N.03
Maggio/ Giugno 2011
Studi /

Parola di Dio e Vocazioni nell’Esortazione Apostolica Postsinodale -Verbum Domini

La recente Esortazione Apostolica Postsinodale di Benedetto XVI, Verbum Domini che tratta della «Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» (Roma 2010) tratta della dimensione vocazionale nella Seconda Parte del documento. La sezione intitolata «La Parola di Dio nella vita ecclesiale» (nn. 72-89) rappresenta il contesto immediato in cui è inserita la riflessione sulle vocazioni (cf. nn. 77-85). Avendo presente le Propositiones relative a questi ambiti della riflessione seguiamo lo sviluppo argomentativo che il Pontefice ha inteso proporre circa il rapporto tra Parola di Dio e pastorale vocazionale, come conseguenza della riflessione teologica precedentemente elaborata

 

  1. La connotazione vocazionale della Parola di Dio e i suoi ambiti

Dopo aver ribadito la necessità della formazione biblica dei credenti, il Pontefice affronta il rapporto tra «Parola di Dio e vocazioni», offrendo un’efficace sintesi della dialettica appello-risposta che si attiva nell’intimo del crendente. Nel corso del dibattito sinodale i padri hanno evidenziato la «dimensione appellante» della Parola, collegandola al paradigma dei «racconti di vocazione» presenti nella sacra Scrittura. Il termine «vocazione» e più in generale l’atto del «chiamare» fanno riferimento al processo che descrive la condizione dell’uomo invitato a dialogare con il Creatore e, in conseguenza di tale relazione, a scegliere di vivere secondo un progetto di felicità e salvezza. Tale relazione «progettuale» determina e definisce l’essere stesso dell’uomo, il suo destino di creatura posta di fronte al «tu» di Dio, in modo tale da poter affermare che tutta l’esistenza umana va interpretata come un «compito vocazionale»[4]. L’essenza stessa della Parola incarnata, la persona del Figlio, dispone di sé nella logica obbedienziale del proprio compimento vocazionale (cf. Gv 1,1-18; Eb 1,1.4). Come è possibile constatare dai racconti biblici, la Parola di Dio chiama ad un dialogo tra due libertà: per il fatto stesso che l’uomo è destinatario della Parola, la sua esistenza è contrassegnata da una imprescindibile dimensione «responsoriale».

La vocazione non si circoscrive in un mero appello che comporta la chiamata ad uno stato di vita. Dalle pagine della sacra Scrittura comprendiamo che la vocazione affidata all’uomo non può essere concepita come un bene di possesso, bensì come un «itinerario responsoriale» che pone al centro la relazione con la Parola di Dio. L’uomo chiamato con la forza della «Parola ispirata» deve maturare la propria vocazione come graduale scoperta da compiere in relazione al progetto di Dio, origine e sorgente di ogni vocazione. Intesa in questa prospettiva la vocazione è «il compito» di tutta l’esistenza umana, che a sua volta è contrassegnata da diverse «chiamate» In quest’ottica appare indicativo il titolo del n. 77: «Parola di Dio e vocazioni». E’ a partire da questa connotazione fondamentale che vengono analizzate le principali modalità vocazionali: i «ministri ordinati», i «candidati all’Ordine sacro», i «fedeli laici» e i coniugati che vivono l’esperienza della famiglia. Tutti questi profili sono interpretati come «vocazioni» derivanti dall’unica e fondamentale «vocazione alla santità», che si declina e si eplica cretivamente nei diversi stati di vita

 

  1. Parola di Dio e Ministri ordinati (n. 78-81)

 

In primo luogo il Pontefice riflette sulla necessità della Parola di Dio nel contesto del Ministero ordinato. L’intento è quello di riaffermare il «primato della Parola» nella vita e nel ministero dei Vescovi, dei presbiteri e dei diaconi. Nell’esortazione si dichiara che essa è «indispensabile» sia per la formazione dell’identità pastorale, sia per un autentico esercizio del ministero ecclesiale Ponendo il primato della Parola come requisito necessario «per vivere la vocazione e la missione», il Pontefice sollecita ad un progetto di vita spirituale che si attua mediante un rinnovato contatto e un continuo approfondimento personale con la Bibbia Lo scarso amore per la lettura e l’approfondimento della Bibbia produce conseguenze deleterie nell’esercizio del ministero e soprattutto nella qualità della predicazione Vengono specificamente dedicati ai Vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi i nn. 79-81, che ribadiscono la centralità della Parola di Dio per la vita spirituale. Riguardo a «coloro che sono chiamati all’espiscopato» il Pontefice ribadisce quanto affermato da Papa Giovanni Paolo II nell’Esortazione postsinodale Pastores gregis: alimenare la vita spirituale con il primato della Parola di Dio, anzitutto ascoltata, custodita nel cuore ed assiduamente studiata. Mediante questo nutrimento il vescovo riceverà la forza di trasmettere la Parola per edificare la comunità (cf. At 32,32), avendo come modello la Vergine Maria (Virgo audiens). Riguardo ai sacerdoti, vengono richiamate le considerazioni sul ministero della Parola di Dio affidato ai sacerdoti che Giovanni Paolo II ha condensato nell’Esortazione postsinodale Pastores dabo vobis. La Parola di Dio chiede al sacerdote una profonda familiarità, un cuore docile e orante, un  rinnovamento di mentalità (cf. 1Cor 2,16). Occorre notare la sottolineatura circa il rapporto tra Parola annunciata e conoscenza della verità. Il concetto di «verità» non si limita all’aspetto dottrinale, ma tocca la dimesione esistenziale del rapporto del sacerdote con il mistero di Cristo. In questo senso viene interpretata l’affermazone con la quale Gesù designa i discepoli «consacrati nella verità» (cf. Gv 17,17-18), supportata da altri passi del quarto vangelo (cf. 1,14; 14,6). L’ultimo riferimento è riservato a «coloro che sono chiamati al diaconato» in vista dell’ordine del presbiterato e anche a coloro che esercitano il servizio ecclesiale con il diaconato permanente. Il Pontefice ricorda che la specificità del ministero diaconale consiste nel servizio alla comunità ecclesiale vissuto e realizzato sul modello di Cristo-servo. L’identità del diacono implica una specifica spiritualità, di cui l’elemento caratterizzante è costituito dalla Parola di Dio.

La lettura di questi numeri dedicati alle figure ministeriali fa emergere la consapevolezza che lo sviluppo della dimensione biblica della pastorale nelle comunità dipende in larga misura dalla formazione di base e dalla capacità di rinnovamento che si attiva nel Ministero ordinato. L’esperienza di questi decenni postconciliari conferma la difficoltà di proporre percorsi adeguati di formazione biblica per i ministri ordinati. A fronte delle accresciute opportunità di aggiornamento e di formazione biblico-teologica, la situazione complessiva delle generazioni di sacerdoti formatisi negli anni del postconcilio fa emergere un quadro disorganico delle situazioni collegate al Ministero ordinato. Si tratta di un situazione che chiede di essere affrontata dai Pastori con una capacità progettuale lungimirante.

 

  1. Parola di Dio e candidati all’Ordine sacro (n. 82)

Riprendendo le indicazioni raccomandate dal Sinodo, il Pontefice si sofferma sull’importanza decisiva della formazione dei candidati al sacerdozio ministeriale. L’aspetto educativo su cui si basa l’indicazione rivolta ai candidati all’Ordine sacro consiste nel «formare» i seminaristi all’«amore per la Parola di Dio» Per realizzare questo dinamismo interiore il Pontefice raccomanda «un profondo rapporto personale con la Parola di Dio, in particolare nella lectio divina, perché da tale rapporto si alimenta la vocazione stessa»  Il Pontefice ribadisce l’importanza di questa forma di approccio alla Bibbia che consente di accostare il testo ispirato nella sua globalità, evitando una dicotomia tra l’approccio esegetico e la comprensione teologica-esistenziale del messaggio biblico. Nel periodo privilegiato della formazione i candidati sono invitati a maturare il rapporto con la Parola di Dio, imparando a fare unità tra studio e preghiera, tra momento cognitivo ed interiorizzazione del messaggio biblico. La Bibbia deve rappresentare sempre più il «libro della preghiera» da accogliere, vivere ed annunciare sull’esempio dei santi pastori della Chiesa. In tal modo l’integrazione tra studio e preghiera è la via per realizzare il compito formativo che oggi si auspica in vista dell’esercizio del ministero nella e per la comunità

  1. Parola di Dio e vita consacrata (n. 83)

Dopo aver delineato in modo essenziale la dimensione biblica della formazione dei candidati all’Ordine sacro, l’Esortazione si sofferma sulla realtà variegata della vita consacrata. Si fa anzitutto riferimento alla dinamica dei consigli evangelici che hanno origine dall’insegnamento di Gesù. La persona chiamata da Dio a consacrarsi nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente, traduce nella propria risposta vocazionale l’essenza del Vangelo, assumendolo come «norma» della propria esistenza nello Spirito. E’ proprio lo Spirito, la cui efficacia è operante nelle sacre Scritture, a realizzare nell’intimo della persona la peculiarità carismatica da cui prendono forma i nuovi stili di vita cristiana, segnati dalla radicalità evangelica. In questo senso la Parola «ispirata» attiva inedite strategie e modalità di incarnazione del messaggio evangelico nelle diverse epoche della storia[18]. Il Pontefice sottolinea come la sorgente della vita consacrata è strettamente collegata alla pratica biblica, attestata fin dagli esordi del cristianesimo. Allo stesso modo non va dimenticato come nell’alveo della spiritualità monastica l’elemento costitutivo è basato sulla meditazione della sacra Scrittura e sulla pratica di quella forma di orazione biblica che si attesterà lungo i secoli come forma strutturata secondo i «quattro sensi della scrittura» ai quali si collega la «lectio divina». Torna in questo passaggio il ruolo centrale del metodo della lettura orante della Parola di Dio e segnatamente l’applicazione della lectio divina.

La realtà della consacrazione è chiamata ad essere una «vera scuola di vita spirituale», non solo per coloro che intraprendono il cammino di speciale consacrazione, ma perché l’intero popolo di Dio ne possa beneficiare. Tutte le persone di vita consacrata sono chiamate, per il carisma ricevuto, a testimoniare nel mondo l’attesa di Dio, la profonda relazione con il mistero dell’Assoluto e la gioia di vivere secondo il Vangelo. In particolare le forme antiche e nuove di «vita contemplativa» rappresentano oggi un segno luminoso e tangibile di come accogliere, meditare e vivere la centralità della Parola. Questa testimonianza è necessaria alla Chiesa, soprattutto nel contesto del mondo contemporaneo «troppo assorbito dalle attività esteriori nelle quali rischia di perdersi»[19]. Nella proposizione relativa alla vita consacrata i padri sinodali hanno anche indicato la necessità di sostenere le comunità religiose attraverso una formazione biblica e teologica adeguata alla loro vita e missione[20]. La qualità della testimonianza delle persone consacrate richiede percorsi formativi altamente qualificati per fare fronte ai nuovi contesti e alle nuove sfide del mondo contemporaneo[21]. Questa responsabilità non può che vedere la comune collaborazione della Chiesa locale, che ha a cuore la presenza della vita consacrata e la qualità della sua testimonianza.

  1. Parola di Dio e fedeli laici (n. 84)

 

L’Esortazione richiama la responsabilità dei fedeli laici nel coltivare lo studio e l’approfondimento della Parola di Dio mediante l’impegno della diffusione del Vangelo[22]. La missione evangelizzatrice dei laici deriva dalla responsabilità battesimale e dalla consapevolezza di «rendere ragione della speranza» (cf. 1Pt 3,15) nel dialogo con il mondo. Il principio teologico che guida la missione laicale rimane la «vocazione alla santità». E’ da questa dinamica che sgorga la testimonianza dei credenti nel mondo e mediante l’accoglienza e l’annuncio della Parola salvifica tutti i battezzati sono chiamati ad interpretate le realtà terrene e a partecipare alla trasformazione del mondo secondo il progetto di Dio. La Parola ha il compito di aiutare nel discenimento, donare la forza spirituale, illuminare e sostenere il cammino formativo dei laici nello svolgimento del compito loro affidato. Si indicano alcuni ambiti della vita quotidiana che caratterizzano la responsabilità delal testimonainza laicale: il lavoro, la scuola, la famiglia e l’educazione. L’urgenza della formazione appare sempre più necesaria nel contesto ecclesiale contemporaneo, soprattutto per via della rapida evoluzione culturale e del processo di comunicazione globale che è in atto[23]. Dalla comune esperienza italiana ed europea bisogna riconocere che l’istanza educativa auspicata dal Concilio Vaticano II è stata complessivamente recepita in tutte le realtà diocesane e che in questi decenni sono stati attivati, per la preparazione dei laici e l’esercizio della loro ministerialità ecclesiale, percorsi e progetti di formazione adatti alle loro esigenze.

  1. Parola di Dio, matrimonio e famiglia (n. 85)

Nel quadro del ministero laicale, in modo tutto particolare si evidenzia l’importanza della relazione tra Parola di Dio, matrimonio e famiglia. L’Esortazione articola la riflessione sul matrimonio e sulla famiglia in tre passaggi.

In primo luogo si richiama la natura della realtà matrimoniale così come viene descritta dalle fonti bibliche. Essa appartiene nativamente al progetto creatore di Dio (cf. Gen 2,24) come vertice della creazione e compimento dell’ordine che genera e custodisce la vita. Nel contesto della sua missione Gesù ha insegnato la positività dell’istituto matrimoniale interpretato nel disegno provvidenziale di Dio e lo ha posto tra le istituzioni del suo Regno (cf. Mt 19,4-8), elevando a sacramento quanto iscritto nella natura umana. L’esperienza matrimoniale e la dimensione familiare rappresentano una strada vocazionale indicata da Dio al fine di realizzare il suo regno di amore. Per questa ragione i coniugi nella loro famiglia devono poter ricevere luce dall’ascolto della Parola di Dio e ritrovare in essa le ragioni della loro scelta vocazionale. Da questo stretto rapporto con la Parola gli sposi potranno ricevere la forza di rimanere fedeli al loro impegno di amore, la cui comunione vitale rappresenta il segno tangibile «del mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa» (cf. E 5,31-32)[24]. Il Pontefice ribadisce in questo contesto la necessità di riaffermare il valore profondo dell’amore coniugale, fondato sul rispetto reciproco del corpo umano e della differenza sessuale, orientato alla fedeltà e alla fecondità della relazione uomo-donna secondo il disegno originario del Creatore.

Un secondo aspetto è centrato sul «ministero» della Parola affidato alla famiglia. Il Pontefice sottolinea come la responsabilità genitoriale porta i coniugi ad esercitare un’autentica paternità e maternità nei riguardi dei figli, diventando per loro i primi testimoni ed annunciatori della Parola. Più specificamente si nota come è la comunità cristiana che deve poter sostenere le famiglie ed aiutarle in questo compito educativo così delicato. Si rende sempre più urgente alimentare nella famiglia la preghiera, l’ascolto della Parola e la conoscenza della Bibbia. A tale proposito l’Esortazione segnala alcune esigenze: a) l’auspicio che in ogni famiglia si possegga una Bibbia, custodita in modo dignitoso, così da porterla leggere e utlizzare per la preghiera; b) la necessità di formare sacerdoti, diaconi e laici ben preparati per l’animazione biblico-pastorale delle famiglie; c) l’incoraggiamento nel far sorgere «piccole comunità tra famiglie in cui coltivare la preghiera e la meditazione in comune di brani adatti delle Scritture»[25]; d) la consapevolezza che la Parola di Dio rappresenta un prezioso sostegno nelle difficoltà della vita coniugale e familiare.

Un ultimo aspetto è dedicato al compito delle donne in relazione alla Parola di Dio. Nei lavori sinodali si è fatto esplicito riferimento al ruolo fondamentale che le donne rivestono nel campo dell’educazione in famiglia, nel servizio di catechesi e più in generale nella trasmissione dei valori cristiani. Riprendendo l’espressione di Giovanni Paolo II, il Pontefice riconosce il contributo che il «genio femminile» offre alla conoscenza della Scrittura e all’intera vita della Chiesa. Senza entrare nella questione ministeriale, si ribadisce la peculiarità del servizio che le donne rivestono per la loro sensibilità «femminile»[26].

Conclusione

La breve analisi proposta fa emergere la valenza «vocazionale» della Parola di Dio. Tale valenza, già segnalata nella Prima Parte dell’Esortazione, definisce la struttura antropologica dell’uomo interpellato dalla Parola. Egli risponde liberamente a Dio «prendendo posto» nella storia. In questo senso il Pontefice sottolinea la dialettiva vocazionale che sta alla base dell’esperienza dell’ascolto e della lettura orante della sacra Scrittura. Sussiste uno stretto rapporto tra Parola di Dio e vocazioni ed è a partire da questo intreccio che prende forma la vita personale e comunitaria secondo il Vangelo e nell’azione dello Spirito. In definitiva la relazione tra Parola di Dio e pastorale vocazionale può essere delineata secondo tre prospettive che consentono di riassumere le linee portanti dell’Esortazione nell’orizzonte della pastorale vocazionale.

–          Una prima prospettiva è rappresentata dalla necessità di realizzare un «incontro vitale» tra la Parola di Dio e l’uomo contemporaneo. Più volte viene richiamata questa esigenza fondamentale, che traduce il bisogno di proporre la sacra Scrittura nella sua dimensione appellante. Si ribadisce l’importanza dell’«animazione biblica» dell’intera pastorale affinchè il servizio proposto alla comunità ecclesiale possa portare ad un incontro trasformante e raggiungere tutti gli ambiti dell’esistenza umana. A partire da questa istanza si può cogliere la costante preoccupazione di unificare la dimensione biblico-teologica e di tradurla in modo comunicativo ed esperienziale nell’offerta degli itinerari educativi di carattere vocazionale.

–          Una seconda prospettiva è costituita dalla responsabilità dell’atto formativo. La pastorale vocazionale presuppone una profonda consapevolezza del ruolo educativo della comunità ecclesiale. La Parola di Dio non si presena come una semplice «informazione», ma è radicalmente Parola incarnata in una persona, Gesù Cristo. L’incontro con Cristo non infoma, ma attrae. Per tale ragione l’accoglienza docile della Parola di Dio attiva processi di cambiamento e dinamiche di ricerca vocazionale. In questo senso l’avvenimento della Parola implica una fede responsabile e per questo «responsoriale», che genera un doppio movimento, ricettivo e oblativo.

Un’ultima prospettiva è definita dal rapporto tra Parola «ispirata» e vita «spirituale». Più volte nell’Esortazione si ribadisce che un’autentica spiritualità cristiana non può prescindere dalla centralità della Parola di Dio accolta, celebrata e vissuta nel sacramento dell’Eucaristia, culmine e fonte della vita ecclesiale. Con il metodo della «lectio divina», praticata a livello personale e comunitario, è possibile crescere nella conoscenza, nell’esperienza spirituale e nel cammino di santità, a cui ciascuno è chiamato nel proprio stato di vita. Il modello mariano resta la testimonianza più tangibile di questa radicale e semplicissima pienezza di amore, in cui la Parola si è fatta carne.