N.04
Luglio/Agosto 2020

Interesse

Il tempo di lockdown che abbiamo vissuto è stato molto faticoso per tanti, per altri meno. Per qualcuno è stato necessario stringere i denti, tenere duro e cercare di attraversare, per qualcun altro il tempo di isolamento forzato si è presentato come una occasione feconda per abitare di nuovo relazioni importanti e farle ricominciare laddove la ruggine del tempo, dell’abitudine o dell’incomprensione ne aveva impedito il libero fluire; per altri ancora i rapporti si sono fatti ancora più faticosi, duri, gravosi. 

 

In tutto questo, due parole hanno accompagnato la vita di ognuno e chi se le è sentite rivolgere nella verità, a voce oppure scritte in una chat, ne ha potuto godere la vitalità e sentirsi rinvigorito: «Come stai?». È la possibilità offerta di raccontare gli affanni, i dolori, le ansie, le fatiche, le gioie e le preoccupazioni dell’oggi e del domani, è l’energia trasmessa dal sentirsi parte dell’interesse di un altro. 

 

Tutto ciò è estremamente vocazionale perché interessarsi di qualcuno in maniera disinteressata – sembra un paradosso ma è proprio dell’agire di Dio – è il modo migliore per aprire alla possibilità di riconoscere la propria importanza. Interesse sottolinea proprio questo: qualcosa di importante, che mi preme, che conta: letteralmente ‘ciò che si trova nel mezzo’. E nel mezzo di noi, tra l’uno e l’altro, non c’è soltanto il vuoto che in questi giorni abbiamo avuto il dolore di sperimentare ma nel medesimo spazio che apparentemente ci separa abita la forza viva dello Spirito che è capace di rendere coesi, di attirarci gli uni gli altri impastandoci in quella consapevolezza di «trovarci tutti sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati ma nello stesso tempo importanti e necessari […]. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli» (FrancescoMomento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27 marzo 2020). 

 

Tocca, così, rimanere protesi in avanti, verso l’altro con il quale condividiamo la medesima fragilità, la stessa vulnerabilità, la comune umana piccolezza: la cura e l’interesse scaturiranno in maniera spontanea e lì troveremo l’orizzonte della nostra vocazione.