N.05
Settembre/Ottobre 2019

L’orante/1

Figura di orante, fine III secolo, cimitero Maggiore, Roma.

 

 

L’immagine dell’orante è una delle rappresentazioni più frequenti delle catacombe cristiane, fin dall’inizio del III secolo. Si tratta in genere di una donna (più raramente un uomo) in piedi, le braccia levate nell’atto di pregare. Nelle catacombe e sui sarcofagi questa figura esprime la certezza della salvezza e la speranza della vita eterna. È, nel mondo antico, il gesto abituale di coloro che pregano, come emerge anche dal Vangelo. Da ciò, l’appellativo di orante (dal latino orare, «pregare»). I cristiani l’hanno adottato con maggior facilità dal momento che lo stesso gesto si ritrova nella Bibbia, ad esempio quando Mosè si raccoglie in preghiera, «le braccia levate», durante il combattimento degli ebrei contro gli Amaleciti (Esodo 17, 11-12 e 1Re 8,38). Per l’autore delle Costituzioni apostoliche, lo stare in piedi simboleggia il risorto che si è «rialzato» tra i morti. L’orante rappresenta anche la Chiesa in preghiera. Numerosi personaggi biblici sono rappresentati in queste vesti: Noè, Daniele, i tre ebrei nella fornace, Susanna, ecc. Tuttavia, questa simbologia evoca più della semplice preghiera d’intercessione. La figura della donna orante (o dell’uomo orante) esprime anche la certezza e la gioia di essere salvati, l’accesso promesso alla vita eterna. È sorprendente constatare che i cicli delle pitture catacombali e quelli dei rilievi dei sarcofagi sono improntati a un’atmosfera di serenità e di gioia.*

 

 

*L’immagine e la fonte dell’articolo sono tratte dal volume di Gérard-Henry Baudry, Simboli cristiani delle origini, I-VII secolo, edito da Jaca Book.

 

 

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