Fonti /

Spingiamoci avanti!

Il tempo è crudele. Ma ogni istante che passa, e quindi che uccide, se lo riceviamo da Dio e non dal tempo può diventare un istante di risurrezione. La preoccupazione ci allaccia al passato e all’avvenire. Ci impedisce di esistere nel presente.

Il passato vive in noi. Il passato cattivo, pieno di violenze e separazioni, persiste in noi, alimenta le avversioni e la paura. Perciò bisogna lasciarlo cancellare da Dio, questo passato cattivo. Quello buono invece si trasfigura e prende posto nel Regno: è la comunione dei santi che illumina e protegge il nostro presente.

Perciò, dunque, spingiamoci avanti! L’avvenire, però, non è nelle nostre mani. È nelle mani di Dio. Noi sappiamo soltanto che nelle nostre esistenze, così come nella storia, la risurrezione finirà con il trionfare. Ecco perché non abbiamo paura: i nostri sguardi sono rivolti a Dio, in assoluta fiducia circa gli eventi futuri. In questo modo, possiamo accogliere il presente e viverlo quanto più intensamente possibile. Ogni giorno mi alzo con nel cuore la gratitudine di essere vivo, e ricevo come una benedizione la nuova giornata. E ogni promessa di vita che proviene dal passato e si volge verso l’avvenire di Dio mi adopero a farla maturare quest’oggi, con il vivere il momento presente in tutta la sua pienezza.

Nulla mi turba. Nulla mi può turbare. Io sono nelle mani di Dio. Nelle sofferenze, nelle vicissitudini, ci rimane la nuda certezza che Dio ci ama di un amore infinito; ci rimane il sangue del Cristo, la tenerezza della Tutta Pura. Pensiamo a tutte le icone della Vergine, a quelle specialmente dove lei preme il suo volto contro quello del Figlio… E nei momenti di smarrimento, la sua fede viene in soccorso alla nostra. La sua mansuetudine dissolve la nostra amarezza.

Conosco quei momenti in cui il timone ci sfugge di mano, lasciandoci incapaci di agire. In quegli istanti mi arrendo completamente, mi sprofondo nella fiducia, con tutto il peso della mia impotenza. E la pace viene a me, quella pace che è dono di Dio e che supera ogni intendimento.

 

(Atenagora, in O. Clément, Dialoghi con Atenagora, Brescia 1995, 210-213)