N.02
Marzo/Aprile 2017

“Il mantello dei santi sconosciuti”

Attualizzazione e interiorità di Giona

La lotta del cuore è la scala per il cielo. GIONA: Vivi il sogno di Dio!
1. Ho sempre creduto che per averTi in me, o Dio, fosse necessario spegnere tutti gli altri sentimenti, lasciando fuori dalla porta del mio cuore ogni altro volto, ogni altra storia, ogni altra emozione. Mi ero così convinto che Tu fossi così pretenzioso, esigente che ogni tanto, Te lo confesso, sbirciavo al di qua dei miei desideri, per trovarvi qualche altro cielo, magari più spazioso e più disponibile a contenere tutto ciò che mi stava a cuore. Ansimavo. Ma una volta davanti a Te deponevo il peso di quei ragionamenti. E diventavo uno con Te.

Scoprirsi amati è andare incontro al mondo. GIONA: Esci dalle tue sicurezze, il mondo ti aspetta!
2. Continuai a prestare fedeltà a quegli insegnamenti, seppur li sentivo pesanti, come macigni sul mio respiro, come prigioni nel mio andare. In me qualcosa restava come appeso ad un bisogno di pienezza che ancora non avevo. Poi, un giorno, mi recai a raccogliere le spighe di grano maturo. Durante la sgranatura, osservavo che non un chicco soltanto fa la spiga, ma tutti insieme. Compresi che ogni altro sentimento è come il sottofondo al Tuo passaggio, da parte a parte, e che Tu presiedi ad ogni amore, ad ogni ricerca, ad ogni gemito di compagnia, ad ogni atto di fantasia. Ecco perché Ti scelgo.
Ecco perché mi chiami.

Dio vuole che tutti si salvino. GIONA: Arda il tuo cuore per Colui che è morto e risorto per te!
3. Dentro di me, io so che ci sono due forze opposte: quella che mi trascina verso il basso e poi l’altra che mi attira verso l’alto. Quante volte mi ritrovo strattonato da una parte e poi dall’altra. Per quanto opposte, queste due forze, hanno però una cosa in comune: la voglia di me, la brama di me… E mi sfibrano e mi spingono… sbattuto come scoglio tra onde furenti… finché non cedo o all’una o all’altra.

L’uomo è peccatore, eppure Dio ha cura di lui. GIONA: Fatti sorreggere dalla Grazia!
4. Quello che intendo è che non posso restare a metà, fra le due rive, fra il bene e il male, fra la vita e la morte, fra il nulla e il tutto. Alla fine, dopo che mi hanno sfinito e spossato, lasciano l’ultima parola a me. Devo collocarmi in un dove, in un perché. Non sempre riesco a saltare totalmente da una sola parte. E lì spendermi in perdita. Ma ho un’arma più potente della loro seduzione, per varcare quel muro altissimo: interrogo la sete dentro me e inizio a svelarmi a me stesso. Dio è lì ad aspettarmi!

La fedeltà di Dio lascia liberi. GIONA: Rialzati tu che speri!
5. Non mi dispiace la carezza delle tempeste. Non rinuncio a trovarmi. Per tutta la mia vita mi ha tormentato l’abbandono. La solitudine ha sempre versato il suo sangue sul mio volto. Ho visto spezzarsi le vele del mio vascello davanti ai venti feroci dell’impossibile. Ho visto altri correre e raggiungere. E, io, incatenato alla paura, davanti ad ogni granello di possibile gioia, subito, senza un perché, messo sempre in fuga dalla convinzione cieca che quel che vedevo non era stato creato anche per me.

Il dono di sé, la relazione intima con il Geloso. GIONA: Disimpegnati col tuo io, per te puoi avere Dio!
6. Un giorno il Signore arrivò senza che io Lo invocassi o lo cercassi. Sostò presso il mio affanno, sotto il tetto delle mie disperazioni. Lui si fermò a soffrire quel che io stavo soffrendo, a piangere le mie stesse lacrime, facendomi dono della fonte, dove bevo e ho ancora sete.

I santi nell’ultima frontiera, la croce. GIONA: Saziati di cielo nel raggio che ti abbraccia!
7. Il male è sempre a portata di mano. È un arco che freme di scagliare la sua freccia contro l’uomo. A volte ci scivola dentro le tasche con normalità. E ce lo teniamo appeso al mazzo delle chiavi della vita, camuffato, tra le tante, ma con una differenza. Il male è l’unica chiave che chiude e che mai apre le porte. Chi ci guarirà quando la cenere prenderà di nuovo fuoco? Chi ci sarà lì a difenderci dalle sue fiamme?

Anime madri. GIONA: Chinati sui feriti, bacia i piagati, sorreggi i dimenticati!
8. I nostri occhi, quando sono aperti sul sogno di Dio vedono, non hanno resistenze. Le nostre mani, quando seminano l’oltre di Dio nell’oggi del mondo, non sono mai vuote. I nostri piedi, quando varcano il deserto della ricerca sincera, scoprono le tracce del “sì” del Signore. Perché siamo fatti di luce e di promessa. Di chiamata e di libertà. E ogni volta che prendiamo possesso della bellezza nascosta, dietro le spoglie della nostra povertà, lì, tutte le volte, Dio si consegna a noi come Amore.

I segni dell’andare. GIONA: Genera nel tuo andare la letizia!
9. Mi sono perso dentro il mio cuore. Ho scoperto di avere in me tante stanze, quante sono le esperienze che ho fatto finora. Ogni vissuto è diventato in me una stanza dove ho lottato, dove ho perso e dove ho vinto. Dove ho amici e nemici. Dove annego e poi risalgo. Dove entrando ricordo e in altre vorrei dimenticare. In tutte quelle stanze io sono al centro. In una penombra che sa tutto di me. A terra trovo sempre un chiodo. È lì. Io lo posso infliggere e fare con la sua violenza dei miei fratelli altri crocifissi, o invece posso strapparlo via dalla loro carne martoriata e alleviarne il dolore.

Un Dio tenerezza e legami. GIONA: Semina sorrisi, raccogli i perduti!
10. Le croci più pesanti, non sono quelle che portiamo, ma quelle che, altri rifiutano e che ci buttano sulle spalle. Ogni croce rigettata è una croce imposta sull’innocente. Non c’è croce che non debba essere portata. Ogni croce ripudiata è una croce che si aggiunge su chi la croce già ce l’ha.

La visione del paradiso. GIONA: Entra nel cuore e intrecciati a Dio!
11. L’amore più grande è quello che gode delle vertigini dell’impossibile. In quell’amore Dio ci raccoglie feriti, laceri, percossi. L’amore è l’ora della consegna di noi stessi. È l’ora per camminare sulle acque. L’ora per andare incontro al grido di Dio che fa nascere tutta la creazione. Se ami, alzati… va’ e non temere.

Degni di un nome. GIONA: Fuggi la sfiducia, presentati al Consolatore!
12. Messa a nudo, l’anima, attirata da Dio, non vacilla più nella sua fretta. Colpita alle sue ali, non precipita. Randellata dalle tentazioni, si stringe ancora di più a Colui che la innamora. Dimentichiamo il presente, quando anticipiamo il domani. Non conosciamo veramente la vita finché la programmiamo. La speranza è colei che trattiene nel petto il segreto più grande: vivere in attesa di Colui che redime perché rimane.

La misura della Sua presenza è la Sua assenza. GIONA: Non sentirti solo!
13. Ho visto morire di fame, altri morire di freddo e di desolazione. Ma il mio cuore di pietra non si è ancora spezzato per come vorrei. Quante volte ho onorato il mio orgoglio più della compassione. Quante altre volte sono passato oltre chi gemeva a terra senza nessuno, oltre quello sguardo muto che chiedeva la mia cura! E quante quelle volte non mi sono donato tutto a quanti non avevano niente da restituirmi, perché inginocchiato ad adorare solo le mie necessità! Segni d’amore non raccolti che oggi sono tutta la mia vita.

Con la passione dell’Oltre. GIONA: Consegnati alle virtù, l’amore porta su!
14. Ho raccolto più stelle nel sorriso delle piccole cose che nel riflesso del cielo in mare. Chinata sui sospiri nascosti dei dimenticati dal mondo, ho compreso che il magnificat della vita non è alla portata dei sapienti, ma degli umili.

I giorni del Non temere. GIONA: Afferrati alla divina gratuità!
15. Ogni giorno Dio inventa un luogo dove incontrarci, scende in un tempo dove ci dà appuntamento. Mi sento viva ogni volta che scopro che l’andare verso di Lui è un fare ritorno a me stessa. Non c’è età per sperperare tutto l’olio della fiducia. È un privilegio poter costruire sull’impossibile. Questo significa credere! Recuperare l’innocenza del cuore. Rimettere il senso del nostro cercarci nella fasce del volere di Dio. Quante volte il timore di offendere la Sua gratuità mi ha dato orientamento, preludio di paradiso, scudo contro l’umana disfatta!

Capaci di Dio. GIONA: Alzati, ora va…Dio è qua!
16. Non possiamo scegliere di seguire il Signore, senza sentire trafitto il cuore dal Suo richiamo ad andare, lì dove cantare l’altro è amarLo. Quando Lui tace, persevera, chiamaLo. Lui è solo impegnato a renderti felice.
COMPAGNIA TEATRALE “FACTUM EST”