N.02
Marzo/Aprile 2021

L’informazione

COME UN LIQUIDO

 

L’accumulo e lo scambio d’informazioni è una delle basi dell’economia del nostro tempo. E in un certo senso, anche le relazioni – tanto quelle affettive quanto quelle lavorative, oltre che quelle tra soggetti istituzionali -, essendo sempre più coinvolte e governate da logiche economicistiche, sono regolate dal trasferimento, dalla condivisione o dall’occultamento di informazioni.  

L’informazione classicamente intesa – il sempre più vasto e vario spettro dell’attività giornalistica  di inchiesta, cronaca, interpretazione – ha smesso di essere facilmente definibile e circoscrivibile, moltiplicando le connessioni e le reciproche interferenze con altri ambiti,  trovandosi sottoposta – come molte altre articolazioni della società contemporanea – alla metamorfosi radicale della dinsintermediazione -,  tracimando inesorabilmente a invadere – grazie alla rete, come un liquido dentro un liquido – sempre di più il tempo e lo spazio privati dei singoli individui.   

 

NARRAZIONE CONTINUA DEL MONDO

 

In questo nostro tempo più che in ogni altro momento della Storia recente, l’informazione è al centro della comunicazione. Una delle attività che storicamente ha contribuito di più a fondare e alimentare i flussi della comunicazione così come la intendiamo e la pratichiamo oggi, è andata adattandosi negli anni seguendo le trasformazioni tecnologiche ed economiche, spesso anticipando e influenzando quelle culturali e sociali. 

Dopo esser passata attraverso la fase della spettacolarizzazione – connessa soprattutto alla lunga egemonia televisiva -, l’informazione nell’era digitale è diventata la superfetazione dei sistemi e dei flussi di comunicazione che alimenta e dai quali è accolta e inglobata: frammentaria eppure pervasivamente presente come principale discorso pubblico condiviso, invariabilmente attraversata da tensioni paradossalima tutt’altro che secondarie, come quella verso l’intrattenimento o l’ironia, è divenuta ormai la più vasta e più diffusa narrazione continua sul mondo.  

Se la comunicazione – come scrive il filosofo Perniola – è contro la conoscenza, l’informazione  – che della comunicazione è ora forza motrice e asse portante principale – è contro la chiarezza e la consapevolezza, contro la concentrazione. 

Tra i primi contenuti a subire l’iperbolica moltiplicazione e accumulazione prodotta dalla globalizzazione della rete, l’informazione costituisce oggi un sottofondo ininterrotto, un orizzonte brulicante che non smette mai di tessere un contraddittorio e ambivalente racconto del mondo. Una sconfinata combinazione di macro e micronarrazioni che duplicano la realtà e ne coprono, fin quasi ad annullarli, la complessità e il senso inesauribile. Così s’invera una delle accezioni celate nell’etimo: l’informazione in-forma, ricostruisce il mondo restituendone un’immagine arbitrariamente definita, preferendo più spesso una rappresentazione a una riproduzione, lo storytelling alla cronaca, l’emozione all’analisi.  

Il paradosso che ne risulta è che se per un verso garantirsi l’accesso a un’informazione, la più completa e adeguata possibile, diventa sempre più utile, se non indispensabile per una partecipazione attiva e accorta alla società, per l’altro cercare, scegliere e raccogliere informazioni è ormai sempre più esercizio tecnicamente complesso per il quale sono indispensabili strumenti culturali non elementari.  

 

CONFUSIONE E INTRALCIO

 

I rischi e le conseguenze di un’esplorazione ingenua e sprovveduta di questo universo sempre più vasto e coinvolgente non si limitano alle trappole delle false notizie o delle “imboscate” della propaganda partigiana: chi produce e diffonde informazioni – ormai non più solo professionisti e istituzioni immediatamente riconoscibili – è in grado di costruire impercettibilmente un mondo illusorio, coerente a un punto di vista implicito e non sempre facilmente individuabile, che si offre all’utente/consumatore come comodo arsenale cognitivo dal quale desumere prospettive, idee, opinioni immediate e pronte per un inconsapevole innesto nella propria quotidiana esistenza.  

Un mondo illusorio, surrogato, molto spesso costruito come chiuso sistema di opzioni obbligate, privo di faglie, fessure, spazi aperti alla libera scelta, alla formulazione di un pensiero critico, all’immaginazione di un’alternativa. 

Ed è in fondo il paradosso la figura che domina la scena. L’informazione che di per sé dovrebbe essere quintessenzialmente contenuto del processo di comunicazione diventa al contempo uno tra i più perturbanti rumori di fondo che intralciano una corretta ricezione/interpretazione del messaggio. Ed è anche nella cornice sempre più ampia, permeabile ed evanescente dell’informazione che si realizzano più vistosamente la confusione e la sostituzione tra ufficiale e ufficioso, pubblico e privato, rilevante e irrilevante; tra il vero e il falso, il possibile e l’impossibile.  

 

 

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