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L’altro vale più di te

Che gli altri siano superiori a noi stessi (Fil 2,4) forse non è solo questione di stima o di capacità ma, piuttosto, di interessi, di priorità nella scelta del bene… di chi ho veramente a cuore. Entrare in questa prospettiva potrebbe rendere possibile il miracolo di passare dall’IO al NOI, non per necessità, ma per scelta.

 

Guardando il Signore innalzato sulla croce, guariamo dal veleno e il veleno nostro è la falsa immagine di gloria. L’uomo cerca la gloria; in ebraico la gloria è il peso, la consistenza, l’uomo ha bisogno di essere qualcosa per qualcuno, di contare, di pesare, se no non esiste. E tutto quello che fa è tutto per la gloria, per un peso, una consistenza nei confronti degli altri. L’errore è quello di sbagliare l’unità di misura: c’è un peso vuoto, inconsistente… è quando facciamo consistere il nostro peso nella rivalità, nella vana gloria, nell’orgoglio, nella lite. Mentre il vero peso, la vera identità, la nostra vera consistenza è quella di Gesù Cristo, ed è quella dell’umiltà, dell’amore, dello spogliarsi, dello svuotarsi e dell’essere disponibile ai fratelli fino alla morte e alla morte di croce. […] L’altro vale più di te. È quello che ha fatto Dio con noi, ci ha amato e ha dato la sua vita per noi, cioè la nostra vita vale più della sua. Allora cessa la concorrenza; dal momento che l’altro è al primo posto, non c’è più concorrenza. Come vedete qui è in gioco il concetto di gloria, perché la vera realizzazione dell’uomo non il porsi al primo posto, ma il porsi all’ultimo posto, perché la grandezza dell’amore non è dominare tutti ma è servire tutti, l’amore lascia spazio all’altro, cioè si svuota, mentre l’egoismo riempie ed invade tutto e non c’è più respiro per nessuno e soffoca tutto, l’amore si restringe, si restringe al minimo e lascia tutto lo spazio all’altro, è accoglienza.

 

La trascrizione (non rivista dagli autori) del testo integrale della catechesi (Fil 2,1-11) è disponibile su gesuiti-villapizzone.it

 

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