N.03
Maggio/Giugno 2015

Canzoni vestite di storia. Il concept album

Dentro la storia!
I ragazzi dicono che una strada sempre percorribile per entrare nella vita e conoscerla e amarla e costruirla è la musica, sono le canzoni. Parole e note che aiutano ad essere attenti protagonisti di un oggi che chiede presenza, pensiero, progetto.
Perché la voglia di esserci, di capire di più e meglio, di rompere con il niente e di portare qualcosa che sappia di nuovo è davvero tanta!
C’è un fascino nella discrezione e nella misura, c’è un’attrazione nell’armonia, c’è un modo di riconoscersi nella musica che si coniuga con la semplicità dei gesti della danza. L’intensità e la fierezza della voce e dei movimenti sono in grado di aggiungere dignità alla dignità dell’uomo.

Fiorella Mannoia
Inizia la sua carriera nel 1968, distinguendosi nel panorama musicale italiano per il suo timbro vocale particolare e per la raffinatezza delle interpretazioni. Ha venduto milioni di dischi ed è salita sul palco del Festival di Sanremo quattro volte riuscendo ad aggiudicarsi in due casi il Premio della Critica. È l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe Tenco al suo attivo, a pari merito con Ivano Fossati, che la rendono la cantante femminile con il maggior numero di premi vinti in questa manifestazione. Il 2 giugno del 2005 è stata nominata Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Erede della grande tradizione delle interpreti, eccezione alla regola che giudica leggera e superficiale l’artista che non scrive ciò che canta, la Mannoia costituisce un caso unico nel panorama della musica italiana.
In Sud, il suo ultimo disco dedicato, come si coglie dal titolo, al mediterraneo del mondo, emergono pudore e, nello stesso tempo, tenace combattività.
Sud diventa l’occasione per parlare, in un ventaglio di musiche esotiche, della difficile situazione di tutto quanto l’affamato sud del mondo. La cantante romana propone il suo viaggio musicale tra tradizioni di paesi lontani, in cui riesce ad inserirsi con una voce calda e molto energica. Esplorare il sud, non solo d’Italia, ma del mondo, significa anche fare propri i suoi colori, i suoi profumi e i suoi suoni. Si è di fronte ad un concept album, sulla scia di album come Anime salve di De André e ispirato al libro di Pino Aprile, Terroni.
Alla redazione di Mucchio Selvaggio la cantante racconta: «Una volta superato lo choc della scoperta di un sud che non era quello che ci raccontavano, un sud che è stato ricco; lo choc di un’Italia rovesciata, ho trovato il tema che cercavo da un po’: la visione di un unico sud del mondo, depredato e volutamente tenuto lontano dal progresso, in un sistema di globalizzazione finanziaria, in cui si sta giocando a Monopoli con i soldi dei poveri».
Migrazioni e ingiustizia, viaggi e riscosse sono il leitmotiv di questo album della Mannoia.

Non è un film, la canzone della Mannoia, scritta da Frankie Hi-nrg e con lui interpretata, ha vinto la 10a edizione del Premio Amnesty Italia, indetto nel 2003 dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall’Associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno.
«Ho sempre appoggiato le cause promosse da Amnesty International e ricevere questo premio mi onora – ha dichiarato Fiorella Mannoia – quando ho contattato Frankie per questo mio ultimo progetto intitolato Sud gli ho fatto una richiesta ben precisa, volevo che toccasse il tema dell’immigrazione. Concordavamo sul fatto che stiamo vivendo un momento storico molto delicato, in cui una parte del paese, non tutto per fortuna, si lascia influenzare dal terrorismo delle parole (non meno pericoloso del terrorismo delle armi) di una politica che, per meri fini di propaganda elettorale, usa gli immigrati, non avendo altri argomenti per diffondere l’antico germe dell’odio razziale, mettendo in pratica l’antica tattica del divide et impera, dimenticando che tutto il benessere dell’Occidente poggia sulle spalle di interi paesi del Sud del mondo, Africa in testa, saccheggiati da una politica predatoria della quale tutti i governi sono responsabili. L’Europa, gli Stati Uniti e ora anche la Cina – ha proseguito – si spartiscono, oggi come ieri, le risorse di interi popoli, derubandoli indisturbati di tutte le materie prime, cibo compreso.
Tutti intenti a “divorare a sazietà ma pronti a lamentarsi della puzza della varia umanità che ci occorre, ci soccorre e ci sostenta”. Sapevo che Frankie sarebbe andato al cuore del problema in maniera diretta, come lui sa fare, e non mi sbagliavo, ha scritto quello che io stessa avrei voluto dire e lo ha fatto molto meglio di quanto avrei saputo fare io stessa. Grazie Amnesty, di cuore».
Scegli da che parte stare: questo appello riassume in parole semplici e incisive tutte le campagne di Amnesty International – ha affermato Christine Weise, presidente di Amnesty International Italia.
Una grande artista ha scelto di stare dalla parte di chi vede violati i diritti umani; mediante una canzone scritta in modo essenziale ed efficace, va direttamente al cuore di una società nella quale tutte le informazioni sono disponibili e tutto il mondo è interconnesso, ma dove molte persone non si sentono coinvolte in ciò che è responsabilità di tutti.
Questo brano racconta la fuga di chi spera di salvarsi da persecuzione e sofferenza, attraversando il Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione precaria – ha aggiunto Christine Weise. È la vita vera di giovani cittadini che cercano umanità e protezione e trovano razzismo e sfruttamento. Le persone annegate in mare non sono un film: sono vere, come le migliaia di vittime della tratta sulle strade, davanti a cui si chiudono gli occhi in un’infame complicità. 

Confine rotondo
È questo il punto di partenza: essere consapevoli che il confine tra noi e l’altro non è una linea di demarcazione netta che distingue e separa, ma è una rotondità che si sposta, avvicina, sintonizza.
Fa felici pensare in questo modo. E la gioia è l’attenzione all’altro, è mettersi nei suoi panni, nei suoi colori, nei suoi profumi e, di questo, godere. Il cristiano gioioso si spoglia di sé e si veste dell’altro, si fa accogliente, si fa carico della vita dell’altro, anche della sua sofferenza e umiliazione e lì, accanto, impara ogni giorno ad essere testimone di speranza. La speranza è consolazione, è compassione, è affettuosa compartecipazione, è solidarietà. Certe ferite, soprusi, lutti hanno urgenza di una vicinanza altra. Gridano l’esigenza di essere guardati con onestà, riconosciuti con chiarezza, toccati con sincera e profonda umanità. Quando si chiamano con il loro nome le cose che accadono, siamo speranza per l’altro, gli diamo gli strumenti per ritrovare dignità. Questa è la gioia del cristiano, la gioia somma: aiutare a sollevarsi.
Una vita dedita a questo impegno è intensa, dunque felice. 

Loro… Noi…
L’esortazione Evangelii gaudium parla di tristezza individualista da cui anche il credente non è immune e che, a volte, è frutto di una fede più attenta alla lettera che allo Spirito, alla dottrina che alla vita. La gioia del Vangelo si fa storia quando la terra contatta il Cielo e ad esso si salda, quando nelle opere dell’uomo si può riconoscere la fame e la sete di giustizia del Vangelo.
Il mondo degli uomini è segnato da mali: il traffico di droga, l’abuso e lo sfruttamento di minori, l’abbandono di anziani e malati…
Papa Francesco vede proprio lì, nel terreno delle contraddizioni, lo spazio delle sfide evangeliche. La società diviene prospera se costruisce progetti di cittadinanza a partire dai più poveri e deboli, a partire anche dalle periferie dell’anima, dove fragilità e disperazione partoriscono morte. La prima sfida sta proprio nel non stancarsi mai di accorciare le distanze, portando i margini al centro. 

Dalla parte del mare
La gravità dei mali delle città è inversamente proporzionale al nostro grado di responsabilità: più riusciamo ad essere cittadini sempre, con quel che questo comporta in termini di coerenza, onestà, attenzione agli altri, più i mali si ridurranno. Il declino comincia quando il potere prende il posto del servizio, quando il principio egoistico della tutela anzitutto di sé, soppianta il valore della responsabilità.
Ma le trasformazioni e i cambiamenti sono possibili e credibili se vengono dall’esempio. Papa Francesco afferma che ogni crescita, anche quella della Chiesa, non è determinata dal proselitismo, ma dall’attrazione. Una vita evangelica può generare risurrezioni esistenziali se non tende tanto a trasmettere precetti, ma a liberare le persone, a renderle capaci di responsabilità e amore.
Scegliere il mare significa imparare a parlare a tutti usando la forza dell’esempio, del gesto, della testimonianza incarnata. Scegliere il mare significa ridare dignità alle persone, cioè lavoro, possibilità di essere autonomi, di realizzare passioni, di soddisfare quel bisogno di conoscenza che una società volta al futuro non deve smettere di alimentare. Per scegliere il mare occorre un profondo cambiamento culturale, occorre un affrancamento dall’ideologia dell’avere e del possedere. Scelgo il mare quando, in ascolto dello Spirito, rendo credibile il Vangelo attraverso la coerenza della vita!

Non sento mai la parola Fuga
Senza un aumento dei battiti!
Un’improvvisa aspettativa!
Una voglia di volar via!
Non sento mai di vaste prigioni
Da soldati abbattute
Senza che scuota infantilmente le mie sbarre
Solo per fallire di nuovo!
(Emily Dickinson)