N.06
Novembre/Dicembre 2018

Lars e una ragazza tutta sua

Un film di Craig Gillespie Con Ryan Gosling, Emily Mortimer, Kelli Garner, Paul Schneider, Patricia Clarkson.

Titolo originale: Lars and the Real Girl.

Commedia, durata 106 min. – USA 2007

Produttore: DNC Entertainment.

Trama

Lars vive in un freddo paesino del Wisconsin. Ritirato nella sua casa, fa fatica a relazionarsi ed esce solo per andare a lavoro e in chiesa, nonostante i vari tentativi di fargli avere una vita sociale da parte della famiglia e della sua comunità ecclesiale. Ben presto la famiglia scopre che Lars ha un disturbo di percezione alterata della realtà e questo grazie a Bianca, una bambola di dimensione umane acquistata su internet che Lars presenta al fratello e alla cognata come la sua ragazza. Bianca diventa il tentativo di Lars per uscire dalla sua condizione di solitudine e di paura nel relazionarsi e, grazie alla mediazione della dottoressa Dagmar, prima la famiglia e poi l’intera comunità capiscono che è l’unico modo per aiutarlo e finiscono per assecondarlo nella sua follia, trattando Bianca come una ragazza reale.

Regia

Lars è una ragazza tutta sua è un film raffinato e alternativo, molto giocato sui dialoghi, sui silenzi e sulla descrizione delle evoluzioni interiori dei personaggi… Il disturbo sociofobico di Lars e la sua illusione di essersi fidanzato con una donna vera sono esplorati con molta delicatezza, resi divertenti da un sapiente uso dell’ironia e dal marcare le situazioni surreali, analizzati da un approccio intimista che mostra molto bene le ragioni e le evoluzioni interiori dei personaggi. Il cambiamento del protagonista parte dall’utilizzo di una “mediazione di plastica” e giunge alla riappropriazione di sé e delle sue capacità relazionali base. Inoltre, il suo cercare di farsi capire anche dallo spettatore è rinchiuso in piccole scelte di regia: l’aiutare l’anziana signora in chiesa, l’usare Bianca per cercare il dialogo con la dottoressa, gli sguardi fugaci fatti alla collega di lavoro da dietro un pannello di cartongesso, il dito posato su di un braccio capace di provocargli un brivido, la stretta di mano in serata a Margot, le camice via via più colorate e dai quadrati più larghi, il filtro fotografico che accentua i colori bianco e rosa e che evoca il passaggio dall’inverno alla primavera… relazionale.

 

Percorso Tematico Passi biblici di riferimento Linguaggio del film Rilettura comparata
Lo stile di una Comunità audace e creativa 2 Cor 12, 9-10

Mc 2, 13-17

L’arrivo di Bianca Accogliere Lars è accogliere Bianca
2 Re 5, 2-4.9-14 Cosa avrebbe fatto Gesù? Regole fondamentali per un buon discernimento comunitario
Rm 12, 9-21

1 Cor 13, 8-13

“Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino” Il processo di riappropriazione di sé

 Valutazione Pastorale

 Quella di Lars è una storia di un uomo in relazione ad una famiglia, a degli amici, a dei fratelli, ad una comunità… La vicenda di una persona che può essere di oggi come di ieri, un ventisettenne che ha avuto paura per molti anni della vita come tanti l’hanno avuta per tutta la propria esistenza. Quella raccontata qui è la storia di una comunità cristiana, di un gruppo di fratelli che vive pienamente le relazioni/l’amore: una comunità che nonostante le resistenze più o meno forti nell’affrontare una situazione difficile e assurda, decide di lasciarsi guidare da un qualcosa di più grande: l’amore che Cristo insegna e l’amore per Lars… Nella situazione contingente, accogliere Lars significa accogliere Bianca (oggetto materiale/limite che però gli permette di uscire dalla chiusura in se stesso) ed è a partire da questa “accoglienza della persona” che la comunità riesce a farsi percepire come gruppo di persone che “provano ad amare”. Tale atteggiamento comunitario permette – gradualmente e a piccoli passi – a Lars di integrare/superare il suo limite e vivere le relazioni in maniera più matura e reale.

Infine, una differente prospettiva di lettura pastorale del film può vedere Lars e la sua difficoltà relazionale in parallelo con la società contemporanea, col nostro mondo sempre più ricco di connessioni virtuali, ma avaro di abbracci e baci che siano reali. In tale lettura, emerge il duplice desiderio insito nell’uomo di uscire dalla condizione di irrealtà relazionale e, dall’altro lato, di recuperare un senso positivo di società/comunità pronta a spendere se stessa per l’edificazione del bene comune e per la realizzazione di ogni singolo componente della comunità stessa.

Accogliere Lars è accogliere Bianca

“Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12, 9-10).

 

Il progressivo giungere a maturità di ogni individuo prevede l’acquisire una sorta di equilibrio, padronanza ed armonia delle energie emotive, psichiche e spirituali proprie della personalità, arrivando ad buona conoscenza di sé, alla valorizzazione della propria persona in qualità e limiti, all’accettazione della propria storia in successi e fallimenti, alla riconciliazione con questi ultimi tenendo salda un’immagine sostanzialmente positiva di sé.

In questo processo evolutivo, il limite lungi dall’essere l’emblema dell’impossibilità relazionale è il luogo dove la relazione paradossalmente si svolge nel modo più vero possibile perché è il luogo dove io avverto la necessità di essere aiutato dall’altro: grazie alle mie qualità sono sufficiente a me stesso ma è nel limite che mi trovo ad affrontare l’esigenza di chiedere aiuto!

Nel film, il disturbo di percezione alterata della realtà di Lars da malattia diventa modo di comunicare grazie alla “mediazione” di Bianca. L’incomunicabilità di Bianca, per il suo essere di plastica inanimata, è una esplicitazione della difficoltà relazionale di Lars ed una estensione della sua identità.

Il limite di Lars diventa visibile in Bianca ed è occasione per il protagonista di prendere consapevolezza sempre più chiara di se stesso, uscendo dalla sua condizione disagiata ed iniziando a chiedere aiuto. Inoltre, per la famiglia e per la comunità Bianca diventa occasione per relazionarsi per la prima volta in modo pieno con Lars, aiutandolo e favorendo in lui il cammino di guarigione che lo porterà a diventare pienamente se stesso e adulto.

Accogliere una persona è accoglierla in primis per i suoi limiti

Pastore: “Dalla sua sedia a rotelle, Bianca ha raggiunto e toccato il cuore di tutti noi in modi che non avremmo mai immaginato.”

Lars e Bianca ci insegnano lo stile dell’accoglienza… Accogliere l’altro costringe ad uscire dagli schemi precostituiti, da se stessi e dalle proprie attese, da quanto è solo espressione di affinità elettiva e compiacimento dell’io per andare davvero incontro all’altro mettendo da parte se stessi… Accogliere l’altro è imparare ad usare il suo linguaggio per allargare il proprio ambiente relazionale… Accogliere l’altro è accogliere la sua diversità, vincendo la tentazione di appiattirlo totalmente al proprio orizzonte di essere e di pensiero… Accogliere l’altro è imparare ad amare la persona che si ha di fronte per quello che è e non per quello che fa o che può dare! Allargando ulteriormente il discorso, il limite di Lars, “Bianca”, accolto e assunto pienamente da parte della comunità diventa riscoperta e novità relazionale per i membri del gruppo stesso: tutte le “attività” di Bianca, dal lavoro al volontariato, diventano estensione, riscoperta, possibilità nuova ed efficace di vivere il proprio servizio da parte dei vari membri della comunità.

Imparare ad amare apre all ’accoglienza dell’Infinito

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” Mc 2, 17 , Mt 9, 12; Lc 5, 31. Parafrasando Leopardi nella sua poesia L’Infinito, l’orizzonte è il limite della mia capacità visiva ma è al contempo il punto di contatto con l’infinito.

In altri termini, estendendo il discorso precedente dal piano umano a quello spirituale, nella vita credente è il limite riconosciuto ed il peccato offerto che diventa orizzonte di senso ed offre la possibilità di chiedere aiuto, di sentirsi bisognosi della Grazia. Nel credente il suo limite umano e la sua storia di peccato permettono l’aprirsi alla vita di fede, permettono al Cristo di essere riconosciuto quale Medico/Salvatore della propria esistenza, permettono di vivere una relazione con Dio e di vincere l’illusione/tentazione della umana onnipotenza…

Ordine ontologico e ordine fenomenologico dell’essere comunità cristiana

Signore della comunità: “Questa è la vita Lars! Noi stiamo qui con te… E’ normale si usa così quando c’è una disgrazia: si viene e si resta!”

Nell’ ordine ontologico l’esperienza spirituale cristiana dei singoli e quella della comunità pone la dottrina quale chiave di lettura prioritaria del proprio modello comportamentale. Nella vita di ogni persona religiosa, questa impostazione dà garanzia di poco margine di errore ma al contempo non contempla l’imprevisto. Nell’ ordine fenomenologico, invece, l’esperienza spirituale cristiana è il risultato di un cammino umano, che porta l’individuo ad una graduale appropriazione di sé e della propria capacità spirituale di porsi in relazione con Dio. Tale capacità scoperta gradualmente da parte del singolo, a partire dalla personale esperienza di salvezza, vede un coinvolgimento totale del suo io nella relazione con il Divino. Tuttavia è ancora “grossolana”, ossia ha bisogno di essere orientata ed esplicitata sempre più nel suo contenuto oggettivo di verità rivelata attraverso l’aiuto della Chiesa e della comunità stessa che forte del principio della volontà salvifica universale si adopera per rendere sempre più esplicita tale salvezza nella persona singola.

Le regole fondamentali del discernimento comunitario

Nella decisione da prendere circa l’aiuto da offrire a Lars, la comunità ecclesiale si raduna ed inizia a valutare la situazione, a porsi in atteggiamento di preghiera e a far i conti con le “proprie forze”, mettendo in campo slanci e paure proprie dei singoli componenti.

Si parte da un assunto che il pastore enuncia: “Cosa avrebbe fatto Gesù?” e si arriva ad una decisione collettiva frutto non di una democratica maggioranza, ma di un unanime e condiviso sentire comunitario acquisito.

Il discernimento comunitario presuppone un discernimento spirituale personale, non è qualche preghiera da fare ma è una vita che si sforza di trovare unità tra ciò che si afferma di credere e ciò che si fa. In altri termini, il muoversi per alcune decisioni non parte mai dal gruppo ma è frutto del coraggio dei singoli che decidono di andare verso una determinata direzione: nel film è l’anziana signora che si fa coraggio, orienta il sentire di tutti e permette al gruppo di portare avanti una decisione secondo lo Spirito.

Esortare le comunità a studiare e dar voce ai segni dei tempi, interpretare le movimenti del cuore interiori e scegliere quelli che vengono dallo Spirito buono (cf Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali n. 51), sono i passi previ ad un discernimento che porta a consapevolezza, interpretazione e poi scelta progettuale di azione concreta… Non è solo un sapere ma è anche un decidere!

Il film ci offre degli elementi di metodo per un buon discernimento comunitario:

  1. Alimentare il clima di ascolto, enunciando la questione da affrontare e facendo memoria dei principi di fondo.
  2. Allenarsi nella conversazione spirituale a partire dalla preghiera sulla Parola di Dio e quindi dall’ascolto.
  3. Richiamare l’“indifferenza”, ossia alimentare una certa libertà da paure, pregiudizi personali, “affetti disordinati” (cf Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali nn. 1.23.169-189)… tutto ciò che blocca e rende difficile l’essere libero da parte dei singoli (quando non si è liberi, l’obiettivo non è aiutare l’altro affrontando il suo problema, ma è far valere il mio principio, arrivando anche a strumentalizzare i valori di fondo).
  4. Far uscire il gruppo dal “cosa pensate” e orientarlo verso il “cosa sentite”.
  5. Vivere la condivisione ponendola sempre davanti al Signore e al suo modo di essere e di agire.
  6. Intendersi sulla domanda e man mano riformularla per renderla sempre più affine e rispettosa della sensibilità di tutti.
  7. Guardare insieme verso la stessa direzione ed evitare il dibattito e il confronto delle opinioni: non si vuole far prevalere l’opinione dell’uno o dell’altro ma camminare insieme verso ciò che si profila come espressione del sentire comune che viene dallo Spirito.

Il processo di riappropriazione di sé

Il film inizia con la preghiera liturgica sulla Parola di Dio e si conclude allo stesso modo: Romani 12, 9-21 – Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda…

Prima Corinzi 13, 8-13 – Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino… In questo spazio “sacro”, tra la citazione di Romani all’inizio e quella della Prima Corinzi alla fine del film, si gioca il processo di riappropriazione di sé da parte di Lars.

La preghiera iniziale si incarna grazie alle scelte di alcuni membri della comunità cristiana che trascinano gli altri e iniziano ad adoperarsi per Lars, vincendo la tentazione dell’indifferenza, del giudizio e dello scoraggiamento: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” – prima citazione di Romani.

Al termine della pellicola, la citazione finale della Prima Corinzi diventa espressione concreta della nuova vita di Lars che da bambino, di cui tutti si prendono cura assecondandolo nel “gioco” della sua amica immaginaria, diventa adulto rendendosi responsabile dell’amore ricevuto e vincendo le paure per giocarsi in un modo nuovo nelle relazioni.

Nel linguaggio del film, il dialogo tra Lars e suo fratello è evocativo di questa svolta interiore:

Lars: “Tu come hai scoperto di essere diventato un uomo?”

Guss: “Non è così netto il passaggio. Una parte di te continua a sentirsi un bambino, ma cominci a decidere su quello che è giusto o sbagliato, ma non quello che è giusto per te quello che è giusto per tutti… Anche se a volte fa male.”

A conclusione di questo scritto, anche noi possiamo assumere come massima di vita questo insegnamento semplice ed efficace di Guss. Insegnamento che sintetizza la storia di Lars, come la storia di ciascuno di noi, ossia storie di persone (credenti e non) aiutate a divenire pienamente loro stesse da famiglie e da comunità audaci e creative che si lasciano guidare dallo Spirito.