N.05
Settembre/Ottobre 2012
Studi /

Accogliere nell’intimo la chiamata di Cristo

Si può fare ....5

  1. Cerca più in là…

«Tutte le immagini portano scritto: “Più in là…”», recita una poesia di Montale. È proprio questo Più in là, questo oltre, che contiene un qualcosa di misterioso e di determinante per l’esistenza di ogni persona. Infatti, i nostri sentimenti, le nostre azioni, i nostri pensieri non racchiudono mai un senso compiuto in se stessi, ma hanno bisogno di una dimensione più grande, che li avvolga come un lenzuolo e li colori di un significato più pieno e completo. Siamo racchiusi nel cerchio di una finitezza inesorabile, ma non si tratta di una prigione o di una campana di vetro, da cui resta impossibile aprirsi una via di fuga o uno sbocco. In realtà essa contiene un immenso bisogno di rapporto con l’infinito, proprio perché questa nostra finitezza non ci basta e non può essere il tutto della nostra vita, non si può espellere dalla nostra mente e dal nostro cuore. È un rapporto con il tutto, dentro il quale viviamo, come i pesci nel mare.

Per questo, senza questo senso concreto del Più in là, non esiste veramente nulla di valido e niente può essere vissuto, sofferto e goduto con vera passione. Per noi credenti questo richiamo ed anelito continuo all’oltre e questo infinito Più in là si chiama Gesù Cristo, incarnato nella finitezza della nostra stessa natura e, insieme, risorto nell’infinito che abbraccia e dà senso ad ogni realtà dell’universo. Ma qui si invertono le parti: il Signore Gesù porta a scoprire e a capire che non è tanto l’uomo che cerca ansiosamente di uscire dalla sua finitezza verso l’infinito, bensì è questo infinito, fatto persona concreta come noi, che ha messo questa grande nostalgia di lui dentro di noi e ci attira continuamente a sé.

 

  1. Cristo non chiama in piazza

Impressiona la fatica che ha fatto Elia sull’Oreb, per mettersi in contatto e sintonia con l’infinito di Dio. Nonostante tutto il suo cammino di credente, egli pensa ancora che Dio, potenza invincibile, debba essere trovato nel vento impetuoso e gagliardo di un fenomeno straordinario, una specie di tornado apocalittico; oppure che debba avvenire, apposta per lui, una riedizione del terremoto con eruzioni vulcaniche, che si era verificato quando Dio aveva dettato i comandamenti a Mosè sul Sinai. Ma Dio non era nel vento e nemmeno nel terremoto e nella pioggia di fiamme e di fuoco. Finalmente lo incontra in una brezza leggera di vento, che gli penetra il cuore.

Così tanti giovani e meno giovani pensano di poter trovare Dio solo quando tira il vento forte delle grosse manifestazioni e degli eventi straordinari. Ma, finiti questi, è finito tutto, anche la possibilità concreta di incontrare Dio, almeno fino al prossimo tornado eccezionale. Oppure fantasticano su una specie di ritorno di Dio sulla terra nelle modalità di 2000 anni fa, per poter vivere qualche esperienza miracolosa, quelle che gli apostoli e la gente fortunata di quel tempo hanno potuto vivere. No, nulla di questo genere. Coloro che si aspettano di mettersi in sintonia con Cristo solo con queste modalità fuori norma, perdono presto la fede o la riducono ad una specie di soprammobile da tirare fuori in qualche momento speciale dell’esistenza, un mito culturale per uomini poco progrediti. Ci vuole un’altra esperienza. Occorre percepire realmente quel soffio di vento leggero, cioè il tocco di Dio, giù, in fondo al proprio cuore. Lo si cerca troppo fuori e così quel Più in là diventa solo una eco, che si perde negli anfratti di un momento o del non senso.

Per scoprire il tocco di Dio devo accettare di rientrare in me stesso. Cristo non parla e non chiama in piazza. Lì regnano soprattutto emozioni ed impressioni. La verità si coglie solo nel profondo di se stessi. Qui il tocco di Dio si manifesta come una luce di chiarezza sulla nostra esistenza e come attrazione di amore. La luce traccia le linee del sogno della nostra vita e l’amore attira in quella direzione come un magnete potente. La cultura contemporanea, ingozzata di sfruttamento affettivo, è arrivata a definire l’innamoramento e l’amore come un confronto serrato tra un carnefice e la sua vittima vissuto a ruoli alterni. L’amore come una trappola crudele e spietata nella quale volentieri ci si lascia cadere, per precipitare alla fine solo in un baratro di disperazione, visto che quasi tutte le storie finiscono in fretta. È proprio come quelle trappole di aceto dolcificato, che si appendono in bottiglie fra i rami carichi di frutti per le vespe e i calabroni, che vengono attirati solo per morirci dentro. Insomma un amore parodia di se stesso. Nulla di tutto questo nel tocco di Dio. Qui è Dio che si fa sempre vittima, sacrificandosi per promuovere al massimo la nostra vita con tanti segni di affetto appassionato e generoso, che solo gli occhi della fede però riescono ad individuare. Come a dirci: “I segni del mio amore vi assiepano da ogni parte. Ma voi mi cercate? Non ve ne accorgete che vi ho chiamati a condividere il mio amore, perché la vostra esistenza trabocchi di vita e di felicità?”. Infatti, tutti questi segni del suo amore formano come una splendida mappa: è il disegno della chiamata/vocazione della nostra vita.

 

  1. Accogliere la chiamata di Cristo: qualche linea di percorso

Teoricamente tutto questo appare, lo spero, un discorso interessante e un invito affascinante a provare l’esperienza, che, certo, è tra le più appaganti che possiamo vivere su questo pianeta, ma concretamente, come si fa? Da dove partire?

A chi si vuole mettere sul serio in contatto con Gesù il Signore, lo Spirito Santo non manca di offrirgli luce, forza e mezzi e di chiedergli delle precise concretizzazioni adatte a lui, perché ogni vita ha un suo sentiero specifico da percorrere. Mi limiterò quindi a poche linee, che sono come i fondamentali degli sportivi, che vanno bene per tutti.

 

3.1. Sincerità e trasparenza tra l’interno e l’esterno

Oggi si parla con molta naturalezza dell’opportunità di non essere sempre sinceri e franchi nel rapporto con gli altri, perché – si dice – spesso la sincerità provoca parecchi guasti nella politica, nell’amore e nella salute. Strategie diplomatiche e raffinati giochi di sfruttamento grondano in abbondanza di finzioni e falsità ben camuffate. Tuttavia, nessuno potrà mai realizzare pienamente se stesso con questo sistema. Se hai voglia di iniziare seriamente la tua avventura di contatto con Dio ed avvertire quel suo tocco particolare, devi imparare a fare funzionare bene il rapporto tra l’esterno di te, la tua immagine e il tuo modo di essere in società ed il tuo intimo, il sacrario della tua coscienza. L’uno deve essere specchio dell’altro e viceversa. Finché c’è schizofrenia tra questi due, al punto che l’esterno domina su tutto, schiacciando ed emarginando l’interno, non sarai in grado di tentare la esperienza del Più in là; questa ha bisogno di posarsi dolcemente sullo specchio trasparente della tua vita, altrimenti il tocco di Dio ed i segni del suo amore rimangono indecifrabili. Dunque, di fronte alle tante provocazioni che ricevi continuamente e di fronte alle scelte, anche piccole, del quotidiano, abituati a sintonizzarti con il tuo interno ed interpella la tua coscienza, per sentire il suo parere.

 

3.2 Benedetta solitudine!

Il secondo esercizio fondamentale per il nostro intento è la solitudine. Pronunciare questa parola e toccare questo argomento non è solo decisamente fuori moda, ma provoca una violenta crisi di rigetto col bombardamento mediatico nel quale siamo piazzati. Eppure è fondamentale per tutti ritrovare dei momenti oasi, in ogni giornata (almeno uno da 15’ a 30’, tanto per cominciare), per imparare a stare bene e soli con se stessi, in mezzo alla natura o nella propria cameretta, senza sottofondi di musica o altro, per farsi l’orecchio al silenzio e alle sue voci. Un esercizio così, se perseguito quotidianamente, in breve ti porterà ad ascoltare e cogliere anche il tocco di Dio in te. Non temo di dirti che questa oggi è la fatica più grande, tanto siamo contaminati dal rumore e da una valanga di voci, che ci stanno letteralmente drogando, per cui rimane tanto difficile accettare di rimanere in solitudine, fare silenzio e stare bene solo con se stessi. Finché non riuscirai a vivere almeno 20’ al giorno di solitudine con te stesso, mi dispiace, ti è preclusa ogni possibile esperienza Più in là.

 

3.3 Rilevamento dei doni di Dio

Si dice che una vita riuscita è sempre un sogno di adolescente realizzato nell’età matura. Ed è vero, perché i sogni delle cose grandi dell’esistenza iniziano molto presto, fin da ragazzi. Tutti fanno dei sogni grandi da ragazzi. Perché, allora, sono pochi quelli che li realizzano? Si ribatte che sono intervenuti degli imprevisti, dei problemi e delle difficoltà più o meno grandi, che si sono messi di traverso, ma, credo, l’80% della non realizzazione è determinata dall’incapacità di trasparenza tra l’esterno e l’interno della propria persona e l’incapacità di solitudine, che abbiamo appena detto. Si va avanti “a casaccio”, approfittando delle situazioni, ma senza una mappa chiara, di cosa si vuole veramente dalla vita. Invece è possibile combinare il sogno con la realtà.

Se ti stai allenando seriamente nei due esercizi precedenti, puoi tentare allora il terzo. Si tratta, a fine giornata, di trovare e segnare su un notes almeno 5 doni di Dio che hai ricevuto nelle 24 ore. Sono migliaia i doni di Dio ogni giorno, tanto che nemmeno ci accorgiamo di essi. Dall’aria che respiriamo, al cibo, alla salute, alle doti che ti permettono tante possibilità… è tutta una valanga di doni, che ci avviluppa da ogni parte. Almeno prendine coscienza di 5. Questo esercizio ti porterà alla prima grande constatazione: i doni di Dio sono molti di più di tutti i problemi, i mali e le sofferenze che incontriamo; è questa una presa di coscienza che ti incardinerà nell’ottimismo e nella fiducia a tutta prova. È già una grande conquista questa. Ma i doni di Dio non sono lanciati da Lui a caso come pacchi-regalo lanciati da un aereo. Fortunato chi riesce ad acciuffarne qualcuno. No. I suoi doni sono tutti mirati. Sono quei famosi segni di amore, che insieme formano quella splendida trama del disegno della vocazione a cui sei chiamato.

Dopo l’esercizio di aver trovato i doni allora devi chiederti: questi, cosa mi svelano del disegno della mia vita? Così, giorno dopo giorno, il disegno acquista forma e chiarezza, fino a poterlo abbracciare con tutta la tua grinta e determinazione. Te lo auguro di cuore.

LABORATORIO

Nell’intimo, alla ricerca della chiamata

Ti propongo una specie di esame di coscienza da fare frequentemente, per esercitarti ad accogliere nell’intimo la chiamata di Cristo.

  1. In questa giornata, prima di una scelta o di una provocazione, quante volte sei riuscito a sintonizzarti col tuo mondo interiore, la tua coscienza, prima di passare agli atti?

da 1 a 3 volte = 5 punti;

da 5 a oltre 5 = 10 punti.

  1. In questa giornata sei riuscito a ritagliarti circa 20’ di solitudine con te stesso?

Sì = 5 punti.

Hai saputo anche cogliere le voci del silenzio?

Sì = 5 punti

Risultato:

Se hai totalizzato almeno 15 punti puoi passare al n. 3.

  1. Elenca 5 doni che il Signore ti ha fatto oggi:

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Riesci ad individuare in essi qualche spia del tuo disegno vocazionale?

Parlane con chi ti accompagna nel cammino di crescita e di maturazione.