Fonti /

Somiglianza

Riportiamo qui un testo di Guglielmo di Saint-Thierry, tratto dall’opera Lettera d’Oro, nel quale si racconta del progresso spirituale di chi sempre più conosce il volto di Dio.

 

“A colui che è eletto e amato da Dio, infatti, si manifesta talvolta qualche riflesso del suo volto, come un lume racchiuso tra le mani, che appare e scompare secondo la volontà di chi lo regge, in modo che, grazie a quanto gli è consentito di vedere come di sfuggita o a sprazzi, l’animo si infiammi del desiderio di un possesso pieno della luce eterna e dell’eredità della completa visione di Dio.

Ed affinché si renda conto, almeno in una certa misura, di ciò che gli manca, capita che la grazia, quasi di passaggio, sfiori i sensi di colui che prova amore per Dio, lo strappi a se stesso e se lo porti via nel giorno che non passa mai, lontano dal tumulto del mondo, nelle gioie del silenzio; che là, per un momento, per un solo istante, secondo la misura che gli è propria, l’Essere stesso si offra alla sua contemplazione così com’Egli è; e che talvolta, per di più, lo trasformi a sua somiglianza, affinché sia anch’egli, secondo la misura che gli è propria, come Egli è.

Allora, quando sarà venuto a sapere tutta la distanza che separa il Puro dall’impuro, l’uomo viene restituito a se stesso e rinviato a purificare il suo cuore in preparazione alla visione, a disporre l’animo alla somiglianza, affinché, nel caso venga riammesso alla folgorazione della grazia, possa conferire maggior purezza e profondità alla sua contemplazione e maggior stabilità alla sua gioia.

In nessun’altra parte, difatti, la misura dell’imperfezione umana si coglie meglio che nella luce del volto di Dio, nello specchio della visione divina. Là, nel giorno che non trascorre, scorgendo sempre più chiaramente che cosa gli manca, purifica di giorno in giorno, grazie alla somiglianza, tutto ciò in cui ha mancato a causa della dissomiglianza, avvicinandosi, grazie alla somiglianza, a Colui dal quale si era allontanato a causa della dissomiglianza. E così una somiglianza sempre più netta accompagna una visione sempre più netta.

È certamente impossibile vedere il sommo bene e non amarlo; e di non amarlo nella stessa misura in cui è stato dato vederlo; l’amore, allora, non cesserà di progredire a tal punto, nella somiglianza di quell’amore, che ha reso Dio simile all’uomo, mediante l’umiliazione della condizione umana, da costituire l’uomo simile a Dio, mediante la glorificazione dovuta alla partecipazione divina. E allora è dolce per l’uomo farsi umile insieme con la somma Maestà, farsi povero col Figlio di Dio, conformarsi alla divina Sapienza, provando in sé i sentimenti di Cristo Gesù nostro Signore.”

(Guglielmo di Saint-Thierry, Lettera d’Oro, 268-272)