N.01
Gennaio/Febbraio 2021

Una storia fatta di segni

 

Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti?

(Gv 6, 30)

 

 

 

Il Santuario

 

Tra i tanti miracoli eucaristici accaduti nel tempo e riconosciuti tali dalla Chiesa, quello di Lanciano è certamente il più antico e il più completo. Esso ha la sua origine tra il 700/750 d.C. e, com’è scritto in una lapide posta nel luogo del prodigio: “La fede di un monaco basiliano qui subì un cedimento e si svelò il mistero”. Questa citazione in modo appropriato e sintetico esprime la verità e la bellezza di un segno che ancora oggi attrae e raccoglie pellegrini da diverse parti di tutto il mondo.

Sappiamo dalla storia che tra il 600 e il 700 d.C. molti monaci basiliani fuggirono dall’oriente bizantino, specialmente dalla Grecia a motivo della lotta iconoclasta e trovarono rifugio in Italia. L’Abruzzo con la sua composizione geografica e grazie ad una significativa presenza monastica ospitò questi monaci che fondarono diversi monasteri in tutta la regione. Lanciano custodisce questa presenza basiliana attraverso i resti dell’antico monastero e della Chiesa di S. Legonziano, luogo in cui il mistero dell’Eucaristia si è svelato in modo prodigioso e unico. Ora, un monaco di questa comunità, di cui non viene tramandato il nome, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio, andava dubitando se nell’Ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue. Pregava costantemente Dio che gli togliesse dal cuore questo dubbio e una mattina mentre celebrava la S. Messa, dopo aver proferito le parole della consacrazione vide tra le sue mani il pane mutarsi in Carne e il vino in Sangue: Tantum ergo Sacramentum! Ecco il segno!

Con il passare dei secoli e dopo alterne vicende, il Miracolo è oggi ancora visibile, sigillato in un artistico ostensorio di argento del 1700, senza aver subito alcun processo di decomposizione. Ci troviamo dinanzi ad un tessuto rotondeggiante carnoso, di colore giallo-bruno, del diametro di circa 6 cm, più spesso ai bordi e assottigliato al centro fino a formare un’ampia cavità centrale. Nel calice di cristallo invece si vedono cinque frammenti solidi, di volume ineguale e di colore giallo-marrone, di sangue coagulato per un peso complessivo di circa 16 grammi.

I pellegrini sostano dinanzi a questo Miracolo per venerare una Reliquia Eucaristica o per adorare una Presenza Eucaristica (teologicamente i due atteggiamenti sono ugualmente ammessi), e tornano edificati e confermati in quella fede che qui a Lanciano trova un segno di credibilità e di speranza.

Custodi del Miracolo Eucaristico di Lanciano sono i Frati Minori Conventuali. Seguendo lo stile e il carisma di S. Francesco d’Assisi, i frati qui sono dediti all’accoglienza dei pellegrini, alla pastorale dell’ascolto soprattutto nel sacramento della Riconciliazione e nell’accompagnamento spirituale come anche negli incontri di formazione cristiana che trova proprio nell’Eucaristia molteplici contenuti pastorali e spunti catechetici.

 

Segni che chiamano

 

La storia di ciascuno di noi è fatta di segni. Segni riconosciuti o meno che hanno contrassegnato il nostro cammino di discepoli del Risorto. Segni che hanno avuto l’eco di una voce, o il bagliore di un sorriso, o il calore di un incontro, o il colore di un volto. Segni che ci hanno chiesto di essere visti e ascoltati con tutto ciò che portavano impresso: domande o risposte, mano tesa per dare o per ricevere. Segni che occorre rimettere uno dietro l’altro in un elenco vitale capace di risvegliare ogni giorno il senso del nostro “Sì”. E poi ci sono quei segni di fede davanti ai quali andare per permettere alla nostra vita di ritrovare costantemente il gusto del camminare con il Maestro. Uno dei più belli è sicuramente il “segno” di Lanciano, dove un pezzo di Paradiso parla di amore infinito, offerto per pagare il prezzo del nostro riscatto, per ridarci la possibilità di far rientrare la nostra vita nella stanza nuziale della gioia.

A Lanciano, davanti al Miracolo Eucaristico, il Maestro ci insegna a dare forma al cuore. Ci mostra come dev’essere un cuore che vive per essere segno di luce, bucato continuamente dalla presenza di Dio per farsi attraversare da Lui in una vita fatta dono preso, benedetto, spezzato e dato.

A Lanciano, davanti al Miracolo Eucaristico, il Maestro ci insegna il carisma della minorità. Ci detta le regole per vivere e per servire perché – come diceva don Tonino Bello – «Chi non vive per servire non serve per vivere» e lì si scopre che il servizio più bello è vivere la fraternità e la sororità che si fanno compagnia e amicizia.

Infine, a Lanciano, davanti al Miracolo Eucaristico, il Maestro ci insegna la passione per la missione. Mette fretta al cuore di ciascuno perché davanti all’Amore non si trova altra risposta che non sia l’Amore. E, allora, ci si sente chiamati a dare e a darsi per raggiungere la pienezza e la felicità. Ci si sente chiamati ad essere anche noi piccoli pezzi di Paradiso, frammenti del Risorto. Ed è bellissimo!