N.05
Settembre/Ottobre 2013

Testimoni di una pazienza amorevole e di un amore affidabile

Il 29 giugno 2013, Papa Francesco ci ha fatto dono  della sua prima  en­ciclica Lumen  fidei (stesa a quattro mani con Papa Benedetto), come Le sacre du  printemps in una magnifica  esecuzione  di Igor  Stra­vinskij o della Rhapsody in Blue di George Gershwin. In essa possiamo trovare  alcuni passaggi essenziali per dare fondamento e dinamicità alla  “nuova   evangelizzazione”, anche  in rapporto all’annuncio  del Vangelo della Vocazione. «La luce dell’amore,  propria della  fede, può illuminare gli inter­rogativi del nostro  tempo sulla verità (. . .) Se la  verità è la verità dell’Amore,  se è la verità che si schiude  nell’incontro  personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può  fare parte del bene  comune» (LF 34). Questo profondo legame tra ricerca della verità ed esperien­za dell’amore  rimane una delle chiavi di lettura più profonde  e più tipiche  del mistero di ogni chiamata  vocazionale. Si segue Gesù perché, in lui, ogni sete interiore di verità ed ogni appaga­ mento  del nostro bisogno di amore trovano una risposta totale e profonda, come in un grande abbraccio che tutti ci avvolge. Mi sono spesso interrogato su cosa intervenga nell’esistenza di un uomo per sospingerlo a cambiare tutta  la sua impostazione di vita e per immettersi  nell’avventura dell’ignoto.Quale forza  misteriosa  agisce perché  un uomo  o una  donna consegnino  totalmente la speranza della propria vita a quella coin­volgente  e  “dolente Luce”  che si chiama  Dio  come, con  sofferta intuizione, afferma Agostino di lppona. Siamo aiutati a comprendere questo nel racconto  della chiamata di Levi-Matteo  (Mt  9,9-13). Un  “cambiamento” di vita non è mai il risultato  di un  puro caso:già molto  tempo  prima, esso si preannuncia  come una breccia aperta in una diga, che davvero ha represso, per troppo tempo, il desiderio in­tenso delle acque di fuoriuscire;  è paragonabile  a quella vena d’acqua, nascosta nella profondità della terra, che da secoli attende di scorrere all’esterno, in un rivolo sempre più intenso e gioioso. Se il pubblicano Levi fosse stato pienamente soddisfatto della sua vita, non avrebbe prestato la benché minima  attenzione  alla chiamata di Gesù Potremmo  dire che in lui si è stabilita quella concentrazione di alta tensione, tipica  di nubi che si condensano  e danno  luogo  alla scarica del lampo, che annuncia  il temporale  imminente. La sola parola di Gesù «Vieni con me», basta all’esattore delle tas­ se, Levi, per abbandonare di colpo la propria deludente  autosufficienza e ritrovarsi in una libertà nuova.È  sempre Papa Francesco a parlarci: «/giovani hanno il desiderio di una vita grande. L’incontro con Cristo, il/asciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza soli­ da che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (LF 53).Qualche  giorno  fa abbiamo condiviso  con  i Direttori CRV e CDV delle diocesi italiane  e con i loro delegati un appuntamento formativo per tracciare insieme alcune linee portanti della pastorale vocazionale: Chiamati nella Fede ad una pastorale vocazionale “generativa”.Viviamo il bisogno  profondo di ritrovare una pastorale vocazionale di grande respiro, di orizzonti  ampli, sorretta da quel profondo corag­ gio evangelico di leggere la realtà senza travisamenti e senza maschere; una realtà spesso segnata da fatiche e resistenze, da blocchi e ipocrisie, sapendo  cogliere  in essa i tanti  segni di positività,  di generosità  e di bellezza del cuore umano, che spesso letture parziali o approssimative non ci aiutano  a cogliere.  Le nostre comunità  cristiane non sono solo una platea, talvolta esigua, di fedeli assopiti e che in maniera  imperso­nale e ripetitiva scandiscono il loro AMEN  .. Se le guardiamo  con uno sguardo  più spirituale  e più evangelico, esse si rivelano ancora come un affascinante  caleidoscopio  di colori, dove i colori sono i doni  dello Spirito Santo, che non vengono mai meno.Ci aiuti lo Spirito Santo ad essere uomini e donne capaci di esprime­re il dono  di una  “pazienza amorevole”,  che non teme  di fare i conti con le inevitabili lentezze e resistenze del cuore umano, e di essere insieme i testimoni  credibili di “un Amore affidabile”.