N.06
Novembre/Dicembre 2012
Studi /

Rimanere nel suo amore come amici

Briciole di apprendistato per il direttore CDV. Si può fare ...6

  1. Tra grandezza e fragilità la sorpresa dell’amore

Perché tutti dovrebbero imparare a sentirsi fragili?”: una domanda che rimbalza ormai nella riflessione e nel confronto/dibattito del pensiero contemporaneo da un campo all’altro del pianeta. E ciò

nonostante la proclamazione indiscussa oggi dell’uomo superman, dominatore di tutto, che ha come modello i paradigmi trionfanti di ogni desiderio e di ogni autonomia. Siamo per lo più infastiditi ed intimoriti dalla fragilità, che, al di là di tutte le vanterie e sicurezze, permane nella struttura stessa di ogni persona e di ogni società umana, nostra compresa. Così, siccome i problemi di fragilità ci sono e rimangono, permane anche la domanda di fondo: perché tutti dovrebbero imparare a sentirsi fragili?

Tutti fanno l’esperienza di essere e sentirsi grandi, ma, insieme, di restare molto, troppo fragili in tutto. Di fronte a questo molti tentano unicamente delle vie di fuga, pur di non accettare questa condizione inalienabile dell’esistenza. In verità l’incontro vero e profondo con se stessi risulta spesso molto sgradevole, soprattutto se si hanno tante cose personali represse e nascoste “sotto il tappeto”,

rifiutando di vedere ed accettare i propri lati oscuri. Tutto perché non si vuole abbandonare l’illusione di poter tenere in pugno la propria vita e dominare così ogni emozione. C’è allora chi tenta in tutti i modi di aggrapparsi alla sua grandezza e fa finta di dimenticare la sua fragilità attraverso la caccia al piacere. C’è chi lo fa cercando in tutti i modi di guadagnare potere, prestigio e dominio sugli altri e c’è infine chi si rifugia, si nasconde e si arrende di fronte al movimento pendolare della sua grandezza e fragilità, perché si pensa in balia di un destino crudele, che lo manovra come vuole, senza lasciargli nessuna possibilità di autonomia e di libertà, come se si fosse ridotti a un robot programmato all’inizio della propria esistenza. Per questo la propria grandezza idolatrata si trasformerà presto in una vita stellare che si spegne, come una stella filante, nella sua corsa impazzita a sparire e la propria fragilità materiale e spirituale si trasforma in un fantasma terrificante, che appare ad ogni angolo di strada e dietro ogni uscio delle proprie giornate per gettare ogni cosa nell’abisso senza fondo del nichilismo.

C’è solo l’amore, quello vero, che permette di tenere insieme la propria grandezza e la propria fragilità, come i due compagni più importanti della propria esistenza, con i quali è possibile costruire

qualcosa di straordinario e di intramontabile. Un amore non autoprodotto, tantomeno un amore surrogato, ma ricevuto da Chi è più grande di noi, il quale, per donarcelo, ha sacrificato tutto se stesso e la sua stessa vita. E allora vuol dire che merita fiducia. Ma occorre compiere un cammino fino alla completa consapevolezza dell’amore, per raggiungere la pienezza della propria vita, quella che nel gergo ecclesialese si chiama santità. In altre parole, rimanere nel suo amore come amici.

 

  1. Alla scoperta della scala di Giacobbe

Certo, l’amore non si può imporre a nessuno, ma è sempre una pienezza di vita offerta che riceviamo. Nel profondo di ciascuno di noi c’è una specie di magnete di Dio, che consiste in un anelito

insaziabile e sempre assetato di amare e di essere amato. Questo è il punto di attrazione di cui Dio si serve per attirarci a Lui. Ma qui succede l’imprevedibile e l’incredibile. Di fronte a questa meravigliosa e misteriosa attrazione c’è chi si fida e c’è invece chi la ritorce, indirizzandola nella ricerca spasmodica del piacere, dell’avere e del potere, tanto da ridursi ad un “catorcio” di persona senza alcuna consistenza e senso della vita.

Ma guardiamo all’altra possibilità, che vorremmo per tutti, proprio perché è l’unica a garantire la riuscita della vita. Se ti lasci attirare da Lui, attraverso quel magnete di anelito e di desiderio che dicevamo, cioè l’attrazione del suo amore, comincia una vera avventura di sogno. I mistici, questi uomini e donne totalmente afferrati da Dio e dal fuoco del suo amore, parlano di questa esperienza come di una ricerca senza posa, per vivere la passione di armonia e di unificazione di tutta la persona con il Signore e, attraverso di Lui, dimenticando se stessi, in una donazione senza posa agli altri. Un’esperienza con le stesse caratteristiche di due innamorati. E così si cammina come in una specie di pellegrinaggio sempre

più intenso alla ricerca del tesoro di Dio. È come salire, gradino dopo gradino, su una scala che porta all’incontro definitivo con Lui. Mentre si sale ci si sente sempre più abilitati ad ascoltare ciò che Lui vuole dalla nostra vita, attraverso la sua Parola nella Bibbia, ma anche attraverso ciò che di Lui risuona nei nostri pensieri, sentimenti, sogni, nel nostro corpo, nella situazione di lavoro e di studio, nei rapporti interpersonali, nella natura. Tutto il nostro essere si apre e si dilata man mano che ci si inabissa nella comunione con Lui. I nostri desideri diventano sempre più grandi, non ci si accontenta più della banalità di un’esistenza ripiegata su se stessa e soprattutto si prova un grande bisogno di donare la propria vita

agli altri in un impegno e in una missione costanti e non solo di qualche momento.

È questa la nuova Scala di Giacobbe che il Signore Gesù ha portato definitivamente sulla terra e, grazie alla sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione, ora diventa per tutti la possibilità di salire fino a Dio, attratti dal suo amore, per scendere fino ai fratelli, specie chi si trova in maggiore bisogno e necessità, per spargere dappertutto amore e servizio.

 

  1. Ci vuole audacia

Per avere concretamente la possibilità di salire e scendere sulla nuova Scala di Giacobbe non serve un colpo di bacchetta magica o fare un percorso virtuale senza troppo impegno personale. No. Ci vuole audacia. Troppi giovani e meno giovani hanno paura, perché bisogna esporsi e rischiare e perciò trascorrono la maggior parte dell’esistenza a stare a guardare. Non basta avere talento e possibilità a portata di mano; occorre il coraggio di crederci e provarci. In altre parole. Essere audaci. Occorre essere tempisti e non opportunisti. I tempisti sanno guardare al futuro della propria vita con l’attenzione di non perdere l’occasione buona ed il momento giusto per salire a bordo del proprio progetto di vita. L’opportunismo invece è il vizio di chi pretende sempre il proprio turno e non s’accorge quando il sogno della propria esistenza si ferma davanti a lui con le porte spalancate. Mi limito ad indicare due strategie fondamentali per essere audaci.

 

3.1. Oltrepassare i “draghi della soglia”

Così li chiama Paul Evdokimov. Ci sono alcuni mostri paurosi appostati alla porta che introduce alla Scala di Giacobbe, con l’intento di distogliere e far indietreggiare chiunque voglia arrivare al pianerottolo della salita della scala. Sono i grandi mali del nostro tempo. Ne elenco alcuni: il consumismo, il relativismo, la superficialità, la dipendenza da droghe di tutti i tipi (velocità, rumore, stress, eccitanti…), lo show dell’apparenza, l’indifferenza, il nichilismo, il razzismo… Tutte bestie che conosciamo abbastanza bene; fanno paura, ma, in realtà, sono solo mostri di cartapesta. Invece di lasciarsi atterrire dal loro aspetto minaccioso e dai loro ruggiti lancinanti, occorre tenere d’occhio continuamente la bussola che abbiamo nel cuore, quella calamita meravigliosa che attira dolcemente verso Dio e verso il suo amore. Allora è possibile anche per noi “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Oltrepassare, arrivare alla scala ed iniziare l’avventura dell’amore con Dio.

 

3.2. Vivere in modo denso

Ci sono troppe persone, soprattutto troppi giovani, che corrono all’impazzata senza gustare la vita giorno dopo giorno, in attesa di un qualcosa che con molta probabilità non arriverà mai. Gusta la meraviglia che sei, scoprendo una serie enorme di qualità e possibilità. Gusta la ricchezza e la bellezza di tanti doni di persone e di cose messe a tua portata di mano, a servizio della realizzazione della tua vita, in quel progetto/sogno di Dio inciso proprio su quel magnete del cuore. Quello che gusti oggi con riconoscenza, non con la bramosia di consumare, è un poderoso salto di qualità della vita. È in questo gusto che trovi la gioia più profonda e anche il luogo della tua chiamata. Allora vedrai: grandezza e fragilità non si oppongono più in te. Sono davvero diventati quei due compagni fidati che ti aiutano ad alzare il piede e la tensione del desiderio al gradino successivo dell’amore.

Con questa audacia, frutto anche di lealtà, coerenza e generosità, hai ormai varcato la soglia e ti sei incamminato sulla Scala di Giacobbe, la scala dell’amore di Dio, per rimanervi in un’amicizia sempre più solida con Dio e scendendo continuamente, per donare vita come i più cari amici di Dio.

LABORATORIO

Quanto sei amico di Dio? La misura del rimanere nel suo amore

Ti propongo un piccolo test per tentare di misurare la tua capacità di rimanere nell’amore del Signore. Così ti potrai rendere conto a che punto sei in relazione alla Scala di Giacobbe (valuta da 1 a 5 le

tue risposte).

1 2 3 4 5

 

Se ottieni un punteggio tra 35 e 50, sei ancora bloccato dai draghi della soglia.

Se ottieni un punteggio tra 18 e 35, stai oltrepassando i draghi e stai guadagnando la soglia.

Se ottieni un punteggio tra 1 e 18, sei già sulla Scala di Giacobbe.