N.05
Settembre/Ottobre 2016

Gesù crocifisso: simbolo di misericordia

Il messia e la messe

Paul Gauguin, Il Cristo giallo, olio su tela 92,5×73 cm, 1889,
Albright-Knox Art Gallery – Buffalo

Testo biblico (Gv 12, 20-33)
“Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. 

L’artista
Paul Gauguin nasce a Parigi il 7 giugno 1848 da Clovis Gauguin e Aline Marie Chazal. Il padre, giornalista di idee repubblicane, ai primi avvenimenti che portarono al potere Luigi Napoleone abbandona la Francia e parte con la famiglia per il Perù; durante il viaggio per mare muore colpito da improvviso malore. Paul trascorre l’infanzia a Lima con la mamma e la sorellina, ospite di uno zio. Dopo sei anni, in seguito alla morte del nonno paterno che lascia loro l’eredità, rientra in Francia. A 17 anni si arruola nella marina mercantile e per cinque anni gira il mondo. Rientrato a Parigi lavora presso un’agenzia di cambio commerciale e sposa una donna danese Mette Sophie Gad, dalla quale ha cinque figli.
Inizia a dipingere, conosce e frequenta Camille Pissarro, maestro dell’impressionismo, corrente pittorica francese del secondo Ottocento che usa in modo più libero gli effetti di luce e il colore, che afferma l’impressione individuale e crea un linguaggio che rende visivamente l’emozione.
Nel 1883, a causa della crisi economica europea, Gauguin perde il lavoro e si dedica completamente alla pittura. La nuova attività non riesce a garantire alla famiglia un tenore di vita accettabile e la moglie con i figli torna in Danimarca. Qualche mese più tardi anche lui raggiunge Copenaghen; prova a cercare lavoro ma dopo alcuni tentativi falliti torna in Francia. Da Parigi si trasferisce a Pont-Aven, cittadina della Bretagna da anni meta di artisti, dove dà vita a una scuola di pittura (scuola di Pont-Aven) che cambia totalmente l’approccio pittorico tradizionale. Si allontana dall’impressionismo che tende a rappresentare la natura copiandola letteralmente, usando il colore in modo simbolico e fantastico.
La sua vita si svolge tra continui viaggi nel Pacifico (Martinica, Thaiti, Isole Marchesi), ma quando torna in Francia è sempre attratto dal villaggio Bretone di Pont-Aven, luogo di incontro con altri artisti, in particolare con Van Gogh e Emile Bernard. Insieme a Bernard dà vita allo stile “sintetista”, che semplifica la realtà, e dipinge le sue opere a memoria o, come afferma, «buttate giù di petto, in punta di pennello».
Perfeziona lo stile “Cloissoniste”, tecnica pittorica “ideata da Bernard che consiste nel contornare figure a tinta unita con linee continue ispirate ai contorni di piombo che delimitano le immagini delle vetrate delle cattedrali gotiche. L’applicazione dei principi del sintetismo e del cloissonisme la troviamo nell’opera La visione dopo il sermone (1888) in cui il linguaggio simbolista si oppone alla rappresentazione naturalistica dell’impressionismo: le grandi donne bretoni in primo piano, la vacca piccola sul prato rosso; la realtà e l’immaginazione coesistono grazie a un nuovo modo di usare il colore.
Nel 1891, sempre attratto dall’esotismo dei Tropici, lascia la Francia e si trasferisce nel Pacifico. In questi luoghi la produzione pittorica di Gauguin è sintesi del suo pensiero, della sua visione del mondo e della sua arte. Muore nelle Isole Marchesi nel 1903. 

L’opera
Il Cristo giallo, dipinto nel 1889, è una delle tele di soggetto religioso che Gauguin riprende dall’arte popolare bretone. I suoi soggiorni nel villaggio di Pont-Aven rappresentano un’evasione nei momenti di crisi, una fuga dalle critiche parigine, dagli insuccessi della sua attività e proprio qui, ispirandosi a un crocifisso del XVII secolo custodito nella cappella di Trémalo, vicino a Pont-Aven, dipinge il Cristo giallo. La serie di tele dedicate alla passione di Cristo, in cui il colore ha un ruolo fondamentale, comprende anche un “Cristo verde”.
La rappresentazione de Il Cristo giallo è ambientata nella Francia di Gauguin; il giallo domina sul corpo di Cristo e sui campi di grano; in primo piano tre donne bretoni dai vestiti blu pregano in ginocchio. Gli alberi rossi rappresentano il sangue di Gesù.
In questa opera, particolarmente cara a Gauguin, il suo misticismo e l’identificazione in Cristo sono tali che possiamo riconoscere il suo autoritratto nel volto di Gesù.
Il Cristo giallo, la campagna gialla, i colori irreali, le figure contornate da linee continue nere, tutto esprime il suo essere primitivo, la sua sensibilità, la sua anima che coglie nella natura la sua forza interiore.

LAutoritratto con Cristo giallo
Nel 1891, prima di partire per la Polinesia, Gauguin realizza l’Autoritratto con Cristo giallo. Per alcuni è l’opera per antonomasia di Gauguin e si colloca in un momento di difficoltà della sua vita, sia dal punto di vista artistico che sentimentale. L’utilizzo del Cristo giallo come sfondo ci dice quanto l’artista tenesse a questa sua opera, a tal punto da portarla con sé fino alla morte. In questo quadro Gauguin, in primo piano, osserva lo spettatore con uno sguardo intenso. Dietro, a destra, c’è un vaso antropomorfo in cui rappresenta se stesso e, a sinistra, Il Cristo giallo in cui, con uno stile personale, lontano dai canoni tradizionali, raffigura la crocifissione.
Quest’opera è la sintesi del suo “essere”, la rappresentazione della personalità di un uomo che, tra misticismo e sensualità, guarda nel profondo della propria anima.
Il dipinto segna una linea di demarcazione nel percorso dell’artista, il passaggio dalla civiltà occidentale a una dimensione naturale nuova in cui la sua anima selvaggia si fonde e trova corrispondenze con i miti primitivi dei mari del sud, attraverso i quali Gauguin esprime liberamente il proprio stato d’animo, i propri sentimenti.

Gesù crocifisso:
l’abbraccio
Il Cristo giallo, con la sua croce, domina l’intera tela, sembra uscire da essa come se per l’artista l’intera superficie del quadro non fosse più sufficiente e intenzionalmente volesse che il crocifisso abbracciasse il mondo intero con le braccia, sottili e decisamente spropositate. Gesù crocifisso non sembra comunicare dolore, sofferenza, morte; sembra un Gesù dormiente, già in attesa della risurrezione. Il suo viso trasmette pace, serenità e a chi lo contempla comunica tutto ciò.

Il Messia e la messe
I colori di questo quadro appartengono ad un altro mondo, a una dimensione misteriosa che Gauguin, in forza di una straordinaria capacità poetica, trasforma in un universo dell’anima. Con il colore giallo Gauguin riesce a trasformare un evento drammatico come la crocifissione in una raffigurazione solare, positiva, che attira; è un Cristo crocifisso, ma già trasfigurato, che sconfigge e supera la soglia della sofferenza e del dolore. Ci sono una connessione e un gioco di parole (Messia-messe) molto efficaci. Il giallo e il Messia; giallo è il colore della messe che biondeggia al sole in attesa di essere mietuta. Come non ricordare la storia del chicco di grano: più volte Gesù, per parlare del dono di sé, del dono della vita, prende a esempio il chicco di grano che muore e dà frutto. E così è la vita del Messia: il momento culminante del dono è lassù sulla croce, è l’ultimo gesto della sua vita. L’ultimo atto d’amore Gesù lo compie sulla croce, sintesi di tutta la sua esistenza. Non sappiamo se tutto questo era nell’intenzione dell’artista, ma a noi piace fare questa interpretazione. Un paesaggio riflette ciò che in esso avviene: da un chicco che muore nasce la vita, un campo di grano maturo; una croce, simbolo di morte, con Gesù diventa segno di amore. Questo avviene nella realtà e nel quadro di Gauguin che mette in relazione questa entità con i suoi significati simbolici e allegorici.

Le donne
L’artista riesce ad ambientare la crocifissione in una scena ordinaria, quotidiana; attualizza la crocifissione nel luogo a lui familiare e intimo.
Le donne inginocchiate ai piedi della croce sono delle contadine della campagna bretone, vestite con gli abiti tradizionali. Non guardano il crocifisso, ma per terra, esprimono piena partecipazione e commozione, in silenzio e con riservatezza.
Rappresentano le donne ai piedi di Cristo, le Marie che non hanno paura di stare sotto la croce mentre tutti gli altri sono fuggiti scandalizzati: il sacrificio della croce oggi si compie lì per loro. La donna in primo piano, di spalle all’osservatore, ci invita forse ad una identificazione, a non rimanere scandalizzati dalla sofferenza e dal dolore, ma a saper scorgere dalla croce tutto l’amore.

L’uomo che scavalca il muro
Un particolare che può passare inosservato è l’omino di colore nero intento a scavalcare un muretto che divide i campi di grano dai sentieri e dai viottoli nelle campagne. È un contadino, sta raggiungendo due donne. È come se quel muro creasse continuamente un limite, un confine da superare, una barriera e forse in quell’omino l’artista identifica sé stesso, continuamente sollecitato a passare in una perpetua lotta tra la spiritualità, che tanto lo attrae, e la sua spiccata umanità. Nell’Autoritratto con Cristo giallo scopriamo questo dualismo: il suo volto in primo piano e alle sue spalle il crocifisso e il vaso antropomorfo; l’attenzione dell’artista verso ciò che è spirituale e ciò che è carnale.

Paesaggio
Dietro il crocifisso possiamo scorgere un paesaggio essenziale fatto di colline lievi e arrotondate, delle case dei contadini, degli alberi rossi che ricordano il sangue di Cristo versato sulla croce. Intenzionalmente l’artista non pone sul corpo del crocifisso nessuna goccia di sangue, ma un paesaggio che riflette tutto ciò che Gesù ha vissuto e da quel momento tutti gli alberi sono del colore del legno della croce.

Approccio vocazionale

Tra desiderio e sguardo: la croce
L’opera Il Cristo giallo di Paul Gauguin è opportunità, uno stimolo per approfondire il significato e l’importanza della croce nella chiamata e nell’animazione vocazionale. La croce è la via che consente di scoprire la propria vocazione, il “segno” che mette il giovane di fronte alla scelta che riguarda tutta la sua vita.
«Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me». Come Gesù attrae dalla croce? Giovanni nel suo Vangelo (12,20-33) approfondisce il tema dell’attrazione. Forse davanti alla croce a volte si sperimenta più repulsione che attrazione perché essa rappresenta dolore, supplizio, ingiustizia, maledizione, morte. Come superare questo equivoco? È doveroso chiarire questo aspetto e soprattutto scoprire la valenza vocazionale della croce che non rappresenta solo dolore, ma dono di sé, amore e redenzione.
I Greci che vogliono vedere Gesù li immaginiamo giovani, essi hanno nel cuore desideri1 profondi e vanno alla ricerca di chi può esaudirli. Sono molto vicini a noi, comprendiamo appieno le loro speranze che sono anche le nostre.
Ebbene, come risponde Gesù al desiderio che custodiamo nel nostro cuore? È bello desiderare perché ci porta oltre noi stessi, ci dice che i nostri desideri hanno a che fare con le stelle, con la nostra stella di origine che è Dio. I nostri desideri sono la nostalgia di Dio, noi creati a sua immagine e somiglianza.
Gesù risponde al desiderio di vederlo con queste parole:
«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto».
Cosa c’entra questa risposta con la richiesta di vederlo? In realtà Gesù sta parlando della sua morte, lo vedranno, lo conosceranno nel momento della sua morte. Parlando della sua morte, Gesù usa il paragone di un chicco che muore e si trasforma in una spiga: è la splendida correlazione che Gauguin ha posto tra il Messia e la messe.
Il chicco di grano muore, si trasforma, si sviluppa e diventa spiga. Questo accade a un chicco che è cosa di poco conto, figuriamoci all’uomo.
Se la vita è donata, è una vita moltiplicata e infinita, allora non bisogna avere paura della morte, ma di una vita che non si dona. La vita dell’uomo è breve e in ognuno di noi ci sono forze, capacità ed energie che non possiamo pienamente esprimere in questa esistenza. La morte non è la fine, non è l’annientamento di tutto è trasformazione della vita, moltiplicazione di vita. Nella morte, liberati dai nostri limiti, dal dolore, liberati dalla stessa “morte”, c’è l’annuncio di un nuovo inizio e la partecipazione a una nuova vita.
«Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una “nuova creatura”» 2.
Lasciamoci guardare da Cristo sulla croce e Lui ci attirerà a sé, teniamo fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire di Dio e ci sarà una nuova creazione.

 

Preghiera

Signore, con le tue braccia allargate,
allungate in modo spropositato,
vuoi abbracciare il mondo intero.
Dalla croce abbracci ogni uomo
che vive nel dolore per condividere
e fare tua la sua sofferenza.
No! La croce non esprime
solo dolore ma amore, dono di sé
e da quel supplizio di morte
trasformi le nostre vite e ci attiri a te.
Tu sei il volto di Dio mai visto,
Dio amore innalzato sulla croce
in te e con te manifestazione
e rivelazione di amore.

 

NOTE

1 In latino il verbo desiderare = de-sidus contiene la parola stella.
2 Omelia di Papa Francesco, Assisi 2013.

Paul Gauguin
Il Cristo giallo
olio su tela 92,5×73 cm, 1889, Albright-Knox Art Gallery – Buffalo