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Attirami dietro a te

La chiamata di Dio è una chiamata d’amore e all’amore. C’è un momento nella vita in cui il richiamo all’Amore è indiscutibile, si fa così chiaro e deciso che ci si rende conto che più che una novità nella nostra vita, è qualcosa che era lì da sempre e quanto è strano non essercene accorti prima! Anna Maria Cànopi, in questo testo tratto da un suo libro, ci riporta a quel primo bacio di Dio, avvenuto nel nostro Battesimo, che ci ha lasciato quel profumo, quella fragranza che abbiamo poi sentito di nuovo, quasi come un richiamo, e che sempre ci rivela a Chi appartiene il nostro cuore.

 

 

Già nel Battesimo quando ancora non ne avevamo coscienza noi abbiamo misteriosamente ricevuto questo bacio di Dio e abbiamo subìto un’attrattiva irresistibile verso Colui che si è chinato su di noi e ci ha toccati con la sua grazia. Di questo bacio è rimasta in noi la fragranza, il profumo quasi un richiamo.  Crescendo noi in età, questo richiamo si è fatto più vivo, più forte, e a un certo momento che forse non sappiamo nemmeno ben precisare, quando avremmo potuto scegliere umanamente l’amore, abbiamo sentito che avevamo già incontrato l’Unico, l’Amore in persona, e che non potevamo unirci a nessun altro se non a lui. Abbiamo sentito una fascinosa attrattiva – Attirami dietro a te, corriamo – che si è fatta sempre più esplicita e chiara: essa veniva da oltre i confini della terra.

E per questo più nessun amore umano, nessun incontro umano ci poteva bastare. Ogni gesto umano, ogni espressione umana dell’amore ci sembrava soltanto un semplice abbozzo, qualcosa di incompleto, mentre l’anima nostra anelava al tutto. Ecco allora sorgere impetuoso il desiderio di essere introdotti nei segreti dell’amore, il desiderio di trovare quelle espressioni della tenerezza divina che superano ogni intendimento umano: Attirami dietro a te. Ma dove e come cercare? Il profumo che quel bacio ci aveva lasciato nell’anima ha indicato la direzione e noi ne abbiamo seguito la scia. L’esperienza profonda e misteriosa dell’amore, avvenuta nel sacramento del Battesimo, ha prodotto nel nostro cuore una ferita di insopprimibile nostalgia e ha dato impulso alla nostra instancabile ricerca di colui che abbiamo conosciuto nell’intimo per un inesprimibile dono di grazia. Noi allora ci siamo trovati in una situazione tale da poter dire con certezza: «So che è lui! È lui che mi chiama»; nello stesso tempo, però, non potevamo dire com’era e dov’era. Sapevamo solo che era lui ad attirarci e che noi dovevamo cercarlo, poiché non potevamo più volere altri se non quel Tu che avevamo già incontrato, che aveva già messo il suo sigillo su di noi come sua proprietà esclusiva.

Dopo il primo contatto avviene poi una continua alternanza di incontri e di separazioni, di presenza e di assenza, di ricerca e di ritrovamento, di gioia e di dolore, di affanno e di pace. Infatti poiché egli è l’Amore infinito, non si finisce mai di raggiungerlo. L’itinerario spirituale dell’anima si compie su questa pista di reciproca ricerca.

Sotto l’effetto del primo innamoramento – che è sempre fatto al di là della razionalità e della logica – noi abbiamo avuto la forza di correre, di partire, di inseguirlo, di lasciare tutto per lui. Eppure, anche dopo essere stati così fortemente attratti da lui, attirati e anche infervorati, accesi, colmati di gioia e di entusiasmo, non c’è da stupirsi se le tappe di questo itinerario si presentano varie e anche sconcertanti. Emerge bene dal Cantico dei Cantici quanto sia inevitabile, anzi necessario, che l’amore abbia continue vicissitudini. L’amore spinge ad una instancabile ricerca che anela alla presenza, e nello stesso tempo è esperienza di un’assenza; assenza tuttavia che non è mancanza della persona, ma presenza diversa, misteriosa, inafferrabile. È come dire che ad un certo momento il nostro itinerario interiore diventa un deserto.

Sentiamo con sicurezza che sotto quel deserto c’è una vena d’acqua sorgiva, però non la vediamo e dobbiamo correre sulle sabbie roventi per trovare il punto in cui la vena affiora e forma un’oasi. Trovatala, là ci sediamo e riposiamo, ma solo per un istante, perché subito dobbiamo andare oltre. Non siamo ancora giunti alla meta, perciò è necessario affrontare di nuovo il deserto sterminato e correre fino a quando troviamo un’altra oasi o un pozzo a cui ristorarci, per riprendere di nuovo il cammino. Così lungo tutti i giorni della nostra esistenza terrena, fino al suo termine. Soltanto allora ci sarà il riposo nel giardino delle delizie eterne.

Ripensiamo dunque al nostro cammino interiore fin da quando eravamo piccoli, andando indietro il più possibile, proprio fino ai primi ricordi della nostra infanzia, della fanciullezza.

Scopriremo certamente le tracce della presenza del Signore che si chinava su di noi e ci metteva in cuore piccoli semi che, con il nostro crescere, sarebbero germogliati e sbocciati come desiderio di Dio.

 

 

Anna Maria Cànopi, Voglio cercare l’amato del mio cuore, ed. Piemme, pp. 9-12