N.06
Novembre/Dicembre 2020

Vocazione, la missione dell’educare

Ci sono vocazioni che si riconoscono subito. Angelo Giuseppe Roncalli ha solo 12 anni quando entra al seminario di Bergamo e 19 quando inizia il terzo corso di Teologia. Anni dopo, divenuto papa Giovanni XXIII, confiderà di “non aver mai dubitato che la vita dovesse riservargli altra sorte” che non fosse il sacerdozio. Una vocazione e una consapevolezza così forti che proprio la formazione alla vita sacerdotale e religiosa fu, insieme alla famiglia, uno dei temi che più gli stavano a cuore. Senza timore di smascherare quelli che oggi chiameremmo “falsi miti”: “La vostra vita seminaristica di oggi – diceva nel 1961 ai giovani seminaristi – non è in funzione di preparazione ad un servizio che possa e voglia esercitarsi in un mondo ideale e chimerico. Guai a voi se pensaste così! Andreste incontro a delusioni amare”. Non esiste il mondo immaginario su cui fantastichiamo quando pensiamo al nostro futuro, esiste invece quella solida realtà (che, per dirla con papa Francesco, è superiore all’idea) contro cui siamo destinati a sbattere la testa. Seminaristi o meno. E non è che con i Rettori dei seminari fosse più tenero: “Più che lamentare la scarsità e insufficienza delle vocazioni in tante parti del mondo, conviene illustrare ai giovani l’ampiezza del campo che attende gli operai della messe, la bellezza dell’ideale sacerdotale, affinché sboccino numerose tra le cristiane famiglie le vocazioni al sacerdozio”. In sintesi, meno geremiadi e più testimonianza, che lagnarsi non porta frutti, ma dare il buon esempio sì. Del resto, il compito educativo (“missione assai ardua”) è esso stesso una vocazione e il buon maestro sa attendere i tempi giusti dei ragazzi (“boccioli promettenti, che dovranno un giorno fiorire, nel posto e nell’ora che la volontà di Dio ha assegnato a ciascuno”), non sempre di riscontro solerte: “E non allarmatevi se alla vostra azione educatrice viene meno l’effetto immediato. Veri discepoli di Gesù, anche voi levate gli occhi e guardate gli orizzonti più vasti, ai quali voi apportate ogni anno, forse senza comprenderlo a fondo, nuove luci, nuovi splendori”. È sempre una questione di fede: seminate nelle testoline spesso riottose e qualcosa, complice la Provvidenza, sicuramente germinerà. Anche se magari non lo vedrete voi. Giovanni XXIII aveva una lunga esperienza umana e spirituale a cavallo di due secoli: figlio di contadini, quarto di tredici figli, cappellano militare durante la Grande Guerra, diplomatico in luoghi e situazioni complesse, Pastore di una diocesi intrisa di tradizione, Papa profetico del Concilio Vaticano II. Tra molteplici percorsi e innumerevoli incontri serbati nel cuore, Roncalli insegna a camminare in pace e senza timore, perché la vocazione “È un perdersi per ritrovarsi […] Seguire quella voce, che chiama, vuol dire ritrovare la propria vita”. Il GPS di Dio.