N.06
Novembre/Dicembre 2016

Tracce per sognare

«Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante» (Qo 3,1-11).

È un testo biblico ricco di saggezza pragmatica e realista; esso procede per polarità contrapposte ed è di una assoluta attualità nell’aprire una finestra importante di attenzione pastorale sul tempo della esperienza e della formazione universitaria.
Questo è un tempo di vita che si caratterizza per una straordinaria ricchezza di input culturali, relazionali ed esperienziali, ma è anche esposto ad atteggiamenti di individualismo e dispersione, di confusione e istintività.
«Noi siamo abituati alla vecchia scusa: anche se conosciamo che il nostro cuore sa qual è la decisione migliore da prendere, non seguiamo mai ciò che dice e, per giustificare la nostra vigliaccheria, ci convinciamo che era in errore» (Paulo Coelho).
Il tempo della formazione universitaria può realmente divenire opportunità preziosa nel percorrere sentieri non semplici, ma coinvolgenti, per dare senso e scopo alla propria esistenza e alla ricerca di felicità radicata nel cuore di ognuno.
E tuttavia occorre fare i conti con una diffusa fragilità dei giovani che condiziona pesantemente le successive scelte di vita. Il tempo della giovinezza diviene così una grande area di parcheggio, dove il cartello che la delimita porta scritto a caratteri cubitali: precarietà. Il contesto di vita è simile ad un grande bazar, dove gli innumerevoli prodotti sono affastellati sugli scaffali; non è facile trovare qualcuno che dia indicazioni utili per capire dove andare e come orientarsi. Ognuno è drammaticamente chiamato a scegliere da solo; ciò è profondamente diverso dall’imparare a scegliere in maniera autonoma e responsabile.
La grande sfida per la pastorale giovanile, vocazionale e universitaria è di aiutare i giovani a identificare una realistica “road map” per la propria esistenza. Ciò richiede un cammino di verità che tocca il nucleo personale, intimo e profondo, e ne fa emergere fatiche e risorse, sogni e resistenze, per educare a scelte e decisioni rispettose e coerenti.
Un aiuto realistico e coraggioso consiste nell’offrire relazioni personali e significative di “accoglienza, ascolto e compagnia”, unica risorsa capace di ridurre i margini della frammentazione e della precarietà.
Bernard Lonergan, filosofo e teologo, suggerisce tre vie o “conversioni” per non lasciarsi sopraffare dalla dolorosa immobilità della non scelta.
la conversione intellettuale: guardare con realismo e senza distorsioni i fatti della vita, in particolare della propria vita interiore;
la conversione morale: far emergere valori e priorità che siano pro- positivi ed entusiasmanti; che non esprimano solo nozioni su come si costruisce una barca ma trasmettano la passione per il mare aperto e la bellezza dell’oceano immenso;
– la conversione religiosa: aiutare un esodo da sé stessi per consegnare il proprio cuore a colui che è l’Assoluto della vita e la pienezza dell’Amore.
Con una consapevolezza che Giovanni Vannucci esprime così:
«Io non vi trasmetto conoscenze certe…
vi do solo delle tracce per sognare».