della vita.

Perché un’organizzazione simile funziona? La risposta è sempli­ce: perché la gente che è lì crede in quel lavoro ed è poi molto ben organizzata. Perché, invece, moltissime organizzazioni, da quelle politiche a quelle ecclesiali, non funzionano? Anche qui la risposta è scontata: perché chi vi lavora crede più o meno in quell’organiz­zazione e, soprattutto, non è assolutamente organizzata.

Una colluvie di parole, di principi e slogan altisonanti, una serie tutta in fila di “si dovrebbe”… ma poi tutto rimane lettera morta. Non si passa ai fatti. Non si sa e magari non si vuole neanche pas­sare al dunque, perché non si sa come muoversi, transitando dalla teoria alla pratica; manca il mordente concreto dell’organizzazione. E non ci si rende conto che lanciare slogan ed enucleare principi, senza passare all’azione, è una forma paludata ed elegante di au­toinganno e di sofisticato raggiro e delusione per gli altri. Questo nonostante tanta buona volontà e tanti propositi di assertività e di decisioni indilazionabili. Normalmente succede così anche per i propositi personali nella vita spirituale e quindi non ci meraviglia­mo più di tanto. Tuttavia la delusione e la poca affidabilità restano. Non per nulla la sapienza popolare ha tramandato da secoli che tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare.

Ci vuole il carisma dell’“organizzazione organizzata”, cioè la ca­pacità di un leader, che dai principi e dai “si dovrebbe” ricava un obiettivo concreto gestibile, non troppo ambizioso o irrealizzabile rispetto alle possibilità concrete; ma nemmeno un obiettivo troppo banale e standardizzato; un leader che sappia suddividere questo obiettivo in alcune linee o aree o dimensioni di azione, affidandole alla responsabilità e all’audacia di collaboratori motivati; e poi sia in grado di programmare un processo annuale di passi da attivare, con mezzi possibili da affiancare, con verifiche sistematiche e confronti di revisione fissati. “Divide et impera” dichiaravano gli antichi Roma­ni, conquistatori di un immenso impero, prima che con le armi, con l’esperienza di un’organizzazione invidiabile. Programmare – sud­dividere – verificare: tre verbi fondamentali per una valida e ottima organizzazione!

 

  1. Campo da suddividere nella Pastorale Vocazionale

Anche la Pastorale della Chiesa e, per quanto ci riguarda, l’Ani­mazione e Pastorale Vocazionale hanno tutta una parte orga­nizzativa che non si può sottovalutare, pena il cadere anche noi nell’autoinganno e nel raggiro elegante, come purtroppo ci tocca constatare con una certa frequenza.

Certo, le cose più importanti sono la passione e la creatività, come ci dicevamo l’ultima volta, ma non possono ridursi ad un sen­timento gonfiato e condito con la passività. Occorre essere assertivi e grintosi. E ciò si vede nella posa in opera.

– Ci sono alcuni input forti, mediati da sussidi molto validi e belli, che ti arrivano dal CNV, mediati, a loro volta – si spera – dal CRV della tua regione.

– Ci sono alcune linee della pastorale diocesana, che tutti gli uf­fici devono tenere presenti.

– Hai a disposizione alcuni ingranaggi che devono “girare bene” insieme con te: prima fra tutti la tua équipe, poi il collegamento/collaborazione con gli altri uffici della pastorale diocesana; il rap­porto con le vicarie/decanati e le singole parrocchie della diocesi.

Tutte queste si possono considerare aree e dimensioni che de­vono entrare a far parte delle tue linee di azione, attraverso una buona e virtuosa programmazione.

– Hai ormai, si spera, delle idee chiare, poche, dritte e buone (cf Un congegno in testa: il quadro teorico… delle idee chiare, in «Vocazioni» 2/2010);

– Hai il quadro della situazione vocazionale della tua diocesi (cf Un osservatorio permanente: il quadro situazionale… su cui posizionarmi, in «Vocazioni» 3/2010);

– Sai qual è il fine generale di una Pastorale Vocazionale seria (cf Un purpose to achieve: fine ed obiettivi da raggiungere, in «Vocazioni» 4/2010);

– Hai “sposato” quei famosi criteri che ti dicevo la volta scorsa (cf Un involving styl: criteri e stile da attivare, in «Vocazioni» 5/2010).

 

Caro direttore del CDV, ora tocca a te!

 

  1. Come muoversi?

“Fa’ emergere il leader che è in te!”. Non sentirti il solito sprov­veduto come il Calimero della situazione. Se ti hanno affidato que­sto incarico, o meglio, missione, non è perché il tuo vescovo non sapeva chi piazzare in questo ufficio, ma perché dentro di te c’è il leader delle vocazioni.

Da dove cominciare, dunque?

Mettiti comodo a tavolino, magari con una musica “frizzante” di sottofondo, e poi comincia a tracciare una bozza di organizzazione e programmazione, che dovrai poi discutere e aggiustare con la tua équipe e in confronto con gli altri uffici, soprattutto per alcune linee condivise e per le date delle possibili iniziative.

La tua organizzazione, per essere valida e propositiva, deve at­traversare in forma costruttiva i 5 passi seguenti:

a. dagli input del CNV, debitamente mediati dalla tua Regione e dalle linee di programmazione della pastorale diocesana, prova a ricavare uno o, al massimo, due obiettivi vocazionali per l’anno pastorale che devi iniziare;

b. prova a coniugare questo/i obiettivo/i con le esigenze della tua équipe, in tre direzioni:

– mentalizzazione: quale maturazione di convinzione è urgente fare?

–  formazione: quali punti di formazione occorre dare per questo; con quale modalità e con quali mezzi?

– azione: quali iniziative (non più di tre) programmare in questo senso durante l’anno?

c. Vedi se puoi coniugare questo/i obiettivo/i nel confronto con gli altri uffici pastorali della diocesi, in particolare con quello del ser­vizio di Pastorale Giovanile, quello della Famiglia, quello catechisti­co, quello missionario. Sarebbe opportuno che, magari organizza­to dal vescovo o all’interno del Consiglio Presbiterale, ci fosse uno scambio sugli obiettivi di ogni ufficio, per arrivare a sintonizzarsi su una stessa linea (= mentalizzazione) e – fortuna delle fortune! – fare un’alleanza vicendevole nella formazione e nelle iniziative. Se non fosse possibile altro, per non pretendere troppo per il momento, almeno concordarsi sulle date delle iniziative, per non intralciarsi a vicenda, creare confusione, o, peggio, sovrapporre date di iniziative diverse, con conseguenti malumori e soprattutto danni vicendevoli.

d. Cerca di inventare qualcosa per coinvolgere maggiormente nelle iniziative le vicarie/decanati e le singole parrocchie. È meglio poco, ma che sia significativo per una mentalizzazione progressiva di tutte e per offrire materiale valido e coinvolgente, senza chiede­re troppa fatica e impegno ai parroci e, quindi, immediato rigetto. Come alcuni di voi lodevolmente stanno già facendo, cerca di con­tattare di persona, magari in compagnia di qualcuno/a dell’équipe, i singoli parroci, portando i sussidi del CNV, ma non riducendosi ad offrire semplicemente il bustone che arriva da Roma, come se fosse un regalo pre o postnatalizio. Troppo spesso il bustone va a finire dritto sul mucchio dei giornali vecchi, come utile esempi o della raccolta differenziata. È bello e necessario, invece, presentarli e fare vedere come si possono utilizzare all’interno delle iniziative che proponete in tutta la diocesi.

e. A questo punto rimane importante allestire anche il programma delle verifiche, almeno trimestrali con la tua èquipe ed annuali con gli altri uffici. Coinvolgete nelle verifiche anche le vicarie/decanati, offrendo magari una scheda di valutazione ragionata, come la seguente:

– Attività svolta

– Perché è funzionata

– Perché non è funzionata

– 1-2 proposte per l’anno prossimo

Con questa tua bozza già così strutturata (ma ancora un semplice brogliaccio da discutere e mettere a punto insieme), organizza un bel ritiro di una o due giornate con la tua èquipe in una località confortevole della tua diocesi (in montagna, al mare, in qualche casa di spiritualità o di ferie…) e insieme “rimasticate” il tutto, correggendo, modificando, aggiungendo (non troppo!). ti consiglio di non farlo a settembre-ottobre, quando è ormai troppo tardi, perché tutto il lavoro pastorale è avviato. Il periodo migliore è giugno. Per questo il CDV, con un’attenzione preventiva più che materna, tiene i sussidi pronti già da gennaio, in vista dell’anno pastorale che deve venire. In tal modo, durante l’estate è possibile – senza stress – mettere a punto ciò che serve per iniziare bene l’anno a settembre. Tutto ciò sperando che anche gli altri uffici pastorali facciano lo stesso e non si sveglino a novembre inoltrato, con la straordinaria capacità di far rimettere in discussione quello che gli altri hanno già progettato da giugno.

In tal modo, caro Direttore, hai il quadro completo di come si articola, si costruisce e dovrebbe funzionare un progetto di Pastorale Vocazionale per il CDV.

Ti auguro di essere assertivo ed appassionato, così anche il tuo Progetto diventerà un modello per tutta la pastorale della diocesi.

Per facilitare il tuo lavoro organizzativo ti allego una scheda, sperando che ti possa essere utile.