N.02
Marzo/Aprile 2013

Film: La parte degli angeli

La parte degli angeli
Data di uscita: 13 dicembre 2012 (Italia)

Regista: Ken Loach

Sceneggiatura: Paul Laverty

Botteghino: 4,377 milioni GBP

Candidature: Premio César per il miglior film straniero

Premio della Giuria al Festival di Cannes 2012.

 

Il film – È singolare (e significativo) che quest’ultima opera di Ken “il rosso” (che non fa misteri della sua militanza nell’ambito della sinistra e a favore del proletariato, ma anche del sottoproletariato) sia coprodotta dalla casa dei fratelli Dardenne (Les Films du Fleuve), due autori molto diversi in quanto a linguaggio e a stile, ma decisamente accomunati al regista britannico da una severa critica nei confronti del mondo capitalista e materialista e da una vicinanza umana ed etica verso coloro che vivono ai margini di tale mondo e che vengono continuamente ricacciati nella loro marginalità ogni volta che tentano di uscirne e di rialzare la testa.

Ed è significativo che proprio l’anno scorso a Venezia l’Ente dello Spettacolo abbia conferito il Premio Robert Bresson ai fratelli Dardenne e che quest’anno l’abbia assegnato a Ken Loach, che, dopo la poco ispirata denuncia della sporca guerra in Iraq (L’altra verità, 2010), torna ora ai suoi temi più congeniali e ai suoi ambienti preferiti con una commedia sottoproletaria che, con la sua leggerezza e le sue concessioni spettacolari, riesce gradita a critica e spettatori (com’era capitato con Il mio amico Eric, 2009).

La parte degli angeli

 

La vicenda – Robert Emerson, detto Robbie, è uno dei tanti individui senza lavoro e senza prospettive che vivono alla periferia di Glasgow, sbarcando il lunario tra zuffe, ubriacature e tentativi di furto. Robbie sta per essere condannato al carcere per l’ultima violenta impresa che ha compiuto, ma il giudice, tenendo conto del fatto che il giovane è legato ad una ragazza, Leonie, che sta per dargli un figlio, decide di condannarlo a trecento ore di lavori socialmente utili. Viene così affidato ad Harry, che è il responsabile di un gruppo di sbandati, e poco alla volta fa amicizia con un trio veramente “esemplare”: la cleptomane Mo, il ritardato Albert e l’anarchico Rhino. Durante una visita ad una distilleria di whisky, Robbie scopre, grazie ad Harry, il suo straordinario talento di degustatore e diventa ben presto uno dei più grandi intenditori di whisky. Dopo vari tentativi, tutti andati a vuoto, di trovare un lavoro e di condurre una vita normale e dopo essersi reso conto che l’ostilità dei parenti di Leonie e il desiderio di vendetta dei suoi nemici non gli permettono in alcun modo di venirne fuori, Robbie sta per arrendersi e per mollare tutto per andare a vivere a Londra. Ma poi, ecco l’idea geniale. Con i suoi sgangherati compagni decide di tentare un colpo che potrebbe risolvere i suoi problemi. Con uno stratagemma i quattro riescono a rubare quattro bottiglie di un whisky eccezionalmente raro da rivendere a un collezionista disposto a pagare una cifra spropositata. Due delle bottiglie vanno perse a causa dal solito sbadato Albert. Ma Robbie riesce ugualmente a vendere una bottiglia al collezionista incassando l’iperbolica cifra di 100.000 sterline che dividerà con i suoi amici. L’altra bottiglia la regala ad Harry, il tutore che ha avuto fiducia in lui e gli ha fatto scoprire il suo talento. Poi se ne va, con la sua compagna e il suo bambino verso una vita decisamente migliore.

Il racconto – Il titolo del film si riferisce a quella piccola percentuale di whisky (circa il 2%) che ogni anno evapora dalla botti in cui è custodito il prezioso liquore; visto che nessuno può berlo, viene chiamato in gergo “la parte degli angeli”. Ma, come detto a livello di vicenda, l’ultima bottiglia viene regalata da Robbie ad Harry con tanto di dedica: «La parte degli angeli. Grazie per avermi dato una possibilità». È chiaro che il vero angelo per Robbie è proprio Harry, quest’uomo buono e comprensivo che tratta le persone a lui affidate con umanità e riesce ad offrire loro delle chances per potersi riscattare.

La struttura del film è lineare con l’inserimento di alcuni brevi flashback che si riferiscono all’aggressione violenta da parte di Robbie, «strafatto di coca», nei confronti di un ragazzo che resterà segnato per sempre. Ci sono poi alcune ellissi temporali. Per il resto il racconto procede in modo cronologico dividendo la vicenda in alcune grosse parti.

 Introduzione – Avviene nell’aula di un tribunale e, per buona parte, mostra alcuni imputati mentre si sentono le voci dei pubblici ministeri che elencano le loro malefatte. Il primo di cui si parla è Albert. L’immagine lo mostra in una stazione automatizzata del metrò in preda ai fumi dell’alcol, mentre barcolla pericolosamente sul bordo del marciapiede. Incalzato dal personale addetto alle videocamere, che lo invita ad allontanarsi dal binario, Albert cade sulle rotaie e se la cava per il rotto della cuffia. C’è poi Mo, accusata di aver rubato un animale esotico e di aver risposto in modo “colorito” al poliziotto che l’aveva scoperta. Un altro tizio viene accusato di aver danneggiato un distributore automatico. Poi si vede Rhino, accusato di reato contro l’ordine pubblico per essersi arrampicato sulla statua del duca di Wellington sotto l’effetto dell’alcol e della droga, dimostrando di nutrire «risentimento nei confronti dei monumenti pubblici: in precedenza aveva già avvolto la regina Vittoria nella bandiera scozzese». È poi la volta di una donna che «lavora come addetta alle pulizie, ma nel frattempo ha continuato a riscuotere il sussidio di disoccupazione».

Infine si parla di Robert, già recidivo per una violentissima aggressione, ed ora accusato di aver reagito con estrema durezza a un agguato da parte di Clancy, suo nemico di sempre, provocando al suo rivale dei «danni che lasceranno il segno». L’avvocato difensore si appella al giudice sottolineando la caotica infanzia vissuta dall’imputato (che è chiaramente il protagonista del film): «Il padre e la madre del signor Emerson non facevano che entrare e uscire di prigione negli anni per lui più formativi: la sua vita non è iniziata nel modo migliore». Fa poi presente che dopo l’uscita dal carcere minorile, l’imputato ha trascorso un periodo tranquillo, fino a «quest’unico gravissimo incidente». Infine fa notare che «ha costruito una relazione solida e serena con la sua ragazza, che continua a esercitare un’influenza molto positiva e stabilizzante su tutta la sua vita. C’è un motivo per questo: entro dieci giorni il mio cliente diventerà padre per la prima volta. Vostra Signoria, la prospettiva della paternità ha provocato un grande cambiamento. Questo giovane è più che pronto a cogliere un’ultima opportunità». Il giudice, dopo aver affermato che Robbie è un individuo pericoloso, continua: «Ma è altresì evidente che è anche un giovane pieno di energia e di impegno. Si ricordi che ha evitato per il rotto della cuffia una pesante pena detentiva. La condanno a trecento ore di lavori sociali». Naturalmente tale sentenza provoca la violenta protesta della vittima. Robbie può abbracciare la sua ragazza («È finita, Leonie»). Ma le minacce di Clancy fanno capire che Robbie non può stare tranquillo. Ci si è soffermati a lungo su tale introduzione per vari motivi: possiede un forte peso strutturale essendo piuttosto lunga; rappresenta la chiave di lettura del film mostrando la situazione di difficoltà e di precarietà in cui si dibatte il protagonista; svolge una funzione universalizzante (a un certo livello: quello di gente emarginata che delinque o vive di espedienti); anticipa quel filone spettacolare, basato soprattutto sull’ironia e l’ilarità, che caratterizza tutto il film, in modo particolare la seconda parte.

Parte prima – Robbie incontra Harry, quest’uomo buono e tollerante che lo accetta, nonostante sia arrivato in ritardo, e addirittura lo accompagna in ospedale dove Leonie sta per partorire. Ma qui Robbie trova una brutta sorpresa. Gli zii della ragazza, che gli sono ostili, lo stanno aspettando. Lo pestano violentemente e lo minacciano, intimandogli di non avvicinarsi mai più alla ragazza. Robbie pensa già alla vendetta, ma Harry cerca di calmarlo e di farlo ragionare: «È quello che vogliono. Vogliono vederti in prigione per dieci anni. Non dargliela vinta: pensa al bambino, pensa a Leonie». Lo invita piuttosto ad andare dalla polizia, ma Robbie non vuole farlo. Comunque Harry riesce a convincerlo, facendogli coraggio. Poi, saputo che il giovane vive «da amici, un po’ qua, un po’ là», lo invita a casa sua per darsi una ripulita e gli presta il suo cellulare per telefonare a Leonie. A casa di Harry Robbie si confida. Parla dell’ostilità del padre di Leonie, da lui definito «psicopazzo». Poi riceve la buona notizia: è nato il bambino cui verrà dato il nome di Luke. Robbie non sta nella pelle: «Sono papà… benvenuto piccolo mio». Harry si congratula con lui e decide di festeggiare aprendo una bottiglia di whisky speciale. Il protagonista rivela la sua sensibilità andando subito in ospedale con dei fiori e prendendo teneramente in braccio il suo bambino («Sto tremando… è la perfezione»). Leonie gli ricorda la responsabilità che entrambi ora hanno nei confronti di quel bambino, il cui cervello è sviluppato a metà: «Il resto dipende da noi; sai cosa vuol dire, vero?». In seguito Robbie viene invitato ad un incontro con la sua prima vittima, quel ragazzo che lui aveva massacrato di botte sotto l’effetto della droga. Tale incontro è di grande importanza dal punto di vista tematico ed è contrappuntato da quei flashback di cui s’è parlato. Viene rievocato il fatto da parte del ragazzo che elenca tutti i danni riportati. Poi sua madre incalza Robbie: «Bravo; sei fiero di te? Pensavo che mio figlio sarebbe morto. Pensavo che l’avrei perso per colpa tua. Tu sei una nullità, un povero teppistello ignorante. Guardami. Non hai rimorso per quello che hai fatto? Ti rendi conto della pena, del danno profondo che hai causato a tutti noi e alla nostra famiglia? Hai qualcosa da dire anche tu?». Ma Robbie non ha niente da dire e si limita a piangere.

Più tardi, di fronte a Leonie che dice di essersi vergognata molto, Robbie ha una vera e propria presa di coscienza e, guardando il bambino, dice: «Giuro sulla sua vita e sulla mia che non farò più del male a nessuno. Te lo giuro, piccolo mio». Poi lo bacia. Ma Leonie gli domanda che cosa farà quando Clancy si farà vivo di nuovo. E qui emergono tutti quei condizionamenti che rendono problematica l’esistenza del protagonista: quando si nasce e si cresce in un certo ambiente è difficilissimo venirne fuori. Robbie fa presente che suo padre e quello di Clancy si picchiavano a scuola: «È così da anni; è così e basta». Leonie ribatte: «E allora Luke si picchierà con suo figlio?». Robbie dice una frase terribile: «Siamo in una trappola. Non vogliamo perdere la faccia». Ma Leonie non demorde: «Davanti a chi? Io voglio che tu sia un padre vero per mio figlio. Se no me ne prenderò cura da sola e farò in modo che lui cresca in modo diverso».

Parte seconda – Un giorno Harry decide di portare i suoi ragazzi a visitare una distilleria di whisky. Qui Robbie segue con attenzione la visita guidata, osserva gli alambicchi e dimostra grande interesse.

Viene anche a sapere che una volta è stata venduta una bottiglia di un rarissimo whisky al prezzo di 100.000 sterline e resta colpito dall’espressione “la parte degli angeli”. Al momento della degustazione, Robbie, che dice di sentire il sapore di un dolce di Natale che una volta aveva mangiato da sua nonna, viene elogiato dalla guida che gli fa i complimenti per il suo naso raffinato che ha saputo cogliere gli aromi fruttati. Robbie incomincia a interessarsi di whisky, legge, prende appunti. Una strada nuova sembra aprirsi davanti a lui («Harry mi ha fatto capire; mi ha messo sulla strada giusta»). Ma, ancora una volta, c’è qualcosa che lo ricaccia indietro. Clancy e i suoi amici si rifanno vivi per pestarlo. Robbie fugge e, quando sta per essere raggiunto, viene “salvato” con la macchina dal padre di Leonie. Questi è aggressivo nei suoi confronti. Robbie lo implora: «Dammi un’ultima possibilità; un’ultima possibilità, è l’unica cosa che chiedo». Ma l’uomo non sente ragione: «Non capisci proprio. È troppo tardi per te. Anche se tu volessi cambiare loro non te lo permetterebbero. Non hai altra scelta, devi lasciare Glasgow, e io ti posso aiutare. Ti darò 5.000 sterline e te ne andrai a Londra. Un nuovo inizio. Ti sei visto? Che cosa pensi di poter offrire a mia figlia? Guarda com’è ridotta la tua faccia: sei tutto una cicatrice. Non avrai mai un lavoro. Non ti rendi conto che Leonie e Vincent starebbero molto meglio senza di te?». Robbie protesta: suo figlio non si chiama Vincent, ma Luke: «Io l’ho chiamato Luke e sarà sempre Luke». L’uomo allora lo fa scendere con disprezzo: «Un fallito, ecco che cosa sei». Dopo un po’ di tempo Robbie viene invitato da Harry a Edimburgo per una degustazione. Naturalmente si uniscono a lui anche Mo, Albert e Rhino.

Parte terza – Siamo a Edimburgo. Di fronte ad un pubblico di intenditori Robbie riesce a farsi apprezzare e riceve gli applausi per aver indovinato la marca di un whisky in una degustazione “al buio”. In questa occasione Robbie viene a sapere dal “gran maestro” che entro un paio di settimane verrà messa all’asta, in una località del nord, una botte del «più incredibile dei whisky». Inoltre riceve i complimenti da parte di un collezionista che gli dà il suo biglietto da visita.

Fatto ritorno a Glasgow, sembra che le cose si mettano per il meglio. Un’amica della zia di Leonie mette a disposizione della coppia per sei mesi un bell’ appartamento. Particolarmente significativa la motivazione con cui la donna compie questo gesto: «Una volta uno mi ha dato una possibilità. Penso che anche voi abbiate bisogno di una possibilità». Si tratta di una sorta di leit-motiv che attraversa tutto il film e che concorre a formare l’idea centrale.

Ma ancora una volta si tratta di un’illusione. Un amico di Clancy spia Robbie per vedere dove andrà ad abitare. Robbie se ne accorge e lo aggredisce, minacciandolo: «Voglio solo avere la mia vita. Voglio avere la mia famiglia. Era tutto così perfetto qui, e invece tu hai rovinato tutto». Per fortuna Robbie riesce a trattenersi, ma poi, con Harry, esprime tutta la propria disperazione: «Sto per esplodere. Ho paura che la prossima volta non riesco a fermarmi. A momenti gli cavavo un occhio; mi sono fatto paura; una volta che sei in questa m… non ne esci più». Ancora una volta Harry gli è vicino, lo consola, gli dà dei suggerimenti.

Parte quarta – Venuto a sapere dell’asta della famosa botte di whisky, Robbie, di concerto con i suoi amici, decide di tentare un grosso colpo. Vestiti da scozzesi, con tanto di “kilt”, i quattro si spacciano per appartenenti ad un nuovo club di estimatori del prezioso liquore e riescono ad essere ammessi all’asta. Questa parte diventa molto narrativa e pertanto non richiede una minuta descrizione di quel che succede. Va detto che gli elementi spettacolari, cui si è già accennato, diventano sempre più insistiti (l’ilarità, la tensione, i paesaggi, la musica, il lieto fine, ecc.). Quel che importa è che il piano, così ben congegnato da Robbie, nonostante alcuni intoppi imprevisti, riesce ad andare in porto. Robbie viene a sapere che quel collezionista che aveva conosciuto cerca per un suo cliente di Mosca tre bottiglie di quel famoso “malt mill”. Lui riesce a rubarne quattro, ma due vengono rotte dal solito sbadato Albert. Ma Robbie alza il prezzo e riesce ad incassare ben 100.000 sterline. I suoi compagni sono convinti che Robbie abbia venduto al collezionista le rimanenti due bottiglie, ma in realtà la bottiglia venduta è una sola. L’altra viene regalata, con tanto di ringraziamenti, all’amico Harry. È la parte degli angeli. Cioè la parte che spetta di diritto a chi si è comportato, nei confronti di Robbie, come un angelo, offrendogli quella possibilità che non dovrebbe essere negata a nessuno.

Epilogo – Robbie, però, non ha chiesto al collezionista soltanto una somma di denaro, ma anche un lavoro, un lavoro vero (non può non venire in mente, a proposito dei fratelli Dardenne, il personaggio di Rosetta che cercava a tutti i costi un «lavoro vero»). Ed ora può partire con la moglie e il figlio verso un futuro migliore, lontano da quel posto “maledetto” che rappresentava la trappola da cui sembrava impossibile uscire. I suoi compagni lo invidiano: «Si è piazzato bene: un figlio, una compagna, una macchina, un lavoro». Lui li saluta con affetto e, a proposito dei soldi spartiti, si raccomanda: «Non ve li sparate alle slot-machines, fateci qualcosa». In macchina, durante il viaggio, Leonie afferma: «Sei una canaglia, Robbie Emerson, l’ho capito appena ti ho visto». I due ridono; lui strizza l’occhio; la musica va in crescendo.

Significazione – Il film racconta la storia di un riscatto, di un’emancipazione. Robbie è uno dei tanti disoccupati, emarginati, violenti, a causa di motivi familiari e socio-economici. Ogni volta che tenta di cambiare vita viene ricacciato indietro. Ma grazie alle sue doti (insospettate) e all’aiuto di Harry, che gliele fa scoprire e che gli offre una possibilità, riesce con astuzia a raddrizzare la propria vita e a ritrovare la propria umanità.

L’idea centrale è di tipo tematico-spettacolare. In altre parole l’autore, attraverso una commedia (con tutti gli ingredienti spettacolari che questa richiede) constata come nel nostro mondo contemporaneo esistano situazioni di marginalità e di delinquenza che dipendono da fattori socio-economico-familiari. È difficile venirne fuori e molti non ce la fanno. Ma qualcuno ce la può fare. A patto che sappia sfruttare le proprie doti, ci metta impegno e astuzia, e, soprattutto, trovi qualcuno che creda in lui e gli dia la possibilità di venirne fuori.