N.04
Luglio/Agosto 2014

La consegna delle chiavi

Perugino (1481-1482), affresco, Cappella Sistina in Vaticano

Raggiunta presto una notevole fama, Pietro di Cristoforo Van­nucci, noto come il Perugino, fu chiamato a Roma dal 1479, dove dipinse l’abside della cappella della Concezione, nel coro della Ba­silica vaticana per papa Sisto IV, opera distrutta nel 1609 quando fu dato avvio alla ricostruzione della basilica. Il lavoro dovette conse­guire un notevole successo, tanto che il papa incaricò poco dopo Pe­rugino di decorare la parete di fondo della Cappella Sistina, venen­dogli presto affiancati per interessamento di Lorenzo de’ Medici, a partire dall’estate del 1481, un gruppo dei migliori pittori fiorentini tra cui Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo Rosselli, coi rispettivi col­laboratori. Perugino, che si avvaleva come collaboratore di Pintu­ricchio, era uno dei più giovani del gruppo, ma ottenne subito una posizione preminente nel gruppo di lavoro: ciò dimostra il favore che andava incontrando la sua arte fatta di un’innovativa interpre­tazione del classicismo.
Per questi affreschi i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo, quali una comune scala dimensionale, una comune struttura ritmica e una comune rappresentazione paesaggistica; utilizzarono inol­tre, accanto ad un’unica gamma cromatica, le rifiniture in oro in modo da far risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele.
Nella zona dietro l’altare, la prima a essere affrescata, dipinse la finta pala d’altare dell’Assunta col papa inginocchiato come com­mittente, opera distrutta per far posto al Giudizio Universale di Mi­chelangelo insieme con altri suoi due riquadri sulla stessa parete, la Nascita e ritrovamento di Mosè e la Natività di Cristo.
Tra gli affreschi superstiti di Perugino nella Cappella Sistina ci sono il Battesimo di Cristo (l’unica opera firmata di tutta la cappella), il Viaggio di Mosè in Egitto e la celeberrima Consegna delle chiavi.
La scena della Consegna delle chiavi, la quinta sulla parete nord a partire dall’altare, è di fondamentale importanza nel tema affron­tato dal ciclo pittorico, perché sottolinea la trasmissione del potere spirituale da Cristo a San Pietro, giustificandone il primato su cui si basava tutta l’autorità papale. L’affresco, che è anche uno dei più famosi della serie da un punto di vista strettamente estetico, fa pen­dant sull’altro lato con la Punizione dei ribelli da parte di Mosè di San­dro Botticelli, che chiarifica ulteriormente il messaggio voluto da Sisto IV: da un lato si mostra il fondamento del potere dei successori di Pietro, dall’altro si palesa la punizione che spetta a chiunque osi contraddirlo.
La scena è organizzata su due fasce orizzontali: una con le figu­re in primo piano e una con lo sfondo architettonico, popolato da alcune figure molto più piccole. In primo piano Cristo consegna le chiavi d’oro e d’argento del paradiso a San Pietro inginocchiato, circondato da altri apostoli, riconoscibili dalle aureole, e da ritrat­ti di contemporanei, tra cui un presunto autoritratto di Perugino nell’uomo vestito di nero che guarda verso lo spettatore nel gruppo di destra.
Sull’affresco di Perugino si trova la scritta CONTVRBATIO • IESV• CHRISTI • LEGISLATORIS, che chiarisce questo significato di trasmissione della legge divina.
Celebre è l’apparato scenografico che amplifica la scena princi­pale, inquadrata dalle linee prospettiche di un pavimento a grossi quadrati marmorei di una piazza decorata da edifici monumen­tali. Al centro soprattutto si trova un magnifico edificio a pianta centrale con cupola, simbolo dell’universalità del potere papale stesso, oltre che trasposizione ideale del Tempio di Gerusalemme: esso venne riutilizzato nello Sposalizio della Vergine, conservato nel Musée des Beaux-Arts di Caen, in Francia, con la variante ancora più scenografica della porta centrale che lascia vedere il paesaggio. Questa sorprendente visione architettonica, così espressiva degli ideali di classica perfezione del Rinascimento, venne ripresa dagli allievi di Perugino, come Pinturicchio nella Cappella Bufalini e soprattutto Raffaello nel celeberrino Sposalizio della Vergine nella Pinacoteca di Brera, fino ad influenzare anche una vera riprodu­zione architettonica nel Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante. Ai lati della piazza si trovano poi due citazioni dell’arco di Costantino, omaggio alla passione per l’antico che proprio in quegli anni infervorava il mondo artistico ruotante attorno alla Città eterna.
Una scansione così razionale e ordinata non fa notare come l’or­ganizzazione spaziale contenga in realtà degli errori, voluti o meno, di proporzioni tra figure in primo piano e sfondo. Ciò è evidente so­prattutto nella medesima scala tra le figurette nella fascia mediana (che rappresentano i due episodi della vita di Cristo del Pagamento del Tributo e della Lapidazione di Cristo) e i personaggi presso gli edifi­ci, che dovrebbero essere ancora più piccoli a giudicare dai riquadri di pavimento che li separano.
La vivace animazione delle scene secondarie sparisce tuttavia se si guardano le pacate espressioni dei personaggi in dettaglio, rive­lando l’incapacità del pittore di infondere drammaticità, come se le figure non fossero altro che attori dediti a gesti che non vivono veramente.
Guardando al corteo di figure in primo piano si nota come i vari atteggiamenti siano ripetuti ritmicamente per creare un andamento vario ma ordinato, definibile come “musicale”.
I pesanti panneggi di alcune figure dipendono dall’esempio di Verrocchio, tanto da mostrare spesso il tipico “effetto bagnato” del maestro fiorentino. L’elegante figura di Giovanni apostolo, in par­ticolare, la prima a destra di Pietro, sembra una citazione del Cristo bronzeo nell’Incredulità di San Tommaso di Verrocchio a Orsanmi­chele. risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele.
Altri panneggi invece ricadono con pieghe ritmate, con una va­rietà di soluzioni tipica dell’autore. Il paesaggio che chiude lo sfon­do è tipico dell’artista, con le dolci colline, punteggiate da esili al­berelli, che sfumano in lontananza verso l’orizzonte, dando quel senso di distanza infinita grazie alla puntuale resa atmosferica data dalla prospettiva aerea.

Perugino
La consegna delle chiavi
1481-1482, affresco, Cappella Sistina in Vaticano