N.04
Luglio/Agosto 2021

Pionieri di speranza 

Candidato a sei premi Oscar e vincitore del Golden Globe come film straniero, “Minari” di Lee Isaac Chung è una poesia sociale che racconta il sogno di integrazione 

Tra i film rivelazione della stagione 2020-21, protagonista tra Oscar, Golden Globe e Bafta, desideriamo segnalare “Minari” del regista sudcoreano-statunitense Lee Isaac Chung, un’opera di luminosa eleganza e poesia; un racconto di formazione e riscatto, la storia di pionieri contemporanei in cerca di accoglienza e futuro. 

Stati Uniti anni ’80, nella zona rurale dell’Arkansas si trasferisce una famiglia di origini sudcoreane. Capofamiglia è Jacob (Steven Yeun), trentenne sposato con Monica (Yeri Han), genitori della preadolescente Anne (Noel Kate Cho) e del piccolo David (Alan Kim). Jacob ha il sogno di coltivare vegetali tipici dell’Asia, per poterli vendere alla nutrita comunità di migranti ormai stanziali in America. Facendosi aiutare dal veterano Paul (Will Patton), un agricoltore ultrareligioso dai modi pacati e accoglienti, Jacob si dedica anima e corpo al suo progetto, ma il terreno non sembra rispondere ai suoi sforzi. Nonostante questo Jacob non si arrende, neanche davanti ai tentennamenti della moglie Monica, spaventata dal rischio della bancarotta. A smorzare la tensione è la nonna Soonja (Yuh-jung Youn, premio Oscar 2021 come miglior attrice non protagonista), che giunge dalla Corea con una carica di simpatica eccentricità portando scompiglio ma anche tanta energia. E proprio a lei si deve l’intuizione di piantare i semi di Minari, un’erba tipica della cucina asiatica che raggiunge una fioritura più rigogliosa alla seconda stagione. 

Alla sua quarta regia, Lee Isaac Chung con “Minari” firma il suo capolavoro. L’autore fa centro con una storia che fonde ricordi personali con la memoria comune di un Paese, con la grande Storia americana, quella che vibra sulle note dell’accoglienza, di cui parla il celebre brano “This Land Is Your Land”. “Minari” ci consegna il racconto di un sogno, quello di una famiglia simbolo in verità della grande e variegata comunità di migranti che fanno rotta verso l’America, attratti dalle promesse di un luogo dove tutto sembra essere possibile, dove chiunque può trovare posto e domani. “Minari” è una suggestione poetica sul bisogno di integrazione, ma anche di custodia delle proprie radici identitarie. Lo stile narrativo di Lee Isaac Chung ammalia e conquista per nitidezza, pulizia visiva e grande realismo. 

L’opera è una bellissima e struggente metafora sociale per il nostro presente, un film che predispone all’ascolto e all’incontro. La Commissione nazionale valutazione film CEI ha riconosciuto “Minari” come raccomandabile, poetico e adatto per dibattiti (www.cnvf.it).

 

 

Schermi paralleli.Sul tema del riscatto si segnala “Tornare a vincere” (“The Way Back”, 2020) di Gavin O’Connor con Ben Affleck. Una storia di sport, di caduta, di alcolismo, ma soprattutto di speranza. Una prova maiuscola per Affleck, che si mette a nudo conducendo il personaggio sul territorio sofferto della sua biografia. Commozione e applausi.