N.04
Luglio/Agosto 2015

Accompagnamento vocazionale sullo stile di Madeleine Delbrêl

L’attenzione alla figura di Madeleine Delbrêl conosce un interesse crescente in ambito italiano e internazionale. Ci limitiamo a segnalare tre fatti recenti e significativi. Primo: sul libretto predisposto per il corso degli Esercizi spirituali, predicati nel febbraio scorso a Papa Francesco e alla Curia Romana dal carmelitano p. Bruno Secondin, erano stampate alcune frasi sul silenzio e la solitudine: «Non c’è solitudine senza silenzio. Il silenzio: talvolta è tacere, sempre è ascoltare». «La vera solitudine non è l’assenza degli uomini, è la presenza di Dio». Tra parentesi: “di Madeleine Delbrêl”. Secondo fatto significativo: il 12 febbraio di quest’anno, nella bassa emiliana, a Cavriago, comune alle porte di Reggio Emilia, su iniziativa dei servizi sociali municipali hanno preso il via una serie di quattro incontri finalizzati ad approfondire e far crescere il senso di comunità e lo spirito di collaborazione tra tutte le forze vive del territorio. Figura di riferimento è una donna che, come recita il titolo dell’iniziativa, ha vissuto “una vita senza frontiere”: Madeleine Delbrêl1 .
Il 17-18 ottobre scorso, poi, si è tenuto presso l’Institut Catholique di Parigi un Convegno teologico internazionale – sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura – proprio su Madeleine Delbrêl, con una ventina di teologi e testimonianze provenienti da sei paesi diversi, tra cui Canada, Libano, Cina2.

1. Chi è Madeleine Delbrêl?
Nata a Mussidan, in Francia, il 24 ottobre 1904 e morta a Ivrysur-Seine, nella periferia sud di Parigi, il 13 ottobre 1964, scrittrice, assistente sociale e mistica, Madeleine Delbrêl è una delle grandi figure di convertiti del XX secolo e rappresenta di fatto ormai un riconosciuto punto di riferimento per la spiritualità cristiana contemporanea3.
Il Card. Martini ne parlava come di una delle mistiche più significative del XX secolo, con cui notava una profonda affinità spirituale4.
Nel 1996 i Vescovi francesi hanno invitato a guardare a lei per imparare a tenere insieme l’evangelizzazione “in estensione” (quella geografica) con l’evangelizzazione “in profondità”. Giovanni Paolo II nel 2004, rivolgendosi ai Vescovi del sud della Francia, affermava: «Desidero evocare la bella figura di Madeleine Delbrêl, di cui celebriamo il centenario della nascita. Ella ha partecipato all’avventura missionaria della Chiesa in Francia nel ventesimo secolo […]. Possa la sua luminosa testimonianza aiutare tutti i fedeli, uniti ai loro Pastori, a radicarsi nella vita comune e nelle diverse culture, per farvi penetrare, attraverso una vita sempre più fraterna, la novità e la forza del Vangelo!». Nel recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (ottobre 2012) S.E. Mons. Claude Dagens, arcivescovo di Angoulême (Francia), l’ha proposta ai padri sinodali come «una francese che ha fatto suo l’impegno della nuova evangelizzazione»5.
La testimonianza di Madeleine Delbrêl, grazie alla pubblicazione postuma tra il 1966 e il 1973 di tre antologie di suoi scritti, ha varcato i confini della Francia, segnando un progressivo dilatarsi di interesse nei suoi confronti, sia negli anni dell’immediato post-Concilio che a partire dal centenario della sua nascita nel 2004. In quell’anno, infatti, è cominciata la pubblicazione delle Opere Complete, attualmente 12 volumi (ne sono previsti una ventina) di cui 5 già tradotti in italiano (l’ultimo Città marxista terra di missione presso Gribaudi). Negli anni si sono moltiplicate le traduzioni di suoi testi in varie lingue. Nel 1995 è stata introdotta a Roma la causa di beatificazione, che ha conosciuto in questi mesi una provvidenziale accelerazione, per cui la Positio è attualmente al vaglio della Commissione storica per poi passare a quella teologica. Lo stesso prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha incoraggiato la Postulazione a procedere speditamente, riconoscendo la ricchezza della testimonianza evangelica della Delbrêl.

2. «Ci sono persone che sanno precorrere i tempi»
Non troviamo in lei avvenimenti o azioni spettacolari. Nessuna impresa di spicco l’ha fatta conoscere fuori dalla cerchia di coloro che ebbero la gioia d’incontrarla e di lavorare con lei. Ciò che in lei attraeva e attrae è l’intensità, la gioia, la passione inventiva con cui ha vissuto un’esistenza semplicemente cristiana.
Nella prefazione alla traduzione italiana del primo volume delle Opere Complete, Enzo Bianchi ha scritto: «Anche nel vissuto ecclesiale, come in quello delle società, ci sono stagioni che mutano, tempi propizi e momenti più travagliati. E nella Chiesa, come nella società, ci sono persone che sanno anticipare le svolte e precorrere i tempi, magari pagando lo scotto del loro discernimento anticipato e della fedeltà a un’intuizione [.]. Madeleine Delbrêl è una di queste figura precorritrici, capace in tutta semplicità di gesti e parole profetiche, salda nell’umile consapevolezza di non cercare altro che la volontà di Dio nell’oggi della storia».
Ora possediamo uno strumento di grande valore per introdursi alla conoscenza della sua figura, la nuova biografia – Madeleine Delbrêl: una mistica tra poesia e impegno sociale – pubblicata in francese e in italiano nel 2014, curata da p. Gilles François, Postulatore della Causa di beatificazione e p. Bernard Pitaud, grande studioso di autori spirituali.
Questa diffusione della conoscenza della sua figura è dovuta soprattutto alla qualità letteraria e alla profondità spirituale dei suoi scritti, che hanno attirato teologi del calibro di Fessard, Congar, De Lubac, Bouyer, Balthasar, Loew, Neufeld, Moioli, Sequeri. Diverse tesi di laurea sono state discusse in Italia nelle università statali e nelle facoltà teologiche.
Grandi convegni si sono tenuti a partire dal 19886, soprattutto i due internazionali sulla Delbrêl come assistente sociale (Ivry, 2008)7 e quello teologico già ricordato del 17-18 ottobre 2014, tenuto presso l’Institut Catholique di Parigi sul suo messaggio spirituale.

3. Le grandi sfide dell’accompagnamento spirituale
Nel nostro Seminario inauguriamo un filone nuovo di approfondimento della Delbrêl, ponendo attenzione al suo stile nell’accompagnamento spirituale. Di questo stile troviamo tracce significative nei suoi scritti, in particolare nelle sue numerose lettere, sia nella forma di una squisita amicizia spirituale, sia negli interventi formativi rivolti alle sue compagne di cammino nella fraternità de “La Carità”, come nelle lettere a giovani che con lei si confidavano nelle loro scelte di vita.
Le relazioni del nostro Seminario, introdotte da una pièce teatrale scritta e interpretata da Elisabetta Salvatori e da una presentazione del suo itinerario spirituale vocazionale (a cura di don Michele Gianola), si soffermano su punti qualificanti lo stile evangelico e l’accompagnamento spirituale della Delbrêl.
Innanzitutto ”La danza dell’Eccomi nel quotidiano”: è nel «terribile quotidiano» (espressione cara a Pio XI), nei SÌ vissuti nel tessuto ordinario della vita, non nella ricerca di eroismi sospetti o disincarnati, che si misura l’autenticità evangelica e quindi la capacità della fede di dare bellezza e sapore alla vita e di proporsi per attrazione in maniera convincente e avvincente. Madeleine afferma che bisogna essere docili e malleabili perché Gesù Cristo nell’alleanza d’amore con noi possa continuare il suo «ballo della obbedienza al Padre»8.
La seconda relazione vuole sviluppare la prospettiva della “fedeltà creativa: obbedienza alla Parola e aderenza alla vita”.
Scrive Madeleine: «Con la sua parola Dio ci dice ciò che è e ciò che vuole: lo dice per sempre, lo dice per ciascun giorno.[…] Egli non parla una volta per tutte e in anticipo. Ciò che ci dice per sempre, noi non avremo mai finito di comprenderlo. Ciò che dice per ciascun giorno è la sua parola che risuona negli avvenimenti, nelle circostanze, in colui che noi siamo9. L’acustica che la Parola del Signore esige da noi è il nostro “oggi”: le circostanze della nostra vita quotidiana e le necessità del nostro prossimo, gli avvenimenti dell’attualità e le istanze evangeliche che esigono da noi sempre le stesse risposte ma in una forma ogni giorno rinnovata. Noi non possiamo, da soli, discernere nella Parola del Signore ciò che egli vuole da noi oggi.
Il nostro apporto è di ascoltare oggi, per gli uomini che vivono oggi, per il nostro prossimo d’oggi, e di pregare per vedere e sapere. Che noi vediamo en sappiamo è l’opera dello Spirito Santo»10.
La terza relazione ha per titolo “Accompagnare i giovani a scoprire il fascino del radicalismo evangelico”, che per Madeleine significa consegnarsi con tutto se stessi alla avventura della grazia, disponibili a incarnare uno stile di vita evangelica libero dalle ricette, dal “regime delle assicurazioni spirituali” come dalla preoccupazione dei risultati, per abbandonarsi alla giovinezza e all’inventiva dello Spirito.
Così si esprime poeticamente Madeleine nel suo famoso componimento
La spiritualità della bicicletta: «“Andate…” ci dici a tutti i tornanti del Vangelo. […] La condizione che ci è data è un’insicurezza universale, vertiginosa. […] Possiamo stare in equilibrio solo avanzando, muovendoci, in uno slancio di carità. Tutti i santi che ci sono dati per modelli, o almeno molti, erano sotto il regime delle Assicurazioni, una specie di Polizza Spirituale che li garantiva contro i rischi, le malattie, che si faceva carico anche dei loro parti spirituali. Avevano tempi ufficiali di preghiera, metodi per fare penitenza, tutto un codice di consigli e di divieti. Per noi, invece, l’avventura della tua grazia si gioca dentro un liberalismo un po’ pazzo.
Tu ti rifiuti di fornirci una carta stradale. Il nostro cammino si fa di notte. Ogni azione da compiere di volta in volta si illumina come se scattassero degli interruttori. Spesso la sola cosa garantita è questa fatica regolare del solito lavoro da fare ogni giorno, del solito manage da ricominciare, dei soliti difetti da correggere, delle solite sciocchezze da evitare. Ma al di fuori di questa garanzia, tutto il resto è lasciato alla tua fantasia, che vi si diverte con noi»11.
Madeleine è ben cosciente che «la grazia non risiede né in una ricetta di vita spirituale, né in un progetto di santità che possiamo avere costruito per noi stesse, ma nella volontà di Dio scandita con amore, sillaba per sillaba, cioè minuto per minuto, senza che noi nemmeno ci domandiamo che cosa ci riserverà l’istante successivo»12.
La grande sfida per la Delbrêl è quella di liberare nel mondo lo spirito delle beatitudini, facendo uscire dalle forme “convenzionali”, dai “sistemi” di “scuola” e dal chiuso dei conventi i grandi “cammini evangelici” della povertà, della carità fraterna, dell’umiltà, dell’obbedienza, della castità. Così scrive Madeleine all’inizio del suo commento poetico al testo delle beatitudini: «Poiché le parole, o mio Dio, non sono fatte per restare inerti nei nostri libri, ma per possederci e per correre il mondo in noi, lascia che di questo fuoco di gioia, acceso da te, un giorno, sopra un monte, che di questa lezione di felicità, le faville ci raggiungano e ci mordano, ci investano, ci invadano; fa’ che, da esse abitati, come “scintille nella stoppia”, corriamo per le vie della città, accostiamo le onde delle folle, contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia»13.

5. Uno stile di concretezza, tenerezza e libertà nel realismo della fede14
Nel concreto Madeleine Delbrêl manifesta uno stile di accompagnamento inconfondibile. Ad una giovane che si confida con lei rispetto alla sua ricerca di Dio e alle sue scelte, scrive: «Per nulla al mondo vorrei che modificassimo la nostra vecchia “unione libera”!». E aggiunge: «Dio non entrerà nella tua vita, mia cara, perché vi è già; e fare come se non vi fosse non gli impedisce di esservi». Da queste parole possiamo subito intuire che Madeleine vede Dio presente e all’opera nella vita di tutti e quindi riconosce in tutti un orizzonte vocazionale.
La certezza di questa presenza di Dio si è imposta nella sua vita a partire dalla sua conversione. Scrive: «Leggendo, riflettendo, ho trovato Dio, ma pregando ho capito che Lui mi aveva trovata»15.
L’orizzonte vocazionale, che per Madeleine si è aperto nel momento del suo incontro “abbagliante” con Dio, è vissuto da lei come qualcosa insieme di stabile e di dinamico, come appare da una lettera scritta ad un’amica appena pochi anni dopo la conversione: «Credo anch’io, lo credo con tutte le forze, che ritroverai l’unica strada in cui si possa vivere. […] Vedi, da quando ho trovato la strada sono splendidamente felice, e siccome ti voglio bene vorrei che anche tu fossi felice»16. Madeleine parla della strada – immagine che rimanda al testo giovanneo «io sono la Strada/la Via» (Gv 14,6)17 – ma paradossalmente parla di una strada in cui si può vivere, come qualcosa in cui rimanere e abitare. Si tratta evidentemente per lei della relazione con Cristo, in cui dimorare stabilmente nell’avventura della vita18.
Questa “strada” è per lei fin dall’inizio una relazione totalizzante: «Credere in Gesù Cristo è stato tutto per me dal momento che ho creduto in Dio. A Lui ho donato la mia vita e non me ne sono mai pentita»19, ma una relazione che è una “strada”, cioè rende pellegrini nella vita, verso l’incontro pieno con Colui che «ha regolato il suo passo» sul nostro e si è fatto riconoscere20. Un cammino che è tutto ancora nel mistero, nella “notte”, ma questa è ormai la «notte certa della fede»21.
A una giovane non credente scrive: «Dio è all’opera perché tu divenga una vera donna, libera d’amare a fondo, una donna dal cuore grande che ti renda felice e che renda felici». Per Madeleine, Dio va riconosciuto non come avversario, ma come alleato della propria aspirazione alla libertà e alla felicità, nella certezza che la felicità stessa passa attraverso la capacità di amare e di rendere felici gli altri.
È questo lo sguardo di Dio che Madeleine ha sperimentato sulla sua vita, lo sguardo che l’ha conquistata e ha trasformato la sua vita in una danza.
Possiamo ritrovare qui un parallelo biblico: cos’è che fa sussultare il cuore e il grembo di Elisabetta quando viene visitata da Maria?
«Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo e fu piena di Spirito santo» (Lc 1,41). Maria porta l’eco del saluto che ha sentito rivolgere a lei e che ora trasmette a Elisabetta. È lo sguardo che Maria ha percepito su di sé quando si è sentita dire: «Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te». Quello stesso sguardo Maria lo trasferisce su Elisabetta. È uno sguardo generativo, pieno di speranza, come quello di Gesù su ogni persona, rivelazione e partecipazione per grazia dello stesso sguardo del Padre sul Figlio.
Madeleine aiuta le persone a cercare la volontà di Dio innanzitutto ponendo questo sguardo su di loro, come attesta un amico non credente che lei aveva aiutato ad uscire dal carcere: «Madeleine è il solo essere al mondo che mi abbia amato in speranza. Essa ha indovinato il mio vero io, sfigurato per tutti, sconosciuto a me stesso, da me stesso odiato, incatenato, incosciente nel carcere da cui giungo a liberarmi con il suo aiuto dopo dieci anni. Grazie a lei io sono esistito per uno dei miei simili prima di esistere nella mia coscienza, quando tutti gli altri non potevano che ignorarmi. Se non c’è amore più grande che dare la vita per coloro che si amano, come situare colui che rende la vita a chi l’ha perduta, che la dà a chi non l’ha mai conosciuta?».

5. Accompagnare a liberarsi dalle idee prefabbricate su Dio e su noi stessi
Nella relazione che si costituisce così con le persone, Madeleine le aiuta ad aprirsi con fiducia alla presenza e all’opera di Dio.
Scrive infatti a una giovane: «Poiché Dio ci vuole liberi noi dobbiamo accettare liberamente o scegliere liberamente ciò che fa la nostra vita. Ma questa libertà deve essere guidata da ciò che Dio ha inventato inventandoci, non dalle nostre “idee” su noi stessi».
E più avanti, nella stessa lettera: «Oggi come domani, Dio non smetterà di domandarti tutto. Solo che tu hai dato o dai a questo “tutto” una forma o delle forme già fatte, prefabbricate. Ora io penso che donare tutto a Dio è fondamentalmente, essenzialmente accettare con un cuore libero il posto che Egli ci ha fissato nel suo grande mondo».
Per Madeleine ciò che più può impedire l’esercizio della libertà che si apre all’amore-dono sono certo le brutte pieghe del nostro cuore, in cui la logica della carne e del peccato tende a legarsi con le ferite della propria storia personale22. Ma ciò che, anche dopo un primo lavoro di purificazione, impedisce più profondamente alla nostra libertà di aprirsi alla presenza e all’opera di Dio è costituito dalle false idee su Dio stesso, quasi avesse già un pensiero prefabbricato su ciò che dobbiamo fare, per cui a noi non rimarrebbe che sottomettersi passivamente, oppure le false idee su noi stessi, per cui crediamo di realizzarci solo se possiamo sistemarci dentro certe immagini prefabbricate o idealizzate di autorealizzazione.
Madeleine, al contrario, insegna che è necessario prendere contatto con la concretezza di Dio, quale si è manifestato in Gesù, nei suoi gesti e nelle sue parole trasmesse dai Vangeli e perpetuamente attivi nella Chiesa, e prendere contatto con la concretezza della propria vita, fatta di coloro che amiamo e di ciò che amiamo, compreso il mondo dei nostri “desideri”, per incontrare – come scriverà a un’amica – ciò che «Dio ha inventato inventandoti».
E questo contatto realistico passa per Madeleine attraverso il rientrare in se stessi sotto lo sguardo di Dio: «Ma sono persuasa che tu non riconoscerai questo posto [che Egli ci ha fissato nel suo grande mondo] senza mettere il tuo “cuore libero” al punto morto davanti a Dio».
Cioè solo nella preghiera, come esercizio quotidiano di semplificazione e di essenzialità, anticipando in qualche modo la situazione di radicale solitudine di chi è davanti alla morte e vede con chiarezza come fuori di Dio tutto è votato al nulla, solo allora il “cuore libero” può davvero vedere chiaro e decantare ciò che conta sul serio, guadagnando una sostanziale libertà e quella incondizionata disponibilità interiore indispensabile per aprirsi veramente agli appelli di Dio.

6. Danzare la vita sulle strade del Vangelo
Tutto ciò Madeleine Delbrêl lo viveva educando con la sua testimonianza a porsi in ascolto degli appelli di Dio dentro la storia.
E d’altra parte è proprio questo che rende teologicamente e spiritualmente interessante e istruttivo il confronto con gli uomini e le donne di Dio. Essi domandano di essere accostati non in maniera aneddotica o alla ricerca di episodi eclatanti, ma facendo attenzione al loro itinerario spirituale, cercando di far emergere quei discernimenti e quei passaggi vitali in cui hanno saputo riconoscere, partendo dai desideri che risuonavano nel loro cuore e abitati dal Vangelo, il grido degli uomini e delle donne del loro tempo, conservando sempre una profonda comunione ecclesiale.
In conclusione, si può dire che Madeleine ha vissuto la sua vita al ritmo dell’alleanza con Cristo nello slancio della carità. Una testimonianza che ha lasciato intuire a tanti la musica di Dio:
«Signore, insegnaci il posto
Che tiene, nel romanzo eterno
Avviato fra te e noi,
Il ballo singolare della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni; […]
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana,
Come un vestito da ballo […]
Facci vivere la nostra vita,
come una festa senza fine
in cui l’incontro con te si rinnova,
Come un ballo,
Come una danza,
Fra le braccia della tua grazia,
Nella musica universale dell’amore.
Signore, vieni a invitarci»23. 

Note
1 Conoscere Madeleine Delbrêl «Una vita senza frontiere», serie di incontri tenuti a Cavriago (Reggio Emilia) in collaborazione con i servizi sociali comunali. 12 febbraio 2015: Madeleine Delbrêl: chi è?, conferenza di don Luciano Luppi; 17 marzo 2015: Costruire delle comunità nelle periferie, conferenza di Deborah Montemezzo; 16 aprile 2015: Università della vita, conferenza di don Giuseppe Dossetti; 14 maggio 2015: Periferie e trasfigurazione del quotidiano, conferenza di don Alessandro Ravazzini.
2 Gli Atti del Convegno sono stati pubblicati: M. Delbrêl, Actes du Colloque Théologique International. À l’occasion du cinquantenaire de la mort de Madeleine Delbrêl (1904-1964), Nouvelle Cité, Bruyères-le-Châtel 2015, p. 347.
3 Vedi http://www.madeleine-delbrel.net/ e http://www.martaemaria.it/index.php/madeleine-delbrel-parla.html
4 Nell’editoriale del numero di agosto-settembre 2013 della rivista dei gesuiti di Milano «Aggiornamenti sociali», dedicato a “L’eredità di Martini nella chiesa di papa Francesco”, il direttore p. Giacomo Costa scrive che il Card. Martini, a proposito del dialogo con la Parola di Dio, si riconosceva nello stesso modo di procedere di Madeleine Delbrêl, di cui amava citare questo passaggio: «Gli avvenimenti non possono essere per noi segno della volontà di Dio altrimenti che mettendoli in collegamento con la parola di Dio, che mettendola in essi. Essa rivela allora la volontà di Dio che deve essere fatta nella pasta stessa di tali avvenimenti».5 Vedi il seguito della sintesi dell’intervento o anche l’intervista più ampia in francese: http://angouleme.catholique.fr/En-direct-du-synode-Madeleine.html (Colloque d’Ivry du 7 octobre 1988), in «Le Supplément» n. 173, juin 1990, p. 199; Aa.Vv., Dossier Madeleine Delbrêl et l’incroyance. Colloque Institut catholique de Toulouse et Association des Amis de Madeleine Delbrêl du 27-28 octobre 1994, in «Le Supplément» n. 198, septembre 1996, p. 150.
7 Aa.Vv., Madeleine Delbrêl assistante sociale (1931-1945), in «Vie sociale» 2008, n. 3 (Colloque international sur Madeleine assistante sociale).
8 Il ballo dell’Obbedienza (1946), in Umorismo nell’Amore. Meditazioni e poesie, Gribaudi, Milano 2011, pp. 25-28.
9 Volontà di Dio e Parola di Dio, in La gioia di credere, Gribaudi, Milano 19973, p. 162.
10 Secondo gruppo di note sulla preghiera, ivi, pp. 258s. Vedi sull’argomento L. Luppi, Madeleine Delbrêl (1904-1964), guida al discernimento come “obbedienza creativa” nei deserti contemporanei, in «Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione» 11 (2007), n. 21, pp. 141-174.
11 Spiritualità della bicicletta, in Umorismo nell’Amore. Meditazioni e poesie, cit., pp. 56-57.
12 Lettera dell’8 settembre 1942 a Germaine Gérôme, in Insieme a Cristo per le strade del mondo. Corrispondenza 1942-1952, Gribaudi, Milano 2008, p. 39.
13 Gioie venute dal monte (1947), in Umorismo nell’Amore. Meditazioni e poesie, cit., pp. 63-64.
14 Vedi le due lettere riportate di seguito e utilizzate nei lavori laboratoriali di gruppo.
15 In una poesia del gennaio 1927 scrive: «È dunque vero, Signore, che tu mi hai cercata, / io l’amara, io la pecorella / (…) La pecorella dai fianchi spezzati, la pecorella / Dal cuore in gola. / (…) È allora che ti ho incontrato Pastore / Dalle mani coi fori dei chiodi / Dal vestito tutto sudato di sangue / È allora che tu mi hai gettato / Come una fascina di legno verde / Fra le tue braccia oscure e forti / Le tue braccia di carne / Contro l’abisso del tuo corpo / Il ricco e grasso pascolo / Contro il tuo fianco trapassato dal ferro / Contro il tuo cuore la grande rosa degli angeli» (Le Bon Pasteur [gennaio 1927: inedito]).
16 Lettera del 15 febbraio 1928 a Louise Salonne, in Abbagliata da Dio. Corrispondenza 1910-1941, Gribaudi, Milano 2007, p. 96.
17 Significativamente “La Route” (Prix Sully Prudhomme 1926) è anche il titolo scelto per la  prima raccolta delle sue poesie (La Route, Paris 1927). Cf anche Città marxista terra di missione, Gribaudi, Milano 2015, p. 33.
18 Scrive all’amica Louise, assicurandole la vicinanza e la preghiera «per aiutarti a tornare al solo paese abitabile: gli altri sono intollerabili» (Lettera del 1° aprile 1927 a Louise Salonne, in Abbagliata da Dio, cit., p. 67).
19 Lettera di Madeleine del 12 ottobre 1958 a un destinatario sconosciuto [inedita]. Non a caso Madeleine, parlando di Charles de Foucauld, sottolineerà la coincidenza in lui tra il momento della conversione e quello della decisione radicale per Dio (cf Perché amiamo Charles de Foucauld, in La gioia di credere, Gribaudi, Milano 1988, p. 32).
20 Cf Résurrection (1924-25), in La Route, cit., pp. 134s.
21 Espressione che troviamo in Lettera del 21 gennaio 1928 a Louise Salonne, in Abbagliata da Dio, cit., p. 86. Su questa idea della vita cristiana come cammino nella “notte certa” della fede Madeleine riflette le sue letture di San Giovanni della Croce (in particolare Salita del Monte Carmelo I, 2; II, 3,1; 6,2).
22 C’è qui l’idea della necessità di “uscire da se stessi” come “libertà” per l’amore, che verrà ripresa da Madeleine, per esempio in Missionari senza battello. Le radici della missione, Messaggero, Padova 2004: «Amare Dio con tutto noi stessi e al di sopra di tutto: questo amore non appartiene che a degli esseri liberi, che si sono liberati da se stessi, che una buona volta sono usciti da se stessi» (p. 23).
23 Il ballo dell’Obbedienza (1946), in Umorismo nell’Amore. Meditazioni e poesie, Gribaudi, Milano 2011, pp. 27-28.