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Nascosti nel segreto del Suo Volto

Riportiamo qui un testo di Thomas Merton, tratto dal libro La montagna dalle sette balze, nel quale si delineano alcuni tratti fondamentali della vita cistercense.

 

 

“[I primi monaci cistercensi] assaporavano la gioia stupenda del silenzio e della solitudine, abitavano in monasteri appartati […] i loro occhi limpidi, purificati dal fumo del mondo, […] si elevavano al cielo e ne penetravano gli abissi infiniti, e la luce salutare. Erano poveri, non avevano nulla, e perciò erano liberi e possedevano ogni cosa, e da tutto ciò che toccavano emanava una scintilla del fuoco divino. E lavoravano con le loro mani, arando e zappando in silenzio la terra […]  e intorno a loro tutto era semplice e povero, perché erano gli ultimi e i più piccoli fra gli uomini […] cercavano Cristo povero e respinto dagli uomini […]  E l’avevano trovato, conoscevano la potenza, la dolcezza, la profondità e la misura infinita del Suo amore, vivo e operante in loro. In Lui, nascosti in Lui, erano diventati i “Poveri Fratelli di Dio”. E per amor Suo avevano rinunciato a tutto e si erano nascosti nel segreto del Suo Volto. Proprio perché non avevano niente, erano i più ricchi della terra, possedevano ogni cosa; perché a mano a mano che la grazia svuotava i loro cuori da ogni desiderio terreno, lo Spirito di Dio vi entrava e colmava il posto fatto per Dio. Gustavano in se stessi la gloria segreta, la manna nascosta, il nutrimento e la forza infinita della Presenza di Dio […]  E tutto il giorno Dio parlava loro, […] la pura voce di Dio faceva scorrere in loro la verità, semplicemente e direttamente, come l’acqua sgorga dalla sorgente. E all’improvviso la grazia si faceva in loro sempre più abbondante; ed essi non sapevano da dove venisse, eppure questa grazia li ricolmava, li riempiva d’amore e li liberava. E traboccando in ogni atto, in ogni movimento, la grazia faceva di tutto ciò che compivano un atto d’amore, la glorificazione di Dio […] non con dimostrazione esteriore, ma con la semplicità stessa […] Essi dimoravano in Dio. Essi s’erano ridotti al nulla e si erano trasformati in Lui con la pura e assoluta umiltà del loro cuore. E traboccando da quei cuori puri, l’amore di Cristo li rendeva fanciulli.”

 

(T. Merton, La montagna dalle sette balze, Milano 1950, pp. 377-379)