N.05
Settembre/Ottobre 2019

Una Famiglia a servizio di famiglie

La Chiesa, grazie al magistero di papa Francesco, sta invitando con particolare attenzione i credenti a coltivare e a includere nella pastorale e nella società la famiglia, il primo nucleo da cui ha origine ogni vita. 

Questa esigenza, ora universale, aveva trovato alcune sue forme di espressione in diversi cammini per coppie di sposi nel corso del ‘900. Uno di questi è l’Istituto Santa Famiglia, fondato dal beato Giacomo Alberione. 

Egli, spinto dal desiderio di promuovere il bene spirituale e la santificazione della famiglia cristiana, istituiva, nel 1963, questo Istituto per i coniugi desiderosi di impegnarsi a cercare nel matrimonio la perfezione evangelica mediante i voti di castità, povertà e obbedienza coniugali. 

Esso si poneva come una novità nel panorama ecclesiastico, specialmente per la professione dei voti, che evidentemente era scelta solo dai religiosi e da quanti aderivano alla vita consacrata. Il percorso non fu, pertanto, immediato, ma dopo l’ampia diffusione di questo Istituto e il delinearsi della sua identità, la Santa Sede ne approvava definitivamente lo Statuto il 19 marzo 1993, dichiarando l’Istituto opera propria della Società San Paolo e ad essa aggregato. 

Che cosa è l’Istituto Santa Famiglia e quale è la sua finalità? Certamente essa è una stupenda opera dello Spirito Santo che ispira e crea, è una meraviglia di Dio! 

Chi mai avrebbe potuto immaginare un simile intervento dello Spirito Santo per consentire la consacrazione con i voti di coppie sposate! 

C’è chi ha definito questa realtà come una specie di “autostrada” santificante per le coppie, una forma di consacrazione che consente di giungere con rapidità e profitto verso la meta della santità, se vissuta con fede e coerenza. Le coppie che vi aderiscono non perdono la natura propria del sacramento, anzi continuano a rimanere nel proprio ambiente di vita ordinario e, contemporaneamente, acquistano un nuovo stile di vita, per diventare “segno” per gli altri attraverso un cammino di perfezione evangelica, ispirandosi alla santa Famiglia di Nazareth, modello, luce e sorgente di grazia. La povertà è intesa come sobrietà e distacco, evitando l’accumulo dei beni; l’obbedienza è l’adesione al magistero della Chiesa e dei superiori, ma anche alle promesse sancite nel sacramento del matrimonio; la castità coniugale è una forma di attenzione a tutto ciò che riguarda la relazione nella coppia, allontanando ogni forma di egoismo, nemico del vero amore, e promuovendo l’attenzione al coniuge. 

Pensando alla diffusione del Vangelo a tutti gli uomini, don Alberione, fondatore dell’Istituto Santa Famiglia e di altri Istituti religiosi, così scriveva: «Dio, volendo restaurare ogni cosa in Gesù Cristo, dispose che Egli iniziasse la sua opera presentando a tutte le famiglie un perfetto modello nella famiglia di Nazareth. Nella Santa Famiglia, infatti, i padri, le madri, i figlioli trovano divine lezioni di pazienza, di castità, di amore filiale, di laboriosità. Là Gesù visse, lavorò, pregò per tanti anni e così la restaurazione cominciò dalla famiglia»[1]. 

Il fine che l’Istituto Santa Famiglia si propone è dunque quello della santificazione della vita coniugale e familiare, accogliendo il dono dei voti, per rendere più operante la grazia del sacramento del matrimonio. 

La consacrazione sottolinea, specifica e rinforza la grazia battesimale e coniugale; essa è un atto che crea un rapporto nuovo con Dio, perché immette in una realtà che trasforma profondamente. I voti non sono un “peso”, ma un dono di Dio: essi non sono una nostra scelta, ma l’accoglienza di una vocazione; è Dio a compiere il primo passo, ce lo presenta come offerta, ci propone di accettarlo. 

Non a tutti è fatta la stessa proposta: siamo quindi nell’ordine di una speciale vocazione, per una particolare missione. Condividendo la spiritualità e l’apostolato della Famiglia paolina, le coppie dell’Istituto si dedicano alla diffusione del messaggio cristiano, soprattutto all’evangelizzazione delle famiglie attraverso la preparazione dei fidanzati al matrimonio, dei genitori al Battesimo dei figli, all’assistenza di famiglie in difficoltà materiale e spirituale, promuovendo la vita in tutti i suoi momenti, diffondendo con tutti i mezzi della comunicazione sociale l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia, in una parola fermentando di testimonianza evangelica gli ambienti in cui vivono e operano: la famiglia, il lavoro, la comunità ecclesiale, la società, secondo la spiritualità della Famiglia paolina, che è una sola: «Vivere integralmente il Vangelo, vivere nel Divin Maestro, in quanto Egli è Via, Verità e Vita, viverlo come lo ha compreso il suo discepolo san Paolo»[2]. 

Questo è il dono che il Signore ha fatto anche alla vita mia e di mio marito e che ci ha aiutato a vivere con più consapevolezza e impegno il sacramento del matrimonio, radicandoci nella fede e crescendo nell’amore di Dio, con la meditazione della Parola, la celebrazione e l’adorazione eucaristica e il servizio ad altre coppie di sposi. 

Sebbene ora sia vedova, l’apostolato per me continua immutato, perché la grazia del matrimonio e della consacrazione mi aiuta a sentire sempre vicino mio marito e a operare per il bene delle famiglie, lì dove il Signore, come singola e come gruppo di coppie, mi chiama ad andare. 

 

 

[1] S. Lamera, La Famiglia. Piccolo grande nido, Edizioni paoline, Milano.

[2] G. Alberione, Ut perfectus sit homo Dei, III, 187.