N.04
Luglio/agosto 2016

Un Dio che si fa servo

Gesù che lava i piedi: il gesto della misericordia

Ford Madox Brown, Gesù che lava i piedi a Pietro, olio su tela
1168 x 1333, 1852-6, Londra, National Gallery

Testo biblico (Gv 13,1-15)
“Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

L’artista
Ford Madox Brown, pittore inglese, nasce il 16 aprile 1821 a Calais. Figlio di un commissario di bordo, trascorre gli anni giovanili in diverse città europee, dove svolge gli studi. L’interesse e la sua naturale propensione per le arti figurative lo portano a studiare disegno; frequenta varie scuole, ma la sua formazione avviene presso l’accademia di Anversa. Nei suoi soggiorni parigini, la frequentazione di ambienti culturali, il contatto con artisti e soprattutto lo studio delle opere di E. Delacroix e di P. Delaroche contribuiscono ad affinare il suo stile. Dal 1844 al 1846 vive a Roma, conosce e frequenta un gruppo di pittori, i “nazareni”, che, ribellandosi al classicismo accademico, auspicavano un ritorno alla pittura del Quattrocento italiano a cui riconoscevano un ruolo fondamentale, da prendere come esempio nella storia dell’arte. Tornato a Londra, nel 1848 Brown conosce D. Gabriel Rossetti, stringe rapporti con altri esponenti del gruppo dei preraffaelliti, movimento pittorico e letterario nato in Inghilterra a metà del XIX secolo, che proponeva un ritorno a tradizioni dell’arte europea prima dell’avvento di Raffaello.
Senza dubbio queste esperienze artistiche hanno contribuito alla qualità delle sue opere: con la scoperta degli effetti naturali della luce, la chiarezza e la trasparenza dei colori, l’attenzione ai dettagli, la scelta di temi ispirati a fatti e avvenimenti della sua epoca, oppure tradizionali, tratti dalla storia passata e dall’antichità. Non fa parte di movimenti o gruppi artistici, ma è grande il suo interesse per i pittori fiamminghi, in particolare per Jan Van Eych e Hans Memling. Per la sua avversione al classicismo non fu ben visto dall’accademia e dai critici, per cui molte sue opere vennero escluse da esposizioni, mostre, gallerie; solo dopo anni la sua produzione pittorica venne rivalutata e apprezzata. Ford Madox Brown muore a Londra il 6 ottobre 1893.

L’opera
Le opere di Brown si collocano sullo sfondo culturale e sociale del suo tempo e spesso hanno come soggetto personaggi ed eventi storici dai contenuti e messaggi morali.
Questo quadro rappresenta un episodio del Vangelo di Giovanni: Gesù che lava i piedi a Pietro.
Per comprendere appieno il significato di questa scena “drammatica” bisogna ritornare ai tempi di Gesù. Lavare i piedi era il gesto più squisito che potesse fare il padrone di casa nei confronti del proprio ospite. Per questo umile servizio veniva messo a disposizione uno schiavo, poiché a un ebreo appartenente al popolo di Israele era fatto divieto assoluto di compiere questo gesto. Possiamo allora comprendere le reazioni degli apostoli, e soprattutto di Pietro, rappresentate in quest’opera di Brown.
La genialità dell’artista sta nel ritrarre la scena in una prospettiva dal basso, all’altezza di Gesù (gli apostoli in cornice, sono quasi schiacciati, sembrano entrare a fatica nel quadro): anche noi possiamo osservare da questo livello e contemplare tutti i personaggi in una visuale che ci pone immediatamente in sintonia con lo sguardo di Gesù.

Gesù che lava i piedi è il centro compositivo del quadro. Sicuramente Brown avrà meditato e interiorizzato la valenza del gesto di Gesù, ne era a conoscenza, ha saputo renderlo plasticamente dando rilievo e importanza ai gesti, alle reazioni, agli stati d’animo; è un’opera che ci dona la possibilità di entrare nel pathos del gesto.
Brown inizialmente aveva raffigurato Gesù svestito, riportando fedelmente ciò che l’evangelista Giovanni narra nel Vangelo quando dice: «Gesù depose le vesti». Sicuramente alla critica la scelta non piacque e l’opera fu respinta da diverse esposizioni e gallerie. Questi rifiuti portarono lo stesso Brown a ritoccare più volte il quadro negli anni fino ad apparire in questa versione.
Osserviamo attentamente i personaggi del quadro: ci aiuteranno a comprendere un evento importante della vita di Gesù e, perché no, a metterlo anche in pratica.

Gesù
È un Gesù giovane, energico, possiamo dire che tutta la sua fisicità si esprime nel gesto che sta compiendo. Osservate come è ben espresso questo dinamismo. Dopo il colloquio forte e intenso tra Gesù e Pietro assistiamo in contemplazione; nessuno tra i presenti ha più proferito parola e, nel silenzio più assoluto, la Parola di Gesù si fa gesto, un gesto molto eloquente.
È un Gesù che esprime volontà e determinazione: il suo capo reclinato, di profilo, ci dice tutta la decisione e la fermezza, evidenzia in modo più profondo questo “abbassarsi”, lo fa diventare una scelta di vita.
L’artista ha voluto privilegiare Gesù di una aureola, quasi avesse paura di fargli perdere quell’alone di santità. Il gesto che Gesù sta compiendo sembra fargli perdere la grandezza e la popolarità del messia glorioso tanto atteso dagli apostoli. Con quell’aureola Brown sembra volergli ridonare l’identità di figlio di Dio: lo rende Dio, figlio del Padre, che in quella azione narra la propria natura più vera.
Ci piace pensare che in quella bacinella, su quell’acqua, sia riflesso il volto di Gesù: colpisce la luce emanata dalla bacinella, sembra un calice prezioso in cui traspare, in tutta la sua lucentezza, la gloria del Padre. La misericordia, allora, si esprime in questo gesto della lavanda dei piedi.

Simon Pietro
Il volto di Pietro, anch’esso reclinato sul mento, è corrucciato, quasi arrabbiato, come se dicesse: «Se Gesù, il maestro compie questo gesto su di me, io poi devo compierlo nei confronti degli altri e io non voglio, non voglio compiere questo gesto da schiavo». Pietro, in un turbinio di pensieri, con la sua reazione, dà sfogo ai propri sentimenti: la postura del corpo, le mani giunte in forma di preghiera, lo sguardo abbassato, sono tutti elementi che rivelano ciò che pensa. Fa fatica ad accogliere il gesto di profonda umiltà di Gesù, lo spia dall’alto, quasi non osa guardare. Per lui è un gesto che abbassa la dignità di chi lo compie e allo stesso tempo innalza chi lo riceve: in questo caso è Pietro, che è in alto, accentuato ancor di più dalla predella di legno.

Andrea
Abbiamo identificato il personaggio di sinistra con Andrea, fratello di Simon Pietro. Ci piace pensarlo perché tra fratelli a volte c’è quella benevola rivalità nel fare le cose, a vivere uno spirito di emulazione. In quel gruppo di amici è l’unico che sembra acconsentire al gesto di Gesù e si sta preparando ad accoglierlo. Sono eloquenti la lunghezza del laccio sciolto del sandalo e lo sguardo che non si distacca da ciò che sta facendo il Maestro; è l’unico che sembra partecipare serenamente, consapevole che lì è racchiuso il segreto della vita di Gesù.

Giovanni
Giovanni è alle spalle di Pietro, lo riconosciamo perché è giovane, senza barba, vestito di rosso, segno del suo amore per Gesù: lui non fuggirà, ma rimarrà sotto la croce.
Cerca di farsi spazio, vuole vedere meglio, alza la testa perché è in parte coperto dalle spalle di Pietro. Sorprende come l’artista abbia sacrificato questi volti, forse per non distrarre dalla scena centrale; sorprende questo fondo buio, utilizzato forse per dare ancora più risalto alle reazioni, al dramma in cui i discepoli sono sprofondati.
Giovanni, le mani appoggiate sulle spalle di Pietro, non sembra partecipare; è passivo, quasi desideri vedere dove va a finire quel gesto. È un atteggiamento tipico di chi è curioso, di chi sta a guardare; sappiamo come guarderà dopo pochi giorni quel corpo trafitto.

I quattro apostoli a sinistra
Questi quattro apostoli sembrano vivere la stessa reazione: il primo non vuole vedere, si copre la bocca con le mani, non vuole pronunciare alcuna parola, ma lo sguardo, che non si capacita di ciò che vede, dice tristezza, malinconia e tutti i sogni infranti, perduti per sempre; il suo compagno lo esprime in modo più drammatico stringendo con le mani la testa: «Ma cosa sta succedendo, non è possibile!». Per un attimo sta ripercorrendo gli anni trascorsi con Gesù e questo è un drammatico epilogo. Gli ultimi due esprimono sconforto, amarezza, mestizia e anche una certa distanza da quel gesto, così lontano dai loro sogni.

I due apostoli a destra
Gli altri due apostoli sembrano farsi coraggio. Il personaggio di destra pone il braccio sulla spalla del compagno per fargli sentire tutto il proprio affetto, la vicinanza, la prossimità: è proprio vero che di fronte a un dramma la consolazione diventa una forma di condivisione che fa sembrare quel momento meno pesante, meno doloroso. Il suo amico lo esprime bene con le mani giunte che, a differenza di quelle di Pietro, sono supplici in una preghiera di intercessione; è sicuramente rattristato, il suo sguardo è perso nel nulla, forse per evadere da quel momento, da quel luogo così carico di pathos per le parole di Gesù, per la sua partenza.

Tavola
Sulla tavola ci sono i resti di un pasto forse abbandonato troppo in fretta. Significativo è il sacchetto all’angolo della tavola: ci indica e ci fa comprendere che è il posto di colui che ha tradito Gesù: Giuda Iscariota. La sua presenza ormai è identificata completamente dalle cose che gli avevano riempito completamente il cuore: i 30 denari d’argento abbandonati su quella tavola, il tradimento di un amico.

Approccio vocazionale
La libertà del dono di sé
Questa opera possiede una forza narrativa e figurativa straordinaria e non è possibile non essere coinvolti, da essa emana un’atmosfera di silenzio misto a imbarazzo e sorpresa. Il tutto sembra sospeso nel tempo, non c’è bisogno di parole, bastano i gesti, su tutti quello di Gesù, espresso con forza e vigore.
L’episodio della lavanda dei piedi è riportato solo dall’evangelista Giovanni; sappiamo che egli scrive il suo Vangelo quando ormai è vecchio, intorno al 90 d.C., quando già i sinottici avevano riportato ampiamente nei loro Vangeli tutto ciò che Gesù aveva detto e fatto quella sera. All’evangelista non interessa narrare l’istituzione dell’Eucaristia, è come se Giovanni dicesse alle comunità che già da molti anni celebravano l’Eucaristia: «Voi sapete tutto ciò che Gesù ha detto e fatto quella sera, ora vi narro cosa significa vivere l’Eucaristia nella vita di ogni giorno: lavare i piedi, mettersi a servizio degli altri».
E Brown riporta sulla tela il momento della resa di Pietro, il momento in cui ha acconsentito al gesto di Gesù. Ciò che l’ha fatto decidere è la sua affermazione: «Se tu non ti lascerai lavare i piedi non avrai parte con me». Equivale a dire: se non ti lavo i piedi tu non potrai accogliere il mio amore e non potrai amare.
In un cammino vocazionale è l’occasione per un approfondimento, in un‘esperienza di sequela del Signore, dell’importanza del servizio e di abbandono di ogni desiderio di potere, di gloria, di affermazione di sé.
Ma perché Gesù raccomanda a quelli che vogliono seguirlo di essere servi, di essere umili, di non avere ambizione, potere? Cos’è che fa scattare questa scelta? Qual è l’esperienza che ci fa vivere questa consapevolezza?
Capire la motivazione significa mettere da parte desideri di potere, di ambizione, per un bene più grande che è l’amore di Gesù, perché in questo amore c’è tutto ciò che un uomo può desiderare.
La chiamata comporta una corrispondenza con il Signore che chiama; per il chiamato significa accogliere e vivere la Parola, capacità di comunicare la Parola, libertà di seguirla e camminare sulla stessa strada.
Allora ciò che Giovanni vuole comunicarci non è solo un pio desiderio di umiltà o di servizio, ma avere la stessa libertà di Gesù di essere dono e avere la stessa capacità di manifestare questo amore che deve caratterizzare tutta la nostra esistenza e non solo alcuni momenti della vita.
Gesù ci invita ad abbassarci; se non ci abbassiamo non possiamo vedere il suo volto di misericordia ed essere a nostra volta misericordiosi verso gli altri. Il gesto della lavanda dei piedi rivela l’identità di Gesù, ma anche l’identità del chiamato. Un gesto di libertà che è pienezza, che manifesta l’agire di Dio, scopriamolo in tutta la sua forza e bellezza.
«Il vero potere è il servizio, bisogna custodire la gente, avere cura di ogni persona, specialmente dei bambini e dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore» (Papa Francesco).

Preghiera
Pietro, comprendo la tua reticenza
il tuo rifiuto, non vuoi che Gesù
si chini ai tuoi piedi per lavarli.
È un gesto che solo uno schiavo può fare.

Ma poi c’è la mia e la tua resa,
se non accetto non potrò
sperimentare l’amore,
sentirmi amato da te
che sei amore infinito.

Signore, che io sia come te,
perché solo così
posso fare della mia vita un dono
e gustare la pienezza dell’amore.

 

Ford Madox Brown
Gesù che lava i piedi a Pietro
Olio su tela 1168 ×1333, 1852-6, Londra, National Gallery